Rivista "IBC" XV, 2007, 4

musei e beni culturali / interventi

Musei aziendali: una tesi di laurea indaga su tre rinomati esempi emiliano-romagnoli.
Chi ricorda l'impresa?

Enza Sansone
[laureata in Museografia all'Università di Napoli Federico II]

In giro per l'Emilia-Romagna a visitare musei, con l'occhio rivolto a tutte le realtà del territorio, senza escludere nulla, nemmeno quelle più particolari: così mi accingevo a scegliere una o più strutture per scrivere la tesi di laurea in museografia discussa il 19 giugno 2007 all'Università degli studi di Napoli Federico II. La tesi - "Musei aziendali: tre esempi in Emilia-Romagna", relatore il professore Arturo Fittipaldi - tratta in particolare del Museo Ducati, della Galleria Ferrari e del Museo Lamborghini. Il punto di partenza di questi speciali contenitori di memoria è sempre la storia di un'idea: la celebrazione di un marchio e delle vittorie da esso conseguite sono i primi contenuti comunicati nonché percepiti dai visitatori, ma tuttavia non è l'unica missione di questi musei, eredi, come parenti di uno stesso albero genealogico, degli ottocenteschi musei industriali.

Se oggi, infatti, il museo aziendale è un sistema espositivo permanente attraverso il quale un'impresa rende leggibile al pubblico la propria filosofia e comunica la qualità del suo prodotto, l'idea di patrimonio culturale e di memoria collettiva insita in queste tipologie museali si è evoluta a partire dalle esposizioni universali di metà Ottocento. In Italia, a Torino, nel 1862 fu così istituito il "Regio Museo Industriale Italiano"; a Roma, nel 1873, il "Reale Museo Artistico Industriale"; a Napoli, nel 1878, il "Museo Artistico Industriale". Tuttavia queste istituzioni furono successivamente smantellate, impedendo una presa di coscienza e una diffusione della "cultura industriale". Soltanto intorno agli anni Sessanta del Novecento, dopo il miracolo economico, gli imprenditori hanno cominciato ad acquisire un orgoglio di impresa e a leggersi, oltre che come soggetto economico e sociale, anche come soggetto culturale capace di esprimere valori. Nel 1958, a Vigevano, apriva al pubblico il Museo civico della calzatura, primo esempio di museo aziendale italiano, realizzato grazie alla donazione di Pietro Bertolini, titolare di un noto calzaturificio.

Il museo Ducati, per tornare in Emilia-Romagna, fu voluto dall'amministratore delegato Federico Minoli per dare senso alla storia dell'impresa. Inaugurato nel 1998, espone una trentina di veicoli da competizione, sia storici che attuali, oggetti della produzione premotoristica, disegni tecnici e abbigliamento da corsa appartenuto ad alcuni piloti. La Galleria Ferrari, inaugurata nel 1990, espone le auto storiche e le monoposto di Formula Uno per raccontare le diverse stagioni vissute dall'azienda dalla nascita a oggi. Il Museo Lamborghini, infine, inaugurato nel 2001, espone automobili di serie, alcune vetture di Formula Uno, motori e strumenti di lavoro. Un'impresa, oltre a produrre oggetti materiali, può trasmettere valori etici ed estetici e conservare per le generazioni future conoscenze utili per lo sviluppo della tecnologia e della formazione. È in virtù di questa funzione culturale che la possibilità di una fruizione della memoria di impresa diventa di interesse pubblico: questa grande ricchezza merita di essere conosciuta e i musei aziendali nascono proprio per non disperdere questo patrimonio.

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