Rivista "IBC" XXII, 2014, 2

musei e beni culturali / convegni e seminari, interventi, restauri

Nel caso delle mummie ritrovate a Roccapelago, sull'Appennino modenese, un contributo illuminante viene dall'archeoentomologia funeraria: lo studio degli insetti e degli altri invertebrati associati con resti umani di epoche antiche.
Te lo dice l'insetto

Stefano Vanin
[docente di Biologia forense all'Università di Huddersfield (Regno Unito)]

Il 15 febbraio 2014, nei Musei Civici di Modena, si è tenuto un convegno su "Le Mummie di Roccapelago: archeologia, antropologia e scienze applicate a confronto". Nel corso della giornata - promossa dalla Soprintendenza per i beni archeologici dell'Emilia-Romagna, dal Dipartimento di beni culturali dell'Università di Bologna - Campus di Ravenna, dall'Istituto per i beni culturali della Regione Emilia-Romagna e dai Musei Civici - è stato fatto il punto sullo straordinario ritrovamento archeologico avvenuto tra il dicembre 2010 e il marzo 2011 durante la ristrutturazione di una chiesa sull'Appennino modenese: una fossa comune con 281 inumati tra adulti, anziani, infanti e settimini, di cui circa 60 perfettamente mummificati. Donne, uomini e bambini vissuti tra il XVI e il XVIII secolo, con abiti, calze, sudari, effetti personali e oggetti devozionali. Pubblichiamo il contributo di uno degli studiosi intervenuti.


Qualche anno fa me ne stavo seduto sui banchi della chiesa di Roccapelago, nell'Appennino modenese, ascoltando incuriosito i risultati delle ricerche sulle medagliette devozionali e sui vestiti che avvolgevano i corpi ritrovati in un locale sotto questa chiesa. Era in corso un convegno. 1 Quei corpi appartenevano agli abitanti vissuti nel paese di Roccapelago tra il Cinquecento e il Settecento.

Sebbene non sia il mio settore, resto sempre affascinato dalla quantità di informazioni che gli oggetti e anche gli abiti possono fornire su una persona e sulle sue abitudini, sui costumi e sugli usi di un periodo storico. Mi stupisce come, anche in periodi in cui la tecnologia non era sviluppata come ora, l'ingegno e l'impegno dell'uomo siano stati comunque in grado di produrre capi di abbigliamento che, nella loro semplicità, erano al tempo stesso belli e funzionali alle attività lavorative, e talvolta anche decorati con eleganti ricami. Ma quello che attira la mia attenzione è soprattutto vedere come di un pezzo di stoffa si utilizzasse tutto, annullando gli sprechi per confezionare un capo di abbigliamento. Se la storia è maestra di vita... be', uomo del nostro tempo, devi ritornare sui banchi di scuola per imparare il concetto di efficienza, essenzialità, eleganza e risparmio!

Ma mentre i miei occhi esploravano curiosi le diapositive sui vestiti, le orecchie sono state punzecchiate da una parola più volte ripetuta da chi, con tanta passione e impegno, è riuscito a restaurare e a riportare alla loro bellezza iniziale i vestiti di centinaia di anni fa. Una parola non molto simpatica, che ricorda le sgridate ricevute da bambini, quando si rientrava a casa dopo un pomeriggio a giocare (magari dopo un acquazzone), o che evoca ambienti o cose da evitare: la parola "sporco". Sì, così sentivo dire: chi si è adoperato a restaurare i vestiti ha dovuto rimuovere lo "sporco".

Quello sporco, però, per quanto mi riguarda, non è qualcosa di negativo, da pulire, distruggere, eliminare: per me è l'inizio di un nuovo approfondimento scientifico, volto ad aumentare le conoscenze sugli eventi accaduti, dopo la morte o nelle sue immediatezze, agli abitanti di Roccapelago, o in centinaia di altri casi che il caso o la curiosità mi portano a studiare. Lo sporco, infatti, non è costituito solo da frammenti di intonaco, muro e polvere, ma anche dai resti degli innumerevoli insetti che dopo la morte si sono succeduti sul corpo, decomponendolo con delle ondate di colonizzazione prevedibili ma al tempo stesso diverse, in base alle condizioni ambientali in cui i corpi si trovavano o alla stagione del decesso.

