Rivista "IBC" XXI, 2013, 4

musei e beni culturali, biblioteche e archivi / convegni e seminari, storie e personaggi

A Finale Emilia, nella pianura modenese, si reagisce al terremoto riscoprendo gli uomini di cultura che venivano da queste terre. Come Edmondo Solmi, coraggioso iniziatore degli studi vinciani.
Cercando Leonardo

Galileo Dallolio
[Gruppo di studi "Fluttuanti - Finale Emilia - 2012"]

Il terremoto che ha colpito Finale Emilia nel maggio del 2012 ha accentuato in diversi cittadini la volontà collaborare con l'assessorato comunale alla cultura, e con altri circoli e istituzioni culturali, per divulgare storie di persone e di luoghi finalesi, al fine di far convergere sulla nostra città nuove attenzioni e interessi inediti. Tra i soggetti attivi di questo fermento c'è anche il gruppo di studi di cui fa parte chi scrive, i "Fluttuanti - Finale Emilia - 2012", sorto proprio dopo il sisma: il nome ricorda la finalese "Accademia dei Fluttuanti" (1741-1801).

Nel dicembre 2012, presso l'Accademia delle scienze, lettere e arti di Modena, è stata realizzata una conferenza per ricordare lo storico finalese Cesare Frassoni (1712-1801), cofondatore dell'Accademia dei Fluttuanti. Tra gennaio e febbraio 2013, al Museo civico medievale di Bologna, altre quattro conferenze sono state organizzate in collaborazione con il "Comitato per Bologna storica artistica". Dalla fine del 2012, inoltre, in coincidenza con il centenario della morte di Edmondo Solmi, un gruppo di finalesi ha avviato una ricerca su questo importante studioso, molto noto nel mondo degli studi leonardeschi. Edmondo e suo fratello Arrigo sono presenti nella toponomastica finalese dal 1965 come "Fratelli Solmi, uomini di cultura".

Figli di Amalia Stucci e di Angelo, segretario del Comune di Finale, il professore Arrigo Solmi (1873-1944), giurista di fama, "insegnò nelle principali università italiane, fu relatore sui Patti Lateranensi, sottosegretario al Ministero per l'Educazione nazionale e ministro guardasigilli dal 1935 al 1939" oltre che rettore all'Università di Pavia; il professore Edmondo Solmi (1874-1912) "ebbe una vita molto breve ma fece in tempo a scrivere una biografia di Leonardo da Vinci che fu elogiata nientemeno che dal maestro della psicanalisi Sigmund Freud".1

La vita di Edmondo e il suo lavoro di ricercatore, docente e biografo di Leonardo, a parere del nostro gruppo, meritano di essere conosciuti anche da un pubblico più vasto. Per illustrarne la storia si è scelto di utilizzare in parte il testo che il figlio - il poeta, letterato e critico Sergio Solmi (1899-1981) - ha scritto per l'edizione longanesiana del volumeLeonardo (1452-1519).2


La formazione: Modena, Firenze, Bologna

Nel 1889 Edmondo Solmi è al "Regio Liceo Ginnasio Muratori" di Modena e, come scrive il figlio, "fattosi precocemente notare per la vivacità dell'ingegno, nella sua pur breve esistenza [...] ebbe la fortuna di incontrarsi con alcuni degli uomini più notevoli del suo tempo, a cominciare dal poeta Severino Ferrari, che gli fu maestro al Liceo".

Si diploma nel 1893 e si trasferisce a Firenze per studiare all'Istituto di studi superiori, Sezione di filosofia e filologia. Firenze, capitale d'Italia dal 1865 al 1870, e Pisa, con la Scuola Normale, costituivano in quegli anni due centri culturali di grande valore che attiravano maestri e allievi italiani e stranieri. È ragionevole pensare che questa scelta sia stata favorita proprio dal suo maestro, il poeta Severino Ferrari, che a Firenze si è formato, che qui lavora nella Biblioteca di letteratura popolare italiana e che, dal 1896 al 1901, insegna Letteratura italiana al Magistero femminile. Ferrari è il discepolo prediletto di Giosue Carducci ed è il grande amico di Giovanni Pascoli. Nella mostra documentaria presentata nel 1999 nella Biblioteca "Severino Ferrari" di Molinella (Bologna), e nel volume Severino Ferrari e il sogno della poesia,3 la vita e l'opera poetica del maestro di Edmondo sono ampiamente illustrate.

