Rivista "IBC" XXV, 2017, 4
biblioteche e archivi / convegni e seminari
Nel momento in cui scrivo questa nota, novembre 2017, è in corso di svolgimento la ventitreesima edizione di una rassegna di incontri filosofici organizzati dalla Biblioteca comunale di Cattolica, realizzati con il patrocinio, tra gli altri, dell’Istituto per i beni artistici, culturali e naturali della Regione Emilia-Romagna.
Il ciclo si intitola L’educazione (buona) e non si occupa di buone maniere, di etichetta, anche se nulla vi sarebbe di male in ciò, ma ripropone attraverso l’aiuto di alcuni autorevoli studiosi e per lampi la non nuova questione di come formare uomini e donne.
Di cicli, congressi, assemblee, incontri, conferenze, lezioni magistrali e meno, simposi, dispute, omelie, allocuzioni, festival, seminari non accademici, tavolate verbali, letture a voce alta di argomento filosofico, a dire la verità, ce ne sono a bizzeffe e può sembrare fatuo proporne ancora uno, tanto più che quello di Cattolica, pur vantando una certa primazia, asseverata da illustri studiosi, poteva benissimo giacere nell’oblio archivistico, cartaceo e video. In fin dei conti la serie siglata Che cosa fanno oggi i filosofi? era durata anche troppo dal 1980 al 2000 suscitando spesso fastidio negli ambienti bibliotecari in cui si riteneva e si ritiene in generale dissipativa una attività non ancorata del tutto allo specifico biblioteconomico.
Eppure, dopo quindici anni di interruzione, domenica 8 novembre 2015, alle cinque della sera, nella galleria della Biblioteca comunale di Cattolica, Paolo Ercolani e Diego Fusaro, due giovani e ormai già affermati filosofi, dialogavano intorno al tema proposto: Pensare, non pensare, fare.
E il pubblico, in parte ritrovato, in parte nuovo, era convenuto numeroso. ( 1)
Si riattivava così quella vecchia tradizione di “filosofia di pubblica utilità”, che ho avuto la fortuna di ideare e organizzare quando al tempo, 1979, dirigevo la Biblioteca comunale di Cattolica e in generale le attività culturali di quel municipio. Remo Bodei molto benevolmente ripete che quella del 1980 è stata “la madre di tutti i festival” di filosofia.
Il progetto aveva avuto conforto e aiuto da parte di Umberto Eco che suggerì il titolo, vagamente ironico, del ciclo, originariamente e non molto originalmente da me immaginato sotto la locuzione Interviste filosofiche, pensato come ricalco del titolo del programma radiofonico molto fortunato Le interviste impossibili,trasmesso tra il 1973 e il 1975 dalla seconda rete RAI, in cui uomini di cultura italiani conversavano con illustri personaggi, reali o immaginari, del passato.
L’avvenimento suscitò parecchio interesse, echi di stampa non da poco, titoli ad effetto, come ad esempio uno su “La Stampa”, particolarmente efficace, a firma di Luciano Genta: Severino in maglia rosa a proposito di un “turismo filosofico” che si sarebbe innestato anche grazie al numinoso teoreta. A proposito di turismo sarei stato più avanti persino beneficato da una targa incisa conferitami dalla locale associazione degli albergatori.
Qui può essere utile qualche nota sulla temperie culturale in cui avveniva l’episodio: era l’epoca in cui l’assessore romano Renato Nicolini inventava le grandi adunanze di pubblico alla basilica di Massenzio, un tempo in cui si reagiva in diversi modi ad anni plumbei di cieco conformismo ideologico.
Anche la filosofia, pensavamo o speravamo, poteva restituire elementi di razionalità, di critica consapevole, addirittura di pensiero divergente (oggi si direbbe “creativo”), in strati ampi della popolazione.
Il caso, ma anche le novità politiche e istituzionali come la nascita delle regioni e, per quanto riguarda l’Emilia-Romagna, di un Istituto per i beni culturali dotato di autonomia progettuale, giocò dunque le sue carte, favorendo la piccola impresa “filosofica”.
In generale, poi, favorite dallo stato ancora nascente delle regioni, allora oggetto di grandi speranze, fiorivano, soprattutto nel centro-nord, biblioteche e altre pubbliche istituzioni votate a un diverso e permeabile rapporto col pubblico, anche attraverso l’esercizio di attività culturali.
