Rivista "IBC" X, 2002, 3

biblioteche e archivi / convegni e seminari, interventi

Nel reggiano, su quarantacinque comuni, trentotto sono sedi di biblioteche: dati statistici alla mano, diamo uno sguardo sulle luci e sulle ombre di questa organizzazione.
Tutto su Reggio Emilia

Sergio Conti
[consulente della Provincia di Reggio Emilia]

A Reggio Emilia l'11 aprile 2002 si è tenuta una giornata di studio sul tema "Le biblioteche italiane in Europa. Democrazia e qualità tra pubblico e privato". Questo è il testo di uno degli interventi pronunciati nel corso dell'incontro, organizzato dalla Provincia di Reggio in collaborazione con la Soprintendenza regionale per i beni librari e documentari, la Sezione Emilia-Romagna dell'Associazione italiana biblioteche e la Biblioteca Panizzi.

 

La provincia di Reggio Emilia comprende 45 comuni, di cui 38 sedi di biblioteche che servono una popolazione di circa 430.000 abitanti, una dimensione ottimale per un'area di cooperazione; ha una biblioteca nel capoluogo con più di duecento anni di storia e che oggi è per molti aspetti punto di riferimento per il sistema bibliotecario nazionale; è dotata di una rete provinciale che ha completato la sua articolazione nell'ultimo decennio, si è strutturata sia al centro che in periferia, si è arricchita di nuovi servizi. Diamo uno sguardo allo stato dell'organizzazione bibliotecaria provinciale prendendo in considerazione i dati statistici più importanti.

Circa la fonte dei numeri che verranno citati occorre innanzitutto premettere che la Provincia di Reggio Emilia è una delle poche nel panorama italiano ad avere adottato, oramai da alcuni anni, un sistema di misurazione e valutazione dei servizi bibliotecari completo e metodologicamente corretto. Le biblioteche della provincia pertanto sono uno dei servizi (e forse non ce n'è molti altri in queste condizioni) costantemente sotto controllo in tutti i comuni; sono un servizio pubblico sul quale è possibile effettuare, grazie ad un'ampia disponibilità di dati e strumenti di conoscenza metodologicamente testati, esatti ed articolati, indagini e verifiche sia in modo puntuale a livello comunale che con uno sguardo generale su tutta la realtà provinciale. In più è possibile oramai avere a disposizione serie storiche di dati molto significative e conoscere non solo la storia del servizio nel corso degli anni ma altresì estrapolarne le linee di sviluppo attuali e le principali tendenze evolutive del servizio.

 

 

Le prestazioni delle biblioteche

Nell'analisi sullo stato delle biblioteche anni fa si sarebbe partiti dalla dotazione documentaria, e poi dal personale, ecc. in una sorta di esame autoreferenziale tendente a riconoscere come valore in sé le risorse disponibili, a prescindere dall'efficacia con la quale tali risorse venivano utilizzate. Oggi, più correttamente, l'attenzione è rivolta innanzitutto a valutare i servizi erogati ai cittadini. Iniziamo dal dato principale, quello che in una certa misura può essere considerato l'indicatore sintetico della qualità dei servizi della biblioteca: l'indice di prestito.

Dal punto di vista dell'utente il prestito di documenti (libri e audiovisivi) è un servizio facoltativo perché i cittadini non sono costretti ad andare in biblioteca e se lo fanno è per libera scelta, è perché trovano quello che cercano e sono soddisfatti del servizio che la biblioteca offre. In mancanza della soddisfazione dei propri bisogni non c'è ragione, né legge, che costringa una persona a frequentare la biblioteca. Si può pertanto affermare che la quantità dei prestiti indica, in buona misura, la qualità complessiva dei servizi. Certamente la biblioteca offre anche molte altre opportunità - la consultazione in sede di svariati documenti, la consulenza informativa, la lettura dei periodici, la possibilità di studiare con gli amici, le attività di promozione, l'accesso a internet, ecc. - tuttavia i prestiti rappresentano, per la biblioteca pubblica di base, il servizio principale.

Ecco i dati del prestito:

 

 

 

Totale

Provincia RE 2001

 

Provincia

senza capoluogo

 

AIB

1995

 

Prestiti

 

1.037.000

 

444.000

 

 

Indice di prestito

 

2,42

 

1,59

 

0,98

 

Si tratta di valori assoluti e di indicatori di tutto rispetto, che si collocano ad un livello alto nel panorama delle biblioteche italiane. Occorre però constatare che essi esprimono una media, all'interno della quale si trovano sia casi di eccellenza - con valori di indice superiori a 4 - sia situazioni di difficoltà e di arretramento rispetto a risultati precedenti, e non va trascurato il fatto che l'incremento è dovuto soprattutto al prestito di multimedia mentre il prestito librario è stagnante e la metà dello stesso è effettuata con i libri per ragazzi.