A Firenze, in quegli anni, si respira "un fervore risorgimentale, se si vuole, legato ancora al movimento unitario, ma nella direzione più alta, non nazionalistica o dei 'primati', ma nella rivendicazione di un antico insigne contributo a un comune patrimonio di civiltà".4 Nel Registro di matricola numero 2249, conservato nell'Archivio dell'Università di Firenze, si leggono i nomi degli insegnanti di Solmi: Augusto Conti, Nicola Festa, Guido Mazzoni, Cesare Paoli, Pio Raina, Felice Ramorino, Giuseppe Tarozzi, Felice Tocco, Pasquale Villari, Girolamo Vitelli. Severino Ferrari, che si era laureato con Augusto Conti, era amico di Guido Mazzoni (allievo di Carducci e D'Ancona) con il quale Edmondo si laurea in filosofia a 24 anni, nel 1897, con la tesi "Studi sulla filosofia naturale di Leonardo da Vinci. Gnoseologia e cosmologia".

Nel capoluogo toscano - scrive il figlio Sergio - Edmondo aveva conosciuto D'Annunzio e frequentato gli ambienti del "Leonardo" e della "Voce", stringendo amicizia con uomini come Giovanni Gentile, Giovanni Amendola, Gaetano Salvemini, e in particolare con Cesare Battisti, "a quel tempo non ancora deputato socialista di Trento, bensì suo condiscepolo all'Istituto di Studi Superiori di Firenze": "gli fu accanto in una comune passione nelle tragiche giornate del 1898".

Il 25 maggio 1898 legge e pubblica parte della sua tesi presso l'Accademia delle scienze lettere e arti di Modena. Interessante l'annotazione presente negli Atti: "Il socio permanente Luigi Olivi riferisce le sue impressioni riguardo al contenuto intrinseco del lavoro di Edmondo Solmi. [...] Il metodo adottato è obiettivamente sereno per modo da offrire il ritratto del filosofo nella sua realtà giustificandone cogli elementi ideali di cui doveva alimentarsi secondo la sua indole e gli indirizzi e il genio del tempo. Anzi il Solmi fa assai spesso parlare il Vinci medesimo e lo costringe a un lavoro di autopsicologia". Sempre nel 1898, all'Università di Bologna, Edmondo conclude il corso complementare per la laurea in Lettere al quarto anno.


Il metodo e gli scopi nello studio dei manoscritti leonardeschi

Edmondo Solmi si forma in un ambiente culturale che privilegia lo studio delle fonti attraverso accurate indagini filologiche. Sarà proprio il "Giornale storico della letteratura italiana" fondato a Torino nel 1883, il più importante organo della scuola del metodo storico, a pubblicare nel 1908, in forma di supplemento di 344 pagine, il suo contributo su Le fonti dei manoscritti di Leonardo da Vinci. A proposito del quale Edmondo scrive: "[i manoscritti] non erano soltanto la storia della sua attività e del suo pensiero, ma anche quella della sua vita e del suo carattere: mi diedi quindi a suscitare i fatti e gli uomini accennati con una fuggevole frase, la quale tu non sapresti interpretare senza infinito amore ed esperienza". In un'altra occasione dichiara di aver voluto "compiere un atto, per dir così, di onestà letteraria; rintracciare attraverso i manoscritti ciò che si deve all'ingegno di Leonardo, e ciò che è pura e semplice trascrizione dagli scritti altrui; dare un filo conduttore per distinguere l'originale dalla copia, il frutto della meditazione e della riflessione diretta dagli appunti tolti di peso negli scritti di autori antichi, medievali e rinascenti. Ho perseguito ogni frammento leonardesco di dubbia autenticità, sospettosamente, fra le righe di centinaia e centinaia di vecchi volumi polverosi, oggi dimenticati e un tempo famosi e letti con pazienza e tenacia forse degni di miglior causa. In tal generi di lavori, secondo la sentenza vinciana, 'chi non dubita poco acquista'. Non tutto ho ritrovato, ma molto ho faticato per ritrovare. E per scoprire una fonte spesso ho dovuto saggiarne inutilmente molte".5


La biografia di Leonardo e un lettore d'eccezione

Scrive il figlio Sergio nella prefazione al Leonardo edito da Longanesi nel 1972: "Il libro che qui si offre ai lettori è la prima, e tuttora attualissima, biografia di Leonardo che non soltanto consideri il Leonardo artista, o il Leonardo scienziato separatamente presi, ma il Leonardo artista e scienziato nella loro coesistenza dialettica, colti nella radice vitale come forma di un destino, individuale e storico [...]. Quale fu la ratio segreta per cui l'artista si trovò diviso tra la passione della pittura e la febbre della ricerca scientifica? Come deve interpretarsi l'irrequieto sviluppo di questa, che lo spingeva di continuo a innovare nella sua arte, e in pari tempo a tentare orizzonti sempre più vasti della conoscenza umana, dalla meccanica alla biologia, dalla metafisica all'astronomia?".6

