Rivista "IBC" XII, 2004, 1
musei e beni culturali, territorio e beni architettonici-ambientali / convegni e seminari, pubblicazioni
Forse il primo testo che qui si segnala non avrà larga diffusione tra il pubblico dei "semplici" lettori appassionati all'arte e ai musei, ma certamente ne sarebbe utile la lettura presso i corsi universitari inerenti ai beni culturali, alla loro conservazione e al loro restauro, corsi che negli ultimi anni si sono diffusi come funghi nelle università italiane. Fin dal titolo infatti, Le chiese come beni culturali, suggerimenti per la conservazione, il volume edito da Electa per la cura di Stefano Della Torre e Valeria Pracchi ricorda che quando si tratta di salvaguardia delle opere d'arte e dei loro contenitori non si deve pensare solo ai musei.
Vale la pena di fare attenzione a questo avvertimento: tutti sono d'accordo sul fatto che alcuni edifici sacri sono vere e proprie pinacoteche - potrebbe ad esempio Santa Maria Novella a Firenze essere definita diversamente? - ma si tende a dimenticare che queste chiese necessitano anche di un attento controllo alle strutture murarie. Strutture da non "tralasciare", non solo perché contengono beni preziosi, ma anche perché gli stessi elementi costruttivi permettono di conoscere e raccontare il nostro passato religioso e architettonico.
Le circa 160 pagine che seguono la prefazione di Roberto Cecchi, direttore generale per i beni architettonici e il paesaggio del Ministero per i beni e le attività culturali, insegnano proprio a porre mano all'adeguamento di muri, infiltrazioni d'acqua, funghi del legno, rinnovo degli impianti elettrici e quant'altro serve a mantenere in buona salute ognuna delle molte migliaia di chiese italiane, siano esse monumentali o semplici cappelle di campagna (il libro ha il patrocinio dell'Ufficio beni culturali ecclesiastici della Conferenza episcopale italiana, istituzionalmente interessata alla questione).
Quando si parla di conservazione è ormai impossibile non associare ad essa anche la valorizzazione, quindi è utile occuparsi ancora una volta del tema del management di beni e attività culturali che negli ultimi anni ha acquistato notevole importanza nella società occidentale, per il ruolo che musei e aree espositive rivestono nella definizione dell'identità sia del singolo che dell'intera comunità. Contribuiscono ora ad approfondire l'analisi del settore anche gli atti del convegno "I 'diritti' dei musei" (Firenze, 9 marzo 2002), recentemente pubblicati dalla Fondazione Corriere della Sera. Leggere questo piccolo libro di quasi cento pagine vuol dire farsi un'idea precisa su quel che pensano alcuni operatori che incidono grandemente nelle decisioni di merito.
Alberto Ronchey, già ministro dei beni culturali e autore delle legge che nel 1993 ha aperto i musei ai privati (con bookshop e altri servizi), spinge in direzione della formazione di una sempre maggiore consapevolezza del nostro patrimonio e della sua necessaria valorizzazione (i "diritti" del titolo si riferiscono proprio a ciò e alla necessità, ad esempio, di regolarizzare le concessioni per le riproduzioni delle opere d'arte). Sulla stessa linea si muove ormai da anni un altro ex ministro come Antonio Paolucci, che sempre più oltre che di arte parla di customer's satisfaction, di soddisfazione del fruitore del bene culturale. Altri tecnici, come Daniel Berger e Guido Guerzoni, hanno snocciolato dati da cui si comprende come in Italia molto si debba ancora in materia di diritti sulla proprietà intellettuale e sulle opere conservate nei nostri musei, prima che un gruppo di manager museali stranieri lo confermasse nella trascrizione di una tavola rotonda tenutasi a conclusione del convegno.
S. Della Torre, V. Pracchi, Le chiese come beni culturali, suggerimenti per
la conservazione, Milano, Electa, 2003, 168 p., _ 36,00.
I "diritti" dei musei, un confronto tra politiche internazionali, Milano, Fondazione Corriere della Sera, 2003, 96 p., s.i.p.
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