Rivista "IBC" XIV, 2006, 3

musei e beni culturali / progetti e realizzazioni

Il Museo della Resistenza di Bologna sarà inaugurato il prossimo novembre ma dietro di sé ha già una lunga storia. Cominciata subito dopo la fine della guerra...
Sessantuno anni dopo

Isabella Fabbri
[IBC]

È nuovo come un dono appena spacchettato, ma ha una lunga storia, segnata da stasi e accelerazioni, solenni dichiarazioni di intenti e spessi silenzi. Parliamo del Museo della Resistenza di Bologna, ultimo e più recente nodo di una fitta rete di spazi e istituzioni deputati alla memoria della Seconda guerra mondiale che si dirama su tutto il territorio regionale.1 Del resto l'esigenza di tramandare e documentare un momento cruciale della nostra storia recente inevitabilmente incrocia i tempi e le necessità della politica, ma anche la difficoltà di dare concretezza a progetti ambiziosi e di individuare sedi adeguate in una città che stranamente fatica a trovare contenitori e spazi pubblici.

Dal 21 aprile 2006, a sessantuno anni dalla fine della guerra, questo museo più volte annunciato c'è, anche se l'allestimento è in corso di completamento e sarà definitivo solo entro l'autunno: cinque sale nell'ex convento di San Mattia, all'interno degli spazi che ospitano da meno di un anno l'Istituto storico "Ferruccio Parri" con i suoi archivi, la biblioteca e la mediateca (www.istitutoparri.it). "Una sistemazione dignitosa e coerente" - nota Luca Alessandrini, direttore dell'Istituto e responsabile, insieme a Luisa Cigognetti, del progetto scientifico del museo - "perché la nuova struttura si connota come un museo laboratoriale, una sorta di interfaccia pubblica delle raccolte dell'Istituto". Non a caso i materiali esposti sono, per scelta, in massima parte riproduzioni che attingono alla grande mole di originali che l'Istituto conserva e su cui ha impostato il suo lavoro di ricerca e divulgazione didattica. Il Museo è quindi parte integrante dell'Istituto, pur conservando una sua indipendenza logistica: vi si può accedere anche da un ingresso autonomo situato al numero civico 20 di via Sant'Isaia (per i disabili motori l'ingresso è dal numero civico 16/A).2

Non si tratta evidentemente del grande Museo della Resistenza e della storia della città nel Novecento che il mondo partigiano, nella varietà delle sue sigle, aveva chiesto all'indomani della fine della guerra. William Michelini, allora ventenne gappista e protagonista della lotta partigiana in città, oggi ottantenne presidente dell'ANPI provinciale,3 ricorda che già nel 1946 il sindaco Dozza aveva deliberato la costruzione di una casa delle associazioni partigiane che avrebbe dovuto contenere anche il museo. Bisogna aspettare la fine degli anni Sessanta per incontrare il primo progetto, che porta la firma di Leone Pancaldi, architetto di fama (ed ex deportato) che a Bologna ha realizzato tra l'altro la sede della Galleria d'arte moderna nel quartiere fieristico. Due edifici simmetrici nel parco della Montagnola, a due passi dalla stazione, e al centro una torre di acciaio sormontata da una stanza girevole, una sorta di disco volante con vista a 360 gradi sulla città.

Nel 1995 il sindaco Vitali, appena rieletto, propone come sede l'ex convento di Santa Cristina, nel cuore del centro storico, e affida all'Istituto "Parri" e all'ANPI provinciale l'incarico di redigere il progetto del futuro museo. Ma Santa Cristina, nonostante le sue dimensioni ragguardevoli, si rivela inadatta, se non altro perché il progetto prevede un "condominio" tra Istituto "Parri", Biblioteca delle donne e Museo del Risorgimento. Alla fine degli anni Novanta sembra invece concretizzarsi la candidatura dell'ex convento della Santissima Annunziata, uno splendido edificio di cerniera tra centro e prima collina, già sede della Brigata Friuli: si favoleggia di uno spazio di 2.700 metri quadrati, ma l'investimento è troppo oneroso e l'accordo per la permuta dell'area militare dismessa risulta di difficile definizione.

