Rivista "IBC" XIII, 2005, 2

musei e beni culturali / mostre e rassegne, progetti e realizzazioni, pubblicazioni

Frutto della collaborazione tra istituzioni e ambiti disciplinari diversi, la mostra bolognese sulle "arti della salute" nasce da un complesso progetto di studio, catalogazione, restauro e conservazione del patrimonio delle aziende sanitarie regionali.
Stanno tutti bene

Graziano Campanini
[direttore del Museo della sanità e dell'assistenza di Bologna, membro del Consiglio direttivo dell'IBC]
Micaela Guarino
[IBC]
Gabriella Lippi
[collaboratrice dell'IBC]

Nel marzo del 2000 si tenne a Bologna un seminario finalizzato alla conoscenza e alla conservazione dei patrimoni culturali delle aziende sanitarie dell'Emilia-Romagna. Da quella riflessione promossa dalla Regione - attraverso gli assessorati alla Sanità e alla Cultura e l'Istituto per i beni artistici, culturali e naturali - scaturiva un preciso impegno progettuale, che peraltro prendeva le mosse da quanto già avviato in alcune realtà locali, e che prevedeva innanzitutto il censimento e la catalogazione dei patrimoni delle aziende sanitarie.

Il lavoro fin qui condotto ha messo in luce una notevole quantità e qualità di beni culturali tipologicamente differenziati: pregevoli architetture e arredi delle sedi storiche; dipinti e sculture, disegni e fotografie, libri e documenti; suppellettili liturgiche e arredi ecclesiastici di pertinenza di chiese e oratori ospedalieri; significative testimonianze di strumentaria medico-scientifica all'interno degli ospedali. Negli archivi e nelle biblioteche biomediche si conservano inoltre fondi storici di grande pregio e consistenza.

È questa un'eredità patrimoniale e storica che le istituzioni sanitarie pubbliche di questa regione considerano in tutta la sua pregnanza, anche come elemento di riflessione per le scelte aggiornate di tutela della salute, secondo un principio che vede la persona al centro del proprio operare. La sedimentazione pluricentenaria dei patrimoni è testimone di una complessa storia sociale e istituzionale, che va dalle forme assistenziali e caritatevoli in risposta ai problemi del pauperismo, e marginalmente della malattia, fino all'attuale servizio sanitario di carattere universalistico e di consistente specializzazione.

 

La mostra "Le Arti della Salute. Il patrimonio culturale e scientifico della sanità pubblica in Emilia-Romagna" (Bologna, Museo civico archeologico e Museo della sanità e dell'assistenza, 17 maggio - 17 luglio 2005), presenta dunque i risultati di un programma regionale pluriennale di studio, conservazione e valorizzazione dei patrimoni culturali delle aziende sanitarie. Si configura come una tappa significativa di un percorso finalizzato alla migliore salvaguardia e fruizione di tali patrimoni, utile alla ricerca di soluzioni permanenti in accordo con le comunità locali.

Le stesse sedi espositive costituiscono un valore aggiunto per il visitatore, in quanto originariamente destinate a Ospedale della Morte (ora Museo civico archeologico) e Ospedale della Vita (ora Museo della sanità e dell'assistenza), per secoli attivi nel cuore della città, differenziati per prestazioni, fino alla loro unificazione in altra sede agli inizi dell'Ottocento. Nelle sale dedicate alle mostre temporanee del Museo civico archeologico l'accento viene posto sul patrimonio storico-artistico delle aziende sanitarie, mentre nella Museo della sanità e dell'assistenza si affrontano rilevanti aspetti medico-scientifici, con materiali di diversa provenienza. Qui hanno trovato collocazione alcune significative espressioni che coniugano arte e scienza con finalità didattiche messe a disposizione dai musei di anatomia delle università, necessario complemento conoscitivo dei patrimoni delle aziende sanitarie.

