Rivista "IBC" XVI, 2008, 4
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Come spesso accade, svaniti il clamore e il glamour delle Olimpiadi (quelle di Pechino sono già un puntolino nella storia dei giochi), parte del contorno che ha racchiuso e spinto l'evento rimane visibile e fruibile: non solo le infrastrutture architettoniche, le opere di abbellimento urbano, ma anche le pubblicazioni di mezzo mondo legate al tema e all'occasione. Fra queste, ce n'è una che incuriosisce più di altre, in quanto portatrice di sapore e sapere altrettanto antichi; a quattro secoli dalla morte di Girolamo Mercuriale, l'associazione forlivese "Nuova Civiltà delle Macchine" ha promosso la stampa della dotta De arte gymnastica per i tipi di Olschki, nell'edizione critica latina di Concetta Pozzato, con la traduzione inglese di Vivian Nutton, ugualmente dotta e ricca di chiose e integrazioni esplicative. L'opera è stata appunto presentata e distribuita nella cornice dei Giochi olimpici di Pechino.
Mercuriale è una figura che si pone, in quanto esegeta, fra storico della cultura antica e storico della medicina, legando il suo nome al De arte gymnastica. Come si evince dalla presentazione a firma di Bruno Grandi e Pantaleo Palmieri, questo sembra consentirgli di traghettare lo scritto scientifico, inteso come saggio metafisico, verso un trattato basato sulla sperimentazione della realtà. Dai principi della medicina - nei quali si descrivono le malattie attraverso le loro manifestazioni percepite come reali, alcune delle quali oggi francamente disgustose se non comiche (una fra tante: il mal di fegato darebbe la voglia insopprimibile di cacciare i topi) - egli rispolvera la distinzione, del tutto moderna, fra cura e prevenzione. E nella prevenzione trova il suo spazio naturale la ginnastica.
Esemplare è la descrizione architettonica della palestra antica, dei suoi allievi, del personale organizzato (dall'allenatore al medico e giù fino al venditore di cibo), di come l'esercizio e i bagni fossero consigliati a tutti, anche alle donne secondo l'insegnamento di Platone. Tuttavia è soprattutto di grande interesse la diversificazione fra mero sviluppo del corpo per fini agonistici, bellici, e un armonioso uso della ginnastica per il benessere fisico. Non è forse questa una vexata quaestio ancora ai nostri giorni, nel confine fra palestrati e atleti, fra dopati e sportivi, fra business e ricreazione? Non a caso, nel trattato di Mercuriale, accanto a una raccolta di veri e propri esercizi diversi e classificati, trova posto anche quella che oggi chiamiamo "antiginnastica": la semplice camminata eseguita correttamente, la migliore postura, addirittura il letto oscillante, come in una nave o una culla, per il sollievo del corpo e la riabilitazione dei malati.
Il volume è completato da un'elegante appendice che riproduce i disegni di Pirro Ligorio, eseguiti per illustrare la seconda edizione (1573) del De arte gymnastica, dalla bibliografia delle opere a stampa di Mercuriale curata da Giancarlo Cesaroli e Antonella Imolesi Pozzi e da un imprescindibile saggio di Jean-Michel Agasse, in traduzione inglese, su Umanesimo e cultura fisica nel Rinascimento.
G. Mercuriale, De arte gymnastica, Firenze, Olschki, 2008, XIV-1138 pagine, 120,00 euro.
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