Rivista "IBC" XIII, 2005, 4

musei e beni culturali / pubblicazioni

F. Arcangeli, Dal Romanticismo all'Informale. Lezioni accademiche 1970-71, Argelato (Bologna), Minerva Edizioni, 2005.
Rivoluzioni parallele

Enrico Cipressi
[laureato in Conservazione dei beni culturali all'Università di Parma]

"Dal Romanticismo all'Informale" è il titolo del corso che Francesco Arcangeli tenne nell'anno accademico 1970-1971 all'Istituto di storia dell'arte dell'Università di Bologna. Le lezioni, riedite dalla Minerva Edizioni (www.minervaedizioni.com), nel loro tono colloquiale e in uno stile diretto e godibile, restituiscono uno degli aspetti decisivi del lavoro e delle riflessioni di questo fondamentale storico dell'arte.

La parte peculiare della trattazione è costituita dalle analogie tra il Romanticismo e l'Informale. In base alla tesi di Arcangeli, la pittura informale affonda le sue radici nell'arte e nello spirito romantico, così saldamente da indurlo a sostenere che l'Informale è una sorta di romanticismo, o un naturalismo moderno, e afferma: "È stato il momento della invenzione pittorica dell'Informale a farci recuperare in modo nuovo anche l'area del Romanticismo".

Gli aspetti e i caratteri comuni a queste due rivoluzioni dell'arte, pur distanti nel tempo, si ravvisano già dal loro nascere e manifestarsi senza alcuna organizzazione preventiva, in modo naturale e spontaneo, come espressione dello stato d'animo del singolo individuo, che si rapporta alla propria epoca di crisi. Determinante è la concezione dello spazio, non più tradizionale ed equilibrato come nelle opere classico-umanistiche, dove la forma è premeditata geometricamente. Al contrario, nell'arte romantica e in quella informale riscontriamo una forma "in perpetuo divenire, che inventa perennemente sé stessa", una forma quasi organica, che ci suggerisce qualcosa di primordiale, o l'insorgere della vita stessa.

Principale protagonista di questo arco che salda Romanticismo e Informale è l'inglese William Turner. Nella sua pittura, nelle sue immagini sconfinate, Arcangeli ritrova il sublime, il dramma cosmico, l'idea dell'immensità della natura e dell'universo infinito. La forma sembra casuale, apparentemente indeterminata, proprio come accade nell'arte informale di Pollock e Wols. Allo spazio tolemaico degli umanisti, insiste Arcangeli, si sostituisce quello copernicano e lo spazio pittorico diventa la proiezione della nuova coscienza dell'artista. Pertanto, prima di trattare degli artisti più autenticamente romantici, Arcangeli non tralascia un rapido excursus tra le opere dei pensatori e dei filosofi che già nel corso del Settecento, e in tutta Europa, avevano testimoniato il nascere di un nuovo sentire. Ritroviamo così, in un breve ma denso capitolo, Shaftesbury, Vico, Burke, Rousseau.

Nella lettura che poi Arcangeli fornisce del Romanticismo viene riscontrato, innanzitutto, un aspetto fondamentale: per incontrare l'arte romantica più autentica è necessario spostare il proprio sguardo dai paesi latini verso l'area inglese e tedesca. Soltanto in area anglosassone troviamo personalità in grado di inventare un nuovo linguaggio e non, come accade in Francia, "rielaboratori di forme". Largo spazio è riservato, di conseguenza, all'analisi della pittura inglese e l'attenzione di Arcangeli si concentra, in primo luogo, proprio sul Settecento e in modo particolare su Sir Joshua Reynolds. Non si tratta di un tentativo di scoprire, attraverso questa indagine, pittori dichiaratamente preromantici, ma artisti "che volgono la loro attenzione moderna al mondo della vita e del costume", con una modernità che spiega come è nata la rivoluzione della pittura romantica. Quest'ultima troverà in Turner e nel "chiaroscuro naturale" di Constable le sue più alte espressioni.

Nelle lezioni di Arcangeli non sono trascurati Füssli, Blake e Goya, artisti diversissimi quanto a stile, ma insieme pittori di "incubi, visioni e sogni", di un "nuovo atteggiarsi degli spiriti", impegnati nel rifondare "i termini della coscienza e dell'espressività artistica". A chiusura del corso, un'attenzione particolare è riservata al tedesco Friedrich. Il mistero e la modernità delle visioni di questo pittore singolare e solitario, in cui il paesaggio, privo di ogni suggestione di atmosfera, diventa potentemente simbolico, ci proiettano, questa volta, verso il Surrealismo e la Metafisica. Con questi artisti nasce il paesaggio moderno, un nuovo "rapporto uomo-natura, che mette in luce, intuitivamente, la natura degli abissi del cuore e delle profondità del cosmo, proponendo un rapporto più vero, più moderno e profondo nel colloquio coscienza-universo".

 

F. Arcangeli, Dal Romanticismo all'Informale. Lezioni accademiche 1970-71, Argelato (Bologna), Minerva Edizioni, 2005, 152 p., _ 25,00.

 

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