Rivista "IBC" XXI, 2013, 3
biblioteche e archivi / media, progetti e realizzazioni
La documentazione giudiziaria è sempre stata oggetto di grande interesse da parte dei ricercatori, non solo perché documenta con dovizia di particolari vicende processuali che ebbero nel passato grande risonanza, ma perché costituisce una fonte rilevante per comprendere aspetti fondamentali, sia sociali che politici, dell'evoluzione storica di una comunità.
A Bologna la documentazione delle diverse magistrature giudicanti succedutesi nei secoli si trova raccolta presso l'Archivio di Stato, in quanto esso è l'istituto culturale che svolge il compito di conservare la documentazione prodotta dagli uffici statali presenti in città, e quindi anche quella giudiziaria. Quest'ultima raggiunge dimensioni davvero imponenti, in quanto per una serie di felici circostanze l'Archivio di Stato, istituito nel 1874, ha potuto concentrare presso di sé gli atti prodotti dai tribunali cittadini fin dall'età medioevale, con una continuità quasi ininterrotta, il che lo rende, sotto questo profilo, uno dei più interessanti nel panorama nazionale.
Purtroppo, però, con il passare del tempo, a causa di problemi di spazio dei depositi, il regolare flusso di documentazione dagli uffici giudiziari all'Archivio si è rallentato e quindi la documentazione del Tribunale si arresta ai primi anni del Novecento, mentre quella della Corte di assise arriva fino al 1971.
Ciò ha dato origine a molti inconvenienti, venuti alla luce in occasione del recente trasferimento del Tribunale dalla vecchia alla nuova sede di Palazzo Pizzardi. La necessità di riorganizzare la grande mole di documentazione che si era venuta disordinatamente accumulando negli anni ha reso necessario l'avvio di un complesso intervento di censimento, di scarto e di trasferimento, che ha consentito di concentrare la documentazione più antica presso un deposito ben attrezzato messo a disposizione dal Comune di Bologna.
In questo contesto è maturata la convinzione della necessità di trasferire presso l'Archivio di Stato, per meglio tutelarli e renderli maggiormente fruibili in attesa di poter effettuare l'intero trasferimento della documentazione destinata a conservazione permanente, almeno gli atti dei processi di sicura e intensa valenza storica, come quelli relativi a stragi e a episodi di terrorismo che si sono celebrati innanzi alla Corte di assise di Bologna negli ultimi 40 anni.
L'idea è stata sviluppata anche sull'esempio dell'attività del Centro di documentazione "Archivio Flamigni", che a partire dal 2005 ha promosso la costituzione della "Rete degli archivi per non dimenticare". Questa rete coinvolge, da una parte, numerosi centri di documentazione, associazioni e archivi privati che hanno lavorato e stanno lavorando per conservare e tramandare la memoria storica sugli episodi di terrorismo, violenza politica e criminalità organizzata che hanno tristemente connotato il nostro paese nel secondo dopoguerra, dall'altra gli istituti archivistici statali, centrali e periferici, destinatari della documentazione giudiziaria che riguarda questi episodi.
Il primo Archivio di Stato a essere coinvolto dalla Rete è stato quello di Viterbo, dove si conservano gli atti del processo sulla strage di Portella della Ginestra. In seguito se ne sono aggiunti altri, prima singolarmente e poi sotto il coordinamento della Direzione generale per gli archivi, la quale, nel dicembre del 2010, ufficializzava l'avvio di una collaborazione con il Centro di documentazione "Archivio Flamigni". Il primo risultato di questa intesa ha portato a realizzare, all'interno del Sistema archivistico nazionale (SAN), il portale "Rete degli archivi per non dimenticare", inaugurato il 9 maggio 2011, nel corso della cerimonia del Giorno della memoria svoltasi al Quirinale (www.memoria.san.beniculturali.it/web/mem oria/home.).
Sollecitati da questa iniziativa e dall'esempio di altri archivi di Stato, in particolare quello di Milano, che ha accolto in versamento anticipato i fascicoli processuali relativi ai processi sulla strage di Piazza Fontana e sull'attentato alla Questura di Milano del 1973, il Tribunale, la Corte di assise e l'Archivio di Stato di Bologna hanno sottoscritto, il 6 dicembre 2011, un accordo per il versamento anticipato di 18 fascicoli processuali posteriori al 1971, per un totale di 1018 faldoni, riguardanti alcuni dei più noti e gravi episodi di terrorismo degli ultimi decenni del secolo scorso. Particolarmente significativi, sia per dimensione che per rilevanza storica, sono quelli relativi all'attentato al treno Italicus del 4 agosto 1974 e alla strage della stazione di Bologna del 2 agosto 1980.