Vediamo ora gli utenti attivi, i cittadini che hanno preso in prestito almeno un documento nell'arco dell'anno.

 

 

 

Totale

Provincia RE 2000

 

Provincia

senza capoluogo

 

AIB

1995

 

Utenti

 

88.000

 

39.000

 

 

Indice di impatto

 

20,5

 

13,9

 

13,0

 

Il dato è buono: 1 cittadino su 5 utilizza ogni anno e con una certa frequenza la biblioteca (l'indice di fidelizzazione, ossia il numero medio di documenti presi in prestito da ogni utente nell'arco dell'anno, è 8,8). Ciò significa che la biblioteca è radicata nella comunità locale, è un servizio conosciuto ed apprezzato da molte persone.

Si può affermare con sicurezza che i principali dati di output, di risultato, desunti dall'ultima rilevazione disponibile, sono indubbiamente buoni sia in confronto alle medie nazionali calcolate dall'AIB, sia nei confronti di quelli di altre province dell'Emilia-Romagna.

 

 

Le risorse delle biblioteche

La risorsa principale di una biblioteca - principale in quanto costituisce un prerequisito che condiziona, soprattutto in negativo, la resa e l'efficacia di ogni altra risorsa disponibile in biblioteca - è la sede. Va da sé che il mero dato quantitativo della superficie esprime in modo parziale l'adeguatezza della sede, che è legata anche alla localizzazione dell'edificio (centrale oppure periferica, al piano terreno con accesso diretto dalla strada o ai piani superiori), alla qualità e funzionalità dell'arredo, all'insieme del comfort ambientale, all'articolazione interna degli spazi, all'accessibilità, ecc., ma la superficie per i servizi al pubblico indica le potenzialità del servizio e soprattutto il limite fisico invalicabile di contenimento di documenti, utenti, servizi.

Il dato reggiano denota una situazione di ristrettezze evidenti, collocandosi ben lontano dall'indicatore standard che è uguale a 1 (la media è pari a 1/3 e a 1/4 dell'indice) e in posizione inferiore del 25/30% rispetto al dato nazionale rilevato nel 1995.

 

 

 

 

 

Totale

Provincia RE 2000

 

Provincia

senza capoluogo

 

AIB

1995

 

Indice di superficie delle sedi

 

0,27

 

0,30

 

0,40

 

Non molto meglio si può dire della risorsa che, a prescindere dalla sede, determina le fortune di una biblioteca, il personale: gli indicatori si collocano tra il 34 e il 43% in meno rispetto a quelli nazionali e della Lombardia.

 

 

 

 

Totale

Provincia RE 2000

 

Provincia

senza capoluogo

 

AIB

1995

 

Personale

 

 

 

77,38

 

43,14

46,33 nel 1999

 

 

Indice della dotazione di personale

 

0,36

 

0,30

 

0,53

 

Il personale di ruolo e a tempo determinato, rispetto a quello in servizio nel 1999, è oggi inferiore di alcuni FTE (full time equivalent, l'equivalente di un tempo pieno); può darsi che quantitativamente - ossia per numero di addetti - sia lo stesso di allora o addirittura sia aumentato, ma negli ultimi anni ai bibliotecari sono sovente state assegnate anche funzioni aggiuntive nell'ambito dell'organizzazione dell'ente locale (pubblica istruzione, sport, attività culturali_) e ciò ha comportato una diminuzione reale della forza lavoro effettivamente dedicata ai servizi bibliotecari. L'assistenza e la consulenza agli utenti diventano frettolose o addirittura non c'è tempo per occuparsene, lo sviluppo della qualità dei servizi viene abbandonato, per le attività innovative si rimanda a tempi migliori.

La Provincia e i Comuni hanno investito in modo significativo sulla formazione e l'aggiornamento degli operatori delle biblioteche con l'evidente risultato che, a parità o addirittura in diminuzione degli addetti, i servizi sono comunque aumentati in quantità e qualità: va dato atto pertanto non solo del buon livello professionale dei bibliotecari ma anche del loro impegno nel perseguire la missione della biblioteca anche in condizioni lavorative difficili.

L'orario di apertura va in parallelo con la restrizione del numero dei bibliotecari e negli ultimi anni si è andato riducendo da un indice medio di apertura pari a 20,7 ore settimanali del 1997 alle attuali 18,8. L'accessibilità delle biblioteche si riduce, la disponibilità ad accogliere i cittadini, utenti reali e potenziali, diminuisce.