Sigmund Freud, nel suo Un ricordo d'infanzia di Leonardo da Vinci, così ha parlato di questo libro: "Una vita sessuale e sentimentale così particolare, e la duplice natura di Leonardo artista e investigatore, non si lasciano comprendere che in un modo unico: i biografi restano il più spesso estranei a qualunque psicologia. Uno solo a mia conoscenza, ha presentito la soluzione dell'enigma: Edmondo Solmi".7


La vita di ricercatore, pubblicista e insegnante

Dopo la laurea, comincia per Edmondo una vita intensissima di studi, ricerche, pubblicazioni e insegnamento. Si sposa con Clelia Lolli, nata a Spilamberto, e insegna al Liceo "Terenzio Varrone" di Rieti dal 1898 al 1901, dove nasce il figlio Sergio. Nel 1899, per l'editore Barbera di Firenze, pubblica Frammenti letterari e filosofici di Leonardo da Vinci, e nel 1900 Leonardo 1452-1519 (tradotto in tedesco nel 1908). Sui Frammenti, ripubblicati da Giunti nel 1979, lo studioso Pietro Cesare Marani, scrive: "questa preziosa silloge non fu [...] soltanto la prima a vasto raggio ad apparire in Italia, ma si può dire che costituì anche per quasi mezzo secolo, il modello di tutte le successive raccolte italiane di testi leonardiani".

La vita di Edmondo si svolge poi in molte città. A Firenze, nel 1906, partecipa a (e probabilmente organizza) le Conferenze fiorentine, pubblicate da Treves nel 1910, e scriveLa resurrezione dell'opera di Leonardo come proemio. Tra gli altri conferenzieri: Angelo Conti con Leonardo pittore, Benedetto Croce con Leonardo filosofo, Isidoro del Lungo conLeonardo scrittore. A Mantova, dove nasce la figlia Olga, insegna al Liceo "Virgilio", ha come allievo il futuro filosofo Antonio Banfi (sua è la definizione di Solmi come "iniziatore degli studi leonardeschi in senso storico e critico") e fa conferenze importanti all'Accademia Virgiliana. A Livorno insegna al Liceo "Niccolini Guerrazzi", a Torino al Liceo "Gioberti", dove ha tra gli studenti Roberto Longhi, Giovanni Tasca e Ugo Segre, e a Pavia diventa docente universitario di Storia della filosofia.

Tra le iniziative culturali per la celebrazione dei 150 anni dell'Unità d'Italia, nella mostra realizzata dal Liceo "Gioberti", si legge un interessante riferimento a Edmondo Solmi: "Spesso i corsi a scuola sono tenuti da docenti di gran valore: alcune lezioni sono memorabili. Particolarmente fertili sono in quegli anni gli insegnamenti di Umberto Cosmo, docente di lettere italiane e latine, di Felice Momigliano, storico e scrittore, mazziniano convinto, e di Edmondo Solmi, professore di filosofia e storia, autentico cultore non solo del genio patriottico di Mazzini, ma anche di Leonardo da Vinci, su cui scrive pagine interessanti e tiene conferenze. Nel 1908, anno del suo approdo all'insegnamento universitario a Torino, il liceo 'Gioberti' ospita una interessante conferenza sul grande scienziato e artista del Rinascimento, con continue citazioni e riferimenti agli studi approfonditi di Solmi. In questo periodo si formano al 'Gioberti' studenti di grande spessore come Roberto Longhi, tra i massimi critici d'arte del XX secolo, che per gli ottimi voti viene dispensato dall'esame finale nel 1907, Angelo Tasca, in giovane età già dirigente della Federazione Giovanile Socialista e fondatore con altri de 'L'Ordine Nuovo', diplomato con licenza d'onore nel 1911, e Umberto Terracini, presidente in futuro dell'Assemblea Costituente dal 1947, diplomatosi nel 1912".8

A Torino, come racconta il figlio Sergio nella sua nota biografica, "frequentò amichevolmente alcuni dei più severi studiosi, da Rodolfo Renier a Francesco Novati, da Gioele Solari ad Arturo Graf". La sua fama, "sia pure circoscritta al mondo dell'alta cultura, si affermò rapidamente" e non solo nel campo leonardesco: "egli tracciò un'orma in altri rami del sapere-filosofico, soprattutto con i suoi studi sul Campanella, Spinoza, Gioberti, Mazzini eccetera. Dopo la morte, il fratello maggiore Arrigo, il ben noto storico e giurista, pietosamente raccolse parte degli scritti inediti e sparsi e ne pubblicò quelli rimasti interrotti. Infatti il 29 luglio del 1912 Edmondo Solmi si spegneva, dopo breve e violenta malattia, a Spilamberto (Modena), a soli 37 anni di età".


