Rivista "IBC" XIV, 2006, 1

musei e beni culturali, territorio e beni architettonici-ambientali / progetti e realizzazioni, restauri

A Gambettola (Forlì-Cesena) un nuovo centro culturale e artigianale sorge negli spazi di un ex cementificio.
Ritorno in "Fabbrica"

Miriam Fusconi
[laureanda in Storia dell'arte contemporanea all'Università di Bologna]

Trasformare un'area malsana e decadente in un centro dedicato al lavoro e all'arte è impresa ardua ma possibile come dimostra l'inaugurazione di "Fabbrica", avvenuta il 15 ottobre 2005 presso l'ex cementificio SICLI di Gambettola (Forlì-Cesena). Il grosso impegno di lavoro e di vita del designer Angelo Grassi ha trasformato l'edificio industriale, sorto nel 1910 e chiuso nel 1989 per problemi logistici e ambientali, in un funzionante e promettente centro artigianale e culturale.

Una volta acquisito l'ex cementificio, Grassi ha iniziato con interventi a blocchi nelle diverse aree della costruzione basando i lavori, durati ben quindici anni, sul riuso dei materiali, degli spazi e sui principi dell'ecosostenibilità (per una panoramica del progetto e delle iniziative in corso: angelograssi.it/main.htm). L'intera area comprende 16.000 metri quadrati di cui 7.000 coperti: i numerosi locali sono stati bonificati e riarredati riutilizzando materiali recuperati dagli allestimenti fieristici e teatrali (inerenti il lavoro quotidiano di Angelo Grassi) e solo in minima parte impiegando materiali nuovi. Inoltre, in ogni area riconvertita, sono state lasciate tracce del passato mantenendo inalterate numerose (e imponenti) attrezzature: il mulino orizzontale e la catena a tazze per lo spostamento delle materie prime al piano terra, i forni verticali al terzo piano, le due impastatrici e la ciminiera trasformata in camino al quarto piano. I vecchi depositi delle materie prime sono stati restaurati e venduti a 16 attività artigianali, mentre il resto del complesso ospita lo studio di Grassi e il centro culturale.

L'edificio può essere considerato anche un museo industriale: i vari ambienti recano infatti il nome della fase di lavorazione a cui erano destinati, rendendo così manifeste le attività che tanti lavoratori hanno svolto in anni di duro lavoro. Al piano terra si trovano, riconvertite in sale espositive (la "Galleria delle colonne"), le quattro stanze silos, ex depositi di calce e cemento, e la "Sala dei sacchi", dove avveniva il confezionamento. Prima di arrivare ai silos, calce e cemento passavano per un tunnel che ora ospita una mostra fotografica riguardante la storia del cementificio fin dalla sua costruzione. La "Sala dei filtri" è invece situata al primo piano, un tempo luogo di depurazione del vapore derivante dalla lavorazione del cemento, ora spazioso laboratorio scenico. Salendo a 40 metri d'altezza ed entrando nell'attuale "Osservatorio" è possibile godere di una vista che dall'Appennino romagnolo giunge fino al mare: un bel passo avanti per il piacere dei visitatori, se si pensa che quello era il luogo in cui veniva impastato il clinker. Questa sostanza veniva poi cotta nei forni verticali, nella cui parte alta si trova lo spazio del "Dopolavoro", per l'incontro e lo scambio d'idee.

Questi ambienti sono stati sottoposti a un'intensa, e allo stesso tempo rispettosa, opera di miglioramento: dopo aver rimosso parte dell'attrezzatura, sono state lavate le pareti imbrattate di polveri accumulate negli anni, e riverniciate totalmente in color grigio-cemento. Dove necessario è stato rifatto il pavimento, sono state rinnovate le coperture nelle arre che contenevano le materie prime, realizzate porte e finestre per i laboratori, tamponate alcune pareti, abbattute altre. Negli esterni, prima completamente privi di vegetazione, sono state create aree verdi che, nei periodi estivi, potranno ospitare mostre e manifestazioni culturali.

Ma alcuni eventi hanno già scandito la "giovane" vita di "Fabbrica", che ancor prima dell'inaugurazione aveva concesso nel giugno scorso i propri spazi al Festival di Santarcangelo dei Teatri; da ricordare poi la mostra d'apertura "Confini" e quella natalizia sui presepi, a cui hanno partecipato diverse generazioni di artisti contemporanei. In questo luogo, in parte rinnovato, in parte lasciato volutamente allo stato originale, si avverte l'incontro tra il nuovo, costituito da sobrie soluzioni minimaliste, e il vecchio, armoniosamente accolto in un progetto che lo ravviva. Facendo silenzio, pare di sentire i rumori e i racconti degli anni di lavoro di cui i macchinari superstiti sono testimoni.

 

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