Rivista "IBC" XVI, 2008, 4
territorio e beni architettonici-ambientali / convegni e seminari, leggi e politiche, pubblicazioni
Il 23 settembre 2008, a Bologna, si è svolto il convegno "Giganti da proteggere. Conservazione e gestione degli alberi monumentali", organizzato dall'Istituto per i beni culturali della Regione Emilia-Romagna (IBC) e dall'Assessorato regionale all'ambiente e allo sviluppo sostenibile. Oltre che per fare il punto sulla tutela di questa speciale "famiglia" di alberi, sulle attività del Servizio fitosanitario della Regione e su specifiche esperienze di gestione locale, la giornata è stata l'occasione per presentare le prime proposte per l'aggiornamento della normativa regionale in materia. Un aggiornamento quanto mai necessario.
Gli alberi monumentali presenti in Emilia-Romagna hanno trovato un primo riferimento nella legislazione regionale con la Legge numero 2 del 1977, laddove viene loro riconosciuta un'importanza pubblica e un valore non solo strettamente naturalistico e biologico, ma anche come elementi significativi dell'ambiente, del territorio e del paesaggio. L'esigenza della tutela degli alberi monumentali viene quindi ricollegata anche al significato e al valore che essi assumono nel contesto di un rapporto tra uomo e natura che ha solide "radici" nella storia della cultura e nelle vicende della nostra società. L'albero monumentale diventa così a tutti gli effetti un testimone storico-culturale eloquente di un determinato percorso umano; ed è riferimento concreto, visibile e vivo di un territorio e di una comunità.
L'IBC, a cui la Regione ha affidato la gestione delle competenze relative al patrimonio arboreo protetto, ha avviato di recente un aggiornamento dei dati, in quanto dopo il censimento iniziale degli anni Ottanta non era più stata effettuata nessuna rilevazione generale e omogenea sullo stato del patrimonio, e la qualità e il livello delle informazioni disponibili risentivano di questa carenza. In particolare si è cercato di verificare il numero di esemplari arborei nel frattempo morti, di quelli in condizioni precarie (per interferenze sopravvenute con interventi urbanistici, per malattie, eccetera) e di quelli non reperibili o non identificabili con certezza. Contemporaneamente si è provveduto a individuare le situazioni in cui la tutela era sostanzialmente efficace e rispettata, ma per le quali potevano risultare necessari interventi di diversa natura, come nel caso di esemplari arborei
· in contesti urbani rappresentativi di valori storici e culturali, che necessitano di interventi attivi;
· in gruppi o in filare, da regolare nel contesto della viabilità e dell'idrografia, con limitazioni che superano le attuali competenze del vincolo, ovvero che creano problemi;
· in posizione isolata, da mettere in maggiore evidenza o recintare (nell'ambito dei finanziamenti regionali).
Peraltro l'evoluzione della normativa in materia di conservazione del patrimonio naturale permette oggi di rivedere alcune situazioni che possono trovare una tutela con strumenti più appropriati. Ricordiamo a questo proposito l'istituzione delle aree protette a livello nazionale e regionale e la costituzione della rete "Natura 2000". Per esempio, la tutela di esemplari arborei vegetanti in località Pinedo Zerbio, nel comune di Caorso (Piacenza), è tra i casi più emblematici e problematici. Tale tutela, attivata con Decreto 996/84, riguarda infatti un'area estesa di notevole interesse paesistico, situata a sua volta in un'area ("Fiume Po da Rio Boriacco a Bosco Ospizio") individuata come Sito di importanza comunitaria (SIC) e Zona di protezione speciale (ZPS) e quindi tutelata con le leggi regionali 7/2004 ("Disposizioni in materia ambientale. Modifiche e integrazioni a leggi regionali") e 6/2005 e successive modifiche ("Disciplina della formazione e della gestione del sistema regionale delle Aree naturali e dei siti della Rete Natura 2000").
L'indagine si è quindi proposta di monitorare i dati di natura identificativa, amministrativa e dendrometrica per un loro aggiornamento, ma ha provveduto anche a valutare le condizioni sanitarie e l'efficacia della tutela, attraverso un sopralluogo e la compilazione di una scheda appositamente predisposta. Ciascuna scheda è stata corredata da immagini fotografiche e da una cartografia con la localizzazione dell'esemplare. I dati sono stati integrati dai rilevatori con note originali e di grande interesse, grazie alle quali sono state messe in evidenza non solo le situazioni più critiche ma in generale le necessità di intervento per rendere più efficace la tutela. L'indagine ha cercato infine di affrontare, con esiti non sempre del tutto soddisfacenti, gli aspetti di natura amministrativa e gestionale; è stato infatti inviato ai soggetti incaricati della tutela (di norma i comuni) un questionario per avere informazioni sull'eventuale individuazione della tutela negli strumenti di pianificazione sia provinciali che comunali, e sulla corretta individuazione della proprietà.
