Rivista "IBC" XXIII, 2015, 1

musei e beni culturali, territorio e beni architettonici-ambientali / progetti e realizzazioni, restauri, storie e personaggi

La storia del Teatro Sociale di Gualtieri, riaperto e rinato grazie al lavoro di un'associazione di giovani, racconta come si possa recuperare collettivamente un bene comune.
La compagnia salva la scena

Riccardo Paterlini
[direttore organizzativo del Teatro Sociale di Gualtieri (Reggio Emilia)]

Il concorso "GPT - Giovani per il Territorio", promosso dall'Istituto regionale per i beni culturali, ha invitato i giovani dell'Emilia-Romagna a prendersi cura del patrimonio che hanno vicino a sé, coniugando creatività e cittadinanza attiva. Tra i 6 i progetti di gestione e valorizzazione selezionati e finanziati, ciascuno, con 10.000 euro, presentiamo quello dedicato a un luogo di cultura del Reggiano che era destinato a rimanere chiuso, o peggio, e invece è rinato a nuova vita.


L'associazione "Teatro Sociale di Gualtieri" nasce l'11 marzo 2009 per portare a termine la riapertura del teatro di cui essa oggi porta il nome. Tuttavia la storia della riapertura di questo teatro comincia ben prima, nella primavera del 2006, quando un gruppo di ragazzi alla soglia dei vent'anni varca per la prima volta i cancelli che chiudono le porte del perenne cantiere che occupava l'edificio. È una folgorazione: lo spazio, anche dopo tutti gli interventi che ha subìto, è magnifico. Manca il palcoscenico, ma appare subito chiaro che proprio questa mancanza rende il luogo ancora più interessante. L'associazione "Teatro Sociale di Gualtieri", formalmente istituita solo tre anni dopo, nasce esattamente in quest'istante.


2006: la vendita del teatro

Da subito appare comune il pensiero che il teatro può essere utilizzato così com'è. Proposte e idee per un utilizzo immediato cominciano ben presto a ribollire e si coagulano in una serie di lavori in vista del primo obiettivo da raggiungere: ridare luce al Teatro Sociale e riaprirne al più presto le porte. Fervono i lavori: si spalano carriole di ghiaia e terra cercando di livellare il più possibile il terreno, viene costruito un impianto elettrico volante per illuminare nuovamente platea e palchetti, viene portato in teatro un pianoforte. Nel trambusto si sollevano nuvole di polvere: è il Teatro che riprende a respirare.

Sono mesi di occupazione clandestina, tra il tacito consenso dell'amministrazione comunale e la curiosa impazienza di quanti sanno che tra i muri dell'ala nord, finalmente, ferve qualcosa. Si lavora anche di notte, si fanno prove, si scrive e soprattutto si discute della riapertura del teatro.

Gli ultimi giorni di luglio sono percorsi dai brividi e dal clamore destato dalla notizia che è stata indetta un'asta pubblica per la vendita del teatro e dei suoi arredi. Il Comune è sommerso dalle proteste dei cittadini, a un tratto nuovamente memori che il Teatro Sociale giace inutilizzato. La cittadinanza si ribella alla scelta sconcertante, mentre qualcuno comincia a interessarsi seriamente all'acquisto dell'immobile. La sera del 27 luglio 2006 le porte vengono riaperte: il delegato di un'agenzia immobiliare di Milano, incaricata della vendita, raccoglie la folla in piazza e la introduce all'interno del teatro.

All'interno però, improvvisamente, tutto si ribalta: l'asta pubblica è in realtà un evento teatrale. Mentre la folla di trecento persone è accompagnata all'interno dell'edificio, fuoriescono le arti che da sempre popolano il Teatro: Musica, Poesia, Letteratura, Scultura, Pittura e Danza, chiamano in causa direttamente la folla sconcertata e chiedono di ribellarsi all'abominio della vendita, pronte a un suicidio collettivo nel caso che nessuno risponda all'appello di rivolta. I gualtieresi, senza troppe esitazioni, rispondono, abbattono a picconate il muro che chiude una delle porte del teatro e le arti e il teatro stesso sono liberati.


2006-2011: i lavori e la riapertura

Dopo aver organizzato la provocatoria messa in vendita del Teatro Sociale, l'associazione comincia un lungo periodo di riflessione sulle reali possibilità di una riapertura continuativa dell'edificio. In molti scoraggiano i progetti che l'associazione vorrebbe mettere in cantiere: "Ragazzi, voi sognate!". E, in effetti, la riapertura del teatro, che rimane un cantiere inagibile, è un sogno che appare irrealizzabile. Ci si rende conto che l'unico modo per poter spalancare nuovamente le porte del teatro è dimostrare concretamente che è possibile utilizzarlo nelle condizioni in cui si trova.

