Rivista "IBC" XVI, 2008, 1

musei e beni culturali / mostre e rassegne, progetti e realizzazioni, leggi e politiche

Con la Fondazione Ermitage Italia, inaugurata a Ferrara nell'ottobre 2007 e già attiva dal prossimo aprile con una mostra su Garofalo, apre la nuova sede internazionale del Museo di San Pietroburgo.
Dalla Russia con gli Estensi

Francesca Cappelletti
[docente di Storia dell'arte all'Università di Ferrara]
Vasco Errani
[presidente della Regione Emilia-Romagna]

Il 20 ottobre 2007 il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, ha inaugurato a Ferrara la FondazioneErmitageItalia (www.ermitageitalia.com). Il prestigioso museo russo ha scelto la città estense per avviare una presenza stabile nel nostro Paese e un programma di ricerca, studio, confronto e produzione culturale italo-russa connessi al grande patrimonio d'arte italiana custodito a San Pietroburgo. L'inaugurazione ha concluso un iter avviato nel 2005 con la candidatura avanzata dalla Provincia di Ferrara e sostenuta dal Comune di Ferrara e dalla Regione Emilia-Romagna: una proposta che ha prevalso su quelle di Venezia, Torino, Mantova e Cremona. La Fondazione - che si avvale di un comitato scientifico presieduto daMichail Piotrovskij, direttore dell'Ermitage, e diretto daIrina Artemieva, conservatrice della pittura veneta del museo russo, e Francesca Cappelletti, docente di storia dell'arte all'Università di Ferrara - ha una sede operativa in Palazzo Giglioli e una sede di rappresentanza nel Castello Estense. Insieme al discorso inaugurale del presidente della Regione, Vasco Errani,1 pubblichiamo un intervento della professoressa Cappelletti.

Signor presidente della Repubblica, signor sindaco Sateriale, direttore Michail Piotrovskij, autorità tutte, siamo convenuti oggi a Ferrara per questa festa della cultura, che è anche una festa dell'amicizia fra il popolo russo e il popolo italiano. Una festa alla quale questa splendida città e la Regione Emilia-Romagna sono liete di contribuire con spirito di collaborazione, confermando il ruolo innovativo e propulsivo che vogliamo assolvere, secondo la vocazione democratica e partecipativa di questa terra, nel più ampio contesto nazionale.

Il nostro Paese si esprime al meglio quando le sfide si fanno più difficili, quando bisogna dimostrare passione e impegno. Come in questo caso. Di questa passione, di questo impegno, signor presidente, è autorevole conferma la sua presenza oggi fra noi, come le sue parole, che sono riferimento sempre vivo per il nostro lavoro quotidiano. Di tutto ciò la ringrazio di cuore a nome dell'intera comunità emiliano-romagnola. Una comunità che guarda a lei come garante dell'unità del Paese e dei valori costituzionali, sollecitatore di riforme essenziali per le istituzioni democratiche e l'etica della vita pubblica. Siamo con lei, signor presidente, impegnati ad affermare l'obiettivo fondamentale del bene comune.

Il progetto che oggi prende forma, con l'inaugurazione di Ermitage Italia, ha in sé l'evidenza di un valore assoluto e lo spessore di un grande fatto culturale e politico. Sia perché frutto di un accordo firmato nel corso dell'ultimo vertice italo-russo, svolto a Bari nel marzo scorso, sia perché grande evento pubblico, intimamente legato alla nostra vita sociale e civile. È un fatto politico anche perché vuole proporre al grande pubblico, ai cittadini, di aprire una porta fra le culture, fra i patrimoni artistici e di conoscenza dei nostri rispettivi Paesi e del mondo. Trovando motivi di studio, di approfondimento, anche di godimento nelle opere e nelle testimonianze legate al passato, come in quelle legate al presente, alla rappresentazione e all'interpretazione del mondo d'oggi.

