Rivista "IBC" XVI, 2008, 1
musei e beni culturali, territorio e beni architettonici-ambientali / mostre e rassegne, progetti e realizzazioni
L'archeologia, il mondo antico e la storia che questi raccontano si rivelano con la certezza e lo stupore dei documenti e, ancora una volta, richiamano con la prepotenza dell'eccezionalità concreta, non verbosa, l'attenzione della gente, ma anche dei media a livello globale. È successo a Rimini, nel dicembre 2007, quando l'apertura al pubblico del complesso archeologico noto come la "Domus del Chirurgo" ha non solo mobilitato un pubblico davvero esorbitante,1 ma ha goduto di una diversificata e amplissima attenzione sui mezzi di comunicazione. La notizia è volata oltre oceano. L'articolo pubblicato sull'inserto domenicale del "Daily Telegraph" ha fatto rimbalzare fino in India le informazioni relative a questo squarcio di antico e alla sua soluzione espositiva; è interessante scorrere il numero di testate di quell'area che hanno dedicato spazio alla storia di un personaggio vissuto circa diciannove secoli fa, del quale si è scoperta l'esistenza perché si doveva procedere alla risistemazione dei giardini pubblici.2 In archeologia, spesso, le grandi scoperte giungono, e richiedono interventi tempestivi, in occasioni che non si legano alla ricerca ma a lavori di carattere edilizio, a interventi finalizzati alla realizzazione di parcheggi, di nuove vie di comunicazione sotterranea e quant'altro. E i tempi e le finalità della tutela e della salvaguardia devono fare il più delle volte i conti con interessi molto meno nobili.
L'archeologo che ha curato lo scavo, Jacopo Ortalli, non è nuovo a ritrovamenti eccezionali: fu lui a individuare e a condurre quello del teatro romano a Bologna, e a realizzare, in qualità di direttore, gran parte del nuovo allestimento al Museo nazionale di Sarsina (Forlì-Cesena). La sintonia tra la Soprintendenza archeologica dell'Emilia-Romagna, il Comune di Rimini e la locale Fondazione Cassa di risparmio ha consentito di lavorare bene e di giungere, anche con il coinvolgimento di altri soggetti istituzionali, a un risultato importante non solo per la città. L'inaugurazione, poi, è stata ben concepita, con una molteplicità di iniziative. Chi ha ideato e curato i diversi momenti ha tenuto conto delle esigenze di fasce d'età differenti e della diversità di interessi. C'è stata la capacità di proporre lo scavo e la sua musealizzazione in un contesto che non peccava di orgoglio campanilistico, ma coinvolgeva archeologi, storici, filosofi, esperti della comunicazione, per offrire più livelli di lettura, scegliendo linguaggi appropriati. È questo, del resto, il modo migliore per far sì che la ricerca e lo studio del passato divengano i presupposti di una progettualità del futuro che, se procede con metodo, non può ignorare la complessità della storia.
Tre giorni di visite guidate, di incontri, di proiezioni, dunque, per saperne di più su quel medico, quasi certamente proveniente dall'area ellenica, sui bisturi che adoperava, che, a oggi, costituiscono il corredo di strumenti chirurgici ritrovato più esorbitante per l'età romana: oltre 150 oggetti. Dai bei mosaici che decoravano la casa e la taberna medica - lo spazio in cui esercitava la sua professione Eutyches (è probabile che fosse questo il nome del dottore) - si possono intuire alcuni aspetti, non secondari, della società, dei gusti come pure delle inclinazioni religiose di Ariminum intorno metà del III secolo dopo Cristo. Una città di costa, uno scalo proiettato verso l'Europa orientale: un braccio di mare da attraversare per raggiungere l'altra sponda, verso le province danubiane dell'impero. Rimini era luogo di traffici commerciali, con una popolazione che sovente arrivava da regioni lontane e che soverchiava, probabilmente, il sostrato centroitalico che in età repubblicana e in età augustea costituiva quella élite municipale che con orgoglio aveva dato fisionomia a questa terra.
E se il mare fu una risorsa importante, le strade consolari che si incontrano all'arco di Augusto, la Flaminia e l'Emilia, furono quelle su cui si consolidò la colonizzazione romana, da cui Rimini vide giungere veterani e legionari, e su cui accolse comandanti in conflitto con Roma: prima Flaminio, nel 217 avanti Cristo, e poi Cesare nel 49 avanti Cristo. Dagli orizzonti dell'Adriatico selvaggio, in tali circostanze, la colonia sembrò quasi porsi in contrapposizione rispetto a Roma. Guarda caso, oggi le due città sono contemporaneamente protagoniste, sui media, di scoperte archeologiche di straordinario richiamo. A Roma, sul Palatino, è stato individuato il Lupercale, la grotta dove Romolo e Remo furono allevati da una lupa, secondo la leggenda che accompagnava le prime nozioni e i primi approcci alla storia antica di tutti gli scolari, e questo evento ha gettato scompiglio tra gli studiosi e alimentato entusiasmi e plausibili perplessità; nel frattempo, il percorso dello straordinario sito archeologico riminese - situato in piazza Ferrari, a due passi dal Museo della città, di cui costituisce un segmento esterno - si presenta sì fascinoso nel suo allestimento, ma rigoroso nelle conclusioni. Non concede margini alla suggestione. Emoziona per la complessa realtà che esibisce, per la bellezza e l'interesse dei materiali che ha restituito.
