Rivista "IBC" XVI, 2008, 1
musei e beni culturali / mostre e rassegne, pubblicazioni
La tradizione scolastica li vuole solidi, pragmatici, in un franco e costante rapporto con la realtà della vita. Invece, grazie anche a mostre come "Immagini divine", i Romani ci appaiono sotto una luce più articolata, un caleidoscopio di modi diversi di intendere il divino e di dividere gli spazi e i modi del culto. Il percorso dell'esposizione, ospitata dal Museo civico archeologico di Castelfranco Emilia (Modena) dal 15 dicembre 2007 al 17 febbraio 2008, si snoda attraverso pannelli e vetrine in diverse sezioni tematiche, che spaziano dai culti domestici alla religione ufficiale, offrendo al visitatore bronzetti, gemme, piccole statue, lucerne, monete, provenienti dagli scavi archeologici della regione. Il diciottesimo "Quaderno di Archeologia dell'Emilia Romagna", collana della Soprintendenza per i beni archeologici, approfondisce il tema. I saggi di Jacopo Ortalli, Luciana Prati, Monica Miari, Valeria Cicala, Monica Prandi, Anna Lina Morelli, Francesca Cenerini, Maria Grazia Maioli, Sara Santoro, Daniela Rigato, Cinzia Cavallari, attraversando la storia della presenza romana in regione, spaziano in una chiave di lettura che vede il divino come un punto fondamentale del costume romano. A completamento del volume, il bel catalogo a colori, con le schede degli oggetti esposti.
Come si è più volte ribadito, la vita pubblica religiosa dei Romani ruota intorno a una concezione politica del divino. L'esempio senz'altro più citato, come efficacissimo instrumentum regni, è la rigida gestione del culto imperiale, che celebra la natura divina dell'imperatore, sancendo così il suo potere tra gli uomini. In parallelo, scopriamo una religione pronta ad accettare e assimilare culti lontani, portati da gente nuova e diversa, in un'ottica di sincretismo che accetta questa diversità facendola divenire parte di sé. Come in tutto il mondo romano, anche la Cispadana appare infatti permeata dalla presenza di culti misterici orientali, che trovarono senz'altro nel mare Adriatico, nella cosmopolita Ravenna e nei fiorenti traffici commerciali, un elemento di efficace diffusione. Accanto alla religione pubblica, strutturata e normata, troviamo i culti privati e domestici, Lari Penati e Geni; una maggiore libertà consente inoltre di coltivare vere e proprie celebrazioni della propria gens, con il culto degli antenati che nobilita e sancisce il potere dei vivi. Nel mondo del privato (e non solo in quello) trovano spazio anche la superstizione e la magia: persino il severo Catone suggerisce di accompagnare alcune medicazioni con veri e propri riti di magia simpatica e formule appropriate.
Quello della magia è un mondo articolato, fatto di amuleti (il crescente lunare per le fanciulle, la bulla per i ragazzi, falli più o meno umanizzati), di gemme magiche e persino di defixiones, da defigere, legare qualcuno a un destino, generalmente malefico. Il nome della vittima viene inciso su una lastrina di piombo, associato alle più svariate maledizioni e spesso consegnato agli dei inferi o agli spiriti dei morti. Il terribile messaggio sarà recapitato attraverso il sacrificio di un animale o addirittura affidato a un defunto, dentro la tomba. Ma, appunto, la religione dei Romani non è fatta solo di tetri moniti o di rigide regole: il divino esce dagli oggetti strettamente legati al culto per trovare espressione nei mobili, nelle suppellettili, nelle monete, nei decori delle case. Basti pensare ai mosaici di Ravenna, Sarsina, Rimini, dove l'elemento divino si sposa con il gusto decorativo e la vita quotidiana. Chiude il volume - e chiude un'epoca - l'affermarsi del cristianesimo: quello che era sincretismo diviene idolatria, cambiano i punti di riferimento, nascono nuovi simboli, nuovi riti e nuovi manufatti, che non sempre però cancellano le tracce di un passato senz'altro diverso, ma non meno ricco e stimolante.
Immagini divine. Devozioni e divinità nella vita quotidiana dei Romani, testimonianze archeologiche dall'Emilia Romagna, a cura di J. Ortalli e D. Neri, Firenze, Edizioni All'Insegna del Giglio, 2007 (Quaderni di Archeologia dell'Emilia Romagna, 18), 264 pagine, 30,00 euro.
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