Rivista "IBC" IX, 2001, 1
musei e beni culturali / mostre e rassegne, pubblicazioni
"Rimini divina" è l'ultima esperienza espositiva curata dal professor Giancarlo Susini e a lui ci rimanda per la capacità di coniugare efficacia didattica ed esplorazione scientifica rifuggendo dalla banalità da un lato e dalla ricerca del facile effetto dall'altro.
La mostra è stata organizzata e realizzata dai Musei Comunali di Rimini in collaborazione con il Dipartimento di Storia Antica dell'Università di Bologna e la Soprintendenza Archeologica dell'Emilia Romagna. Il percorso, di esemplare linearità, riesce ad intrecciare perfettamente più chiavi di lettura: così l'andamento cronologico (dalla protostoria alla tarda romanità) ci restituisce al contempo la complessità di una tematica così polisemica come quella legata alle manifestazioni del divino. In quali forme si esprimeva la religiosità degli antichi abitanti di Rimini e del suo territorio? Sfida difficile quella di restituire attraverso degli oggetti ciò che appartiene per eccellenza al mondo dello spirito, per di più se, come nel nostro caso, mancano, a Rimini, strutture architettoniche di grande impatto visivo quali ad esempio quelle templari o funerarie.
In mostra, nelle piccole sale che scandiscono il percorso, sono però allineati tantissimi oggetti che anche grazie ad un apparato didascalico assai efficace ci rimandano ad un orizzonte più intimo che ufficiale della religiosità antica (e proprio per questo tanto più vicino forse al nostro odierno sentire): gli ex-voto anatomici corrispondenti agli odierni "per grazia ricevuta", la piccola statuaria delle stipi votive, i frammenti di pocula deorum - i vasi degli dei -, le iscrizioni, le gemme, i mosaici, le monete ci parlano del pantheon riminese fra cui spiccano Ercole e Apollo, divinità "coloniarie" per eccellenza, ma anche Diana che ci riporta alle comunità latine e ai loro legami con la Capitale e Silvano, il dio delle selve il cui culto, assieme a quello di Ercole, era praticato sul colle di Covignano.
Dal colle, vera e propria "acropoli" di Rimini, provengono anche i materiali dell'importantissima stipe votiva di Villa Ruffi che, dispersi in varie raccolte alla fine dell'Ottocento, sono stati riuniti per la prima volta a Rimini in questa sede espositiva. I bronzetti, la statuaria marmorea, la ceramica attica figurata recuperati nella stipe, ci parlano di un panorama culturale ed etnico quanto mai composito (italici, etruschi, greci) che si colloca cronologicamente dalla fine del VI al pieno III sec. a.C.
La documentazione archeologica esposta ci racconta di pratiche di devozione individuale, ma anche di momenti pubblici, quali il rito di fondazione di Ariminum costituito da un deposito votivo risalente al 268 a.C. e recuperato presso i resti dell'antica cinta muraria in arenaria. Il deposito consisteva in un piccolo donarium: tre monetine di bronzo e alcune ossa di cane. Se i reperti numismatici in funzione di ex voto sono ampiamente documentati, molto più rara è la presenza del cane: suggestivo, oltre che credibile, è il richiamo che la pratica sembra suggerire alle qualità di guardiano che, allora come ora, connotavano l'animale.
La religione ufficiale ritorna, ovviamente, anche sui monumenti che caratterizzano uno dei momenti politico-architettonici più importanti per la città, l'età augustea. Sull'arco riminese le raffigurazioni di Apollo e Giove, Nettuno e Roma ci ricordano il grande rilievo che Augusto attribuì alla politica religiosa come strumento di adesione alla nuova gestione del potere.
A partire dal II d.C., anche ad Ariminum cominciarono a diffondersi i culti di origine orientale: Juppiter Dolichenus, soprattutto, ma anche i culti isiaci: il pluteo proveniente dalla chiesa dei SS. Andrea , Donato e Giustina, conclude il percorso rimandando a quello, fra i culti orientali, destinato a soverchiare tutti gli altri e a cambiare i destini dell'impero: il cristianesimo.
Accompagnano l'esposizione un volume, curato da Angela Fontemaggi e Orietta Piolanti, che è insieme raccolta di saggi e catalogo dei materiali esposti: lo scritto introduttivo di Giancarlo Susini con quella sua prosa così sorvegliata e fascinosa assieme riesce a restituire, come di consueto, la cifra stilistica e l'obiettivo scientifico e didattico dell'esposizione che tanto bene hanno saputo riflettere sia i curatori che gli allestitori. Seguono gli interventi di Angela Fontemaggi e Orietta Piolanti, Jacopo Ortalli, Valeria Cicala, Mirella Marini Calvani, Francesca Cenerini, Angela Donati, Maurizio Biordi). La documentazione didattica è completata da due serie di schede differenziate a seconda del ciclo scolastico (elementari-medie).
"Rimini divina. Religioni e devozione nell'evo antico", Rimini, Museo della Città, 28 ottobre 2000 - 20 maggio 2001. Orario di visita: da martedì a sabato 8,30-12,30/17-19; domenica e festivi 16-19; lunedì non festivi chiuso.
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