Santa Cristina viene assegnata all'Università e l'Istituto "Parri", con la sua appendice museale, si ritrova senza sede. Agli inizi del 2003 finalmente, dopo molti dubbi e ripensamenti, prende corpo l'ipotesi "San Mattia", anche se gli spazi a disposizione del museo si sono ridotti a 350 metri quadrati. Alla fine dello stesso anno viene siglata la convenzione tra Comune di Bologna, ANPI provinciale e Istituto "Parri", a cui va il compito di allestire e gestire il museo. E siamo all'oggi: il percorso espositivo (l'allestimento è stato progettato dall'architetto Arrigo Rudi) si articola per grandi temi, punta decisamente sulla multimedialità e propone livelli diversi di approfondimento, con l'intento di restituire un'idea complessiva non solo dei venti mesi che vanno dall'8 settembre 1943 al 25 aprile 1945, ma anche sul prima e sul dopo. Un'idea e insieme anche emozioni e suggestioni. Visitiamo il museo in compagnia di Stefania Vellani che sta seguendo le ultime fasi dell'allestimento.

La sala che collega gli altri spazi museali è dedicata alla memoria della Resistenza e della Liberazione così come si è venuta strutturando fino ai nostri giorni, nel tramando delle generazioni e nella costruzione di miti, riti, simboli: dai manifesti celebrativi del 25 aprile alle gigantografie di momenti, personaggi e luoghi significativi della resistenza bolognese, come il famigerato "luogo di ristoro dei gappisti" all'angolo di palazzo d'Accursio, dove oggi sorge il Sacrario dei caduti e dove i nazifascisti uccidevano ed esponevano i partigiani catturati.

La sala già completata è dedicata all'antifascismo prima della Resistenza e in particolare alla guerra civile spagnola. Seguendo l'esortazione famosa di Carlo Rosselli, "Oggi in Spagna, domani in Italia", migliaia di volontari italiani, tra cui molti bolognesi, parteciparono alla guerra antifranchista, e molti di loro avrebbero poi svolto un ruolo importante nella lotta partigiana. Ai pannelli con immagini e brevi biografie si accompagnano due videomontaggi con spezzoni di immagini d'epoca (la guerra civile spagnola fu la prima guerra documentata in modo esaustivo dai mezzi di informazione e comunicazione di massa) e una postazione internet che permette la consultazione della banca dati realizzata dall'Istituto per i beni culturali della Regione Emilia-Romagna (IBC) per assemblare materiali e testi prodotti in occasione della mostra "Immagini nemiche. La Guerra civile spagnola e le sue rappresentazioni. 1936-1939", realizzata dall'IBC e dall'Istituto "Parri" nel 1999 (www.ibc.regione.emilia-romagna.it/h3/h3.exe/aspagna).

La seconda sala sviluppa il tema di "Bologna in guerra" con immagini e videoproiezioni sulla vita quotidiana della città e nel territorio provinciale, su una resistenza non tanto attiva, quanto subìta: i bombardamenti, il dramma della fuga, la vita nei rifugi, i rastrellamenti e le stragi, la lenta avanzata degli alleati e infine la Liberazione. Una postazione al computer permette la consultazione di una serie di archivi fotografici di proprietà dell'Istituto "Parri": sono materiali di provenienza inglese e americana, ma anche italiana, come il corpus di fotografie scattate dal tenente Vittorio Vialli, arrestato all'indomani dell'8 settembre mentre in qualità di geologo compiva rilevazioni nell'Istmo di Corinto per conto della Marina italiana, e deportato in Germania. Le sue foto documentano la vita degli internati militari italiani nei campi di concentramento tedeschi. Ricordiamo che fra i suoi compagni di prigionia c'era anche Giovannino Guareschi. La famiglia ha donato tutte le fotografie all'Istituto "Parri" e, per gli intrecci fortuiti di tante vite che sempre arricchiscono la storia nascosta delle istituzioni, è una dei figli che si è occupata degli aspetti grafici dell'allestimento.