Questo materiale verrà quindi anticipatamente trasferito presso l'Archivio di Stato di Bologna e reso consultabile, nel rispetto delle particolari procedure concordate con il Tribunale e la Corte di assise, necessarie per la protezione dei dati sensibili e sensibilissimi contenuti nelle carte processuali.
Al versamento anticipato si associa quello che costituisce uno dei punti qualificanti delle iniziative promosse dalla Rete degli archivi per non dimenticare: la riproduzione digitale.
Il primo esperimento di digitalizzazione integrale, in questo ambito, ha interessato nel 2006 il fascicolo processuale relativo alla strage di Piazza della Loggia di Brescia ed è stato effettuato in occasione dell'avvio di una nuova istruttoria, su iniziativa dell'Associazione dei familiari delle vittime di quell'episodio di terrorismo, insieme alla "Casa della memoria" di Brescia e grazie al finanziamento degli enti locali. I risultati ottenuti in quella sede hanno reso auspicabile che ogni versamento anticipato sia accompagnato da un intervento di digitalizzazione, quello che Benedetta Tobagi definisce una buona pratica di "democrazia digitale".1 L'esperienza, di grande importanza culturale, è stata quindi ripetuta per gli atti dei processi per le stragi di Piazza Fontana celebrati sia a Milano che a Catanzaro, e per l'attentato alla Questura di Milano del 1973.
In questi casi la digitalizzazione può effettivamente ottenere il duplice risultato di una migliore conservazione e di un migliore accesso alle fonti. Anche a Bologna questa buona pratica si sta ora realizzando grazie all'intervento di numerosi soggetti pubblici e privati. In modo particolare è risultato determinante, in questo contesto, l'intervento della Regione Emilia-Romagna, attraverso l'Assessorato alla cultura e l'Istituto per i beni culturali, tramite la sua struttura dedicata alla conservazione degli oggetti digitali prodotti dalla pubblica amministrazione: il Polo archivistico regionale (ParER).2
Il ParER ha affiancato l'Archivio di Stato nella supervisione tecnica dei lavori e si è impegnato non soltanto a fornire gli strumenti per velocizzare l'attività di digitalizzazione e assicurare successivamente la corretta conservazione dei file digitali presso le sue strutture, ma anche a far predisporre un sistema di accesso per la consultazione della documentazione digitalizzata, che sarà reso disponibile presso l'Archivio di Stato di Bologna.
Alla buona riuscita del progetto collaborano inoltre l'Associazione vittime della strage di Bologna, l'Archivio "Casa della Memoria", il Centro documentazione "Archivio Flamigni", mentre le attività di digitalizzazione sono compiute da volontari dell'AUSER, l'associazione di volontariato da sempre vicina e attiva sui progetti di miglioramento del servizio reso dagli uffici giudiziari.
Si tratta di un intervento notevolmente lungo e complesso, a causa dell'estrema varietà dei formati cartacei presenti nei voluminosi fascicoli penali e della necessità di una scrupolosa conservazione e fedele riproduzione di tutti gli atti originali. A poco più di un anno e mezzo dalla sottoscrizione della relativa convenzione, sono stati comunque completati la digitalizzazione e il versamento di uno dei fascicoli più consistenti dal punto di vista sia quantitativo che qualitativo, quello del processo cosiddetto "Italicus bis", frutto dell'unificazione delle inchieste sulle stragi del 2 agosto alla stazione di Bologna e dell'Italicus per azioni di depistaggio.
La consistenza complessiva del fascicolo è infatti di 291 unità archivistiche di conservazione: precisamente 290 faldoni, denominati "volumi", e 1 registro, corrispondenti a circa duecentocinquantamila immagini di pagine digitalizzate. Gli atti del processo, che si svolge presso la Prima sezione della Corte di assise di Bologna ed è iscritto al Registro generale (vecchio rito) con il numero 1 del 1996, comprendono a partire dal 1982 le indagini del Pubblico ministero (iscritto al Registro generale del Pubblico ministero numero 1251 del 1982), dal 1984 al 1998 gli atti della fase istruttoria (iscritto al Registro generale del Giudice istruttore numero 1329 del 1984), e terminano con il dibattimento che si protrasse dal 24 novembre 1998 al 9 giugno 2000. Infine, negli ultimi due volumi (273 e 273 bis) sono compresi anche atti del processo d'appello, iscritto alla Corte di assise di appello di Bologna con il numero 18 del 2001. Parte della documentazione è in copia: copie di atti dei processi sulla strage di Bologna (dal 1980) e sull'attentato al treno Italicus (dal 1974).
