Rivista "IBC" XVIII, 2010, 4
biblioteche e archivi / mostre e rassegne, pubblicazioni, storie e personaggi
Francesco Balilla Pratella, compositore e musicologo, fu uno dei più autorevoli esponenti del futurismo musicale italiano, ma anche un punto di riferimento importante per la generazione di pittori, musicisti e letterati che frequentò la sua villa lughese. La mostra "Note futuriste" (a Lugo, dal 16 ottobre al 21 novembre 2010) ha riscoperto il suo archivio, depositato presso la Biblioteca comunale "Trisi". Insieme al testo premesso dai curatori al catalogo,1 pubblichiamo una scheda sul fondo che documenta la corrispondenza tra il musicista e la cantante lirica Pina Agostini Bitelli.
Premessa alle "note futuriste"
Nel gennaio del 1996 il Teatro Rossini di Lugo ha inaugurato una delle sue più prestigiose stagioni liriche, riproponendo un titolo che mancava dal settembre del 1920: L'Aviatore Dro, poema tragico in tre atti, con libretto e musica di Francesco Balilla Pratella (Lugo, 1880 - Ravenna, 1955), sotto la direzione del maestro Gianandrea Gavazzeni, scene e regia di Sylvano Bussotti. Una produzione di grande qualità, che dell'opera ha messo in luce la preminente impronta decadente e simbolista, a dispetto delle intenzioni dell'autore del Manifesto dei musicisti futuristi (Milano, 11 ottobre 1910) e del Manifesto tecnico della musica futurista (1911).
Composto tra il 1912 e il 1914, il poema era stato rappresentato in prima nazionale il 4 settembre (cui seguirono ben quattordici repliche) alla presenza di Filippo Tommaso Marinetti, che da buon cronista, nei suoi Taccuini (1915-1921) registra l'accoglienza trionfale dell'opera, la folla proveniente da tutta la Romagna, senza tralasciare "le vaste mangiate, le grandi bevute" del dopo teatro e l'albergo in cui alloggiava, da lui definito "pessimo, puzzolente, ignobile".
Pratella - allievo di Mascagni, compositore e musicologo, ma anche etnografo e studioso di canti romagnoli nell'ambito della generale riscoperta del patrimonio musicale nazionale, in linea con l'ascesa del fascismo - non fu solamente l'esponente più autorevole del futurismo musicale italiano assieme a Luigi Russolo (1885-1947), ma anche il punto di riferimento, a partire dal 1911, di una generazione di pittori, musicisti e letterati che frequentarono il suo cenacolo, quella "Villa Pratella" ubicata nell'attuale via Provinciale Felisio, vicino alla ferrovia.
I nomi che troviamo documentati nella Autobiografia di Pratella, pubblicata postuma nel 1971, o altrimenti riferiti dalle carte depositate presso la Fondazione "Primo Conti" di Fiesole e da quelle riunite nel Fondo "Pratella", costituito presso la Biblioteca "Trisi" nel 2001 in seguito all'acquisizione del fondo della figlia Eda, ci fanno capire l'importanza del ruolo esercitato dall'ambiente lughese nella vicenda culturale di quegli anni, così come dimostrato anche di recente da alcune valide ricerche e pubblicazioni.
Tra i personaggi da ricordare si va da Giorgio Morandi e Osvaldo Licini, studenti dell'Accademia insieme al lughese Giacomo Vespignani, al giovane Filippo De Pisis; dallo scrittore Riccardo Bacchelli allo scultore Domenico Rambelli; dal pittore Roberto Sella, cui si deve la Cappella sepolcrale dell'Asso dell'aviazione italiana, a Nino Pasi, autore delle decorazioni dell'attuale Museo "Baracca"; dal faentino Giannetto Malmerendi al ravennate Arnaldo Ginna; dal pittore Esodo Pratelli, cugino di Balilla, a Virgilio Ricci.
