Rivista "IBC" XIII, 2005, 1
musei e beni culturali, territorio e beni architettonici-ambientali / mostre e rassegne, pubblicazioni
Nel 1992, il decreto legislativo 502 trasforma le Unità sanitarie locali in aziende (AUSL). È in conseguenza del processo di aziendalizzazione e con i decreti del presidente della Giunta regionale del 1995 che, a partire dal 1996, il patrimonio già appartenuto ai disciolti enti ospedalieri è attribuito alle AUSL, che ne diventano proprietarie a tutti gli effetti e a pieno titolo. Questo patrimonio, accanto ai beni immobiliari e mobiliari fatto di case, terreni, appartamenti, comprende anche un vasto patrimonio artistico e culturale composto da monumenti, chiese, ville e palazzi storici, quadri, mobili, paramenti sacri, argenti, e così via.
Il timore che, nel corso dei vari passaggi, parte del patrimonio artistico potesse essere andato perduto o dimenticato e il desiderio di valorizzarlo, sono le due ragioni principali per le quali la Regione Emilia-Romagna ha dato vita a una serie di iniziative di studio ed espositive, che a partire dal 2000 hanno portato all'elaborazione di un progetto pluriennale di tutela e valorizzazione del patrimonio artistico e culturale in cui sono impegnate tutte le aziende sanitarie della Regione.
Il progetto si propone una migliore conoscenza dell'insieme dei "materiali" e della loro storia per costruire uno strumento di intervento più consapevole, sulle vendite a volte necessarie, sulle destinazioni future, sul loro valore economico e artistico, sui punti di alta qualità o sui bisogni urgenti. Partner fondamentali in questo progetto sono l'Istituto per i beni culturali (IBC), strumento regionale che da anni collabora con le più svariate istituzioni sulla salvaguardia e promozione del patrimonio storico-artistico regionale, e le direzioni generali delle varie aziende AUSL o ospedaliere.
Nel marzo del 2000 l'Assessorato alla sanità e l'IBC organizzarono un seminario dal titolo "I patrimoni culturali delle aziende sanitarie in Emilia-Romagna. Conoscenza e valorizzazione". Da quel convegno è nato un gruppo di lavoro, formalizzato dalla direzione generale dell'Assessorato, che comprende dirigenti ed esperti delle aziende sanitarie, dell'IBC e dell'Assessorato stesso. Il gruppo di lavoro ha prodotto una serie di attività quali: la catalogazione dei beni storico-artistici e della strumentazione scientifica, l'adozione di soluzioni per la fruizione permanente di alcuni di questi patrimoni, la realizzazione di un corso di formazione per i dipendenti delle aziende come responsabili della gestione del patrimonio culturale, l'avvio di un progetto per un sottosistema museale regionale dedicato alla storia della sanità, l'individuazione di punti di eccellenza e di quelli a rischio.
La realizzazione della mostra "Le arti della salute" è stata promossa per dare atto pubblicamente del lavoro svolto, della quantità e qualità del patrimonio documentato e catalogato. Una prima analisi di questi materiali porta intanto alla comprensione che si tratta di una parte non indifferente del patrimonio storico-artistico della nostra società. Chiese con arredi completi, palazzi e ville, ospedali storici, una strumentazione scientifica sia antica che contemporanea da conservare per il futuro.
Il valore delle ricerche effettuate e il numero degli oggetti raccolti e documentati evidenziano la necessità di non disperdere le tracce della storia della sanità, ma di valorizzarle come parte importante del patrimonio culturale collettivo. Come mantenere vivo nella memoria il ricordo dell'appartenenza di tutto questo patrimonio alla storia della cultura di questa regione?
È un filo, questo della memoria, che tiene legato indissolubilmente gran parte del patrimonio storico-artistico tout court: è solo conoscendo quali siano le radici del nostro operare, quanto siano diffuse e capillari l'esigenza e la realizzazione di strumenti per le cure sanitarie, e quanto sia profondo il legame della sanità con il tessuto sociale, solo così possiamo trovare risposte adeguate e fare progetti di qualità. Anche per questo servono testimonianze che raccontino al nostro futuro come, dove e perché, nel passato, uomini, enti, organizzazioni, si siano dedicati alla tutela della salute pubblica.
