Rivista "IBC" X, 2002, 2

musei e beni culturali / progetti e realizzazioni

Gli interventi di studio, catalogazione e valorizzazione del patrimonio storico-artistico delle aziende sanitarie dell'Emilia-Romagna costituiscono un filone sempre più importante delle attività dell'IBC: facciamo il punto.
La salute del patrimonio

Micaela Guarino
[IBC]

Da alcuni anni l'Istituto per i beni culturali della Regione Emilia-Romagna (IBC) promuove interventi di studio, catalogazione e valorizzazione del patrimonio storico-artistico delle aziende sanitarie dell'Emilia-Romagna e collabora a iniziative volute dalle aziende stesse. A dare l'avvio a tale filone di intervento furono, alla fine degli anni Settanta, le ricerche sui patrimoni delle Opere pie i cui esiti confluirono nella mostra "Arte e Pietà" (1980) e in alcune pubblicazioni. Tali insiemi di opere sono infatti affini a quelli delle aziende sanitarie per un percorso storico istituzionale in parte comune e non è un caso che opere di pertinenza ospedaliera comparvero in occasione della mostra accanto alle altre.

In relazione alla costituzione nel 1994 delle aziende sanitarie e alla loro personalità giuridica, gli assessorati regionali alla sanità e alla cultura dell'Emilia-Romagna, d'intesa con l'IBC, sentirono l'esigenza di sensibilizzare le aziende nei confronti dei propri patrimoni storico-artistici, ricordando loro i doveri di tutela e di conservazione ai quali per legge erano sottoposte. Tali indicazioni - che suscitarono atteggiamenti disomogenei, a volte molto propositivi e costruttivi, altre volte problematici - raggiunsero in ogni caso l'importante obiettivo di evitare dispersioni.

All'Azienda unità sanitaria locale (AUSL) di Ravenna, di gran lunga la più attiva sul fronte della inventariazione, della conservazione, del restauro e della valorizzazione, si debbono tra l'altro: le mostre "Non solo pietà" (Lugo e Bagnacavallo, 1997) e "Settecento riformatore a Faenza. Antefatti del neoclassicismo e il patrimonio d'arte dell'ospedale" (Faenza, Palazzo Milzetti, 1999-2000), realizzate in collaborazione con l'IBC; la risistemazione e la visitabilità della chiesa dell'ex ospedale di Brisighella e dell'oratorio di Sant'Onofrio a Lugo; la conservazione temporanea presso la sede AUSL di Russi di opere di varia provenienza in forma di allestimento museale fruibile; e, infine, le attività finalizzate alla creazione del museo dell'ospedale di Faenza. Quest'ultimo ingloberà nel suo percorso anche il grande corridoio d'ingresso, detto dei benefattori, oltre ad altri spazi e all'attigua chiesa di San Giovanni di Dio, attualmente in corso di restauro architettonico attuato d'intesa con la competente Soprintendenza di Ravenna.

Un caso diverso è stato quello del patrimonio della AUSL 31 di Ferrara, sottoposto a cura dell'IBC a un intervento di catalogazione "preventiva" essendo l'azienda interessata a verificare le possibilità di una sua alienazione. Tale operazione ha consentito di mettere in luce le opere storico-artistiche significative per la storia culturale, artistica e scientifica dell'istituzione e quelle che, viceversa, non rivestivano particolare interesse (si trattava soprattutto di arredi in disuso).

Per quanto riguarda il Centro di documentazione di storia della psichiatria di Reggio Emilia, ne sono stati schedati, sempre a cura dell'IBC (con la collaborazione del Centro regionale per il catalogo - CRC), la strumentazione scientifica, una campionatura di manufatti artigianali artistici e un nucleo dei dipinti eseguiti da pazienti psichiatrici.

Va ancora citato il notevole impegno profuso dall'Azienda sanitaria Città di Bologna sul fronte del recupero del complesso monumentale di Santa Maria della Vita e per la istituzione del Museo della sanità e dell'assistenza, un luogo pienamente restituito alla città.

Di queste e di altre iniziative - come quelle intraprese a Parma per la celebrazione degli ottocento anni dell'ospedale - si è parlato nel maggio del 2000 nel corso del seminario "I patrimoni culturali delle Aziende sanitarie in Emilia-Romagna. Conoscenza e valorizzazione", organizzato dall'IBC in collaborazione con gli assessorati regionali alla sanità e alla cultura e svoltosi nella bella cornice dell'Oratorio di Santa Maria della Vita. Negli atti di quella giornata di studio - pubblicati in uno specifico supplemento di questa rivista (IX, 3, 2001) - veniva tra l'altro annunciata l'adesione dell'IBC, come partner, al progetto europeo "Paphe - Présent et Avenir du Patrimoine Architectural Hospitalier Européen" (programma Cultura 2000).

