Rivista "IBC" XII, 2004, 3
musei e beni culturali / storie e personaggi
Quella con Borgonzoni doveva essere solo un'intervista per "IBC". Mancava poco più di un anno all'inizio delle celebrazioni ufficiali per il Cinquantesimo della Liberazione e noi avevamo pensato di pubblicare una testimonianza del maestro, una sua memoria riferita al giovane Aldo, al pittore militante, al cantore dell'epopea resistenziale e delle lotte popolari per la libertà e il lavoro nella campagna emiliana.
Vedemmo in diversi momenti Aldo Borgonzoni durante quella primavera del '94, per lui così densa di impegni essendo fra l'altro in preparazione la grande mostra sul Concilio Vaticano II nell'ex chiesa di Santa Lucia a Bologna. Dopo il primo colloquio, fu lui a richiamarci. Un giorno e poi un altro ancora. Ogni volta per dirci che non ci aveva raccontato tutto, che gli erano venute alla mente altre cose, cose importanti: su quel tal incontro con Guttuso, su quel certo giorno del '48 all'esposizione dell'"Alleanza", su chi, secondo lui, "veramente fu" Momi Arcangeli, e via conversando.
E così conversando, tra rievocazioni di storie, rivisitazioni di mostre, tratteggi di figure come in controluce, andò a finire che le memorie di Aldo Borgonzoni impresse sul nostro quaderno favorirono ben più d'una semplice intervista (che infatti non ci riuscì di risolvere entro i limiti imposti dall'usuale gioco al rimbalzo tra domande e risposte) suggerendoci anzi alcune linee di ricerca su capitoli fin lì del tutto inesplorati e sconosciuti della vicenda artistica emiliana novecentesca, allora finalmente rischiarati, appunto, dalle parole del maestro.
Subito seguendo Borgonzoni provammo a cimentarci in un'esplorazione del patrimonio artistico regionale alla ricerca delle tracce superstiti di quella pittura che, nell'immediato dopoguerra, e specialmente attraverso le mostre e i concorsi d'arte, si era legata alle tematiche resistenziali e, più in generale, a una nuova coscienza morale della realtà. Il "Premio" di Ferrara del 1955 e quello di Bologna del '56, le due mostre di Marzabotto, nel 1960 e nel '61: ci era stato riferito dal maestro che quelle iniziative, e altre ancora (nei piccoli paesi della padania, della provincia reggiana e della Bassa romagnola) avevano visto accomunati giovani artisti e giovani critici, ma anche pittori e scultori più maturi e studiosi di chiara fama, e che di quello straordinario fermento ideale erano stati partecipi enti pubblici, associazioni culturali, comunità intere.
La portata e l'importanza della cosiddetta "stagione dei premi", con l'insieme delle questioni, dei dibattiti, delle esperienze che avevano animato la scena artistica emiliana dell'immediato dopoguerra, risultarono confermate dagli esiti dalla ricerca "sul campo" poi confluiti nella mostra itinerante "La Premiata Resistenza", non a caso allestita in anteprima a Medicina (Bologna) nella primavera del '95.1
E non a caso, nel paese dove Aldo Borgonzoni era nato nel lontano 1913, ritornò a essere visibile al pubblico il grande ciclo murale dedicato ai "lavoraterra" medicinesi che l'artista, appena trentacinquenne, aveva dipinto all'interno dell'ex casa del popolo con otto scene sugli orrori della guerra, sulla conquista della libertà, sulle fatiche e sul trionfo della classe lavoratrice.
Ancora, dopo Medicina, il filo della memoria ha collegato Borgonzoni all'Istituto per i beni culturali della Regione Emilia-Romagna: ogni volta che si sono verificati ritrovamenti di sue vecchie opere (quelle recenti del Museo Cervi o nelle collezioni della Regione Emilia-Romagna e dell'Amministrazione provinciale di Forlì-Cesena), e nelle diverse circostanze che hanno visto il maestro "donatore" ai musei e alle raccolte pubbliche della nostra regione (come non ricordare lo straordinario corpus di opere confluito nel Museo d'arte delle generazioni italiane del Novecento "Giulio Bargellini" di Pieve di Cento?).
Per la grande mostra su "Arte e Resistenza a Bologna", allestita nell'inverno scorso,2 del pittore avevamo scelto di esporre due quadri particolarmente rappresentativi della sua giovanile militanza artistica, tra i tanti che nel corso degli anni avevamo ritrovato nelle più diverse raccolte pubbliche: l'uno sul massacro di Marzabotto, dipinto nel 1945, l'altro, del '55, intitolato ai partigiani della Bassa ferrarese. Nei giorni che sono seguiti alla scomparsa di Aldo, quei due quadri, sotto la solenne volta della chiesa di San Mattia, si sono per noi tramutati in vere e proprie icone. Icone toccanti e commoventi con il loro smisurato carico di storia vera e di profonda umanità.
Nota
(1) La premiata Resistenza: concorsi d'arte nel dopoguerra in Emilia-Romagna, a cura di O. Piraccini, G. Serpe, A. Sibilia, Casalecchio di Reno (Bologna), Grafis, 1995.
(2) Si veda in proposito: A. M. Aldrovandi Baldi, Creare per resistere, "IBC", XII, 2004, 1, p. 93.
Azioni sul documento