Per ogni unità archivistica di conservazione è stato prodotto un file in formato PDF, opportunamente processato con tecniche di Optical character recognition, costituito dalle immagini digitali di tutti gli elementi del faldone a partire dal dorso dello stesso, che riporta la denominazione del processo, un titolo sommario relativo al contenuto e il numero di sequenza del "volume", per poi proseguire con tutti i documenti contenuti, riprodotti in ogni parte all'interno delle loro aggregazioni originarie. Questi file sono stati formalmente consegnati all'Archivio di Stato a corredo delle unità archivistiche di conservazione progressivamente trasferite, e successivamente acquisiti da parte del ParER, che provvede a garantirne la corretta conservazione nel suo sistema di conservazione e all'inserimento nel sistema di consultazione appositamente predisposto per fornire funzionalità di ricerca e riproduzione dei documenti digitalizzati. Il sistema di consultazione permette infatti di effettuare sia una navigazione nelle unità archivistiche digitalizzate, sia ricerche testuali sulla totalità delle immagini, consentendo quindi con un'unica ricerca di ottenere risultati provenienti da diverse unità archivistiche di conservazione, o meglio dai diversi file PDF di immagini digitali.3
Dal settembre del 2013, quindi, il fascicolo processuale sarà consultabile presso l'Archivio di Stato secondo la procedura prevista dall'articolo 122 comma 2 del Decreto legislativo 42/2004, ossia in base a singole istanze di accesso valutate dal presidente della Corte di assise di Bologna.
La consultazione avverrà in primo luogo sulla riproduzione digitale, scorrendo direttamente i singoli file oppure utilizzando il sistema di ricerca, che all'interno di una così ampia base documentale (stimabile, a fine progetto, in oltre un milione di singole immagini) consentirà un approccio facilitato al reperimento di informazioni.
Questa soluzione tecnologica potrebbe inoltre essere estesa ad altre fonti all'interno della Rete nazionale degli archivi per non dimenticare, in quanto il sistema di ricerca elaborato a Bologna, già in parte discusso con altri soggetti aderenti alla Rete, soprattutto la "Casa della memoria" di Brescia e l'Associazione vittime della strage di Bologna, si pone l'obiettivo di rendere accessibile in tempi ragionevoli una mole di documentazione estremamente ingente, senza però trascurare la corretta contestualizzazione archivistica, in mancanza della quale le informazioni che si presume di ottenere rischiano di diventare manchevoli se non addirittura fuorvianti.
Anche se per ragioni di speditezza si è preferito non ricorrere per la descrizione archivistica ai normali applicativi, che avrebbero comportato un impegno troppo lungo e gravoso, ma si è scelto di puntare direttamente alle immagini del materiale documentario riprodotto attraverso un sistema di ricerca full text, non si è però rinunciato a riprodurre i nessi che legano fra loro le singole carte, e in questo sicuramente sta il maggiore interesse dell'esperimento in corso.
Si tratta insomma di un approccio innovativo alla documentazione contemporanea, in grado di produrre strumenti di ricerca che non possono definirsi veri e propri inventari ma che nello stesso tempo non si limitano a riprodurre in modo piatto e monodimensionale una sequenza di immagini, ma garantiscono la corretta collocazione delle stesse all'interno della specifica sedimentazione della documentazione.
Il progetto di completa digitalizzazione dei fascicoli processuali concernenti i fatti di terrorismo e stragismo giudicati dalla Corte di assise di Bologna è stato sviluppato nella consapevolezza che, come è scritto nella "Dichiarazione universale sugli Archivi" approvata dall'UNESCO: "L'accesso agli archivi arricchisce la nostra conoscenza della società umana, promuove la democrazia, tutela i diritti dei cittadini e migliora la qualità della vita".
Soprattutto di fronte a documentazione di tale rilevanza bisogna impegnarsi, come sottolinea la stessa "Dichiarazione universale", affinché gli archivi siano resi accessibili a tutti, nel rispetto delle leggi in vigore e dei diritti degli individui, e siano utilizzati per contribuire alla crescita di una cittadinanza responsabile.
Note
(1) Rete degli archivi per non dimenticare. Guida alle fonti per una storia ancora da scrivere, a cura di I. Moroni, Roma, ICPAL, 2010, p. 28.
(2) Per informazioni sul ParER: ibc.regione.emilia-r omagna.it/istituto/chi-siamo/polo-archivistico-regionale-parer; parer.ibc.regione.emilia-romagna.it.
(3) Il sistema di consultazione si basa sull'applicazione xPDFindER, sviluppata per conto dell'IBC da 3D Informatica, che si basa anzitutto sulla scelta di uitilizzare l'XML come formato per contenere le informazioni testuali riconosciute nei documenti digitalizzati.
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