Rivista "IBC" XIV, 2006, 1

musei e beni culturali, territorio e beni architettonici-ambientali, biblioteche e archivi / didattica, pubblicazioni

È in edicola dal novembre 2005 "Baribal. Il mensile per tutte le taglie".
La scommessa di "Baribal"

Matteo Baraldi
[collaboratore del Centro studi omeoglotti dell'Università di Bologna]

A partire dal novembre dell'anno scorso, nelle edicole italiane, si è presentata una piccola, grande novità. In questo mese, infatti, è apparso "Baribal. Il mensile per tutte le taglie", la cui testata prende il nome dall'orso americano ispiratore dei teddy bears (www.baribalmagazine.it). L'ambizione è quella di rivolgersi non solo a bambini e ragazzi, ma anche a un pubblico adulto, diventando "un'occasione di lettura e divertimento da vivere insieme, grandi e piccoli. Un invito per tutti [enfasi nostra] alla giocosità". Questa resta l'aspirazione più alta e difficile, ma forse anche la più inevitabile per una rivista di questo tipo, salutata fin da subito da un notevole successo e da una grande curiosità.

Per cercare di cogliere più in profondità i motivi che hanno spinto a una scelta così ardita ed ecumenica i fondatori di "Baribal", creatura nata per volontà di Maria Elisa Traldi e Alessandra Abbado, è forse opportuno chiamare in causa il suo modello e antesignano: il mitico, una volta tanto quest'aggettivo non viene a sproposito, "Corriere dei Piccoli". Non è questa la sede per delineare la storia di tale rivista; basterà ricordare come, nel 1961, quando Guglielmo Zucconi subentrò nella direzione a Giovanni Mosca, e poi, con ulteriore slancio, a partire dal 1965, con l'avvento di Carlo Triberti, il "Corrierino" avesse abbandonato la sua gloriosa, ma ormai inadeguata formula, per spostarsi su modelli più contemporanei. Questo cambiamento era anche il frutto di una mutata percezione dell'età infantile e giovanile. Se, all'inizio del ventesimo secolo, tutti coloro che non erano adulti erano rubricati come "Piccoli", negli anni Sessanta e Settanta ciò non era più possibile.

Rispetto a quel periodo di grandi mutazioni, la scena è oggi ulteriormente cambiata ed esiste effettivamente un pubblico che, come dicono i redattori di "Baribal", ha voglia di "giocosità". La sapiente, coloratissima impostazione grafica creata dal Chialab di Beppe Chia è forse la testimonianza più efficace della ricerca di un pubblico tanto ampio e variegato, e del tentativo di ricreare la perduta magia delle vecchie riviste per ragazzi, non solo il "Corriere", ma anche "Il Vittorioso" e il "Giornalino" di un tempo, pubblicazioni capaci di parlare a tutti i componenti di una famiglia e di essere però specialmente amati e attesi dai più giovani.

Anche gli autori coinvolti appartengono alla categoria di adulti che non hanno perso la voglia di scherzare. Ecco, allora, nomi di prestigio come Alessandro Bergonzoni, Stefano Benni, Tiziano Scarpa e Niccolò Ammaniti, che qui ha pubblicato una storia a puntate illustrata da Vanna Vinci, Mistero nella Savana, poi terminata anche dai lettori. A questi si aggiungono Sylvie Coyaud, che nel primo numero ci ha deliziato con un inedito ritratto di Einstein curato insieme ad Antonio Caronia - irresistibile la rivelazione che lo scienziato portasse le scarpe senza calze anche d'inverno, abitudine dovuta alla mirabile scoperta che "l'alluce finisce sempre col farci un buco" - e Daniele Brolli, citato nel colophon come "editor in chief".

Malgrado un approccio scherzoso e ironico, "Baribal" tratta anche temi apparentemente incongrui per una rivista di questo genere, come l'infanzia diseredata in Mozambico e in Romania e i meccanismi spietati che sovrintendono alle scuole di calcio pullulanti nel nostro paese, tutte inchieste affidate alla penna di Lorenzo Sani. Le nostre rubriche preferite restano, però, "El merendero", curata da Goran Ternich, in cui vengono recensiti diversi prodotti - in successione: i rotoli di liquirizia, il Kit-kat e il cioccolato col riso soffiato - e il delicato, essenziale fumetto Pilly, in cui Francesca Bazzurro e Giovanna Zoboli raccontano le avventure dell'eroina eponima, una bambina di quattro anni, e del suo gatto Plato.

Non resta che dare il benvenuto e augurare lunga vita a "Baribal", pubblicazione chiamata a colmare, nel settore delle riviste per ragazzi, un vuoto che i nostri ragazzi non meritavano.

 

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