Rivista "IBC" XX, 2012, 4
musei e beni culturali / mostre e rassegne, progetti e realizzazioni
Nel suo Le rouge et l'or George Banu scrive che il teatro barocco, detto "all'italiana" in quanto nato in Italia, è luogo europeo per eccellenza, ampiamente adottato e adattato, particolare espressione del nostro continente. Il teatro antico (greco e romano) e quello elisabettiano (inglese), pur appartenendo all'Europa, non la designano come avviene per il modello inventato e perfezionato dai geniali architetti e scenografi italiani, primi fra tutti i Bibiena. La presenza di questa tipologia teatrale in Emilia-Romagna risulta consistente, tanto da rappresentare la maggioranza dei teatri "storici" presenti. Ma in base a quale criterio un teatro può essere definito con questo attributo?
L'interrogativo si pose fin dal primo censimento condotto nei primi anni Ottanta dall'Istituto regionale per i beni culturali (IBC) e curato da Simonetta Maria Bondoni, purtroppo di recente scomparsa. Ci si domandò secondo quali caratteristiche un teatro poteva dirsi "storico" e come tale da studiare, tutelare, restaurare. Dal XVII secolo a tutto l'Ottocento, e in alcuni casi fino ai primi del Novecento, la forma dei teatri di tradizione è rimasta nelle sue linee essenziali immutata. Il palcoscenico è ben separato dalla sala per gli spettatori e quest'ultima presenta una pianta che può essere a U, a campana (secondo la concezione di Antonio Galli Bibiena), a ferro di cavallo o, come vuole Cosimo Morelli, ellittica; la parete "a pozzo" di questa sala risulta traforata da un certo numero di palchetti in ordini sovrapposti, raccordati sul retro da corridoi di disimpegno. Modello universalmente conosciuto, appunto, come "teatro all'italiana".
Questa non è però la sola tipologia di sala teatrale presente sul territorio: il più antico teatro che ancora si conserva (il Teatro Farnese di Parma, realizzato nel 1618 per volere di Ranuccio Farense) presenta una cavea a gradinate con sovrastante doppio ordine di serliane. In tempi recenti abbiamo i politeama, teatri di tardo Ottocento che riprendono modelli già diffusi in Europa, hanno gallerie aperte e sono adatti per tipologie di spettacoli tra loro diversi, dal cabaret al circense. In alcuni deliziosi teatrini ottocenteschi, poi, i palchi sono sostituiti da una sola elegante balconata. Non mancano alcune sale in dimore private, tra cui uno dei più piccoli teatri del mondo, quello realizzato nel 1922 per volere della principessa Maria Ruspoli Gramont nel Castello di Vigoleno (Piacenza) e dipinto dal russo Alexandre Jacovleff: ha soltanto 12 posti. E ancora: un raro teatro di verzura si conserva nel parco dell'ex Villa Altieri a Bologna, attuale sede dell'Istituto tecnico agrario "Serpieri".
Storici sono dunque tutti i teatri edificati entro la metà degli anni Trenta del Novecento, e nella nostra regione se ne contano oltre cento. Testimoni preziosi di storie collettive, hanno talvolta un cuore antico perché rappresentano il prosieguo della tradizione di un determinato luogo teatrale: si veda, per tutti, il Teatro Duse di Bologna, ricostruito dove era sito l'antico Teatro Brunetti. Una significativa "rappresentanza" di questi luoghi teatrali (17 in tutto) hanno aderito con entusiasmo, e grande spirito organizzativo, a un open day dei teatri storici della regione promosso dall'IBC per il 27 e 28 ottobre 2012, proponendo visite guidate, momenti di intrattenimento musicale, conferenze, piccole performance.
L'obiettivo era richiamare l'attenzione di un pubblico quanto più eterogeneo possibile, invitandolo a visitare anche aspetti meno noti di quella mirabile macchina che è la sala teatrale. La risposta ricevuta in cambio è stata curiosa e molto interessata: un invito implicito e uno stimolo a riproporre l'iniziativa in forma più sistematica. Hanno aderito all'iniziativa i teatri storici di Fiorenzuola d'Arda, Busseto, Fidenza, Fontanellato, Zibello, Guastalla, Imola, San Giovanni in Persiceto, Sant'Agata Bolognese, Gambettola, Russi, Pennabilli e San Giovanni in Marignano, a Bologna il Teatro Comunale e il Teatro di Villa Aldrovandi Mazzacurati, a Ferrara il Teatro Comunale e a Cesena il Bonci.
Nel contempo è stata promossa una raccolta di fondi a sostegno dei teatri dell'Emilia colpiti dal terremoto con un versamento sul conto corrente "Pro Teatri" (IBAN: IT 87 H 0200802450 000102267869).
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