Proprio l'intreccio dei rapporti e delle relazioni, dei contatti e delle corrispondenze attorno alla figura centrale di Pratella, a dimostrazione dell'autorevolezza del ruolo esercitato dal cenacolo lughese negli anni della nascita del futurismo, autentico centro propulsore di fermenti e tensioni intellettuali, rappresenta il punto di snodo della mostra odierna e del suo catalogo. Prendendo spunto dal centenario della pubblicazione del Manifesto dei Musicisti Futuristi da parte di Pratella, ciò che oggi viene proposta è una riscoperta del "fondo" archivistico del musicista depositato presso la Biblioteca "Trisi", con i suoi importanti documenti che rimandano, tra l'altro, anche a un capitolo straordinario di storia artistica lughese del primo Novecento. Così, proprio al cenacolo futurista di Lugo rimanda un'apposita sezione espositiva che riunisce le opere di pittori lughesi, e non, che frequentarono la casa di Francesco Balilla Pratella e che furono coinvolti o come promotori o come espositori nell'Esposizione d'arte interregionale del 1917.
Non manca, infine, un capitolo riservato alla poesia. Esso è volto a fare il punto sull'opera di Alceo Folicaldi (Lugo, 1900-1952), una delle figure di spicco della poesia futurista e del paroliberismo. Qui viene ricordato il suo lavoro negli anni Venti e nei primi anni Trenta, prima di distaccarsi dal movimento e trovare, negli anni a venire, nel ripiegamento in dettati formali più tradizionali, una cifra stilistica di carattere lirico, quasi idilliaca.
[Orlando Piraccini, Daniele Serafini]
Alla illustre cantatrice signora Pina Agostini Bitelli
Così scriveva Francesco Balilla Pratella nelle lettere che indirizzava alla cantante e "appassionata interprete" delle sue canzoni.2 Il Fondo "Pratella - Agostini Bitelli" è stato acquisito dalla Biblioteca "Trisi" di Lugo fin dal 1989, grazie al determinante contributo della Soprintendenza regionale per i beni librari e documentari. La corrispondenza che è qui raccolta copre 25 anni nella vita di questi artisti. Sono lettere e cartoline che Pratella scrive alla cantante nella sua prosa gentile. Il Fondo "Tina Agostini Bitelli" è costituito da un ritaglio di stampa, 9 cartoline postali, 54 lettere e 3 partiturine scritte dal maestro e dedicate alla cantante. Scorrendo queste missive ci si apre davanti uno spaccato di vita del Novecento in cui i rapporti e gli appuntamenti di lavoro sono concordati attraverso le lettere e i biglietti, mentre l'uso del telefono nei rapporti umani è ancora agli albori.
Il maestro, in tutta la corrispondenza che invia alla cantante, non manca mai di chiedere notizie sui familiari della Bitelli e di mandare i suoi saluti, e nel contempo coinvolge in questo scambio di affettuosità reciproche l'amata moglie Ida e tutta la famiglia. Di sé la cantante scrive: "Prima di dedicarmi alla direzione del coro, ho svolto attività di cantatrice, dapprima nella lirica, che ho lasciata in circostanze 'pittoresche', e quindi come concertista, eseguendo musica classica e interpretando componimenti di insigni musicisti moderni".3
Da queste missive traspare un affettuoso sodalizio, una comprensione che, travalicando l'ambito musicale, accomuna questi due artisti in una visione simile della vita e dei princìpi che la animano. Pratella scrive alla cantante di essere "profondamente grato per il dono dell'arte sua a interpretazione di quella mia".4 Questa frase, seppur modulata con parole diverse, sarà presente in molta della corrispondenza intercorsa tra i due artisti. Il sodalizio tra i due si fonda su una stima professionale reciproca e illimitata. Quando il maestro si accinge a musicare dieci liriche di Beltramelli, si affretta subito a comunicarne la notizia alla cantante, specificando che esse "sanno prima di nascere a quale interprete sono dedicate". Le raccomandazioni e i consigli professionali si sprecano "Le sono e le sarò sempre più obbligato e grato per tutto il bene ch'ella prodiga alle mie liriche [...] le consiglio e le raccomando, non si leghi a mummie pianiste, ce ne sono troppe e tutte fatalmente rovinose".
È un dialogo che si svolge ininterrotto tra le vicende e i problemi della quotidianità e che fa scrivere a Pratella: "[...] ora mi occorre un grande favore; sapere da lei se l'Ingegnere [Pratella si rivolge quasi sempre con questo appellativo al marito della cantante] conosce il Sign. F. Perazzoni, direttore sede vendita Fiat [...]. Ho necessità di un'informazione importante da chiedere". Ma l'inizio di questa missiva era di ben altro tono, qui Pratella era il maestro e, come tale, invitava la cantante a spiegare "all'amico Baruzzi, che per il Giudizio di Salomone si attenga a questo mio organico strumentale: Due violini 1°, Due violini 2°, Un contrabbasso, Un armonio e il Pianoforte".