Un presente - lo dico per inciso - che non ci acquieta, che non può soddisfarci. Fatto di innovazioni e di conquiste, ma con preoccupazioni e rischi evidenti a tutti noi. Per la diseguaglianza di opportunità di fronte alle nuove tecnologie; per i diritti negati, dalla parola alla diversità di genere, al diritto alla salute e alla cura; per i conflitti vecchi e nuovi e le minacce terroristiche. Penso, allora, al bisogno di pace e di cooperazione internazionale, penso al bisogno di democrazia, di identità forti disponibili alle relazioni e al confronto. Richiamo questi problemi, in un contesto quale quello di oggi, per un motivo preciso: condividere con voi il significato profondo di ciò che facciamo oggi, di questa festa della cultura e dell'amicizia.

Noi stiamo ponendo una pietra alla base di un edificio molto differente rispetto alla globalizzazione della paura, della perdita di identità, del riflesso difensivo e di chiusura, di cui pure si vedono i segni evidenti nel mondo. Con determinazione noi lavoriamo per un altro edificio, fatto per le nuove generazioni, per chi vuole studiare, per chi è curioso e vuole elevare il sapere proprio e collettivo. Per chi vuole far tesoro dell'espressione artistica e culturale, e cerca nuovi valori per un nuovo secolo. Per unire all'innovazione scientifica e tecnologica un nuovo umanesimo che rimetta la persona al centro dell'interesse pubblico. Per incrociare il poter fare al saper fare, e far crescere l'economia della conoscenza, la coscienza dei nostri compiti di fronte a sfide globali (come quella dirimente del cambiamento climatico), per un nuovo rapporto con la natura e l'ambiente. Per convertire il consumismo tecnologico in sostenibilità, in carta vincente per la qualità della vita.

È parte integrante di questo impegno quello di aprire, ai tanti esclusi, l'accesso a beni strategici (come l'acqua, le nuove medicine, Internet) dando un significato concreto alle parole spese sui diritti umani. L'Italia si è distinta in sede internazionale ai più alti livelli per la battaglia condotta in questi mesi per la messa al bando della pena capitale. Un'azione importante e di alto significato, che deve trovare consensi sempre più ampi. La cito perché mi aiuta a esprimere un concetto e un auspicio. Questo mondo più piccolo può aspirare a essere anche più libero, più civile. Può allargare il consenso ai valori democratici, promuovere multilateralità, rispettando culture, identità, dialogo tra le religioni. Ancor più c'è bisogno dell'Unione europea. La nostra casa comune ha un ruolo essenziale in questa battaglia, prima di tutto culturale e ideale. E ci dimostra che è irrinunciabile e urgente la costruzione dell'unità politica.

E dunque servono esperienze come quella che costruiamo oggi. Con dentro il meglio dell'Europa e un orizzonte mondiale. E per questo il nostro progetto - per il quale, come già il sindaco Sateriale e il presidente della Provincia Dall'Acqua, ringrazio sentitamente il direttore Piotrovskij e le autorità russe, per la disponibilità e la lungimiranza mostrate inserendo Ferrara nella rete di relazioni che l'Ermitage sta costituendo - non è un freddo accordo di collaborazione, ma un programma di lavoro vivo e fertile di possibili ulteriori sviluppi in molte ricche direzioni. Un programma di lavoro che, in definitiva, lancia a noi stessi una sfida importante. Una sfida positiva e utile, signor presidente, che io sento rivolta a noi amministrazioni locali, governo regionale, e assieme al nostro Paese: una sfida all'efficienza e all'innovazione. Una sfida al cambiamento e alla partecipazione che noi qui, da Ferrara e dall'Emilia-Romagna, ci sentiamo di cogliere e di rilanciare con coraggio e con passione. In questi anni, qui abbiamo raggiunto risultati importanti, ma guardiamo in faccia all'impegnativo passaggio alla società multiculturale, dalla ricerca alla nuova frontiera di uno sviluppo sostenibile fondato sulla conoscenza.