Il catalogo propone un'impostazione solo in parte coincidente con il percorso espositivo.1 È stato inevitabile distinguere tra i diversi apporti disciplinari, che in mostra possono essere più agevolmente mescolati. Si è cercato tuttavia di illustrare i risultati di un lavoro di ricerca e di confronto che ha voluto sperimentare fino in fondo le possibilità di scambio e di arricchimento che solo un lavoro interdisciplinare può arrecare.

 

Nel Museo civico archeologico, dopo un'introduzione che ha per tema le architetture e un primo approfondimento con una sala dedicata alle origini degli ospedali, si snoda un percorso cronologico (dal Duecento fino ai giorni nostri), intervallato con altri due temi di approfondimento riguardanti la formazione del patrimoni, illustrati mediante alcuni esempi di acquisizione delle opere d'arte e importanti figure di donatori. Per finire, un ampio spazio in questa prima sede di mostra viene riservato a una sezione che propone un itinerario di visita a luoghi di particolare pregio e significatività per la storia assistenziale e sanitaria.

Nella sezione dedicata alle architetture, soprattutto con l'ausilio di disegni progettuali ma anche con libri, acquerelli e stampe, viene offerta una lettura dei caratteri tipologici delle strutture ospedaliere che in Emilia-Romagna si sono succedute in un arco temporale assai vasto: dall'aula medievale alla maggiormente praticata tipologia con pianta a croce greca, per proseguire con l'ospedale a padiglioni e i moderni monoblocchi. Ogni tipologia si confronta con le esigenze del proprio tempo, economiche e sociali, ma soprattutto di organizzazione assistenziale e sanitaria. Una riflessione storica dalla quale appare difficile prescindere nella pratica progettuale odierna. In questa sezione sono presentati inoltre alcuni casi di trasformazione d'uso (da conventi a ospedali, ma anche da ospedali a istituzioni culturali) e viene affrontato il tema degli assetti patrimoniali definiti dai possedimenti territoriali dei nosocomi.

L'argomento delle origini degli ospedali viene trattato presentando alcuni ritratti di fondatori e importanti documenti e codici che coprono un vasto arco cronologico, dal medioevo fino all'Ottocento, concludendo con la persistenza di un atteggiamento filantropico incarnato da Giuseppe Verdi che fonda un ospedale a Villanova sull'Arda. Il quadro che emerge nella nostra regione, inevitabilmente sintetico in mostra, viene delineato nel catalogo con una serie di interventi utili a un primo orientamento in una galassia istituzionale di particolare complessità.

Il percorso cronologico presenta una selezione di dipinti e sculture, ma anche pregevoli libri e interessanti documenti provenienti dai patrimoni delle aziende sanitarie della regione. È una selezione operata tenendo conto sia della qualità, sia del valore di testimonianza storica delle opere. È la punta di un iceberg che vuole offrire un'idea della vastità, varietà e ricchezza di questi patrimoni culturali, che costituiscono una grande "collezione" che interessa l'intero territorio regionale e che si è attuata lungo un arco temporale che dal Duecento giunge fino a oggi. Si tratta di un patrimonio in gran parte di notevole qualità, a volte conosciuto e riferito ad artisti rinomati, ma più spesso misconosciuto o dimenticato. Gli studi e le ricerche attivate per quest'occasione espositiva hanno tra l'altro consentito di proporre soluzioni attributive, insieme a una migliore contestualizzazione e lettura delle singole espressioni artistiche.

Diversi sono i luoghi di provenienza: strutture sanitarie, ospedali, chiese, palazzi, biblioteche biomediche, ma anche archivi, biblioteche e musei presso i quali i beni sono stati a volte depositati.

Una parte del percorso cronologico è stato dedicato alle raccolte ospedaliere di arte del Novecento che costituiscono un patrimonio inaspettatamente consistente e, al tempo stesso, estremamente diffuso sul territorio regionale. Amministratori, collezionisti e artisti hanno cercato di contribuire con la presenza di opere d'arte al miglioramento estetico delle strutture sanitarie e alla loro umanizzazione. È un approccio che merita una particolare attenzione anche per i possibili e perseguibili sviluppi futuri.

