Rivista "IBC" XV, 2007, 2

territorio e beni architettonici-ambientali / leggi e politiche, pubblicazioni

La nuova pubblicazione dedicata agli alberi monumentali è un manuale utile a tutti coloro che si occupano della conservazione di questi silenziosi testimoni del tempo.
Foglie secolari

Giovanni Morelli
[responsabile dello Studio "Progetto Verde" di Ferrara]
Teresa Tosetti
[IBC]

Gli alberi monumentali costituiscono un patrimonio eccezionale, non solo per il valore naturalistico e biologico ma in quanto rappresentativi e testimoni di un territorio e di una comunità. Il loro riconoscimento e la loro tutela in Emilia-Romagna sono assicurati dalla legge regionale n. 2 del 1977. Per conservare questo importante patrimonio arboreo, dal 1977 a oggi e in applicazione della stessa legge, sono stati emanati i decreti di tutela del presidente della Giunta regionale, attuati i programmi annuali di finanziamento per gli interventi conservativi e di salvaguardia e avviate numerose iniziative volte a migliorarne la conoscenza e la valorizzazione.

Nel 1991 il percorso culturale e scientifico che si sviluppa intorno al complesso tema degli alberi monumentali e della loro tutela trova un primo esito di particolare significato nel volume Alberi monumentali dell'Emilia-Romagna. Censimenti e tutela,1 che presenta i risultati del censimento commissionato dalla Regione all'Istituto per i beni culturali, negli anni Ottanta, per l'individuazione degli esemplari meritevoli di tutela. Il volume codifica una metodologia relativa ai criteri e ai parametri di tipo botanico e storico che rappresenta uno strumento valido ancora oggi. La mostra "L'albero e l'uomo. Informazione e tutela" e il relativo opuscolo-guida, realizzati nel 1992, rappresentano la prima iniziativa a livello regionale dedicata all'albero, alle comunità degli alberi, ai rapporti tra albero e uomo e agli alberi monumentali.

Un momento di nuovo slancio nella promozione del patrimonio arboreo regionale si è avuto con il concorso fotografico realizzato dall'IBC nel 2001-2002 e con la successiva mostra "Giganti protetti. Gli alberi monumentali in Emilia-Romagna", che ha esposto alcune tra le centinaia di immagini pervenute tramite il concorso stesso. Dalla sua inaugurazione nel novembre 2002 a oggi, la mostra è stata allestita in circa trenta diverse località, ospitata presso enti locali, musei e parchi, sempre con grande successo. L'esposizione itinerante ha contribuito anche a promuovere iniziative specifiche a livello locale, con il coinvolgimento determinante delle scuole e delle associazioni che operano sul territorio (www.ibc.regione.emilia-romagna.it/gigantiprotetti).

La consapevolezza che ci troviamo di fronte a un patrimonio eccezionale, ma estremamente fragile e di difficile rinnovabilità, ci impone di individuare nuove forme di gestione della tutela, attuabili solo attraverso una sempre maggiore collaborazione tra gli enti e gli istituti coinvolti nella salvaguardia di questo importante patrimonio arboreo. Occorre inoltre procedere a nuove azioni di valorizzazione culturale, come la realizzazione di materiali informativi e tematici (mappe che segnalino la presenza degli alberi monumentali sul territorio, effettiva segnalazione della tutela in loco, ecc.), che si accompagnino a operazioni di tutela dell'albero e di salvaguardia dell'area circostante.

Fresco di stampa, il volume Giganti da proteggere. Conservazione e gestione degli alberi monumentali in Emilia-Romagna,2 nel porre l'attenzione su cosa sia l'albero "monumentale", sulle problematiche della cura agronomica e arboricolturale, sulla prevenzione delle patologie e fisiopatie e sulle metodologie diagnostiche, si presenta come un manuale di buone pratiche, indirizzato a tutti coloro che si trovano a gestire questo patrimonio arboreo e a vigilare sul rispetto delle norme di tutela. Il libro intende offrire un contributo di conoscenza degli interventi, delle cautele, dei controlli necessari affinché le azioni messe in atto siano tecnicamente appropriate per la conservazione nel tempo dell'albero, nel rispetto della sua dignità e di quello che esso rappresenta. Qui di seguito viene proposto l'intervento di uno degli autori del volume.

