Rivista "IBC" XXII, 2014, 2
biblioteche e archivi / progetti e realizzazioni
Secondo il mito narrato dal naturalista latino Plinio il Vecchio, la fenice era un uccello che rinasceva dalle proprie ceneri: il nome di questo animale mitologico fu per secoli associato a Giovanni Pico della Mirandola, che per le sue competenze scientifiche ricevette l'appellativo di "Fenice degli ingegni". Ma probabilmente un filo rosso lega al mito della fenice anche la città che diede i natali al filosofo: una città che sta rinascendo dalle ceneri - tutt'altro che metaforiche - del devastante terremoto del 2012. Una tappa importante, in questo senso, è stata la riapertura, seppur in una sede provvisoria, della Biblioteca comunale "Eugenio Garin", il 12 maggio 2014.
Si tratta, per dotazione e servizi, di una delle principali biblioteche pubbliche situate nell'area del "cratere", una delle poche con significativi fondi storici. La nuova struttura è stata realizzata, non a caso, nell'area dove sorgono le sedi scolastiche provvisorie, e appare concepita secondo un'intuizione particolarmente interessante; lo stabile, costruito su un unico piano, è infatti privo di finestre esterne e l'illuminazione proviene dall'alto: la luce si irradia così attraverso due cortili interni negli oltre settecento metri quadrati di superficie utile. Gli spazi sono organizzati su quattro macroaree: una è dedicata alla letteratura per bambini, ragazzi e giovani adulti; un'altra a internet, letteratura e servizi multimediali; una ancora per la consultazione e la saggistica; infine una zona è dedicata all'emeroteca e comprende anche una sala riunioni. La dotazione è di circa trentamila volumi, circa tremila fra CD, DVD e audiolibri, una trentina di riviste correnti e sette quotidiani.
L'inaugurazione della biblioteca resta comunque una prima fase, in vista di un progetto globale di risistemazione della sede definitiva nel centro storico, dove potrà essere collocato l'intero patrimonio delle raccolte mirandolesi, tra cui il ricco fondo antico (oltre trentamila volumi), attualmente ancora depositato in una struttura protetta.
Ma al di là delle caratteristiche tecniche dello stabile, al di là del livello e della diversificazione dell'offerta dei servizi erogati, la riapertura della biblioteca ha rappresentato qualcosa di molto importante per Mirandola: il 12 maggio la cittadina modenese si è riappropriata di uno dei "contenitori culturali" più significativi e sentiti dopo due anni di chiusura; e ciò ha rappresentato anche un'importante tappa nel percorso di riappropriazione di una normalità che i cittadini e gli amministratori di quelle terre stanno faticosamente conquistando giorno dopo giorno.
Con uno spirito del tutto simile, sempre nella Bassa modenese, è stata inaugurata alcune settimane prima un'altra sede bibliotecaria: quella di Finale Emilia. Il 30 marzo ha infatti aperto i battenti il "MAF - Multi Area Finalese": una struttura concepita per contenere gli uffici dei servizi alla persona del Comune assieme agli istituti culturali. L'evento ha coinciso con la dedica della Biblioteca allo scrittore di origini finalesi Giuseppe Pederiali, recentemente scomparso, i cui libri sono ora, peraltro, conservati proprio in quell'istituto culturale. Sempre nel MAF è ospitato l'archivio storico comunale, dedicato allo storico Cesare Frassoni, vissuto nel XVIII secolo e autore delle Memorie del Finale. L'archivio conserva documenti prodotti dagli organi di governo e di amministrazione di Finale Emilia a partire dal XV secolo, a cui si sono aggregati altri archivi minori.
Visitare l'interno della biblioteca è tuttavia un'esperienza da vivere. Nell'interno dell'open space dove sono collocati i libri a scaffale aperto colpiscono infatti il colore e la luce. Il colore che promana dal vivace apparato decorativo realizzato dal pittore Alessandro Sanna che, con grande garbo e arguzia, ha disegnato personaggi e animali che paiono usciti dalle illustrazioni di un libro per ragazzi: queste creature narrano storie che evocano i temi della memoria, della ricostruzione, della resilienza necessaria per affrontare l'esperienza del terremoto. E poi la luce che promana dalla grande parete a vetro esposta a nord: attraverso quella parete colpisce la vista panoramica, da un soppalco, di un incantevole spaccato di campagna della bassa, insolitamente intatto per essere a ridosso di un centro abitato: è proprio il caso di dire che i colori delle stagioni entrano a far parte dello spazio della biblioteca. E credete a chi scrive queste righe: quella vista vale davvero un viaggio a Finale Emilia.
In conclusione, quale lezione trarre da queste due inaugurazioni? In fondo, i cittadini, gli amministratori, gli operatori culturali di Mirandola e di Finale Emilia hanno tangibilmente insegnato, ancora una volta, che la misurazione della qualità della vita passa anche attraverso le biblioteche e che la ricostruzione di uno spazio dedicato alla lettura e alla conservazione dei libri è un passo imprescindibile per la riparazione simbolica e materiale degli spazi della comunità. E, con un sincero moto di speranza, viene da pensare che la fenice abbia davvero ripreso il proprio volo.
Azioni sul documento