Rivista "IBC" XII, 2004, 2

territorio e beni architettonici-ambientali / pubblicazioni

Quadricentenario della parola Geologia. Ulisse Aldrovandi 1603 Bologna, a cura di G. B. Vai e W. Cavazza, Bologna, Minerva Edizioni, 2003.
E la chiamò geologia

Francesco Menchetti
[collaboratore dell'IBC]

Sono passati quattrocento anni da quando Ulisse Aldrovandi nel testamento del 1603 coniò un neologismo: la parola "giologia" o "geologia", un nome in grado di aprire la strada ad una nuova disciplina che non si limitò al mondo del minerale di diretta competenza dello scienziato ma comprese anche vari altri aspetti, quale quello mineralizzato dei fossili e gli elementi non vegetali e animali del sottosuolo. Il nuovo termine non rispondeva solamente alle esigenze della grande questione filosofica e scientifica dell'interpretazione dei fossili marini trovati sulle montagne, ma anche a motivazioni più generali e culturali legate all'articolazione tassonomica delle scienze naturali.

Per una ricorrenza così unica come quella offerta dall'anniversario aldrovandiano lo Studio bolognese, con il contributo del Comitato organizzatore del XXXII Congresso geologico internazionale, ha presentato un ricchissimo volume bilingue intitolato Ulisse Aldrovandi 1603 Bologna, curato da Gian Battista Vai e William Cavazza, finanziato dalla Fondazione Carisbo e edito da Minerva Edizioni. La ricorrenza ha rilievo particolare perché nel 2004, dopo 123 anni, i geologi riescono a riportare in Italia, a Firenze, il Congresso internazionale; è doveroso ricordare che il secondo congresso si tenne a Bologna nel 1881 grazie al fondamentale contributo di Giovanni Capellini, brillante scienziato che nel 1860 ricoprì la prima cattedra italiana di geologia all'Università di Bologna.

Il volume si articola in quattordici interventi nei quali si ripercorrono con un ottica scientifico-naturalistica gli ultimi quattro secoli di vita universitaria partendo dai quaranta anni di insegnamento di Ulisse Aldrovandi, straordinario scienziato bolognese nato nel 1522 al numero 1 di via del Vivaro, oggi via de' Pepoli, proprio a due passi dalla chiesa di Santo Stefano. Il libro si apre con un dotto intervento del professore Andrea Battistini nel quale si ripercorrono le vicende dell'ateneo da Aldrovandi a Capellini. Analizzando con ricchezza di particolari sia i momenti di massimo splendore dello Studio sia quelli di grave crisi, non vengono tralasciati i rapporti culturali intercorsi con i docenti di altri atenei (Galileo Galilei a Padova), nonché gli scambi avvenuti con la Chiesa, nella fattispecie con il mondo della ricerca e della didattica rappresentato dai professori del Collegio dei Gesuiti con sede in Santa Lucia.

Durante l'ultimo quarto del Cinquecento l'Università e la città, con la diocesi tutta, ricevettero un notevole rinnovamento spirituale e culturale grazie all'operato del cardinale Gabriele Paleotti; com'è noto la sua fu una riforma che coinvolse tutti i settori della società. Il cardinale ricevette il diretto sostegno di scienziati, architetti e letterati quali Ulisse Aldrovandi, Domenico Tibaldi e Carlo Sigonio. Nei due secoli successivi sarà invece la Compagnia di Gesù a favorire maggiormente la ricerca scientifica a Bologna, con scienziati qualificati quali Giambattista Riccioli e il gesuita Francesco Maria Grimaldi. I cenacoli culturali primi fra tutti l'Accademia della Traccia (fondata da Geminiano Montanari nel 1666) e l'Accademia degli Ardenti (capeggiata nel 1620 dal pittore Bartolomeo Cesi) ebbero in questo senso un notevole ruolo nel promuovere e sostenere studiosi e scienziati. Con la fine del Seicento nacquero anche l'Accademia Filosofica e Sperimentale di Marsili senior e quella degli Inquieti fondata da Eustachio Manfredi, giurisperito convertito all'astronomia.

Il volume si arricchisce di saggi dedicati alla formazione del museo aldrovandiano: a partire dalle volontà testamentarie dello scienziato (il quale affidava il suo patrimonio ad un bibliotecario-custode quale "Messer Giovanni Cornelio Wterverio Dottore di Medicina Alemanno"), passando per il prezioso lascito nel Palazzo Legatizio che il Senato gli aveva dedicato, continuando con il progressivo arricchimento museale dato dalle collezioni Cospi e Marsili, unite nell'Istituto delle Scienze probabilmente per volontà di Papa Benedetto XIV, fino ad arrivare ai giorni nostri alle soppressioni napoleoniche e al discusso riallestimento nei Musei di Palazzo Poggi.

Il saggio di Nicoletta Morello approfondisce la nascita in Italia e in Europa della stratigrafia fondata sui metodi litologico e paleontologico; di grande interesse è pure il saggio di Pietro Corsi il quale si sofferma sul poco noto, ma fondamentale progetto della Carta geografica d'Italia, impresa promossa da Quintino Sella (1827-1884) a partire dal luglio del 1861, con il Decreto Reale che sanciva il rilevamento geologico del paese. Proprio a tal proposito quest'ultimo saggio cita una lapide ancora visibile a Bologna in via Zamboni 59, memoria dell'incontro avvenuto tra Capellini e Sella in occasione del secondo Congresso geologico internazionale del 1881, anno in cui i due scienziati fondarono la Società geologica italiana.

 

Quadricentenario della parola Geologia. Ulisse Aldrovandi 1603 Bologna (Four Centuries of the Word Geology. Ulisse Aldrovandi 1603 in Bologna, traduzione inglese a fronte), a cura di G. B. Vai e W. Cavazza, Bologna, Minerva Edizioni, 2003, 328 p., _ 48,00.

 

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