Rivista "IBC" X, 2002, 2

musei e beni culturali, territorio e beni architettonici-ambientali, biblioteche e archivi / mostre e rassegne

Il Codice L contiene il taccuino fittamente annotato da Leonardo da Vinci durante il viaggio che lo portò in terra di Romagna: cinquecento anni dopo, Rimini, Cesena, Cesenatico, Faenza e Imola ricreano una sorta di itinerario leonardesco con iniziative che si spingono fino alla primavera del 2003.
Leonardo in Romagna: 1502-2002

Isabella Fabbri
[IBC]

Nel 1502 Cesare Borgia, spinto dall'esigenza di difendere al meglio il Ducato di Romagna appena conquistato con l'appoggio del padre papa Alessandro VI e del re di Francia Luigi XII, si rivolge a Leonardo da Vinci che aveva già potuto conoscere e apprezzare a Milano. Il Valentino, abile anche nel circondarsi degli uomini migliori del suo tempo, affida a Leonardo l'incarico di "vedere, mesurare, et bene extimare, [...] e a considerare li Lochi et Forteze e li Stati nostri, ad ciò che secundo la loro exigentia ed suo iudicio possiamo provederli". Leonardo deve cioè verificare le fortificazioni e le infrastrutture strategiche e progettare eventuali miglioramenti. Perché i signori di Romagna, Montefeltro e Marche sono tutt'altro che definitivamente sottomessi e il futuro del neonato ducato si profila tormentato e carico di incertezze.

Leonardo accetta l'incarico di "Architecto et Ingegnero Generale" e si mette in viaggio al seguito dell'esercito del Valentino. Si reca prima a Pesaro e Urbino e successivamente risale le rive dell'Adriatico, giungendo l'8 agosto 1502 a Rimini. Come è sua abitudine, riempie i fogli del taccuino di viaggio di annotazioni, calcoli, schizzi e disegni. Un taccuino minuscolo (circa 10 x 7 centimetri) che noi conosciamo come Codice L, conservato a Parigi presso l'Institut de France e visibile in Italia ormai solo in copie anastatiche.

Il soggiorno riminese è breve, ma Leonardo trova il tempo per ammirare ed annotare l'effetto armonioso delle cadute d'acqua della Fontana della Pigna, posta allora in Piazza dell'Arengo ed oggi in Piazza Cavour. L'acqua è un oggetto costante delle ricerche scientifiche di Leonardo, ma è anche, per lui, un elemento simbolico di grande fascinazione. Giorgio Vasari ne ha colto la presenza nell'espressione della Gioconda: "Gli occhi avevano qué lustri et quelle acquitrine che di continuo si veggono nel vivo". Andrea Emiliani, in un suo saggio su Leonardo, riporta a questo proposito una suggestiva notazione di Walter Pater: "Due idee specialmente eran fisse in lui, come riflessi di cose che nell'infanzia avevan colpito la sua mente oltre la misura d'altre impressioni: il sorriso delle donne e il moto di grandi masse d'acqua".1

Ma gli impegni di architetto e ingegnere generale sospingono presto Leonardo verso altri luoghi. Nel mese di agosto è a Cesena, che Cesare Borgia voleva ingrandire e abbellire per farne la sede della corte. Leonardo studia e compie rilievi delle mura e delle fortificazioni, ma in realtà tutto lo incuriosisce: dal modo in cui i contadini sistemano le "uve portate a Cesena" alle modanature di una finestra. Causticamente rileva che alcuni carri in Romagna sono costruiti con le ruote anteriori più piccole di quelle posteriori "con grande disfavore di moto". Ai primi di settembre raggiunge Cesenatico. Il porto canale trecentesco rischia di insabbiarsi all'imboccatura. Leonardo ne compie il rilievo e lo disegna anche a volo d'uccello, progettando alcune migliorie decisive che rimarranno però sulla carta.

Dopo pochi giorni riprende il suo cammino. È a Faenza, dove disegna la cattedrale, e successivamente a Imola, dove si ferma fino a dicembre. Imola in quello scorcio d'autunno 1502 è un vero e proprio "campo militare": Cesare Borgia vi raccoglie armi e uomini a migliaia, probabilmente in vista di un attacco a Bologna e ai Bentivoglio che non avverrà mai. A Imola è presente peraltro anche un testimone di eccezione, Nicolò Machiavelli, inviato da Firenze come ambasciatore per sondare gli umori del Valentino e studiarne le mosse, soprattutto quelle in chiave antitoscana. Machiavelli scrive periodicamente lettere dettagliate ai magistrati della sua città: veniamo così a sapere da lui quelle minute vicende quotidiane che mai compaiono nel taccuino leonardesco, totalmente votato al criptico caos di disegni, calcoli, appunti, progetti.