I risultati del monitoraggio 2003-2004 (per un'analisi di dettaglio dei dati si rimanda al volume pubblicato dall'IBC nel 2007)1 rappresentano quindi la base per un'analisi delle azioni svolte e per l'individuazione di nuove strategie. Sul totale di 646 esemplari arborei censiti, l'indagine ha rilevato 133 situazioni molto critiche: il 20% circa del patrimonio sottoposto a tutela risulta dunque compromesso e quest'ultimo dato non tiene in considerazione i 54 esemplari che mostrano problemi sanitari di maggiore o minore gravità. Un ulteriore approfondimento meritano i casi di tutela riferibili alle tipologie individuate come gruppo e filare, che rappresentano un terzo del patrimonio tutelato. Col tempo hanno subìto notevoli variazioni, soprattutto per quanto riguarda il numero di alberi presenti, ed è necessario un nuovo monitoraggio che ne verifichi lo stato effettivo. Se si considerano tutti questi aspetti, non si può che registrare il segnale di una situazione estremamente fragile.
In linea di massima il deperimento o la morte degli esemplari arborei possono essere ricondotti a queste cause:
· mancanza di un'area di rispetto estesa anche all'apparato radicale; l'area di rispetto è peraltro prevista nei decreti di tutela, per evitare danni dovuti ad attività effettuate in prossimità degli alberi (per esempio l'attività agricola, la costruzione di manufatti);
· urbanizzazione successiva alla tutela degli esemplari, in origine ricompresi in zone agricole ora edificate;
· interventi manutentivi non appropriati e/o dannosi;
· insorgenza di patologie che si instaurano su condizioni di pregressa debilitazione; tali patologie possono essere favorite da attività che si svolgono nelle immediate vicinanze degli alberi stessi e che arrecano danni alla parte aerea o, soprattutto, all'apparato radicale.
Alla luce di queste considerazioni appare necessario e urgente individuare con rapidità una serie di correttivi. Molti grandi alberi si trovano a vivere spesso in un ambiente poco favorevole e questo incide pesantemente sul ciclo vitale delle piante e sulla loro sicurezza. Nei programmi di tutela futuri sarà dunque necessario realizzare:
· segnalazione effettiva della tutela in loco;
· piccole opere per valorizzare l'albero e salvaguardare l'area circostante;
· materiali informativi e itinerari tematici;
· mappe che segnalino la presenza degli alberi monumentali sul territorio.
Per una corretta pianificazione e gestione del patrimonio arboreo tutelato, sarà inoltre necessario prevedere un aggiornamento continuo delle rilevazioni, in modo da seguire nel tempo l'evolversi dello stato strutturale e sanitario degli esemplari. Un contributo determinante in tal senso potrebbe venire da parte del soggetto a cui è affidata la gestione della tutela, soggetto che, con una cadenza temporale da stabilire anche caso per caso in funzione delle specifiche caratteristiche del bene tutelato, ne verifichi le condizioni per mantenere aggiornata la banca dati e attivare tempestivamente le azioni necessarie (interventi di cura e manutenzione, rimozione delle tutele sugli esemplari morti; rimozione di quegli esemplari che stanno determinando seri problemi di sicurezza, eccetera).
Un approfondimento specifico è invece da prevedersi per gli esemplari arborei in gruppi e/o in filare, che presentano i problemi maggiori di identificazione e di variazione nel numero di individui. Appare necessario, in questi casi, un censimento specifico attraverso la messa a punto di modalità di rilevamento tali da identificare ciascun individuo del gruppo e del filare per facilitare le più adeguate azioni di tutela. Occorre infine potenziare gli strumenti di controllo e di tutela, attraverso una maggior collaborazione fra enti e istituti, in modo da effettuare interventi pianificati secondo livelli di priorità e migliorare il proprio operato in relazione alle tecniche di gestione e manutenzione.
Il manuale pubblicato dall'IBC nel 2007, indirizzato a tutti coloro che sono chiamati a gestire il patrimonio arboreo tutelato e a vigilare sul rispetto delle norme di tutela, vuole appunto offrire un contributo di conoscenza degli interventi, delle cautele, dei controlli necessari affinché le azioni messe in atto siano tecnicamente appropriate, nel rispetto della dignità dell'albero e nella garanzia della sicurezza.