La disciplina che si occupa dello studio degli insetti e degli altri invertebrati associati con resti umani di interesse archeologico è chiamata "archeoentomologia funeraria", come specificato da Jean-Bernard Huchet nel 1996. 2 Tale disciplina condivide molto, in termini di procedure e analisi, con l'entomologia forense (di tipo medico legale), disciplina che si occupa invece degli insetti di interesse forense, ovvero di quelli trovati sui cadaveri in caso di omicidio o abbandono, e che ha come ruolo fondamentale quello di permettere la stima del tempo intercorso dal decesso o di identificare eventuali trasferimenti del corpo dalla scena del crimine primaria a una secondaria. 3

Gli insetti rappresentano oltre il 75% degli animali fino a ora descritti, e una stima generale del loro numero porta a valori superiori al milione e quattrocentomila specie, contro le appena sessantaduemila individuate per i vertebrati (cioè pesci, uccelli, anfibi, rettili e mammiferi). Hanno colonizzato tutte le terre emerse e sono abbondantemente presenti nelle acque dolci; alcune specie vivono anche nelle acque marine o salmastre. Gli adattamenti morfologici e biologici hanno permesso loro non solo di colonizzare tutti gli ambienti, ma anche di essere in grado di utilizzare le più svariate risorse alimentari.

Gli insetti, infatti, possono nutrirsi di tutte le parti di una pianta, dal liquido nettare al legno (per noi indigeribile), di altri insetti, di altri animali - in tutte le loro parti... dal liquido sangue ai capelli e alle ossa (per noi indigeribili) - ma anche di escrementi, garantendo così il riciclo della materia organica. A questo proposito basti ricordare cosa ha causato in Australia la mancanza di insetti sarcofagi quando sono state importate le mucche, animali introdotti in quel continente solo dal 1880: l'assenza di insetti in grado di trasformare gli escrementi delle mucche (quelli dei marsupiali australiani sono completamente diversi) ha determinato il loro accumulo sui terreni, causando una riduzione delle superfici pascolabili.

Anche il corpo umano rappresenta per gli insetti e altri artropodi una fonte alimentare, sia da vivo che da morto. Sul corpo vivo, zanzare, pidocchi, pulci e zecche traggono nutrimento dal sangue e alcune larve di mosche possono anche colonizzare i tessuti (vivi o in cancrena) determinando le miasi. Una volta morto, invece, un corpo va incontro a una serie di trasformazioni fisiche e chimiche, quali la perdita d'acqua e le fermentazioni, che lo portano a diventare scheletro e poi, tramite la diagenesi, alla distruzione anche delle ossa. Il cadavere viene quindi colonizzato da vere e proprie squadre di insetti, che sono in grado di nutrirsi su substrati diversi in base alla quantità d'acqua e al tipo di fermentazioni avvenute sul corpo. 4

I primi insetti in grado di colonizzare un cadavere sono le mosche, principalmente quelle appartenenti alle famiglie Calliforidi, Sarcofagidi e Muscidi, seguite poi da altre mosche delle famiglie Fannidi, Piofilidi e Foridi, e dai coleotteri Isteridi, Dermestidi, Stafilinidi, Cleridi, Silfidi, Nitidulidi e Tenebrionidi. Quando il corpo è ridotto a ossa e capelli, con qualche frammento di pelle secca, può essere colonizzato anche dalle tarme dei vestiti e dagli acari. La tipologia di insetti non dipende solo dalla fase della decomposizione, ma anche da diversi fattori ambientali o meteorologici, quali per esempio la stagione del decesso, il luogo, la presenza di indumenti, l'esposizione o l'occultamento. L'accessibilità a un cadavere da parte degli insetti gioca un ruolo importante nella selezione della fauna che su di esso si sviluppa, così come la stagione selezionerà le mosche che deporranno le uova sul corpo.

