Rivista "IBC" XIV, 2006, 1
musei e beni culturali, territorio e beni architettonici-ambientali, biblioteche e archivi / pubblicazioni, storie e personaggi
L'associazione "Italia Nostra" ha compiuto cinquanta anni nel 2005. È nata nell'ottobre del 1955 dal sodalizio di alcune persone, molte con un ruolo attivo nella Resistenza, tutte comunque accomunate dalla volontà di promuovere la democrazia attraverso la tutela del paesaggio e dei beni culturali ( www.italianostra.org). In quel gruppo di fondatori, decisi a far prevalere l'interesse generale sulle tante mire particolari (già allora così forti), c'era anche Giorgio Bassani, lo scrittore ferrarese divenuto celebre con Il Giardino dei Finzi-Contini, che poi dell'associazione fu presidente per ben cinque lustri, dal 1965 al 1980. Per ripercorrere la storia di questo intenso impegno civile e ambientalista, Einaudi ha pubblicato un volume in cui si possono leggere tutti gli scritti di Bassani che si possono rubricare sotto il titolo Italia da salvare.
La maggior parte di questi testi è stata raccolta fisicamente dalla figlia Paola nella sede della Fondazione "Bassani", istituita nel 2002 presso la Biblioteca comunale di Codigoro (Ferrara). Qui è stato ricostruito lo studio dello scrittore e sono stati depositati anche il primo nucleo della sua biblioteca privata (1.500 volumi), carteggi, manoscritti, e poi quaderni, diari e appunti degli anni della guerra ( www.comune.codigoro.fe.it/bassani). Il primo esito del riordinamento di questi materiali è proprio l'edizione einaudiana, curata in modo impeccabile da Cristiano Spila. Il volume raccoglie soprattutto testi pubblicati nel "Bollettino di Italia Nostra" e pezzi ripresi da altri periodici, miscellanee e atti di convegno, ma contiene anche numerose trascrizioni di interviste e di interventi pronunciati in occasione di dibattiti, tavole rotonde e conferenze.
Che scriva o che parli, in pubblico o a tu per tu con un giornalista, lo stile di Bassani non cambia di molto: asciutto, sintetico, essenziale. Diritto alla meta, senza pose da intellettuale prestato all'impegno civile, senza complessi da "citazione" obbligata, così tipici di tanti letterati. Una scrittura realmente democratica, nella sua pacata chiarezza. Pacata nella forma, si intende: scorrendo i titoli, infatti, si ricompone una lunga serie di battaglie memorabili, e non tutte vinte. Roma sbagliata, Ferrara e le sue mura, La metropolitana di Venezia, I Sassi di Matera, Il litorale emiliano-romagnolo... E sorprende l'analogia con un altro militante illustre di "Italia Nostra", Giuseppe Cederna, di cui l'IBC ha pubblicato una silloge nel 1998. Con entrambi si ha l'impressione che la penna venga adoperata come una spada. Ma se Cederna preferisce colpire di potenza, con la katana del samurai, a Bassani meglio si addice il tocco disarmante del fioretto.
È destino delle personalità poco appariscenti sfuggire, a volte, alla lente di ingrandimento del mito, malgrado la forza e il valore delle loro parole. Dev'essere per questo che nella memoria di molti rimangono stampate le profezie pasoliniane sul declino della civiltà industriale, mentre di Giorgio Bassani - che diceva cose molto simili, anche se in modo diverso - ci ricordiamo poco. "La civiltà industriale ha mostrato di sapersi dare un'efficienza; adesso occorre che si dia una 'religione', che sappia cioè contraddire a tutto ciò che tende a trasformare l'uomo in puro consumatore. È necessario che ci si convinca - anche in termini meramente capitalistici, magari - che vale la pena di espandersi e di consumare un po' meno, perché l'uomo resti uomo. In questo senso, è auspicabile che non venga meno la capacità di apprezzare un'opera d'arte o un paesaggio". Sono parole di un discorso dei primi anni Sessanta, sembrano scritte ieri sera.
G. Bassani, Italia da salvare. Scritti civili e battaglie ambientali, a cura di C. Spila, Torino, Einaudi, 2005, 255 p., _ 14,00.
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