Concettualmente collegate al tema delle origini, lungo il percorso cronologico vengono proposte due "pause di approfondimento" riguardanti la formazione dei patrimoni. Mediante l'esposizione di dipinti di rilevante qualità vengono forniti alcuni esempi per ricordare i diversi canali di acquisizione delle opere diventate di proprietà delle aziende sanitarie. Principalmente: la fondazione di istituzioni assistenziali e sanitarie e le loro periodiche concentrazioni, le soppressioni di chiese e conventi in età napoleonica e postunitaria e la loro riconversione ospedaliera; le periodiche e a volte consistenti donazioni a sostegno delle attività di cura.

Vengono poi segnalate, sempre a titolo esemplificativo, alcune figure di grandi benefattori, rappresentati con il loro ritratto e con opere appartenenti a nuclei collezionistici significativi. In molte strutture sanitarie e ospedaliere dell'Emilia-Romagna si trovano infatti ancora tracce di personalità che hanno fornito contributi per la nascita, l'ampliamento, il funzionamento dei nosocomi. Insieme a terreni, edifici, lasciti in denaro per il mantenimento delle strutture e del personale, sono a volte pervenute biblioteche private e collezioni artistiche di grande pregio.

Con l'ultima sezione, intitolata "Dalle opere ai luoghi", viene proposto un itinerario che fa perno su un'opera esposta per rinviare alla visita a un "contenitore", che riveste spesso anche valori architettonici e ambientali e che conserva altre importanti espressioni artistiche. Una sorta di invito alla visita, dunque, una modalità per favorire la valorizzazione e la fruizione dei beni nel loro contesto ambientale e storico.

 

Nel Museo della sanità e dell'assistenza vengono affrontati principalmente aspetti di anatomia e di medicina riconducibili alle esperienze maturate nella nostra regione.

La sezione riferita alla didattica anatomica prende avvio dai teatri anatomici stabili, luoghi deputati alle dimostrazioni didattiche di dissezione a partire dal Seicento, rappresentati in mostra dai disegni che ci restituiscono le strutture sei-settecentesche di Bologna, Ferrara, Modena e Parma. Altri aspetti vengono poi affrontati con esemplari di ceroplastica anatomica, accompagnati, per un approfondimento tematico, scientifico e storico, dalle opere a stampa di alcuni dei più importanti protagonisti medici che presentano pregevoli tavole incise. Una sala specifica è stata riservata all'ostetricia, per l'importanza delle collezioni riferite a questo ambito e l'indubbio fascino di alcuni "pezzi", per i quali si può parlare di una perfetta fusione tra arte e scienza.

La sezione dedicata ai medici e alla medicina propone, attraverso testimonianze documentali, librarie e pittoriche di alcuni importanti rappresentanti della scienza medica, una ricostruzione dello sviluppo delle scienze sanitarie in Emilia-Romagna. I protagonisti "osservati", rappresentati in vario modo in mostra con opere appartenenti ai patrimoni delle aziende sanitarie (in quanto effigiati in dipinti o sculture, o autori di testi medici, o anche oggetto di particolari trattati), vengono ricordati in catalogo anche con una serie di schede biografiche che introducono quelle specifiche sui materiali esposti.

Il percorso si conclude nell'Oratorio di Santa Maria della Vita. In questa occasione espositiva trova qui collocazione quel poco che resta delle spezierie ospedaliere della nostra regione. Alla dispersione e alla perdita di un patrimonio che dovette essere di grande pregio e consistenza hanno evidentemente contribuito in modo negativo la trasformazione delle strutture, che via via hanno eliminato gli ambienti storici (a servizio sia dei ricoverati, sia della popolazione esterna) e le profonde modificazioni nell'offerta farmaceutica. Un impegno particolare dovrà quindi essere rivolto alla salvaguardia di questi materiali, che in mostra sono accompagnati da libri e documenti che completano e aggiungono valore a questa piccola ma significativa sezione.

 

Nota

(1) Le Arti della Salute. Il patrimonio culturale e scientifico della sanità pubblica in Emilia-Romagna, a cura di G. Campanini, M. Guarino, G. Lippi, Milano, Skira editore, 2005.

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