Gli spazi espositivi del Museo civico archeologico e quelli del Museo della sanità e dell'assistenza a Bologna ospiteranno, dal 29 di aprile al 20 luglio 2005, l'esposizione "Le arti della salute", dedicata al patrimonio culturale della sanità pubblica della nostra regione. La mostra è promossa dagli Assessorati regionali alla Sanità e alla Cultura, e dall'IBC, e viene realizzata in collaborazione con le Aziende e gli Istituti sanitari dell'Emilia-Romagna. L'esposizione, che presenta al pubblico un corpus di circa 200 opere, molte delle quali poco conosciute, è il risultato di una lunga indagine compiuta da un gruppo di lavoro a cui hanno partecipato esperti di discipline diverse: dagli storici dell'arte agli architetti, dagli studiosi della medicina e delle istituzioni sanitarie, agli esperti di beni bibliografico-documentari.
Il patrimonio culturale della aziende sanitarie è infatti un insieme eterogeneo che si è venuto costituendo e sedimentando nel corso dei secoli e che comprende beni architettonici e scientifici, ma anche artistici, storici, documentari e librari. Si tratta di opere e oggetti che rivestono spesso un notevole interesse per il loro valore intrinseco, ma che sono in ogni caso importanti perché permettono una lettura documentata di fasi diverse della storia culturale e sociale del nostro paese. Le vicende storiche di formazione e titolarità di questo patrimonio sono molteplici, ma schematicamente si possono leggere secondo alcuni filoni principali.
Il primo, quello originario, ha come riferimento i luoghi - quali ospitali, conventi e lazzaretti - in cui già agli inizi dello scorso millennio operavano gli ordini religiosi e le numerose confraternite che assistevano malati e pellegrini. Un momento successivo è identificabile nelle importanti elargizioni pubbliche e private destinate alla creazione di strutture più specificamente assistenziali, a volte di notevoli dimensioni, spesso dotate di vaste proprietà immobiliari e di terreni. Un passaggio significativo si ha con la creazione generalizzata di strutture dedicate esclusivamente alla cura degli infermi. È un processo che inizia nella seconda metà del Settecento e si intensifica nel periodo napoleonico, anche in occasione delle soppressioni di conventi e ordini religiosi che hanno determinato la chiusura di un gran numero di edifici religiosi e la conseguente dislocazione dei beni in altre sedi. Molti di questi beni sono confluiti nei patrimoni degli ospedali pubblici, eredi diretti degli antichi ordini e delle antiche confraternite.
Il periodo postunitario porta alla creazione di numerosi ospedali anche in ragione delle nuove conquiste nel campo dell'igiene pubblica e della medicina. Dal punto di vista istituzionale è una fase nella quale, così come era successo a metà Quattrocento, si procede a concentrare in un'unica struttura attività in precedenza svolte da una molteplicità di soggetti. Nel corso della prima metà del Novecento, le Opere pie ospedaliere verranno trasformate in enti ospedalieri, sostituiti a loro volta nel 1979 dal Servizio sanitario nazionale che aveva e ha il suo punto di forza nel decentramento di funzioni dallo Stato alle Regioni. In attuazione della riforma, sono state istituite con leggi regionali le Unità sanitarie locali, quali "strumenti" operativi dei Comuni, singoli o associati: questi ultimi assumevano quindi la titolarità di gran parte delle funzioni sanitarie e di conseguenza la proprietà dei patrimoni, compresi quelli culturali.
L'ultimo passaggio di proprietà è recente e risale alla prima metà degli anni Novanta con la costituzione delle Aziende sanitarie che, essendo dotate di personalità giuridica, hanno assunto anche la titolarità dei patrimoni. La complessa vicenda giuridica di questo particolarissimo patrimonio spiega anche la necessità, oggi giustamente avvertita, della sua conoscenza e quindi della sua tutela.
La mostra si sviluppa in un percorso espositivo cronologico e tematico che vede l'intrecciarsi di diverse tipologie di beni e la presenza di opere che datano dalla fine del Duecento al Novecento e che testimoniano sia della ricchezza e vastità del patrimonio artistico, sia dello svolgersi del pensiero medico-scientifico nella nostra regione. Una sezione rimanda, attraverso l'esposizione di opere d'arte, alla visita di luoghi di particolare interesse legati alla storia sanitaria di tutto il territorio regionale. Alla mostra si accompagnano un corposo catalogo e una proposta di itinerari, entrambi editi da Skira.
[Isabella Fabbri]
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