Le manifestazioni per l'apertura dell'area archeologica si collocano sulla scia di quelle ormai radicate a Rimini, quali "Antico/Presente" e il "Festival del Mondo Antico". E tutto ciò lascia ben sperare sul fatto che la capitale adriatica della vacanza balneare, grazie a un sistematico impegno delle istituzioni culturali, stia consolidando quella centralità direttamente proporzionale alla ricchezza che il suo patrimonio storico-artistico e l'intreccio di vicende umane e intellettuali meritano. Lo scavo fu avviato nel 1989 e si è concluso definitivamente nel 2006. Propone una stratigrafia e una stratificazione che offrono ora al visitatore la possibilità di guardare uno spaccato architettonico, ma anche di ravvisare momenti ed episodi di un arco cronologico assai ampio. Infatti - sebbene il complesso sia stato denominato "Domus del Chirurgo" perché l'abitazione, inserita in un'area residenziale del settore settentrionale dell'antica colonia di diritto latino, alla metà del III secolo dopo Cristo fu abitata da un medico che aveva allestito lì anche il suo studio - la documentazione archeologica copre un periodo che dalla tarda età repubblicana giunge all'età altomedioevale. Rintracciamo sull'epidermide dei mosaici e degli oggetti rinvenuti tracce evidenti di un incendio che distrusse la casa in cui viveva e operava Eutyches, probabilmente nel corso di un assalto alla città da parte di bande barbariche: siamo nell'età di Gallieno, la penisola ha già conosciuto episodi analoghi. Le frontiere dell'impero avevano mostrato i primi preoccupanti segni di sgretolamento al tempo di Marco Aurelio: il principe filosofo morì proprio mentre al comando delle legioni provava ad arginare la pressione di Quadi e Marcomanni lungo il limes orientale. Quasi a ridosso della casa, si possono vedere le tracce delle mura di fortificazione che vennero elevate in quella temperie.
Ma il drammatico evento non pose fine alla storia dell'area abitativa. Il trasferimento della capitale da Costantinopoli a Ravenna, nei primi anni del V secolo, ripropone la costa adriatica come territorio che gode di rinnovata centralità e di un ritrovato benessere economico. Si incrementa anche l'edilizia urbana: nella parte meridionale dello scavo riminese si è potuto rintracciare l'impianto di una ricca ed elegante dimora di tipo palaziale. Un personaggio di alto rango abitò in quegli spazi dotati di ogni comodità, ben riscaldati e decorati con mosaici policromi. Un palazzo di rappresentanza, una residenza destinata ad accogliere ospiti e a gratificarli anche per la piacevolezza dei suoi interni. Ma un altro tempo di guerre e di miseria spogliò e distrusse i fasti di quella compagine. L'archeologia racconta quindi come sia cambiata la destinazione d'uso di quell'area, dove crebbe un cimitero collegato a un luogo di culto e dove, ancora tra la fine del VII secolo e per buona parte dell'VIII, furono edificate abitazioni. Nulla a che vedere con lo sfarzo del palazzo precedente, bensì case modeste, tirate su reimpiegando materiali che appartenevano a una storia ormai lontana, di cui le tracce riconoscibili ora nelle poche cruste superstiti, nulla significavano per coloro che abitarono in quei tempi di difficili scambi e contaminazioni.
Al grande successo di questo scavo ha contribuito la possibilità di renderlo parte esterna del percorso museale e l'averlo reso accessibile al pubblico con una soluzione che sprigiona tutto il fascino dello scavo ma inserendolo nel contesto di una piazza che non ha rinunciato a essere un giardino nel cuore della città, dunque un luogo di incontro e di aggregazione, del quale il progetto di copertura e valorizzazione del sito archeologico ha tenuto conto. Lo scavo si offre alla città attraverso le vetrate che si alzano dallo zoccolo perimetrale ed esalta il rapporto con il verde circostante, anche grazie alla realizzazione di un giardino pensile sulla copertura. Apposite passerelle portano i visitatori in contatto con il passato che riaffiora, ma ne garantiscono l'integrità. L'efficace attività didattica, e le continue iniziative che la fucina riminese alimenta, comunicano poi, costantemente, la sensazione che la cultura classica e la storia antica abbiano trovato in questa città una cifra costante di creatività e di confronto. La prossima edizione del "Festival del Mondo Antico", dal 12 al 15 giugno, ne costituirà una riprova.
Note
(1) Dall'inaugurazione del 7 dicembre 2007 al 31 gennaio 2008 i visitatori della Domus sono stati 20623: l'affluenza di pubblico ha richiesto la modifica e l'incremento delle visite guidate rispetto al calendario delle manifestazioni stabilito.
(2) Per leggere l'articolo del "Daily Telegraph": www.telegraph.co.uk/news/main.jhtml?xml=/news/2007/12/09/wroman109.xml; per una panoramica sui siti di informazioni indiani che hanno dato notizia della Domus: www.comune.rimini.it/eventi/pagina5596.html.
(3) Per altre informazioni sul Museo della città di Rimini: www.comune.rimini.it/servizi/comune/cultura/museodellacitta/.
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