Non si può non richiamare una legge regionale del 1977 con cui l’Emilia-Romagna si proponeva di finanziare “servizi culturali polivalenti”, occasione sfruttata poi pienamente dal Comune di Cattolica, con il progetto redatto in breve tempo da Pier Luigi Cervellati, presentato al pubblico nel 1979; la sorte e il conseguente sviluppo degli eventi peraltro erano alle origini anche legati a due giovani, il sottoscritto e l’assessore alla cultura Attilio Giacchini Bigagli, ambedue sintonici per via di una laurea in filosofia, nonché a un sindaco paziente e di ampie vedute.
In qualche modo erano vicini nel sostenere l’impresa, che viaggiava in parallelo con il programma filosofico, due notevoli personalità che non ci sono più, Giuseppe Guglielmi, raffinato saggista, letterato, poeta prestato alla amministrazione pubblica della cultura e in particolare delle biblioteche e Nazzareno Pisauri, direttore certo non conformista dell'Istituto per i beni culturali.
Pier Luigi Cervellati, architetto e urbanista già ben noto, fu poi capace di assumere pretesto da un intervento convenzionale, seppur raro, per fare generare da una biblioteca non solo una sequenza logica di impianti culturali, ma trasformare uno spiazzo informe, o meglio, a forma di bara, dove si svolgeva il mercato ambulante settimanale in una, si direbbe oggi con una certa enfasi, “piazza del sapere”, anello terminale del cardo cittadino (direttrice Nord-Sud).
Una piazza non in senso metaforico o retorico, ma uno spazio definito da una corona circolare di edifici e da un'arena all'aperto, di circa 200 metri di diametro. Edifici in parte pubblici, cioè quelli destinati a ospitare le istituzioni culturali cittadine e in parte privati, commerciali, residenziali. ( 2)
Prima venne la Biblioteca, inaugurata nel 1983: un edificio in forma di hangar ricurvo, un arco di corona lungo oltre cento metri per una profondità di venti, ricoperto allora da un tetto di rame e prospettante in un porticato sorretto da piccole colonne cilindriche. Sul retro un breve condotto collega la struttura alla torre libraria. L'interno si presenta come un open space sormontato da una galleria/soppalco, una sorta di ponte navale di forma irregolare.
Nel giro di quattro anni questo involucro si completò con i materiali e le attrezzature connessi alle varie funzioni: biblioteca, laboratorio/archivio fotografico, museo archeologico, fonovideoteca (quella che oggi è la mediateca), l'angolo della fiaba, l'antiquarium del mare e le connesse raccolte e servizi, a partire dal 1986 informatizzati. Seguì il teatro, oggi denominato “teatro della regina”, opera più complessa, sviluppata da un ripensamento voluto dalla committenza di quello che originariamente, cioè nel progetto del 1979, doveva essere un semplice auditorium: questo nuovo indirizzo diede luogo a una rivisitazione compiuta da Cervellati del teatro all'italiana fino ad arrivare, dopo almeno due versioni, alla forma attuale.
Realizzare un teatro ex novo, anche se di soli 600 posti, così come una biblioteca, non era cosa da poco in generale e specialmente da parte di un piccolo Comune di 15.000 abitanti. Insomma con il teatro si completava il Biblioteamus, il titolo semiserio suggerito dal compianto Giuseppe Guglielmi ( 3) e “biblioteamus” era una specie di congiuntivo ottativo, un acronimo da biblioteca, teatro (che avrebbe dovuto chiamarsi, “della biblioteca”), museo.
Bisogna pur dire che l'episodio, già notevole per il semplice fatto che si trattava di un rarissimo esempio di architettura e urbanistica per la cultura realizzato ex novo, non trova per lo più riscontro nella pubblicistica in materia, neanche in pregevoli testi dedicati alla architettura bibliotecaria. ( 4)
Penso dunque che le cose si siano mosse nel senso che abbiamo visto per una certa credibilità assunta proprio dalle iniziative organizzate dalla Biblioteca comunale: oltre alla rassegna Che cosa fanno oggi i filosofi?, nel contempo si realizzavano la grande mostra dedicata alla “grafica di pubblica utilità” (1984), il ciclo espositivo del Design balneare (dal 1983), i seminari di filosofia politica organizzati in collaborazione con l'Istituto Italiano per gli Studi Filosofici dal 1988, i cicli di reading Libri in cerca di gloria, e persino gestito direttamente dal 1991 e fino alla sua estinzione, il MystFest. Festival internazionale del giallo e del mistero, i corsi estivi di archeologia navale dal 1995, le esposizioni fotografiche per lo più legate alle vicende locali, le mostre presso la collegata Galleria Santa Croce, una piccola chiesa sconsacrata, destinata al visivo, ecc.