Immaginiamo Leonardo che, nel clamore e nella concitazione di quella piazza d'armi, percorre con i suoi aiutanti strade e quartieri, disegna mura e congegni. Tra i frutti più preziosi del suo soggiorno imolese è la pianta della città, ora conservata presso la Royal Library del Castello inglese di Windsor. Tutta la città con le sue vie, le piazze, gli edifici, le mura e il territorio circostante sono inscritti in un cerchio suddiviso da otto raggi che recano i nomi dei venti. Nella parte inferiore, in una sorta di contrappunto naturale alla geometrica spartizione degli spazi ad opera dell'uomo, scorre con larghe anse azzurrine il fiume Santerno. La mappa di Imola, e con lei la contemporanea Carta fisica della Toscana, dell'Emilia e della Romagna, sono insieme strumenti scientifici e prodigiose creazioni artistiche.

Il soggiorno imolese di Leonardo si conclude nel dicembre del 1502. La fortuna sta abbandonando il Duca Valentino. Nel 1503 muore il papa suo protettore e il sogno di uno stato forte nel centro dell'Italia si sgretola. Cesare Borgia morirà esule in Navarra, dove si era rifugiato nel 1507. E il suo architetto/ingegnere? Nel 1503 lo troviamo di nuovo al servizio di Firenze, dove di lì a poco dipingerà la Gioconda. Ma i preziosi foglietti del Codice L non sono stati ovviamente dimenticati: nell'estate 2002, a cinquecento anni dal viaggio, Rimini, Cesena, Cesenatico, Faenza e Imola ricreano una sorta di itinerario leonardesco in terra di Romagna con iniziative che si spingono fino alla primavera del 2003.

Ha aperto il 6 luglio le celebrazioni Cesenatico, che ha deciso di dedicare a Leonardo il suo programma culturale estivo. Molti gli eventi messi in campo: una mostra storico-documentaria sul tema delle acque curata da Claudio Starnazzi, studioso degli aspetti naturalistici dell'opera leonardesca; una lettura scenica del poema drammatico Leonardo da Vinci di Marino Moretti, affidata a Marisa Fabbri e ai giovani attori della Compagnia del Serraglio; l'edizione 2002 della manifestazione "Tende al mare" che, nata da un'idea di Dario Fo, coinvolge annualmente gli studenti delle Accademie di belle arti di Ravenna e di Brera impegnati a dipingere sulle grandi tende bianche di tela, antenate dei moderni ombrelloni, le opere di un artista; il ripristino ad opera degli stessi studenti del sipario del Teatro comunale che, nell'originale ottocentesco dipinto da Pompeo Randi e andato perduto nel dopoguerra, raffigurava appunto il Duca Valentino e Leonardo in visita al porto canale di Cesenatico.

Cesena dal canto suo realizza una mostra con riproduzioni di disegni e congegni meccanici curata da Pino Montalti e ospitata negli spazi della Biblioteca Malatestiana. Rimini propone per l'estate 2002 un'originale piccola mostra viaggiante, destinata al circuito degli Istituti italiani di cultura all'estero e realizzata nell'ambito di un accordo siglato l'inverno scorso tra Ministero degli affari esteri e Assessorato regionale alla cultura. La mostra dedicata a Leonardo, Machiavelli e Cesare Borgia rappresenta nel contempo una anticipazione della "mostra maior" che si aprirà a Castel Sismondo nel febbraio 2003. Faenza ha scelto di puntare su una serie di incontri e conferenze dedicati all'architettura tra Quattrocento e Cinquecento. Un ambito che sarà sviluppato in settembre anche a Imola, che negli anni scorsi aveva già realizzato importanti mostre su Leonardo.

Per collegare, idealmente e non solo, la successione degli eventi, l'IBC ha predisposto un logo comune e una pubblicazione destinata a visitatori e turisti con tutte le informazioni di servizio. Per tenere il passo con la fertile inventiva romagnola e quindi per aggiornare in tempo reale il calendario degli eventi, ma anche per approfondimenti e rinvii, saranno disponibili a partire da luglio sul sito dell'Istituto anche alcune pagine dedicate a Leonardo.

 

Note

(1) A. Emiliani, Un mistero pieno di grazia in Leonardo artista delle macchine e cartografo, a cura di R. Campioni, Firenze, Giunti, 1994, p. 64.

 

 

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