Il "Paphe" - coordinato dall'Assistance Publique-Hopitaux de Paris con il sostegno del Ministero francese della comunicazione e della cultura - ha riunito, oltre che la Francia e l'Italia (con l'Emilia-Romagna rappresentata dall'IBC), Belgio (Bruxelles), Spagna (Catalogna), Paesi Bassi, Regno Unito e, come paese associato, la Finlandia (Helsinki). Scopo del progetto era innanzitutto ricostruire, attraverso una ricognizione e uno studio delle strutture oggi esistenti e fin dall'origine destinate alla assistenza e alla cura, il panorama delle architetture ospedaliere storiche. Tale conoscenza era finalizzata da una parte ad avere a disposizione dati utili alla attuale e futura progettazione ospedaliera, dall'altra a diffondere, anche a scopo di tutela, la conoscenza di questo patrimonio culturale e sociale, rendendolo fruibile attraverso la realizzazione di un percorso europeo dei siti particolarmente significativi e visitabili.

La metodologia adottata ha individuato come chiave di lettura le forme planimetriche e architettoniche che hanno caratterizzato questi edifici - inizialmente si trattava soprattutto di conventi - e che sono mutate nel corso del tempo in relazione alle scoperte mediche e scientifiche. Queste ultime producevano infatti importanti innovazioni, quali una diversa distribuzione dei ricoverati o, in alcuni casi, il loro isolamento.

La ricerca ha quindi tracciato la vicenda dell'assistenza e della cura ospedaliera mettendo in luce gli sviluppi temporalmente diversi che le condizioni religiose e politiche hanno determinato in questo campo nei paesi europei interessati dal progetto. Nel corso dei secoli il progredire della medicina e un'organizzazione più laica e scientifica determinarono importanti cambiamenti nell'assetto ospedaliero che, da luogo di mera attività assistenziale, divenne sempre più luogo di cura. Tra gli altri aspetti indagati vanno ricordati quello della collocazione urbanistica degli ospedali - tema quanto mai attuale e problematico - e quello di una necessaria, maggiore umanizzazione di questi luoghi. Quest'ultimo punto ha rivestito particolare interesse in relazione a quanto si può fare, sotto il profilo culturale, per favorire un rapporto più umano e consapevole con il luogo storico in cui si è ricoverati.

La schedatura e la mappatura degli edifici ospedalieri rilevati (per la nostra regione è stata in questo senso fondamentale la ricognizione effettuata alcuni anni fa per esigenze patrimoniali dall'Assessorato regionale alla sanità) - che hanno trovato la loro prima sede in un libro bianco telematicamente condiviso dai partner - hanno consentito di verificare le profonde differenze che a volte intercorrono tra istituzioni europee, apparentemente accomunate dalla denominazione, e hanno reso necessaria l'individuazione di una terminologia comparata di supporto. Un esempio particolarmente chiarificatore in questo senso è quello del cosiddetto "ospedale generale", che per la Francia è storicamente luogo di ricovero, soprattutto a fini di ordine sociale, di individui ritenuti pericolosi per la società. La successiva messa in rete dei materiali revisionati del libro bianco è stato il primo passo che ha dato visibilità pubblica al lavoro che può attualmente essere visionato attraverso il sito dell'IBC (www.ibc.regione.emilia-romagna.it) alla voce "attività" della sezione "beni architettonici e ambientali".

Il secondo prodotto del progetto è rappresentato dalla pubblicazione, nelle lingue dei paesi partner, della guida Patrimonio ospedaliero. Un percorso attraverso l'Europa (Monum, Editions du patrimoine, Paris, 2001), dove una dettagliata introduzione è seguita da una selezione di quarantacinque strutture ospedaliere europee - ancora tali o trasformate in altre destinazioni - rese per la prima volta contemporaneamente visitabili in occasione delle Giornate europee del patrimonio dello scorso anno. Le tappe emiliano-romagnole di tale percorso sono l'Ospedale civile "Guglielmo da Saliceto" di Piacenza, l'Ospedale di Santa Maria della Vita di Bologna, l'Ospedale Vecchio di Parma, la Casa di Dio e Ospedale Morgagni di Forlì, l'Ospedale degli Infermi di Faenza, l'Ospedale San Lazzaro di Reggio Emilia.

Un colloquio internazionale e la presentazione di un filmato realizzato su alcune delle strutture citate hanno concluso a Parigi, nel dicembre scorso, il progetto europeo al quale ci si è proposti di dare prosecuzione attraverso il mantenimento e l'implementazione della banca dati, curati, a turno, da uno dei partner. Tale impegno si integra perfettamente con le attività che l'IBC sta svolgendo all'interno di un progetto recentemente finanziato dall'Assessorato regionale alla sanità e finalizzato a operazioni di ricerca, studio e valorizzazione dei patrimoni delle aziende regionali. Il primo stralcio individuato riguarda il patrimonio storico-artistico e della strumentazione scientifica, per il quale è prevista un'operazione di catalogazione a livello regionale come azione propedeutica ad altri interventi, che saranno oggetto di stralci successivi.

 

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