La terza sala è dedicata alla resistenza vissuta e agìta, e ripercorre le fasi del movimento resistenziale in città, dalle reazioni al proclama di Badoglio agli episodi più importanti e cruenti dell'autunno-inverno 1944, come la battaglia di Porta Lame e la battaglia della Bolognina. Interviste video propongono il racconto in prima persona di alcuni protagonisti: Tolmina Guazzaloca, Giuseppe Berti Arnoaldi Veli, lo stesso William Michelini. Sono consultabili altri archivi fotografici, tra cui quello lasciato dallo storico Luigi Arbizzani. Il percorso ovviamente non riguarda solo Bologna, ma anche la provincia, perché è sull'Appennino bolognese e modenese che si assestò per lunghi mesi la linea del fronte tedesco, la cosiddetta Linea Gotica.4

Il Museo è arricchito da una applicazione multimediale prodotta dal Comune di Bologna e dal Cineca in collaborazione con ANPI e Istituto "Parri" e curata da Mauro Felicori, responsabile comunale del settore "Nuove istituzioni museali". L'applicazione è un tentativo di far parlare due luoghi emblematici: il Monumento-Ossario dedicato ai partigiani, realizzato da Piero Bottoni alla Certosa, e il Sacrario dei caduti, in piazza Maggiore. La dimensione virtuale permette una visita animata al monumento di Piero Bottoni (www.certosadibologna.it/Certosa_virtuale.html): cliccando sulle lapidi è possibile visualizzare immagini e biografie, ma anche scorrere la cronologia degli eventi e filmati d'epoca. Consultabile solo al museo è invece la stessa applicazione dedicata al Sacrario di piazza Maggiore: cliccando sulle foto appare una succinta biografia e tutte le notizie conosciute su ciascun caduto. Stefania Vellani assicura che, dopo la prima apertura del museo in aprile, diversi familiari hanno portato materiale inedito che ha permesso di aggiornare le informazioni, precisare inesattezze, arricchire l'iconografia.

L'ultima sala, ancora in costruzione, propone un percorso riassuntivo basato sulla proiezione continua di immagini in movimento: una sorta di scatola visivo/sonora che punta a un coinvolgimento emozionale del visitatore. "È un museo nuovo, pensato per i giovani." - chiosa Michelini - "Un museo che non espone cimeli". Ma dal suo ufficio, dominato dal grande dipinto di Sebastian Matta Morire per amore, già pensa a nuovi spazi, ad altre sale da conquistare con l'esercizio consolidato di una pratica che mescola in parti uguali determinazione e pazienza. L'appuntamento è per il 7 novembre 2006, anniversario della battaglia di Porta Lame, per l'inaugurazione definitiva.

 

Note

(1) Si veda in proposito il dossier: Rappresentare la storia. Musei e contemporaneità, a cura di P. Tamassia, "IBC", XII, 2004, 2, pp. 57-80.

(2) Per maggiori dettagli sull'accessibilità per i disabili motori si veda l'articolo di F. Galavotti, Accessibilità al Museo della Resistenza di Bologna, sul sito web dell'associazione bolognese "Bandiera Gialla": www.bandieragialla.it/articolo/2295.html.

(3) Il sito web dell'Associazione nazionale partigiani d'Italia - Comitato provinciale di Bologna è: www.anpi-anppia-bo.it/anpi/.

(4) Si veda in proposito il recente volume: Guerra e Resistenza sulla Linea Gotica tra Modena e Bologna. 1943-1945, a cura di V. Paticchia, Bologna, IBC - Edizioni Artestampa, 2006.

Azioni sul documento

Elenco delle riviste

    Istituto per i beni artistici culturali e naturali della Regione Emilia-Romagna - Cod. fiscale 800 812 90 373

    Via Galliera 21, 40121 Bologna - tel. +39 051 527 66 00 - fax +39 051 232 599 - direzioneibc@postacert.regione.emilia-romagna.it

    Informativa utilizzo dei cookie

    Regione Emilia-Romagna (CF 800.625.903.79) - Viale Aldo Moro 52, 40127 Bologna - Centralino: 051.5271
    Ufficio Relazioni con il Pubblico: Numero Verde URP: 800 66.22.00, urp@regione.emilia-romagna.it, urp@postacert.regione.emilia-romagna.it