Per tornare all’episodio “filosofico” restano, di quella esperienza, che si attuò attraverso la costruzione, anno per anno, di una sorta di piccola enciclopedia del pensiero contemporaneo, tutte le videoregistrazioni e diverse pubblicazioni, editate spontaneamente, cioè sine impensis comunali, da editori come Laterza, Mucchi, Nuova Civiltà delle Macchine, Stampa Alternativa, Il Mulino. ( 5)
Considerevoli i profili delle personalità allora convocate come maestri dispensatori di sintesi originali: si pensi, tra gli altri, a Gadamer, Apel, Baudrillard, Thom, Zolla e ai tanti italiani a cominciare dagli scomparsi Musatti, Carotenuto, Lucio Lombardo Radice, Giorgio Celli, Paolo Rossi, lo stesso Eco ai protagonisti di oggi, come i già citati Giorello, Severino, Vattimo e poi Bodei, Cacciari, Galimberti, Bencivenga, Paolo Flores d’Arcais, Rella, Paolo Fabbri, Losurdo, Mathieu, Reale, Rovatti, De Crescenzo (in veste di spiritoso “fiancheggiatore”), un inedito Sgarbi alle prese con Spinoza sul tema della felicità, Giuliano Amato come interprete del rapporto tra stato e mercato, personalità del mondo scientifico come Danilo Mainardi, Carlo Bernardini, Giuliano Toraldo di Francia, giornalisti letterati come Beniamino Placido, o divulgatori come Piero Angela e tantissimi altri.
Prevaleva insomma un'idea di un servizio alla filosofia intesa come luogo dell'interrogazione e dell'orientamento. Per un pubblico vasto, ma determinato a comprendere.
In verità la strada non fu del tutto in discesa, ma irta di insidie: fin dall'inizio, spesso per fraintendimenti politici, ma ancora di più per l’insidioso clima post reaganiano con restringimenti della azione pubblica, specie in materia di cultura. Tale restrizione di prospettiva, oltre che economica, indusse addirittura l'amministrazione a cassare l'iniziativa per molti versi sospetta nel 1992.
Fu allora che la biblioteca di Misano, approfittando del vuoto temporaneo, si inserì con successo nella materia.
Tuttavia quello fu l'anno in cui si diede vita a una breve rassegna di incontri a pagamento intitolata Con i filosofi, i filologi e altri sapienti tra i quali spicca ancora una volta quello con Umberto Eco che tenne una conferenza, poi pubblicata, dal titolo Un sogno europeo: la ricerca della lingua perfetta, da godersi, suggerirei, nel video originale contenente l'epilogo, inevitabile dato l'argomento, cioè l'intervento dell'eccentrico di turno, in questo caso una irriducibile e forse un po' ringhiosa esperantista.
Eppure il seme era gettato e parallelamente, fin dal 1988, grazie ai rapporti con l’Istituto Italiano per gli Studi Filosofici, propiziati da Domenico Losurdo, la Biblioteca di Cattolica organizzò anche diversi seminari di argomento filosofico politico, di cui restano documentazioni sia in registrazioni video che in diverse pubblicazioni.
Tra questi convegni spicca, rimasto inedito, Elogio della politica, del 1991, quando nel corso di due giornate si confrontarono sulla materia sempre attuale dell’antipolitica filosofi e non: una disputa filosofica arbitrata da Beniamino Placido cui intervennero, tra gli altri, Angelo Bolaffi, Remo Bodei, Andrea Carandini, Giuseppe Carbone, Umberto Galimberti, Antonio Giolitti, Domenico Losurdo, Andrea Manzella, Giacomo Marramao, Saverio Vertone.
Per completare il quadro di questo versante filosofico, o parafilosofico, della Biblioteca di Cattolica, conviene citare anche altri momenti o rassegne marcatamente versate in tale direzione.