[Teresa Tosetti]

 

Negli ultimi anni si è assistito a una progressiva crescita di interesse nei riguardi degli alberi monumentali, un interesse motivato da una ormai diffusa sensibilità estetica, storica e culturale verso la componente vegetale del paesaggio, segnatamente la componente arborea. Gli alberi monumentali non sono sfuggiti a questa ondata di popolarità, che non ha necessariamente delle implicazioni di carattere scientifico. In effetti molti di noi, indipendentemente dalla loro preparazione individuale, non esiterebbero a riconoscere un albero monumentale trovandoselo davanti. Ma che cos'è esattamente un "albero monumentale"? In realtà - limitandosi ad associare al generico concetto di "albero" un aggettivo, "monumentale", che, se pur ricco di suggestione evocativa, non ha alcuna rilevanza di tipo biologico - la definizione sfugge a ogni criterio di rigorosa scientificità e non può esserci di grande aiuto. Seguendone la falsariga dovremmo concludere che un albero monumentale è tale soprattutto in ragione delle sue peculiarità esteriori e immediatamente riconoscibili, ovvero essenzialmente il suo aspetto, a cui siamo soliti attribuire una valenza estetica, e le sue dimensioni.

Tuttavia un albero è innanzitutto un essere vivente; in questo senso il suo aspetto è il risultato di un processo biologico del quale, in estrema sintesi, le dimensioni, o almeno alcuni dei parametri biometrici, corrispondono a una avanzata età anagrafica. Un albero monumentale non è solo "un grande albero di bell'aspetto", è soprattutto un sopravvissuto: il relitto o la testimonianza di un paesaggio, di un ecosistema, di un uso del suolo e di una precisa fase della vita degli uomini che, attraverso le generazioni, l'hanno piantato, l'hanno accudito e ne hanno a vario titolo goduto. In altre parole esso cessa di essere "un albero" per diventare "l'albero", si carica di funzioni documentarie e culturali in senso lato, acquisendo una sua specifica individualità che spesso è testimoniata dal nome o dall'appellativo che gli vengono attribuiti. Per questo, forse, la più compiuta definizione è quella che descrive un albero di esclusivo e individuale interesse biologico, culturale, storico ed estetico.

L'importanza di un albero monumentale dipende anche dal "contesto" in cui esso è inserito. Non necessariamente, com'è ovvio, questo contesto è naturale; il più delle volte, anzi, si tratta di un contesto antropizzato. Vista la sua importanza appare quindi opportuno fornirne una definizione: l'insieme delle caratterizzazioni paesaggistiche, ecologiche, ambientali e antropiche del sito di radicazione che permettono di comprendere e giustificare la presenza di uno o più alberi in un dato luogo e le modalità tecniche con cui sono stati gestiti negli anni. In un certo senso il contesto contribuisce quindi alla compiutezza di fruibilità sia percettiva che fisica dell'albero monumentale, incrementandone anche le potenzialità estetiche. La separazione di un albero monumentale dal suo contesto ne implica, dunque, l'inevitabile impoverimento. Da ciò discende necessariamente che la salvaguardia di un albero monumentale può dirsi compiuta solo quando prevede la tutela e la conservazione del contesto in cui esso è inserito.

Per dare concretezza a questo auspicio di tutela sarebbe opportuno cercare di quantificare dimensionalmente il concetto di contesto, un concetto che tuttavia, sulla base della generica definizione fornita in precedenza e della sua evidente soggettività percettiva, non è facile identificare fisicamente. A fini pratici può quindi essere utile riferirsi a un'accezione ristretta, il "contesto vitale", cioè lo spazio minimo da sottoporre a controllo e tutela necessario affinché le condizioni generali della stazione di radicazione - intese come condizioni chimico-fisiche e microbiologiche del suolo, idrologiche e orografiche che hanno permesso l'insediamento e lo sviluppo nel tempo e nello spazio di uno o più alberi monumentali - possano rimanere invariate.

Per comprendere l'importanza del "contesto vitale" può essere utile ricordare che gli alberi, pur nella loro essenziale plasticità, sono esseri viventi abitudinari il cui declino, in un contesto antropizzato, è perlopiù riconducibile a modifiche indotte al sito di radicazione e non, come si potrebbe pensare, a un danno diretto arrecato all'integrità fisica dell'esemplare arboreo in senso stretto. Chiaramente, anche nel caso del contesto vitale, non è realistico fornire parametri dimensionali di valore universale, anche se, caso per caso, è possibile eseguire rilievi e approfondimenti utili alla sua quantificazione. All'interno del contesto vitale ogni intervento esterno dovrebbe essere infatti accompagnato da un'attenta valutazione delle conseguenze a medio e lungo termine che l'intervento potrebbe avere sugli esemplari monumentali.