Edmondo Solmi oggi e in un prossimo futuro

Edmondo Solmi è un autore che continua a essere letto ed è ben presente nel lavoro degli studiosi contemporanei di Leonardo, fra i quali Carlo Pedretti e Alfredo Buccaro, incontrati e ascoltati alla Biblioteca comunale dell'Archiginnasio nel maggio 2013, in occasione della presentazione a Bologna del Codice Corazza. Per rinnovare la conoscenza della sua opera potrebbe essere progettata una giornata di studi con successivi incontri nelle biblioteche o nelle istituzioni culturali dei comuni interessati. In questo modo si potrebbe contribuire al tema "Leonardo in Emilia-Romagna", già avviato dal professor Pedretti nel 1953 e continuato negli anni a seguire con mostre quali "Leonardo artista delle macchine e cartografo" (Imola, ottobre 1994 - gennaio 1995), "Leonardo, Machiavelli e Cesare Borgia in Romagna. Arte, storia e scienza in Romagna. 1500-1503" (Rimini, marzo-giugno 2003) e "Rappresentare il corpo. Arte e anatomia da Leonardo all'Illuminismo" (Bologna, dicembre 2004 - marzo 2005). Non bisogna dimenticare, infine, che oltre a Solmi, in Emilia-Romagna, sono nati altri tre importanti studiosi di Leonardo: Vincenzo Corazza a Bologna (1722-1789), Giambattista Venturi a Reggio Emilia (1746-1822) e Carlo Pedretti a Bologna (1928). Sono gradite idee e proposte da parte dei lettori.


Note

(1) Citazioni tratte da: Album finalese. La vita e l'evoluzione della nostra città, raccontata e vista come nell'album di famiglia, a cura di G. Borgatti, nota introduttiva di S. Marchetti, Finale Emilia (Modena), CDL edizioni, 2007.

(2) E. Solmi, Leonardo (1452-1519), Milano, Longanesi, 1972; il testo di Sergio Solmi è stato poi pubblicato anche in: Opere di Sergio Solmi, volume VI, Scritti sull'arte. Discorso sulla pittura contemporanea. Saggi e note su artisti italiani e stranieri e altre pagine sparse, a cura di G. Pacchiano, Milano, Adelphi, 2011.

(3Severino Ferrari e il sogno della poesia, a cura di S. Santucci, introduzione di R. Cremante, Bologna, Istituto per i beni artistici culturali e naturali della Regione Emilia-Romagna - Pàtron editore, 2003.

(4) E. Garin, Prefazione, in E. Solmi, Scritti vinciani. Le fonti dei manoscritti di Leonardo da Vinci e altri studi di Edmondo Solmi, Firenze, La Nuova Italia, 1976, p. 27.

(5) E. Solmi, Scritti vinciani, cit. p. 2.

(6) E. Solmi, Leonardo (1452-1519), cit.

(7Opere di Sigmund Freud, edizione diretta da C. L. Musatti, volume VI, Casi clinici e altri scritti. 1909-1912, Torino, Bollati Boringhieri, p. 213.

(8) Si veda anche: www.liceogioberti.it/dida ttica/prog_Italia150_1011_Pannelli/Pannello3.pdf.


Ringraziamenti

Raffaella Solmi; Renato Solmi; Accademia nazionale di scienze lettere e arti di Modena; Comune di Finale Emilia; Giovanni Barbi; Celso Malaguti del "Gruppo R616"; Comune di Spilamberto; Istituto enciclopedico Settecani; Bruna De Martino, docente del Liceo "Terenzio Varrone" di Rieti; Claudia Prato Moisio, docente del Liceo "Gioberti" di Torino; Patrizia Paradisi, docente del Liceo "Muratori" di Modena; Casa Carducci di Bologna; Museo europeo degli studenti di Bologna; Learco Andalò; Accademia Virgiliana di Mantova; Archivio storico dell'Università degli Studi di Pavia; Archivio della Biblioteca umanistica dell'Università di Firenze; Archivio di Stato di Mantova.

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