In effetti un'altra tornata di appuntamenti si aggiunse, dal 1993, al ciclo principale. Si tratta di Libri in cerca di gloria, una sigla suggerita da Giuseppe Guglielmi per racchiudere quella formula, oggi molto diffusa, di letture pubbliche, più o meno commentate o spettacolarizzate: il fatto è che proprio nei primi anni '90 si stavano ultimando i lavori per il nuovo teatro comunale, inteso come elemento integrato fisicamente e concettualmente con la biblioteca. Si prospettava dunque la necessità di dare un cuore a questo nuovo e contiguo edificio, una rivisitazione del teatro “all'italiana” (anche cinema) che dovesse essere sostenibile, come oggi si dice, dalle pubbliche casse e dalla pubblica intelligenza: l'idea era che si dovesse arrivare prima o poi a portare in teatro dei testi che, pur non nati per questa destinazione, la sembravano reclamare.
I suggerimenti di Guglielmi furono fecondi anche in questa direzione come, più in generale, nel progetto complessivo della nuova biblioteca di Cattolica.
Il primo seminario di questa serie, nel '93, fu quello di Ezio Raimondi, dedicato alla retorica contemporanea, poi pubblicato, nel 2002 da Il Mulino. Lungo questa linea, tra letteratura e filosofia si tennero negli anni diversi incontri. Personalmente ricordo con particolare vivezza le letture sceniche di Carlo Rivolta ( 6) di testi platonici, l' Apologia di Socrate, il Simposio, il Fedone.
Anche i libri in cerca di gloria furono organizzati per molti anni, fino al 2000, anche dopo il mio trasferimento professionale a Rimini nel 1998 dove andai a ricoprire l’incarico di direttore della Biblioteca Gambalunga e in generale di responsabile cultura del Comune. Qui trasferii questa modalità critico riflessiva per un largo pubblico, fondamentalmente di tipo filosofico, offerta a quelle che mi piace definire “vaste minoranze”. Proposi ed attuai per undici anni dei cicli rubricati sotto la sigla meditazioni riminesi un ossimoro, si potrebbe dire pensando al contesto, dedicato alla “antropologia del presente”: non a caso la serie principiò nell’inverno del 1999 con una conferenza di Marc Augé dal titolo Dal mondo di oggi al mondo di domani. Seguirono, fino al 2009, cicli tematici proposti annualmente, “meditazioni” offerte in teatro, o da ultimo nei nuovi spazi dell’Università. Anche qui, a futura memoria rimangono le videoregistrazioni, conservate dalla Cineteca della Gambalunga e lì consultabili ed eventualmente duplicabili per uso personale.
Le “meditazioni” si chiudono nel 2009, allo scoppio della gigantesca crisi economico finanziaria mondiale con delle riflessioni sull’economia contemporanea siglate Filosofia della ricchezza che forse meriterebbe la pubblicazione o almeno il trasferimento su You tube delle videoregistrazioni, vista la qualità degli interventi. ( 7)
Nel frattempo ebbi la ventura di proporre e realizzare una iniziativa che personalmente considero il naturale sviluppo delle esperienze maturate precedentemente: un festival del mondo antico, Antico/presente, tuttora in esercizio e anch’esso non privo di intrusioni filosofiche.
Dopo Rimini, a Pesaro dove ho diretto tra il 2010 e il 2014 la Biblioteca Oliveriana, un’altra biblioteca storica con un importante museo archeologico annesso, non ho mancato di colpire con il Salone della parola. Festival della filologia, che durò solo due anni e non per scarso interesse di pubblico, qualificato.
Nel mondo in rete e sotto il dominio di sempre più pervasivi algoritmi, vorrei aggiungere solo che molto poco di quello che si trova in biblioteca si trova in internet.
Note
1 Ciò avveniva per iniziativa dell’Assessore alla cultura Anna Sanchi, confermata da Valeria Antonioli, dopo quindici anni di interruzione di “Che cosa fanno oggi i filosofi?”, una rassegna che esordì nel 1980 i cui esiti sono riportati nell’omonimo volume pubblicato da Bompiani nel 1982. In quella prima edizione ogni filosofo invitato, Bobbio, Cerroni, Eco, Giorello, Mancini, Rossi, Severino, Vattimo era sottoposto a un questionario comune, con qualche variante ad personam. Il questionario era stato organizzato da un piccolo gruppo di lavoro di filosofi amici coordinato da chi scrive e composto da Giorgio Benelli, Dalmazio Bonaposta, Paolo Golinelli, Umberto Spadoni.
2 Il progetto fu presentato al pubblico nell'autunno del 1979, annunciato da un manifesto di Massimo Dolcini, un disegno onirico in cui da un libro spunta una mano che dipinge un giacinto, mentre sul terreno si scorge un cartiglio tenuto da una molletta di legno in cui si legge il peso di una ignota derrata: un modo per dire che la piazza suscitata dal centro culturale non avrebbe certo rinnegato le sue origini.
