Rivista "IBC" XVI, 2008, 2

musei e beni culturali / pubblicazioni, storie e personaggi

G. Chierici, Tutti gli scritti di archeologia, a cura di P. Magnani, Reggio Emilia, Diabasis, 2007.
Parola di don Gaetano

Maria Luigia Pagliani
[Assessorato alla cultura della Regione Emilia-Romagna]

Il Museo civico archeologico di Reggio Emilia, fondato da Gaetano Chierici nel 1864 come Museo di Antichità Patrie, ha sempre dimostrato grande attenzione alla figura e all'opera del fondatore. I contributi di approfondimento degli anni Ottanta del Novecento dedicati da Marcel Desittere alla storia della paletnologia emiliana e alcuni più recenti interventi di Roberto Macellari si completano oggi con la raccolta di tutti gli scritti archeologici di Gaetano Chierici. Lo studioso, infaticabile lavoratore, scrisse fra il 1855 e il 1886 circa un'ottantina di saggi, alcuni dei quali ancora oggi fondamentali per l'archeologia italiana. I saggi furono pubblicati in gran numero sul "Bullettino di Paletnologia Italiana" da lui stesso fondato nel 1875, ma anche in altri periodici e in alcuni quotidiani, molti dei quali pressoché introvabili. La raccolta mette quindi a disposizione degli studiosi un repertorio straordinario per qualità e quantità e una testimonianza unica per la storia culturale e archeologica della seconda metà dell'Ottocento. L'opera è stata curata con rigore da Paolo Magnani ed è preceduta da un efficace inquadramento storico e critico di Roberto Macellari.

All'esordio gli interessi di Chierici si rivolgono all'archeologia classica, forse l'aspetto meno noto della sua produzione, rapidamente oscurato dalla sua grande fama di paletnologo. Nel suo primo decennio di attività lo studioso reggiano spazia dall'archeologia romana all'epigrafia latina, dall'archeologia medievale alla numismatica, dai resti di Regium Lepidi alla ricostruzione della Brescello romana. Nel 1865 Chierici aderisce al gruppo dei paletnologi emiliani di cui fanno parte Luigi Pigorini e Pellegrino Strobel e in pochi anni affronta alcuni temi nodali della ricerca preistorica emiliana, in particolare quello delle terremare, che gli darà immediata fama internazionale. A Chierici va il merito di avere rifiutato la definizione allora più diffusa che vedeva in quei resti gli avanzi di roghi funebri, e di aver dimostrato che le terremare sono i depositi di antiche abitazioni. L'impegno del ricercatore va di pari passo con l'arricchimento del museo archeologico reggiano, al quale Chierici dedica ampie energie. In un articolo pubblicato sul "Bullettino di Paletnologia Italiana" nel 1879 ne delinea il progetto, che rappresenta un autentico modello di organizzazione museale: dalla rigorosa organizzazione planimetrica ai dettagli allestitivi, dall'ampio progetto culturale al coerente percorso espositivo.

Ma la produzione del Chierici non è soltanto studio e ricerca. Tra le righe delle riflessioni scientifiche e storiche appaiono note di costume ed echi del dibattito contemporaneo. Come non ricordare, per esempio, le sue profetiche valutazioni sull'istituzione della "Direzione generale dei Musei e degli Scavi del Regno", voluta nel 1875 da Ruggero Bonghi. Lo stesso Bonghi sarà protagonista, nello stesso anno, insieme a Chierici e Pigorini, di una memorabile visita, all'alba, allo scavo della terramara di Castione Marchesi, nel Parmense, visita di cui il sacerdote reggiano lascia un vivido resoconto. Ugualmente memorabile è l'escursione con gli alpinisti della sezione dell'Enza sulla Pietra di Bismantova, allietata, come racconta Chierici, da una colazione generosamente condivisa: "A un tratto s'annunziò che la polenta era pronta. Prestamente montammo per la frana, e trafelati ci unimmo ai colleghi nella parte più elevata della Pietra, dove ha sotto il romitaggio. La colazione fu lieta: conoscenti del paese, forse sopravvenuti, operai, pastori, tutti vi presero parte: l'alpinista è democratico".


G. Chierici, Tutti gli scritti di archeologia, a cura di P. Magnani, Reggio Emilia, Diabasis, 2007, 600 pagine, 62 euro.

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