Le spese correnti per le biblioteche sono sostanzialmente ferme dal 1998, anzi in leggera contrazione nel valore assoluto: da 17.034 a 16.800 lire pro capite, escluso il capoluogo che raggiunge una quota di circa 21.000 lire. Se si tiene conto della svalutazione, dell'incremento contrattuale del costo del lavoro, dell'aumento del prezzo dei documenti si può dire che il decremento delle risorse economiche disponibili è netto.

A fronte della contrazione complessiva della spesa, accompagnata dalla contestuale apertura e gestione di nuovi servizi sul versante telematico e dell'accesso all'informazione, non si poteva che registrare una forte riduzione dell'indice di incremento del patrimonio librario che, dopo aver raggiunto, con un trend di crescita costante, livelli significativi nel corso dell'anno 2000 (159 accessioni ogni 1.000 abitanti, pari a un totale di 44.000 volumi circa), nel 2001 si riduce drasticamente in provincia arrivando a 34.000 volumi, corrispondenti ad un indice 119 che è molto vicino ai valori dell'anno 1996. L'onda lunga di questa contrazione si riscontrerà sicuramente nei dati di prestito del prossimo anno che registreranno una corrispondente flessione dal momento che un'offerta documentaria ampia, aggiornata e variegata costituisce la "benzina" che alimenta il mantenimento e lo sviluppo delle biblioteche.

A completamento del quadro sullo stato generale dei servizi bibliotecari in provincia è d'obbligo ricordate altri due elementi importanti:

- le sale telematiche e lo sforzo importante fatto da diverse biblioteche del territorio provinciale negli anni recenti per fornire servizi di accesso all'informazione in rete: anche su questo versante la provincia sta sullo stesso piano delle realtà più evolute a livello nazionale dimostrando nei fatti la modernità del servizio bibliotecario e la sua capacità di adeguarsi ai tempi, dismettendo in modo definitivo i panni del luogo polveroso in cui si conservano i libri;

- un servizio centrale, gestito dall'Amministrazione provinciale, strutturato e consolidato come avviene in poche realtà provinciali, il quale fornisce servizi di secondo livello che consentono alle biblioteche di essere supportate nel lavoro quotidiano e di essere sgravate da alcune incombenze onerose: catalogazione dei documenti, gestione del prestito interbibliotecario, servizi di informazione bibliografica e di reference di secondo livello con il Cercalibri, attività di aggiornamento professionale e gestione centrale del sistema di monitoraggio.

 

Lo stato dell'organizzazione bibliotecaria provinciale

Una valutazione sintetica dello stato di salute delle biblioteche della provincia di Reggio Emilia può essere espressa così: il quadro è molto positivo e allarmante.

Molto positivo. Se l'attenzione è posta alle prestazioni, agli output, come è corretto fare nella valutazione di un servizio pubblico, il giudizio non può che essere molto positivo: l'indice di prestito e l'indice di impatto sono decisamente buoni rispetto al panorama nazionale e, in particolare, quelli della città capoluogo e di alcuni comuni del territorio provinciale sono assai vicini ai valori europei: quella reggiana è forse una delle poche realtà italiane (ad esclusione di alcune che si trovano però in un contesto regionale a statuto speciale) che può ragionevolmente pensare di entrare a breve nell'Europa delle biblioteche.

Allarmante. Perché allo sviluppo dei servizi non corrisponde oramai più un analogo sviluppo delle risorse (economiche, di personale, di struttura) e perché una serie di segnali (meno accessioni, meno apertura, meno personale, sedi statiche) denunciano che probabilmente si sta raggiungendo il limite dello sviluppo sostenibile con le attuali risorse.

Cosa significa raggiungere il limite? Significa che alcune biblioteche riusciranno, con uno sforzo estremo di dedizione e di resistenza, a rimanere aggrappate agli attuali standard di funzionamento mentre altre inizieranno un processo di decadimento e di involuzione (ed alcune già stanno vivendo questa fase).