A questo proposito è d'obbligo un piccolo inciso, in quanto, seppur demolita nel 1668 da Francesco Redi, 5 l'idea della generazione spontanea è ancora presente in molti modi di parlare (spero non di pensare). Non è un corpo che "fa i vermi", sono le mosche che sul corpo depongono le uova, dalle quali si svilupperanno delle larve che a loro volta, dopo una serie di mute e la metamorfosi, daranno forma a una nuova mosca che, dopo essersi accoppiata, darà ancora il via al ciclo appena descritto.

Gli insetti che si trovano su un cadavere, quindi, forniscono informazioni circa gli ambienti e la stagione del decesso, e queste informazioni sono ricavabili anche su tempi archeologici o paleontologici, in quanto i frammenti dell'esoscheletro degli insetti, essendo formati da chitina, possono conservarsi per lungo tempo. 6

Nel caso delle mosche che colonizzano un cadavere, quello che resta sul corpo o nelle sue vicinanze è il cosiddetto "pupario", ovvero l'astuccio, formato dall'ultima cuticola, all'interno del quale è avvenuta la metamorfosi. La possibilità di identificare le specie dal pupario, per via morfologica o molecolare, permette di ricostruire gli eventi avvenuti dopo la morte anche a distanza di tempo. Questo approccio è stato bene applicato per stimare la stagione del decesso di soldati italiani morti durante la Prima guerra mondiale, i cui resti sono stati trovati negli ultimi anni. I pupari delle mosche che avevano colonizzato il corpo, conservati all'interno delle giberne, hanno infatti permesso di identificare nell'inizio estate la stagione del decesso di questi uomini, dato poi sostenuto anche da informazioni storiche e balistiche, nonché da alcuni frammenti dell'abbigliamento indossato al momento del decesso. 7

Nel contesto dell'archeoentomologia funeraria gli insetti o i frammenti di insetti prelevati dai corpi, o dai loro abiti, possono fornire ulteriori informazioni sulle abitudini di vita o sui riti legati alla morte: sulle cerimonie e sulle pratiche funerarie, sullo stato igienico-sanitario delle popolazioni, oppure sul luogo di conservazione dei corpi. In molti casi, per esempio, gli insetti possono essere legati alle offerte devozionali lasciate sul corpo del defunto, offerte che possono essere distrutte dal tempo ma che, se colonizzate da insetti, possono essere svelate. È il caso degli insetti che si cibano di mais, ritrovati in grande quantità su alcune mummie peruviane: indice che, tra le fasce che avvolgevano il corpo, erano presenti delle pannocchie quali offerte al defunto.

La presenza di parassiti del corpo, quali pidocchi o pulci, fornisce invece informazioni sullo stato sanitario delle genti, non solo per la presenza del parassita stesso, ma anche per la possibilità di estrarre da questo il DNA di eventuali microorganismi patogeni, come è avvenuto con lo studio di alcuni frammenti di pidocchi trovati sui resti dei soldati dell'armata di Napoleone in Lituania. 8

Gli insetti sono anche ottimi indicatori degli ambienti dove i corpi sono stati conservati, come è stato rilevato sui resti di alcuni "servi di Dio" attualmente conservati presso la chiesa dei Cappuccini a Santa Maria del Tempio, a Casale Monferrato. In questo caso i frammenti di alcuni insetti hanno permesso di verificare che i corpi avevano avuto due diverse collocazioni dopo la morte (su cassa lignea nel suolo, prima, e poi all'interno di una tomba in un edificio, forse una chiesa), confermando così le fonti storiche e quindi contribuendo alla conferma dell'autenticità dei resti umani.

