Rivista "IBC" XVI, 2008, 2
mostre e rassegne, pubblicazioni, storie e personaggi
Ebbe un'anima visionaria, fu un sognatore, e viaggiò pochissimo. Come Morandi, come Guercino, come Ludovico. Ma tra le pareti di casa e nelle sale dell'Accademia, Antonio Basoli, designer, scenografo, pittore di paesaggio, il mondo lo percorse tutto, con la fantasia, e si spostò oltre i limiti dello spazio. Dello spazio e del tempo, perché inventò, con le sue vedute, luoghi mai visti che sconvolsero la tradizione. Letture bibliche, libri di viaggio, stampe da tutta Europa, e i romanzi gotici di Walter Scott. Così alimentò l'immaginazione, liberandola nella pittura, nella grafica, nell'incisione. Fu, il suo, il primo zapping che si ricordi, una connessione rapida con la quale, con mutazioni che sapevano di teatro, si divertì a farsi beffe della storia e a coniugare tra di loro mondi diversissimi, sottoponendoli a impossibili unioni. Così, nel lettering del suo Alfabeto, simbolico e misterioso, ecco Babilonia che si sposa con l'Egitto, l'antica Grecia che si confonde la Cina, mentre il Medioevo convive con l'Oriente. È animazione della memoria, assemblaggio degli opposti o, se si preferisce, postmoderno in anticipo sugli anni Trenta; quelli, per capirci, di Giò Ponti e Bob Venturi: il classico che punta a un linguaggio nuovo. Anzi, più che nuovo, da film, visto che le sequenze della Storia infinita si aprono sulle sue vedute.
Hollywoodiano, esotico, stravagante, Basoli sarebbe stato a suo agio dietro una cinepresa, perché ideò un cosmogramma esorbitante, e visitò liberamente l'universo. Il mondo è grande, ci ha voluto dire, e soprattutto è vario. Certo, c'erano state le soluzioni eclettiche di Piranesi, ma pochi, come lui, avevano giocato con i simulacri del passato, dalle piramidi alle pagode, dalle cattedrali ai templi solari: come dire da un confine all'altro della terra fino all'Estremo Oriente e all'America Latina. Effetti speciali del genere fantasy, sorprendentemente moderni nel Grande osservatorio astronomico della Cina (1847), degno di un fondale del Signore degli Anelli, e una serie inesauribile di ambientazioni. Invenzioni che si estesero agli interni. Neogotico, neoclassico, neoromantico: l'"antisintassi" eclettica con la quale il nostro innescò la modernità, offrendo nuovi scenari. Che erano quelli, raffinatissimi, per i rituali dell'alta borghesia, l'aristocrazia giacobina balzata alla ribalta dopo l'arrivo dei francesi. Fiori, ghirlande, piume leggere. Non solo muri dipinti e infissi decorati, ma anche arredi, suppellettili, drappeggi, suggestioni dall'antico. Basoli, da scenografo, camuffa, traveste l'architettura. I suoi disegni, raccolti nei Libri acquerellati (dati alle stampe da Vincenza Scassellati) rinnovarono la tradizione, decretandone il primato da ornatista, oltre che come pittore di vedute. La sua produzione diventò le dernier cri, un "fatto di costume"; fu un progetto totale e un anticipo (un altro!) della moderna gestione globale degli spazi.
Molte idee gli venivano dal Palagi, progettista straordinario che come lui frequentava il salotto di palazzo Aldrovandi in via Galliera, il gotha dell'intellettualità bolognese. Certo, fu un gran giorno quando Basoli scartò dal proprio studio "tutte le cose barocche per non guastarsi il gusto", come lui stesso confessò nella sua Vita Artistica. Ma per fortuna "gli uomini sono troppo amanti della varietà per godere d'una medesima decorazione", scriveva Piranesi. Il bello diventava una missione che gli artisti si proponevano per dare un volto alla nuova società, e questo per lui era un dovere, nella sua qualità pluridecennale di docente dell'Accademia: la prima, in Italia, tra quelle rifondate da Napoleone. Il suo ideale fu perciò un'arte "a tutto campo", estesa a ogni settore e in grado di addestrare "operatori" per rinnovare la tradizione, che a Bologna fu una tradizione gloriosa. Alla sua città, poi, benché nativo di Castelguelfo, Basoli fu molto legato e per questo la ritrasse in una serie cospicua di vedute, dando vita per la prima volta a un'immagine unitaria, immediata e affettuosa.
Questa "storia infinita" è stata protagonista di una mostra organizzata dal 15 marzo al 15 giugno 2008 dalla Pinacoteca nazionale di Bologna e dall'Accademia di Belle Arti con l'Accademia Clementina, il Comune di Bologna e la Soprintendenza per il patrimonio storico artistico di Bologna, a cura di Fabia Farneti e di Eleonora Frattarolo. Circa duecento le opere presentate: una trentina tra dipinti e fogli scelti dopo una selezione da oltre diecimila carte, catalogate e restaurate dalla Fondazione Carisbo, sostenitrice dell'iniziativa. Corposo il catalogo, con saggi di Andrea Emiliani, Alessandra Borgogelli, Anna Maria Matteucci, Vincenza Scassellati e altri esperti di settore; oltre, beninteso, alle due curatrici.
Antonio Basoli 1774-1848. Ornatista, Scenografo, Pittore di paesaggio. Il viaggiatore che resta a casa, a cura di F. Farneti ed E. Frattarolo, coordinamento di A. Emiliani, Argelato (Bologna), Minerva Edizioni, 2008, 304 pagine, 35 euro.
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