Un'ulteriore contrazione del concetto di "contesto" ci permette infine di giungere alla definizione di "spazio minimo vitale", un'area, fisicamente ben delimitata, al cui interno dovrebbe essere interdetta ogni modifica non espressamente mirata alla salvaguardia e al benessere dell'esemplare che la occupa. Per convenzione quest'area può essere fatta corrispondere a 1,5 volte la proiezione della chioma dell'albero al suolo e non dovrebbe comunque essere inferiore a una teorica circonferenza con raggio di 8 metri a partire dall'inserzione dell'albero al suolo. Non necessariamente questo "spazio minimo vitale" è costituito da terreno libero e indisturbato, anzi, il più delle volte, si tratta di una superficie sulla quale sono ospitati manufatti di varia natura e nella quale si svolgono molteplici attività. Ciò che conta è comunque che queste ingerenze siano a tutti gli effetti storicizzate e caratterizzate da una lunga convivenza con l'individuo arboreo monumentale, che talvolta è addirittura funzionalmente ed esteticamente legato a esse.

Se gli alberi monumentali sono tali in quanto hanno cessato di essere un semplice, per quanto affascinante, fenomeno biologico, per caricarsi di significati storici e culturali, la loro gestione rappresenta innanzitutto un atto di salvaguardia di questi motivi di interesse collettivo. Vista la natura assolutamente peculiare dell'oggetto a cui si rivolge, tale gestione presenta implicazioni fitopatologiche, agronomiche e arboricolturali che si discostano in modo notevole dalle ordinarie pratiche di manutenzione del verde. Il concetto di salvaguardia è un elemento fondante nella gestione degli alberi monumentali in quanto essi costituiscono, di fatto, un patrimonio di difficile rinnovabilità, essendo perlopiù venute a mancare le condizioni sociali, economiche e ambientali che hanno permesso il loro perpetuarsi nei secoli tanto da farne una sorta di reperto antropologico.

Ma quali sono, in generale, i principi fondamentali per la gestione degli alberi monumentali? Il più responsabile e corretto principio di gestione risulta essere quello della "non ingerenza". Tale principio si applica di solito quando l'esemplare in esame si trova in una buona condizione vegetativa, risulta esente da significativi difetti strutturali e appare relativamente stabile nel tempo. La "non ingerenza" appare l'atteggiamento più indicato anche di fronte a quegli esemplari che, trovandosi in condizione di seminaturalità, possono essere lasciati a testimoniare della loro condizione di senescenza senza che questa, con le inevitabili fragilità strutturali che comporta, possa costituire un rischio per cose o persone. La "non ingerenza", infatti, non è sempre dettata dalla considerazione che eventuali interventi agronomici o arboricolturali siano oggettivamente inutili, per esempio di fronte a esemplari in condizione di equilibrio, o semplicemente inefficaci, come nel caso di alberi che versino in uno stato di stress irreversibile. In effetti la scelta di non intervenire può anche derivare dalla decisione di non contrastare un naturale e fisiologico processo di invecchiamento.

Più in generale può essere opportuno evitare un intervento perché le sue conseguenze, al di là di un possibile risultato immediato, non sono prevedibili nel medio o lungo termine. Lavorare con gli alberi monumentali, visto il loro carattere transgenerazionale, richiede una visione di lungo periodo e presuppone la comprensione dei loro più intimi meccanismi biologici. Non bisogna tuttavia confondere la non ingerenza con la semplice inattività o, peggio, con l'indifferenza. Gli alberi monumentali infatti richiedono un continuo e attento monitoraggio che permetta di apprezzare la loro evoluzione individuale così come quella del sito di radicazione. Le informazioni raccolte nella fase di monitoraggio sono infatti la base sulla quale costruire ogni eventuale e razionale progetto di intervento.

[Giovanni Morelli]    

 

Note

(1) Alberi monumentali dell'Emilia-Romagna. Censimenti e tutela, coordinamento di U. Bagnaresi e A. Chiusoli; testi di A. Alessandrini, N. Antonioli, G. Monti, T. Tosetti, S. Venturi, Bologna, Regione Emilia-Romagna, 1991.

(2) Giganti da proteggere. Conservazione e gestione degli alberi monumentali in Emilia-Romagna, a cura di T. Tosetti, con testi di G. Morelli e N. Vai, Bologna, IBC - CLUEB, 2007 ("ER Musei e Territorio").

 

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