Ci sentiamo impegnati sul crinale dell'innovazione, della competizione, delle riforme. Per la qualità della spesa pubblica e il contenimento dei costi delle istituzioni. Questo significa cooperare. Mettere al lavoro istituzioni forti ma leggère. Unire efficienza e onestà, pulizia e alti standard di servizio. Perché questo vogliono le nostre comunità, e questo è il contributo nazionale dell'Emilia-Romagna: fare l'interesse del Paese, pensare alle persone e alle famiglie, contribuire ad avviare una stagione nuova per l'Italia. Dalle forti radici solidaristiche della nostra terra viene l'esigenza di costruire un impianto di valori moderni, quello che chiamavo nuovo umanesimo, capace di tenere insieme libertà e giustizia, civismo e coesione sociale. E di informare le nostre scelte di oggi e di domani. Assieme, ne sono convinto, sapremo rispondere positivamente a queste prove e fare di Ermitage Italia un valore per tutti e una pietra miliare nella cooperazione culturale fra Russia e Italia.

[Vasco Errani]


Se davvero alle origini del collezionismo di ogni tempo c'è il desiderio di fornire un inventario del mondo, di catalogare le meraviglie dell'Universo per unirle in una raccolta, al Museo dell'Ermitage si ammirano ancora i risultati di questa ambizione che animò i mecenati del Seicento e del Settecento. Con le proprie inclinazioni, i mezzi straordinari dati dall'ampiezza dei propri domini e l'apertura al mercato europeo, sia Pietro il Grande (1672-1725) che la zarina Caterina (1729-1796) fondarono l'iniziale e straordinaria grandezza delle raccolte dell'Ermitage, che spaziano dai tesori dell'archeologia ai capolavori della scultura e della pittura europea dal Medioevo all'Ottocento. A quelle già ricchissime collezioni si unirono in seguito le opere più rappresentative dell'Impressionismo e dei primi anni delle avanguardie, di Monet e di Cézanne, di Matisse e di Picasso, grazie alla lungimiranza di due collezionisti dell'inizio del Novecento, i celebri Schukin e Morozov, talvolta mecenati in prima persona di questi grandi artisti. Aggirandosi e quasi perdendosi nel Museo, lo studioso moderno, dopo un'iniziale vertigine, ha dunque l'opportunità di avventurarsi davvero in un percorso universale di storia delle arti e di riflettere, oltre che sull'oggetto dei propri studi specialistici, sui grandi temi della storia della cultura, per esempio sui legami fra Oriente e Occidente, come ha sottolineato anche il direttore Michail Piotrovskij nella lectio magistralis tenuta all'Università di Ferrara il 18 ottobre 2007.

Oltre a procedere allo sforzo costante di conservazione e di studio di un patrimonio così vasto, da alcuni anni l'Ermitage ha intrapreso un processo di valorizzazione delle proprie collezioni grazie all'apertura di sedi negli Stati uniti di America e in Europa, con la finalità di far conoscere a un pubblico più vasto le proprie raccolte e la propria storia: in particolare nelle Hermitage Rooms del Courtauld Institute a Londra si sono tenute, dal 2000 al 2007, esposizioni che hanno anche messo in luce la formazione del museo, attraverso i rapporti, per esempio, con la cultura e il mercato in Francia nel Settecento. Rispetto a queste iniziative, la Fondazione Ermitage Italia a Ferrara presenta un importantissimo elemento di novità: la ricerca di una sede italiana si è unita infatti all'esigenza non soltanto di esporre capolavori del museo, ma anche di avviare un intenso programma di ricerca sui temi della storia del collezionismo, delle relazioni culturali fra l'Italia e la Russia e di attuare un confronto sulle metodologie della catalogazione, della conservazione e del restauro.

