Rivista "IBC" XXI, 2013, 2
biblioteche e archivi / mostre e rassegne, pubblicazioni
Dobbiamo a Mirella Bentivoglio, decana delle artiste del libro in Italia, l'aver coniato il felice termine di "libriste", con il quale la Biblioteca Classense di Ravenna contrassegna una serie di iniziative dedicate al libro d'artista: nello scorso anno 2012, in occasione dell'8 marzo, l'esposizione "Libriste. Dalla collezione di libri d'artista di Marco Carminati", concernente i libri d'artista di questa ricca collezione privata, e quest'anno, di nuovo nella ricorrenza della Festa della donna, "Libriste alla Classense", in cui si sono potuti esporre libri d'artista appartenenti alle collezioni classensi, o per dono o grazie a una intelligente politica di acquisizioni datata agli anni Settanta e Ottanta del Novecento, che volle prestare attenzione alle case editrici maggiormente attive nella produzione di libri d'artista, da Geiger a Scheiwiller.1
Ma "Libriste" si propone qualcosa di più rispetto all'esposizione di libri d'artista come creative forme di sconvolgimento, o di rigenerazione, del libro classico. I libri in questione sono infatti prodotti esclusivamente da donne. In questa operazione si vanno realizzando due istanze: da un lato, appunto, l'attenzione all'evolversi del percorso di destrutturazione del tradizionale codice del libro, e in particolare del libro tipografico, e dall'altro la messa a fuoco di scelte che le donne hanno operato in questo percorso. Lo scopo è comprendere il loro lavoro sul libro.
Donne di varia nazionalità, età e pratica artistica, hanno prodotto libri polimaterici, devianti e innovativi rispetto alle forme dei paratesti tipografici tradizionali. Possiamo leggerne l'evoluzione e le innovazioni, che si declinano variamente, dall'impiego dei materiali al lavoro sugli elementi paratestuali (i titoli, la collocazione e la definizione dei contributi autoriali, la sequenza delle carte, la formulazione retoricamente elaborata delle note tipografiche, per dirne alcuni) fino ai testi, a partire dagli esperimenti di poesia visiva.
Possiamo rintracciare in questi lavori i percorsi del libro d'artista senza specificità di genere, ma anche indagarne lo specifico femminile, forse non sempre leggibile, a volte ideologico, a volte persino espressamente rifiutato; in realtà l'aver messo a confronto i libri delle artiste fa giocoforza emergere delle specificità innegabili, come il ricorso ai lavori femminili, ai loro saperi, nella confezione del libro, la loro citazione anche, e infine la presenza nei libri del corpo delle donne, inequivocabile segno di diversità. Da citare, in proposito, la sperimentazione in mostra della giovane Cristina Volpi, che col suo Pas de Mots ha condotto a termine un'operazione di sostituzione della parola con i segni del corpo, l'impronta delle ciglia riprodotte sulle pagine: immagine questa, scelta per il manifesto della mostra. Oltre cinquanta le artiste esposte, fra cui un nutrito gruppo di artiste attive sul territorio ravennate.
Alle origini della scelta di questa esposizione in una biblioteca storica c'è la sgomenta osservazione di un vuoto. Il vuoto lasciato dai libri delle donne, che sono libri non presenti. E non si vuole qui fare riferimento ai testi prodotti dalle donne, tema che pure consentirebbe di rilevare clamorose omissioni e assenze, quanto ai libri che, come oggetti, alle donne furono legati. Sono rare le memorie di donne che del libro hanno fatto oggetto di lavoro o di passione, dalla rilegatrice alla bibliofila. Sono rare persino le memorie delle lettrici. E una rimozione nella biblioteca di conservazione significa perdita, a volte irreversibile.
Per questa ragione, all'interno di questa grande biblioteca di tradizione che è la Classense, emergono con particolare risalto le poche figure di donne che ai libri si legano: "libriste", se vogliamo, esse stesse, anche se lontane da quella creativa opera di decostruzione ed espressione artistica personale che vediamo rappresentata nei libri d'artista.