A distanza di quasi trent'anni dall'emanazione della legge regionale 2/1977, è forse giunto il momento per una modifica del quadro normativo. Da allora sono cambiate molte cose nel quadro istituzionale nazionale e regionale, tra queste: il riconoscimento e il rafforzamento del ruolo delle province in materia di pianificazione, di gestione delle risorse, di conservazione della natura; l'istituzione di aree protette a livello regionale e nazionale; il riconoscimento di un ruolo più autonomo dei comuni, con specifico riferimento alle potestà pianificatorie (comuni che, peraltro, posseggono specifiche competenze in materia di patrimonio del verde pubblico). Lo strumento normativo attualmente vigente presenta alcuni problemi che possono così essere riassunti:
· scarsa incisività del provvedimento di tutela, che di norma non viene nemmeno recepito negli strumenti di pianificazione e a volte non produce, da parte del soggetto responsabile, le azioni necessarie;
· mancanza di un ruolo riconosciuto per le province, che invece, alla luce del nuovo ordinamento istituzionale, debbono giocare un ruolo decisivo;
· mancanza di un ruolo riconosciuto per i parchi naturali e le altre aree protette;
· il fatto che il provvedimento di tutela impegni la sola Regione alle spese di cura e di salvaguardia;
· il mancato coinvolgimento del soggetto responsabile della tutela nella fase di predisposizione della tutela stessa.
Le regioni che hanno legiferato in tempi recenti sulla materia hanno optato per una legge specifica. Il congresso internazionale tenutosi nel 2004 a Torino ("The trees of history. Protection and exploitation of veteran trees") ha peraltro messo in evidenza che il ruolo regionale resta decisivo per la migliore tutela di questo straordinario patrimonio. È inoltre da registrare un forte aumento della sensibilità sul tema dei grandi alberi, a livello di singoli cittadini, scuole, comitati che sorgono per la difesa degli alberi minacciati, associazioni ambientaliste e del tempo libero. Il grande albero continua a essere visto come indicatore di qualità del territorio e dell'ambiente e come un patrimonio collettivo da rispettare e tutelare.
Va quindi prevista esplicitamente la possibilità che le province e i comuni possano tutelare esemplari sul loro territorio, attraverso gli strumenti di rispettiva competenza. La tutela di livello regionale dovrebbe essere riservata a un numero non particolarmente alto di casi, per i quali il valore è indubitabilmente di livello regionale. Questo strumento dovrebbe collocarsi all'interno di una rete di tutele, assicurate da tutti i livelli di governo del territorio. In questa rete potrebbero collocarsi anche i parchi storici urbani e i parchi monumentali di pertinenza di ville o altri complessi architettonici, e i viali storici soprattutto pubblici che ospitano non di rado individui di dimensioni ragguardevoli, con struttura naturale e ben equilibrata e di grande potere evocativo.
Strumento di conoscenza e di monitoraggio potrebbe essere un registro regionale degli alberi di notevole interesse, aggiornato periodicamente, comprendente sia gli alberi tutelati con provvedimento regionale, sia gli alberi tutelati a livello provinciale o locale. Possono peraltro essere previste forme di incentivazione al cofinanziamento tra diversi soggetti, tra cui la Regione, nel caso di interventi di particolare importanza. Nel caso di alberi segnalati e quindi inseriti nel registro degli alberi di notevole interesse, ma per i quali la Regione non si impegna anche finanziariamente, deve comunque essere garantita la correttezza tecnica degli interventi.
È da individuare un preciso ruolo dei parchi regionali, che preveda tra l'altro che gli esemplari tutelati siano indicati nel piano territoriale del parco e che siano affidati in gestione al parco stesso. I parchi, da parte loro, potrebbero dotarsi di un preciso strumento che individui grandi alberi o strutture arboree complesse (filari, boschi domestici, esemplari collegati a beni architettonici, castagneti monumentali) di valore estetico, biologico, ecologico, storico-culturale. Così come il piano strutturale comunale dovrebbe recepire la tutela, indicarla nelle cartografie, prevedendo altresì un'area di rispetto e precisando, laddove necessario, il tipo di tutela in funzione del contesto e della specifica situazione dell'albero. Occorre prevedere, infine, un ruolo specifico anche per il volontariato, per le guardie ecologiche volontarie e per i gruppi di "amici degli alberi". Ogni contributo gratuito, soprattutto in tempi di crisi come questo, è più che benvenuto.
Nota
(1) Giganti da proteggere. Conservazione e gestione degli alberi monumentali, a cura di T. Tosetti, Bologna, Istituto per i beni culturali della Regione Emilia-Romagna - Editrice CLUEB, 2007 ("ER Musei e Territorio").
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