Cominciano i primi lavori sistematici, nella speranza che un giorno si possa vedere un pubblico varcare le soglie del teatro, come se fosse una cosa abituale. Ma è come procedere al buio: l'amministrazione acconsente a qualche lavoro, però non ha soldi da spendere per i materiali, che l'associazione provvede a recuperare da sé. Si lavora senza sapere se mai l'amministrazione concederà di aprire nuovamente il teatro e con l'incognita che, un giorno, partano pesanti opere di ristrutturazione che renderebbero a un tratto completamente inutile tutto quello che è stato fatto.

Il primo lavoro da fare è quello di consolidare l'assito ligneo della platea, completarlo nelle parti dove è mancante e infine prolungarlo di quattro metri, facendolo digradare sino al piano di calpestio, dove si prevede un giorno di mettere il pubblico. È un lavoro molto impegnativo: prima vengono costruite piccole colonnine in muratura che affondano mezzo metro nel terreno, poi su queste viene intessuta l'orditura di travi e travetti, e infine si possono avvitare le assi.

Il secondo lavoro da fare è cercare di rendere uniforme il terreno nella zona dove un tempo era il palcoscenico e dove ora si trovano solo poche murature dirute. Si scava, si pulisce, si portano via carriole di materiale, e improvvisamente vengono scoperte le antiche pavimentazioni cinquecentesche del palazzo. Comincia un lavoro di pulizia dei più attenti: i pezzi che si staccano vengono riposizionati esattamente al loro posto, in una sorta di gigantesco puzzle in cui si tenta di ricostruire l'immagine degli splendori passati della corte dei Bentivoglio.

Sono lavori che procedono lentamente, nei ritagli di tempo, nei fine settimana: tante volte si lavora il sabato, si rimane sino a tarda sera e si finisce per mangiare qualcosa in teatro.

Nell'inverno del 2008, finalmente, l'associazione chiama l'amministrazione in teatro e può mostrare quello che è stato fatto: i lavori mostrano uno spazio molto diverso, ora basta un po' di collaborazione e il teatro potrà essere riaperto. La proposta dell'associazione è questa: l'amministrazione si impegna all'installazione di un impianto elettrico a norma e alle pratiche per l'agibilità, e l'associazione organizza una stagione teatrale estiva senza gravare economicamente sul bilancio comunale.

Per l'amministrazione è una scommessa coraggiosa: investire su un gruppo di ventenni che, al di là di ogni ragionevole considerazione, vogliono organizzare un mucchio di serate in uno spazio che, al di là dei lavori fatti, rimane un cantiere malmesso, vuol dire mettere il proprio nome su un'impresa che potrebbe fallire da un momento all'altro. I tempi oltretutto sono strettissimi: meno di sei mesi. L'inaugurazione, infatti, è prevista per giugno. Il sindaco, perplesso, dice: "Giugno è domani". Ma, alla fine, accetta.

Comincia la corsa contro il tempo. Mentre da una parte si stende la programmazione della rassegna e si cercano i fondi necessari all'impresa, dall'altra si progetta l'impianto elettrico a tavolino, con elettricista e ingegnere. Mentre si concordano le date con le compagnie e i musicisti, si costruisce la cabina di regia, si rimontano le porte, le finestre, le inferriate, vengono costruiti il banco e il pavimento della biglietteria, vengono progettate e montate le staffe di sostegno per i fari di scena, vengono progettati e montati cancelli, gradini, la rampa per i disabili... È un movimento a trecentosessanta gradi in cui ognuno impegna le proprie competenze per raggiungere un obiettivo comune.

Mancano quindici giorni all'inaugurazione. Bisogna levigare tutta la platea e verniciarla e montare sui cancelli che chiudono gli accessi dei pannelli fonoassorbenti che respingano i rumori provenienti dall'esterno. Poi è necessario finire il banco della biglietteria, montare le insegne, lavorare ancora sui pavimenti e sulla rampa dei disabili... Tra le altre cose, non è ancora finito l'impianto elettrico e l'ENEL, che si muove con i tempi biblici della burocrazia, non ha ancora provveduto alla fornitura elettrica. È il momento della crisi: non si vede la fine, tutto sembra andare a rotoli. Come se non bastasse, uno degli sponsor che ha promesso un contributo che da solo dovrebbe sostenere più della metà di tutta la rassegna, comunica all'associazione che la cifra promessa non arriverà.

A questo punto si opera al limite della fibrillazione: si lavora tutto il giorno, tutti i giorni sino a notte fonda e intanto si cercano nuove sponsorizzazioni. Si prosegue con questo ritmo sino alla notte del 5 di giugno, vigilia dell'apertura, e alle quattro di notte è montata l'ultima insegna. Il teatro, finalmente, è pronto per la riapertura.