Si allude a Maria Pasolini Ponti, la "creatrice" di biblioteche popolari nella Romagna del tardo Ottocento e primo Novecento, luogo di lettura d'elezione per le donne, vere fucine di lettori, i cui effetti ancora oggi si colgono nelle realtà di pubblica lettura a Ravenna; a lei l'edizione 2013 di "Libriste" ha dedicato il lavoro di Roberto Gianinetti, un'installazione appositamente realizzata, comprendente fra l'altro il libro d'artista Abbecediario popolare e un inedito ex libris di Maria Ponti. Si allude alla contessa ravennate Teresa Gamba Guiccioli, raccoglitrice di memorie amorose su carta, con il suo vero e proprio libro-oggetto La Corinna o l'Italia di Madame de Staël, su cui l'amato Byron vergò una delle prime lettere, rilegato in velluto rosa e conservato in un improbabile e struggente scrigno di pesante metallo. Più lontana ancora, e incerta, Maria Stuarda, con il libro d'ore che forse accompagnò le sue devozioni attraverso tragiche vicende biografiche, e che ora si trova fra i manoscritti della Classense. Infine, le poche memorie di monache-lettrici, o più spesso oranti, sopravvissute solo nelle scarne note di possesso femminili dei libri della Classense. Questo è quanto rimane dei libri delle donne di una conventuale e papalina Ravenna, dall'antico regime all'Unità d'Italia. Ma anche il secolo appena trascorso non si è sottratto a questa rimozione di genere.
È in questa desolante cornice di annullamento e perdita di memoria che si sono andate collocando le opere delle "libriste", queste vive espressioni del percorso realizzato da donne che hanno voluto essere lavorando sul libro, attraverso il libro, che sia di poesia visiva o grafica d'arte, unico o seriale. La loro riflessione di genere, la memoria di sé stesse e la costante ricerca, divengono tanto più significative nella contiguità con i libri "eccellenti" della Classense, a segnalare forse un estremo esito, e sicuramente una rivalsa.
Certo in biblioteca regna sovrano l'ordine sequenziale: dei caratteri sulle pagine, manoscritte o a stampa, delle pagine nel libro, dei libri sugli scaffali, e poi degli armadi e delle sale, dove, sopra tutto, l'ordine del bibliotecario allinea e numerizza, per "materia", per "formato". In questo poderoso sistema, in questa langue bibliotecaria, anche il libro d'artista ha un suo luogo: 702.81 nella classificazione decimale Dewey. Il sistema classificatorio dei libri ha già previsto la collocazione della destrutturazione dei libri, all'interno delle "arti decorative".
In ossequio a questo "dover essere" biblioteconomico - ma non senza auspicare un creativo sovvertimento dell'"ordine dei libri" analogo al sovvertimento che il libro d'artista realizza - in Classense si sono voluti affrontare, con maggiore consapevolezza, i problemi legati alla conservazione e al trattamento catalografico del libro d'artista: un passaggio di testimone, questo, da altre e maggiori biblioteche, ormai costrette ad abbandonare il trattamento di queste collezioni "di nicchia". Il tema è stato pertanto proposto l'8 marzo 2013, in una giornata di studio dedicata alla catalogazione del libro d'artista, in cui sono intervenuti Rosaria Campioni, Claudia Giuliani, Annalisa Rimmaudo, Carla Barbieri, Mara Sorrentino, Melania Gazzotto, Fausta Squatriti, Fernanda Fedi e Gino Gini.
Al di là della definizione del libro d'artista - tema caro agli artisti stessi e vivacemente dibattuto anche in questa sede - gli intervenuti hanno riproposto l'urgenza di "riconoscere" il libro d'artista nelle collezioni storiche, per ottenerne la salvaguardia e la valorizzazione, che è quanto in questa mostra si è riusciti a fare con il recupero e l'esposizione delle storiche antologie Geiger e della rivista "Tam Tam". Ed è in questa chiave che oggi procedono anche la riflessione sulla catalogazione informatica e l'attivazione, nel Servizio bibliotecario nazionale, di un codice di genere per il riconoscimento del libro d'artista.
Nota
(1) "Libriste alla Classense", Ravenna, Biblioteca Classense, 9 marzo - 27 aprile 2013. Catalogo: Libriste alla Classense 2013, a cura di D. Silvestroni, M. Sorrentino, C. Giuliani, introduzione di A. De Pirro, Ravenna, Istituzione Biblioteca Classense, 2013, stampato in 150 esemplari.
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