Rivista "IBC" XXII, 2014, 2

biblioteche e archivi / pubblicazioni

Il supplemento al catalogo dei bandi, degli editti, delle costituzioni e dei vari provvedimenti stampati a Bologna nel corso del Cinquecento completa un'opera di indubbia utilità per gli storici.
Bononia manifesta

Isabella Zanni Rosiello
[già direttrice dell’Archivio di Stato di Bologna e consigliera dell’IBC]

Fresco di stampa, ecco un importante volume curato da Zita Zanardi: Bononia manifesta. Supplemento al Catalogo dei bandi, editti, costituzioni e provvedimenti diversi, stampati nel XVI secolo per Bologna e il suo territorio. Averlo tra le mani è un piacere. Lo è perché costituisce un'ulteriore prova dell'acribia e dell'impegno con cui Zanardi è solita lavorare e perché contiene un utile aggiornamento al volume che, per il medesimo editore, è stato dato alle stampe nel 1996. I due volumi - che fanno parte di un più ampio censimento delle edizioni cinquecentine - sono da considerare come due tomi di una stessa opera. Hanno infatti lo stesso titolo; soltanto nel sottotitolo c'è una differenza: il volume edito anni fa è un Catalogo, quello pubblicato ora è il relativo Supplemento. In quest'ultimo viene descritto, con gli stessi criteri con cui il materiale era stato in precedenza catalogato, quello successivamente reperito dalla curatrice a seguito di ulteriori ricerche o grazie a segnalazioni di istituzioni culturali.1

Il corpus dei documenti presente nei due volumi è quantitativamente cospicuo. La tipologia del materiale, a partire dalle stesse intitolazioni che lo caratterizza, è estremamente variegata. Si tratta di: bandi, editti, notificazioni, provvisioni, costituzioni, ordini, decreti, precetti, tavole, capitoli, brevi, bolle, eccetera. I titoli dei singoli provvedimenti, come pure i nomi e le cariche dei relativi sottoscrittori, sono un segno dello scrupolo perseguito dalle autorità civili e religiose che li hanno emanati allo scopo di rendere noti, agli abitanti della città e del contado, decisioni, disposizioni e divieti. I fogli volanti a stampa che li contenevano venivano esposti nei luoghi più frequentati della città, come piazze, palazzi pubblici, chiese, o affissi agli angoli delle strade. Talvolta il testo scritto era accompagnato da illustrazioni, al fine di attirare l'attenzione di quanti, analfabeti o semianalfabeti, si fermavano a guardarli.

Una volta terminata l'esposizione, cominciava per questo genere di prodotti un'altra fase di "vita". A seconda dei casi, poteva essere breve o lunga. Così molti sono andati dispersi o distrutti; in alcuni casi la loro perdita è stata tanto massiccia da essere definita una vera e propria "strage".2 Molti sono stati invece salvati da una deprecabile fine. Quelli descritti nel Catalogo e nel successivo Supplemento hanno conosciuto rimozioni, abbandoni, oblii, ma anche opportuni recuperi, e salutari, pur se tardive, attenzioni.

Alcune notizie sulle vicende e sui modi di trasmissione-conservazione che li hanno interessati si leggono - all'interno del Supplemento - negli scritti di Patrizia Busi (Non solo libri nella Biblioteca dell'Archiginnasio), Mario Fanti (Il fondo "Stampe" nell'Archivio generale arcivescovile di Bologna), Daniela Schiavina (I bandi del XVI secolo nei fondi della Biblioteca d'arte e di storia di San Giorgio in Poggiale), Diana Tura (I bandi nella documentazione dell'Archivio di Stato di Bologna). Nel leggerli si apprende che la storia degli esemplari descritti (sia nel Catalogo, sia nel Supplemento) è stata diversa a seconda che siano passati tra le mani di privati collezionisti e/o siano stati acquisiti da specifici luoghi-istituti conservativi.

E diversa è stata la loro rispettiva conservazione a seconda che sia avvenuta all'interno di biblioteche o di archivi. Se conservati in questi ultimi, hanno quasi sempre fatto parte di determinate raccolte o di specifici fondi, di cui hanno condiviso le relative modalità di trasmissione e di utilizzazione. Se conservati nelle biblioteche, sono stati per lo più ritenuti un tipo di materiale al quale prestare un'attenzione conservativa più debole di quella riservata al materiale propriamente librario. E così sono stati a lungo dimenticati e abbandonati in luoghi di fortuna. È un materiale che solo di recente, e solo lentamente, grazie a lunghe e meritorie ricerche, è, per così dire, riemerso. Sottratto all'oblio a cui sembrava destinato, è stato in molti casi debitamente catalogato. Oggi i bibliotecari, al contrario di quanto è accaduto in passato, non sembrano più disposti a considerare questo tipo di materiale "minore", a ritenerlo cioè di importanza inferiore a quella attribuita al materiale di tipo propriamente librario. Essi cercano piuttosto di indagare, tramite approfondite analisi, se e come la classificazione bibliotecaria entro la quale era stato in passato inserito sia stata anche in seguito applicata, e con quali conseguenze.