Proprio per queste novità nell'impostazione di una apertura in Italia, è stata presa in considerazione e infine scelta la città di Ferrara: una città erede di un grande passato di mecenatismo e di splendore e dove l'attenzione per il patrimonio culturale è rimasta costante anche oggi. Per Ferrara - dove il passato estense costituisce ancora una parte ineludibile della storia attuale, reso visibile, anche di recente, con iniziative culturali, restauri e mostre che sono state occasione di dibattito e di approfondimento delle conoscenze scientifiche (www.ferraracittadelrinascimento.it) - il progetto della Fondazione Ermitage Italia, che attraverso la ricerca storico-artistica si propone di ricostruire molti di quei percorsi di opere e di idee che anche dopo il Rinascimento legarono le corti italiane all'Europa, è una occasione straordinaria. Un valore quasi simbolico di inizio di una lunga decadenza, per esempio, ha sempre assunto la celeberrima sottrazione dei Baccanali di Tiziano dai camerini di Alfonso I in Castello. L'episodio avvenne nel 1598 con il passaggio della città allo Stato pontificio, e i quadri, ricomparsi ben presto nell'inventario romano di Pietro Aldobrandini del 1603, sono ora nei più grandi musei del mondo, dal Prado di Madrid alla National Gallery di Londra, alla National Gallery di Washington. A poca distanza di tempo avvenne la spoliazione dei preziosi rilievi di Antonio Lombardo dai Camerini d'alabastro, adesso in parte custoditi all'Ermitage. È vero che da Ferrara, in quel momento, scompaiono i grandi capolavori che ne costituivano l'identità; ma è anche vero che l'immagine della città e della corte estense trova così il modo di affermarsi e di farsi riconoscere in altri contesti, d'Italia e d'Europa.

Grazie a questa occasione di collaborazione con gli studiosi russi sui temi dell'arte e della cultura del Rinascimento, del Barocco, e dell'Europa del Settecento, è giunto il tempo di approfondire e di raccordare le ricerche cominciate anni fa, di ricomporre finalmente il quadro complessivo delle relazioni che, non solo a svantaggio di Ferrara, si stabilirono all'indomani della devoluzione, e di indagare il tessuto delle collezioni italiane, nel loro rapporto con le sollecitazioni date dal confronto più serrato con le novità che arrivano da altre parti d'Europa. Ma anche di studiare, in chiave di irraggiamento e non solo di deprecabile dispersione, la diffusione delle opere ferraresi del Cinquecento nelle collezioni che, da Roma, prendono talvolta la strada dell'Europa, e di indagare i motivi e le modalità delle acquisizioni delle opere e dei viaggi degli artisti, citati e talvolta concordati nelle corrispondenze. Ovviamente non è soltanto al contesto di interessi e di studi ferraresi che l'attività del centro si rivolge: anzi, dopo la prima mostra dedicata a Garofalo, il pittore della Ferrara rinascimentale le cui opere ripercorrono le rotte e le problematiche appena citate (in programma dal 5 aprile al 6 luglio 2008), i nostri orizzonti si amplieranno a comprendere l'arte islamica per poi a ritornare alla pittura europea di altri periodi.

I temi individuati per le ricerche, che grazie a un sistema di borse di studio, la Fondazione Ermitage Italia cercherà di sostenere, sono infatti di ampio respiro sulla storia del collezionismo europeo, sulle origini del museo moderno, sui viaggi di artisti e intellettuali fra la Russia e l'Italia, e su aspetti particolari delle raccolte del Museo di San Pietroburgo. Anche per le istituzioni ferraresi, fra le quali l'Università, il progetto Ermitage Italia è una grande occasione: le risorse e le competenze accumulate negli ultimi tempi grazie al rapporto con le altre istituzioni locali - come il Comune, la Provincia e la Soprintendenza - hanno fatto sì che si stiano raccogliendo risultati scientifici di alto livello nei campi del restauro, della diagnostica, della valorizzazione dei beni culturali, della storia del collezionismo, risultati che speriamo di poter mettere a frutto nel quadro di questa collaborazione con il Museo dell'Ermitage e con gli studiosi russi, costruendo su solide basi il programma di scambi per i giovani ricercatori.

[Francesca Cappelletti]


Nota

(1) Di recente il presidente della Regione ha voluto ribadire il valore dell'iniziativa: "Ermitage Italia è un progetto e una realtà prestigiosa, che trova in Emilia-Romagna e a Ferrara una sede adeguata e partner di spessore. Ne sono dimostrazione l'attività dell'Istituto regionale per i beni culturali e questa stessa rivista 'IBC' che, festeggiando il suo trentennale, documenta anche questo progetto e conferma la propria vocazione alla qualità e alla diffusione di cultura con la direzione del professor Raimondi, che desidero ringraziare".

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