3 Figura appartata di intellettuale raffinatissimo cui si deve la fondazione del primo consorzio provinciale per la pubblica lettura della Provincia di Bologna (1959) e poi la creazione dell'Istituto per i beni culturali della Regione Emilia-Romagna e della sua Soprintendenza bibliografica. Fu anche poeta nonché sublime traduttore di Baudelaire, Céline, Queneau.
4 Di lì a poco la biblioteca si sarebbe qualificata anche per un bel marchio identificativo, una sorta di gesto segnaletico, una crocetta racchiusa in un cerchietto dipinti a mano, ideato da Massimo Dolcini, uno dei più importanti grafici contemporanei prematuramente scomparso; insomma, l'idea premonitrice di un crocicchio, forse fecondo.
5 Forse è interessante richiamare alcuni titoli, quelli più suggestivi, di queste serie tematiche dopo la prima a carattere introduttivo: Sulla natura delle cose; Etica, mostrata secondo ordini diversi; Est/etica; Le illusioni della pedagogia; Retorica. Verità, opinione, persuasione; Polis: dispute sullo stato; Oriente Occidente; De anima; Il vero e il falso; Della felicità; Idola (ciclo dedicato alla antropologia); Lo spirito delle leggi; Metafisica; Narrazioni. Riflessioni sulla storia; Morbus sine materia: le malattie dell’anima; L’arte di vivere: riflessioni sull’idea di saggezza.
6 Del primo ciclo, di cui s’è detto si possono ricordare, oltre a quello di Augé, Passaggio d’epoca di Alberto Melucci, Che cosa è un popolo di Carlo Tullio Altan, La tendenza fondamentale del nostro tempo di Emanuele Severino, Lo spirito della musica di oggi di Mario Bortolotto. Anche il ciclo dell’anno successivo, Leggere, scrivere, far di conto (paideia 2000) contiene alcuni documenti memorabili: cito Maria Corti con I possibili percorsi dell’invenzione e Umberto Eco che intitola Roma e Los Angeles: due modelli di sapere il proprio intervento. Quanto alle rassegne successive per non farla troppo lunga basterà citare i titoli e tra parentesi l’autore di qualche indimenticabile lezione: Che fare. Questioni di etica, (Ravasi, Volpi, Ferraris, Zecchi, Bovero vs Panebianco, nel 2001), Il pensiero magico. Antropologia del lato oscuro (Ferraris vs Jervis, Bozzi, Odifreddi, Scoditti, convegno finale sui miti della ragione con Forni, Grassi, P. Rossi, Veca, nel 2002), La materia del sacro (Galimberti, P. Fabbri, Carandini, Sequeri, Veneziani, Zellini e tavola rotonda finale con Grassi, Losurdo, Natoli, nel 2003), Postpolitica. Pensieri sulla cosa pubblica (discussione iniziale tra Cella, Chiaretti, Zamagni, lezioni di Diamanti, Losurdo, Vattimo, Fisichella, Viroli, F. S. Borrelli, tavola rotonda conclusiva con Cacciari, Canfora, Dionigi, nel 2004), Alle origini. Brevi cenni di filosofia della natura nel tempo presente (Vegetti, Ruffini, Piazza, G. Rossi, Donà, Jervis, nel 2005), La filosofia come cura (Bettetini, Pollastri, Rovatti, P. Celli, Volpi, Vitiello, Viano, nel 2006). A questo ciclo seguirono La filosofia nelle arti: osservazioni sull’estetica contemporanea (Fabbri, Cavazzoni, Curi, Donà, Jarauta, M.Botta, A. Porro, Barilli, nel 2007), Filosofia del tempo. Variazioni sull’idea di destino (Galimberti, Dorato, Boncinelli, Pacini, nel 2008).
7 Antonio Paolucci, Enrico Berti, Pier Luigi Celli, Stefano Zamagni, Massimo Cacciari, Domenico Losurdo, Emanuele Severino. Da notare che gli incontri furono seguiti da seminari di approfondimento realizzati con la sede riminese dell'Università di Bologna: furono dedicati a Andreatta, Caffè, Cipolla, Sylos Labini, con un seminario conclusivo tenuto da Marcello De Cecco, recentemente scomparso.
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