Il volume che Zita Zanardi ha curato con encomiabile acribia e lodevole competenza non è importante solo perché completa l'ampia indagine pubblicata nel 1996. Lo è anche perché esso ci fornisce una serie di indici relativi all'intero corpus dei documenti, che sono stati descritti in ordine cronologico (scelta del tutto condivisibile, in quanto evidenzia, a seconda degli anni, la presenza o la rarefazione dei documenti stampati lungo il secolo XVI). Gli indici si riferiscono ai tipografi, agli editori, ai sottoscrittori (cioè ai firmatari dei singoli provvedimenti nonché alle cariche da essi ricoperte all'atto delle relative sottoscrizioni), alle cose notevoli (che non è, come chiarisce la curatrice, un indice "dei soggetti", ma un indice "di documenti che trattano lo stesso argomento"), alle illustrazioni, nonché ai tipografi e ai nomi delle Tesi dei lettori.

L'utilità di questi indici è innegabile. Essi, nel fornire una mole notevole di dati e informazioni, agevolano la ricerca-consultazione dei documenti che possono interessare. Sono documenti che offrono uno spaccato a un tempo denso e variegato su molti dei problemi che, anche a riguardo della vita quotidiana, hanno attraversato Bologna e le sue zone limitrofe lungo un intero secolo. Già alcuni anni fa avevamo cominciato ad apprezzarli vedendo quelli esposti nella mostra allestita nella sala dello Stabat mater dell'Archiginnasio e leggendo il relativo catalogo.3 Essi costituiscono una fonte di rilevante importanza sia per quanto riguarda il controllo sociale esercitato, entro specifici confini territoriali, dalle competenti autorità cittadine, sia per quanto riguarda le forme comunicative tramite cui tale controllo veniva di fatto svolto. Una fonte che peraltro, come sempre accade per qualsiasi tipo di fonte, è da collocare all'interno dei relativi contesti di produzione oltre che da confrontare con altre tipologie documentarie.

Sono certa che coloro che prenderanno in mano i due volumi di Bononia manifesta non potranno fare a meno di ripensare a quanto ha scritto Marc Bloch: "[...] è uno dei compiti più difficili per lo storico, quello di raccogliere i documenti di cui ritiene di avere bisogno. Non potrebbe riuscirci senza l'aiuto di diverse guide: inventari di archivi o di biblioteche, cataloghi di musei, repertori bibliografici di ogni genere. Si vedono a volte saccenti pretenziosi meravigliarsi del tempo sacrificato da alcuni eruditi per comporre opere simili, e da tutti gli studiosi per apprenderne l'esistenza e l'impiego. Come se, grazie alle ore così impiegate in compiti che, pur non privi di un certo fascino nascosto, mancano sicuramente di pubblica risonanza, non venisse alla fine risparmiato il più spaventoso spreco di energie".4 Voglio sperare che di "saccenti pretenziosi" ce ne siano in giro pochi, mentre credo che Zita Zanardi, da vera erudita quale è, non si impegnerebbe in lavori come quelli che ho ricordato, se non provasse, nel farli, un "certo fascino".

Ma nello stesso tempo ritengo che Zanardi sia dotata di una buona dose di ironia e non voglia pertanto essere assimilata al personaggio tratteggiato da Anatole France nel romanzo Il delitto di Sylvestre Bonnard, uno che non conosceva "lettura più facile, più attraente, più dolce di quella di un catalogo". Un catalogo non è "attraente"; qualsiasi catalogo respinge una lettura frettolosa; richiede anzi, per usare un'espressione di Nietzsche, "una lettura lenta".


Note

( 1) Bononia manifesta. Catalogo dei bandi, editti, costituzioni e provvedimenti diversi, stampati nel XVI secolo per Bologna e il suo territorio, a cura di Z. Zanardi, Firenze, Olschki, 1996; Bononia manifesta. Supplemento al Catalogo dei bandi, editti, costituzioni e provvedimenti diversi, stampati nel XVI secolo per Bologna e il suo territorio, a cura di Z. Zanardi, Firenze, Olschki, 2014.

( 2) U. Rozzo, La strage ignorata. I fogli volanti a stampa nell'Italia dei secoli XV e XVI, Udine, Forum, 2008.

( 3) Una città in piazza. Comunicazione e vita quotidiana a Bologna tra Cinque e Seicento, a cura di P. Bellettini, R. Campioni, Z. Zanardi, Bologna, Editrice Compositori, 2000.

( 4) M. Bloch, Apologia della storia o mestiere di storico, Torino, Einaudi, 1998, p. 55.



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