Il 6 di giugno dell'anno 2009 il Teatro Sociale di Gualtieri riapre i battenti con una mostra fotografica e un concerto. La rassegna estiva porta in teatro quasi venti serate con artisti di livello internazionale. Il sogno si è realizzato.


2011-2013: il cantiere aperto, il terremoto, la rassegna in piazza

Dopo tre anni entusiasmanti che hanno portato a Gualtieri oltre sessanta serate di spettacolo e artisti di fama internazionale, nel 2011 grosse difficoltà nel reperimento dei fondi impediscono l'organizzazione della consueta rassegna autunnale. Dopo un primo momento di forte delusione, in cui appare sempre più incombente lo spettro di una nuova chiusura, si decide di reagire a una situazione apparentemente irreversibile. Chiudere ancora una volta le porte del teatro significherebbe rassegnarsi agli eventi e al disinteresse, togliere alla cittadinanza la possibilità di vivere il Teatro e di usufruire di momenti di grande valore culturale.

Nasce così la rassegna intitolata "Teatro in Rada", una serie di eventi a ingresso gratuito in cui il teatro si trasforma in ideale cantiere navale, in veliero ormeggiato per lavori di manutenzione... per ritracciare le rotte future. Gli eventi alternano letture teatrali a tema marinaresco a veri e propri lavori di ristrutturazione. In particolare la cittadinanza viene coinvolta nei lavori di consolidamento dell'assito in legno della platea, strutturalmente compromesso in molti punti.

Le serate di "Cantiere aperto" divengono momenti in cui il pubblico che abitualmente viene a teatro, la cittadinanza, gli amici del teatro, rimboccandosi le maniche, contribuiscono con il proprio lavoro alla rinascita di questo magnifico spazio. Sono serate in cui il Teatro torna a essere "Sociale" nel senso più ampio del termine: spazio e risorsa di tutti, in cui tutti, in tempi durissimi per la cultura, sono chiamati a partecipare e fare la propria parte.

Il "Cantiere aperto" si interrompe drasticamente nel maggio del 2012 per le scosse di terremoto che sconvolgono le province di Modena, Ferrara, Mantova e Reggio Emilia. Il Teatro Sociale viene chiuso fino a data da destinarsi e si affaccia l'ipotesi che tutto il lavoro fatto possa rivelarsi inutile.

L'associazione si trova di fronte a una nuova durissima prova. È così che, nella convinzione che tanto più il "corpo" del Teatro è sofferente, tanto più sia necessario mantenerne viva e salda l'"anima", si lavora alacremente per poter portare avanti la rassegna estiva all'esterno del Teatro stesso, in piazza Bentivoglio. Se il sisma costringe l'associazione ad abbandonare Palazzo Bentivoglio, l'associazione non può far altro che "accamparsi" in piazza, come fosse il giardino di casa, aspettando di poter rientrare.

Il 7 giugno, Ezio Bosso, compositore di fama internazionale, dedica un concerto proprio al Teatro Sociale e a Palazzo Bentivoglio, e in particolare il brano dal titolo The Things That Remains. La musica del maestro Bosso porta fortuna: a ottobre, dopo il parere positivo di una commissione del Ministero dei beni culturali, il Teatro Sociale torna parzialmente agibile e il "Cantiere aperto" può ripartire.

Per tutto l'autunno e la primavera i lavori saranno nuovamente un appuntamento settimanale fisso, con numeri da record: più di 70 serate di lavoro, decine di lavoratori volontari da tutta la provincia di Reggio Emilia, 300 tonnellate di terra e calcinacci rimossi con badili e carriole, 120 metri quadrati di assito storico restaurati centimetro per centimetro, 3 nuove disposizioni d'uso create, diverse bottiglie di lambrusco stappate, numerose torte consumate, molta polvere, un mucchio di risorse risparmiate per la pubblica amministrazione.

Esperienza unica, in Italia, di recupero collettivo di un bene comune, dopo quasi 50 serate di lavoro, il I maggio 2013, in occasione della Festa dei Lavoratori, il "Cantiere aperto" porta alla riapertura del primo teatro ristrutturato da quello stesso pubblico che si reca abitualmente a vedere gli spettacoli.

Nell'inverno del 2013 i lavori di "Cantiere aperto" riprendono con l'attacco alla torre: il progetto prevede la risistemazione di uno spazio a magazzino-laboratorio attrezzato, con l'intenzione di farne il fulcro strategico per il restauro progressivo del teatro. Oltre alla torre viene risistemata la zona riservata al pubblico nelle parti senza pavimentazione e viene portato avanti il restauro della futura buca dell'orchestra.

Il valore complessivo dei lavori svolti all'interno del Teatro Sociale di Gualtieri sino a oggi viene stimato per un ammontare di circa 180.000 euro, a fronte di una spesa effettiva di circa 20.000 euro per l'acquisto di materiali.

 

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