Le mummie trovate a Roccapelago rappresentano, per quanto riguarda lo studio entomologico, un unicum a livello nazionale e internazionale, sia per la numerosità delle specie, sia per l'ottimo stato di conservazione dei reperti, con numerosi esemplari che sembrano dei preparati per un'esposizione museale. Sebbene l'accatastamento dei corpi abbia comportato una contaminazione degli insetti, che si sono spostati da un corpo a quelli adiacenti, e quindi difficilmente sarà possibile ricostruire la stagione del decesso, i ritrovamenti indicano comunque che si tratta di una popolazione che curava l'igiene personale e che i corpi venivano collocati nel luogo dove sono stati trovati senza decori floreali, vista la totale assenza di insetti associati ai fiori.

Lo studio del materiale prelevato sia manualmente che con l'ausilio di un aspirapolvere (per catturare lo "sporco" di cui si diceva all'inizio) è ancora in corso, e si spera possa essere terminato nei prossimi mesi, completando una già lunga lista di specie con numerosi elementi di interesse. Un interesse che non è solo mera curiosità scientifica, ma che può diventare anche applicativo, in quanto si può a ragione sostenere che tra l'archeoentomologia funeraria e l'entomologia forense esista un sistema di vasi comunicanti, per cui le scoperte realizzate in un settore contribuiscono a realizzarne altrettante nell'altro. Parafrasando le parole di un famoso cantautore si può quindi concludere che dallo sporco nascono i fiori della conoscenza, dai diamanti... non lo so.


Note

( 1) "Le mummie di Roccapelago (XVI-XVIII secolo): vita e morte di una piccola comunità dell'Appennino modenese. Archeologia e antropologia: una ricerca interdisciplinare", Roccapelago (Modena), 22 settembre 2012.

( 2) J.-B. Huchet, L'archéoentomologie funéraire: une approche originale dans l'interprétation des sépultures, "Bulletins et Mémoires de la Société d'anthropologie de Paris", 8, 1996, 3-4, 1996, pp. 299-311.

( 3) Nell'entomologia forense si possono individuare tre ambiti principali di interesse, che riguardano gli infestanti delle derrate alimentari e di altri beni in uso all'uomo, gli insetti associati alle abitazioni o ad altri edifici, e infine l'entomologia forense di carattere medico legale.

( 4) Sono definiti "squadroni della morte" dagli autori di lingua francese. Si veda in proposito: J. P. Mégnin, La faune des cadavres. Application de l'entomologie à la médecine légale, Paris, G. Masson, 1894.

( 5) F. Redi, Esperienze intorno alla generazione degl'insetti, introduzione a cura di W. Bernardi, Firenze, Giunti, 1996 (si veda anche, in proposito: www.francescoredi.it/).

( 6) La cuticola esterna degli insetti è una struttura rigida ed elastica al tempo stesso, che oltre a fornire una protezione all'organismo fornisce ancoraggio ai muscoli.

( 7) S. Vanin, M. Turchetto, A. Galassi, C. Cattaneo, Forensic Entomology and Archaeology of War, "Journal of Battlefield Archaeology", 2010, 50, pp. 127-139.

( 8) D. Raoult, O. Dutour, L. Houhamdi, R. Jankauskas, P. E. Fournier, Y. Ardagna, M. Drancourt, M. Signoli, V. D. La, Y. Macia, G. Aboudharam, Evidence for Louse-Transmitted Diseases in Soldiers of Napoleon's Grand Army in Vilnius, "The Journal of Infectious Diseases", 2006, 193, pp. 112-120.



Azioni sul documento

Elenco delle riviste

    Istituto per i beni artistici culturali e naturali della Regione Emilia-Romagna - Cod. fiscale 800 812 90 373

    Via Galliera 21, 40121 Bologna - tel. +39 051 527 66 00 - fax +39 051 232 599 - direzioneibc@postacert.regione.emilia-romagna.it

    Informativa utilizzo dei cookie

    Regione Emilia-Romagna (CF 800.625.903.79) - Viale Aldo Moro 52, 40127 Bologna - Centralino: 051.5271
    Ufficio Relazioni con il Pubblico: Numero Verde URP: 800 66.22.00, urp@regione.emilia-romagna.it, urp@postacert.regione.emilia-romagna.it