Le lettere del musicista sono a volte estremamente minuziose, dense di suggerimenti interpretativi, soprattutto quelle relative all'allestimento della Ninna nanna della bambola. Qui Pratella paventa la possibilità di svolgere la rappresentazione in due o tre atti, a discrezione della cantante, mentre caldeggia la direzione musicale dell'amico Pasquale La Rotella, che considera uno dei pochi musicisti di cui si fida. Si premura inoltre di inviare un quaderno con istruzioni dettagliate per l'allestimento della rappresentazione: "Le ho spedito, contemporaneamente a questa mia, un memoriale particolareggiato, che deve servire per lei e per il direttore e che mi restituirà a suo tempo [...]. Non è detto che lei e gli altri debbano seguire ciecamente l'indirizzo del memoriale. Questo dovrà solo illuminare i punti scabrosi, presentare lo scioglimento pratico delle difficoltà sceniche e di movimento e di meccanismo; uno scritto di consultazione, insomma. Ci sono dentro i gusti, le intenzioni e le preferenze dell'autore [...]. Io mi fido completamente di Lei e di La Rotella".
Nel 1937, Tina Agostini Bitelli, cantante con una spiccata propensione letteraria, pubblica un articolo sulla "Gazzetta del Mezzogiorno".5 È dedicato al musicista: "La poesia e l'immensità del cielo stellato! Questa è l'impressione che io provo quando ascolto o eseguisco musica di Pratella!". In questo scritto l'artista sostiene che il sodalizio artistico intercorso tra Beltramelli e il musicista ha prodotto i canti più belli: Le canzoni del niente, Le cantilene a Colombina, I canti del Cammino. Queste composizioni sono scaturite da una "comunione d'anima tra i due artisti", che cesserà solo per la repentina morte di Beltramelli, e di cui ella è stata "meravigliosa cantatrice".
[Luisa Bedeschi]
Note
(1) Note futuriste. L'archivio di Francesco Balilla Pratella e il cenacolo artistico lughese, a cura di O. Piraccini e D. Serafini, Bologna, Istituto per i beni artistici culturali e naturali della Regione Emilia-Romagna - Editrice Compositori, 2010.
(2) Pina Bitelli nacque a Cento di Ferrara nel 1893; dopo aver compiuto studi musicali sotto la guida del maestro Arrigoni presso il Conservatorio di Bologna, si dedicò alla carriera concertistica. Nel 1923 si esibì al Vittoriale interpretando opere di Alfredo Casella; vi fu invitata anche l'anno successivo e interpretò composizioni di Gian Francesco Malipiero. Nel 1932 si trasferì con il marito a Catanzaro. Nel 1935 curò una messa in scena della Ninna nanna della bambola di Francesco Balilla Pratella (diverse lettere del loro carteggio sono dedicate a questo allestimento). Trasferitasi successivamente a Verona, si occupò del coro femminile "Le Cantatrici Veronesi", creando poi, nel dopoguerra, il coro misto dei "Cantori Veronesi". La Bitelli chiuderà la carriera artistica nel 1957, dedicandosi ancora alla prosa e pubblicando diversi racconti e romanzi. Ritiratasi a Cento, vi muore il 6 settembre 1985.
(3) U. Montanari, L'officina della memoria nei 'Racconti e ricordi centesi' di Pina Agostini Bitelli, in Pina Agostini Bitelli, canti, voci, parole, atti del convegno (Cento, 5 ottobre 2001), Cento (Ferrara), Tipografia Baraldi, 2006, p. 61. Emblematica è la dedica che Pratella scrive nel frontespizio di Cantilene a Colombina: "Il musico dedica queste Cantilene a Pina Agostini Bitelli la meravigliosa cantatrice interprete delle Canzoni del niente".
(4) Lettera di Francesco Balilla Pratella a Pina Agostini Bitelli, datata 2 luglio 1921. Le altre lettere citate, scritte dal musicista alla cantante, sono datate 26 dicembre 1923, 26 febbraio 1924, 5 dicembre 1928, 17 novembre 1935, 5 dicembre 1935.
(5) P. Agostini Bitelli, Impressioni sui canti di F. B. Pratella, "La Gazzetta del Mezzogiorno", 20 maggio 1937.
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