Rivista "IBC" XXII, 2014, 2

biblioteche e archivi / progetti e realizzazioni, storie e personaggi

I libri dello storico Ugo Bellocchi, scomparso nel 2011, sono stati donati alla Biblioteca municipale "Panizzi" di Reggio Emilia e alla comunale "Neruda" di Albinea.
Bellocchi resta reggiano

Rosaria Campioni
[IBC]

"Lo storico senza i fatti è inutile e senza radici. I fatti senza lo storico sono morti e privi di significato". L'aforisma dello storico britannico Edward H. Carr è stato riproposto da Angelo Spaggiari, presidente della Deputazione di storia patria per le antiche provincie modenesi, ricordando a Reggio Emilia lo storico Ugo Bellocchi. Autore di oltre ottanta opere che hanno spaziato dalla storia del Tricolore a quella della cooperazione, dalla storia locale a quella del giornalismo, dall'Ariosto a Matilde di Canossa, Bellocchi - ha sostenuto Spaggiari - ha scritto "storie piene di fatti".

Lo studioso reggiano, nato nel 1920 e scomparso nel luglio 2011, ha dedicato l'intera vita ai libri e proprio questa passione lo ha spinto anche a raccogliere un'importante biblioteca di oltre diecimila volumi, che - compiendo la volontà del padre - la figlia Lisa ha donato a due biblioteche pubbliche: la municipale "Panizzi" di Reggio Emilia e la comunale "Neruda" di Albinea.

Alla Comunale di Albinea è stato trasferito l'ampio fondo raccolto da Bellocchi in tema di dialetto. Nel 1966 lo studioso pubblicò Il volgare reggiano, prima sua opera dedicata al tema dell'idioma locale. A seguito di questa ricerca, intorno a Bellocchi si formò un gruppo di studiosi e poeti, che nel 1988 diedero vita ad Albinea a un Centro studi sul dialetto, ospitato presso la Biblioteca comunale. Tale Centro, tuttora operante, sotto la presidenza di Bellocchi organizzò incontri di studio, concorsi poetici, pubblicazioni. "Naturale quindi" - spiega la figlia Lisa - "la destinazione ad Albinea di tutta la parte dialettologica della biblioteca di mio padre, nella quale erano state conservate anche rare pubblicazioni di circostanza".

Tutto il resto della raccolta libraria è stato destinato alla "Panizzi". "Mio padre" - prosegue la figlia - "desiderava che la sua biblioteca venisse donata, che restasse a Reggio e fosse utile a tutti. Con la donazione alla 'Panizzi' la memoria di lui torna nell'edificio storico di via Farini, dove lavorò per circa un ventennio come direttore della Biblioteca civica popolare, oggi unificata con la 'Panizzi'". Nella sua operosa vita, oltre che direttore di biblioteca, Bellocchi fu giornalista e docente universitario, per decenni presidente della Deputazione di storia patria (di cui fondò e diresse il periodico "Bollettino Storico Reggiano"), animatore del comitato "Primo Tricolore" e promotore del Museo storico del Tricolore di Reggio Emilia.

Entrambe le biblioteche destinatarie della donazione - che è stata compiuta con la collaborazione della Soprintendenza regionale per i beni librari - hanno deciso di onorare Bellocchi intestandogli le sale di studio. Le cerimonie di scopertura delle targhe commemorative si sono svolte alla presenza di personalità del mondo della cultura e di tanti amici.

Nella Sala del Planisfero della "Panizzi", Otello Montanari e Glauco Bertolini hanno ricordato Bellocchi come storico di respiro europeo e come colto giornalista. Presente l'assessore comunale alla cultura Giovanni Catellani, il direttore della Biblioteca, Giordano Gasparini, ha annunciato l'intenzione di procedere con la massima velocità possibile all'inventariazione e alla catalogazione del fondo "Bellocchi", auspicando che ai libri presto si aggiunga l'archivio privato dello storico reggiano.

Ad Albinea, il vicesindaco Luca Poletti e la direttrice della Biblioteca, Maria Cristina Bulgarelli, hanno ripercorso le tappe di fondazione e di crescita del Centro studi sul dialetto, il cui presidente Giuliano Bagnoli ha poi aperto un vivace dibattito sull'attuale "stato di salute" del dialetto; a esso hanno partecipato, con appassionati interventi, i poeti vernacoli Luigi Ferrari ed Eolo Biagini e lo studioso di etimologie Silvio Cevolani.



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