Vale la pena spendere due parole su quali potrebbero essere le conseguenze dell'attuale situazione. Le biblioteche italiane non hanno servizi irrobustiti da un secolo di storia e tradizione come avviene in diversi paesi europei; le nostre sono biblioteche in fase di sviluppo, che devono ancora affermare pienamente il proprio ruolo e consolidare la propria organizzazione, radicandosi lentamente nella comunità locale e nella mentalità comune dei cittadini. Le biblioteche mature, a fronte di una diminuzione di risorse, ridimensionano i servizi ma mantengono il loro ruolo, pronte a rilanciare la propria attività in tempi migliori; le biblioteche giovani e in fase di affermazione vedrebbero invece dilapidarsi il credito faticosamente acquisito con anni di lavoro e cadrebbero in breve tempo in uno stato di isolamento e di inutilità per risollevarsi dal quale (ammesso che si riesca a farlo) sarebbero necessari ingenti sforzi organizzativi e di investimento.

Nelle strategie gestionali di un'azienda è buona norma porre molta attenzione alla protezione degli investimenti effettuati e adoperarsi per far sì che non venga dissipato il bene più prezioso accumulato in anni di lavoro, ossia il portafoglio clienti, l'avviamento e l'immagine dell'azienda. Ora le biblioteche hanno mostrato di essere radicate nella comunità locale, di essere uffici efficaci ed efficienti, di sapersi continuamente adeguare ai tempi. Sono sempre di più strumento di accesso all'informazione, di disseminazione della cultura, di promozione della lettura quale strumento di informazione, aggiornamento, educazione permanente, svago e uso del tempo libero. Con questo loro ruolo rappresentano un fattore determinante per la crescita culturale e civile della comunità locale, sono la principale agenzia di informazione e cultura capillarmente diffusa sul territorio ed accessibile a tutti liberamente e gratuitamente, un presidio culturale sempre aperto. Tutto questo è un patrimonio che va protetto.

I benefici culturali e sociali della biblioteca sono difficili da descrivere in termini quantitativi ma si possono facilmente intuire pensando al ruolo strategico dell'informazione in una società in continuo cambiamento, all'importanza anche economica degli investimenti culturali in una situazione di economia avanzata, alla funzione democratica e non massificante di un'istituzione che mette a disposizione di ciascuno, individualmente, strumenti di informazione e di crescita culturale. Tuttavia se ci si vuole cimentare in un'ipotesi meramente economica si può calcolare, seppure in modo parziale e incompleto, quale sia la ricaduta economica del solo servizio di prestito a domicilio di documenti.

Nel 2001 le biblioteche di tutta la provincia reggiana hanno fornito in prestito 1.037.000 documenti. Se anziché prendere gratuitamente quei libri, quei CD musicali, quei video dalle biblioteche, i cittadini avessero dovuto acquistarli nei negozi, avrebbero speso mediamente 25.000 lire per ciascuno di essi (facciamo una stima prudenziale), per un ammontare complessivo di spesa pari a 25.925.000.000 di lire: questo è uno dei benefici economici di cui hanno goduto i cittadini-utenti delle biblioteche. A fronte di ciò gli enti locali hanno sostenuto una spesa annua complessiva per la gestione del servizio pari a 10 miliardi.

 

In base all'analisi di alcuni dati e trend riscontrati nell'organizzazione bibliotecaria provinciale potrebbe concretizzarsi a breve uno scenario negativo, contrario alla tradizione di buona amministrazione e di attenzione ai servizi alla persona che ha caratterizzato gli enti locali reggiani. È possibile che l'attuale sia una fase di crisi transitoria, una pausa di riflessione su un servizio che per tante democrazie occidentali ha rappresentato e rappresenta ancora un elemento cardine della vita sociale e civile, una sosta per prendere nuovo slancio.

Segnali in tal senso stanno divenendo sempre più visibili: quattro comuni hanno cantieri aperti per ristrutturare, ampliare, rinnovare le sedi bibliotecarie; dieci/quindici amministrazioni comunali avvertono in modo chiaro l'esigenza di dare spazi più adeguati alla biblioteca e stanno concludendo la fase di progettazione o stanno vagliando ipotesi di nuove ubicazioni, oppure ancora stanno esaminando la possibilità di dare nuova sede alla biblioteca.

Sta forse prendendo avvio una nuova stagione delle biblioteche reggiane? Si sta uscendo da una fase incerta e turbolenta tipicamente adolescenziale per avviarsi verso una piena maturità del servizio, ad iniziare da sedi più adeguate e dignitose? Laddove le amministrazioni hanno costruito sedi belle e funzionali le biblioteche sono diventate l'orgoglio della comunità locale e un fiore all'occhiello per i pubblici amministratori: è forse questo il futuro che si sta prospettando?

Non mi resta che concludere citando le Memorie di Adriano di Marguerite Yourcenar: "Fondare biblioteche è come costruire ancora granai pubblici, ammassare riserve contro un inverno dello spirito che da molti indizi, mio malgrado, vedo venire".

 

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