Rivista "IBC" XXI, 2013, 2

musei e beni culturali, biblioteche e archivi / immagini, mostre e rassegne, pubblicazioni

Nei disegni delle illustratrici svedesi, in mostra a Bologna, ci sono tutta la luce e l'attenzione alla libertà dei bambini che permeano la loro terra.
Nuove dall'isola dei gabbiani

Ilaria Tontardini
[Hamelin Associazione Culturale]

La cinquantesima edizione della "Fiera internazionale del libro per ragazzi" ha avuto come ospite d'onore la Svezia. L'Istituto regionale per i beni culturali ha collaborato pubblicando il catalogo della mostra "Sottosopra. Voci contemporan ee dell'illustrazione svedese", frutto di una ricerca condotta dall'Associazione culturale "Hamelin" con la collaborazione dello Swedish Institute e dello Swedish Arts Council. La rassegna, allestita nel Museo civico archeologico di Bologna dal 26 mar zo al 14 aprile 2013, ha fatto conoscere le tavole di Eva Lindström e di altre sette illustratrici: Emma AdBåge, Karyn Cyrén, Camilla Engman, Joanna Hellgren, Maria Libert, Emelie Östergren, Moa Schulman. Pubblichiamo la parte iniziale del saggio di I laria Tontardini, che ripercorre i nessi e le storie di queste autrici.1

Restando in tema, la galleria fotografica presenta le illustrazioni di Emma AdBåge per il progetto "Bologna a testa in su", affiancate da quelle di Cristina Pieropan su "Stoccolma a testa in su". Il progetto, curato da "Hamelin" e giunto al la quarta edizione, è un invito a scoprire una città attraverso gli occhi di un illustratore (www.hamelin.net).


Nel 1958 Sverre Fehn, uno dei più importanti architetti norvegesi contemporanei (scomparso solo da pochi anni) vince il concorso per progettare e realizzare il Padiglione espositivo dei paesi nordici presso i Giardini della Biennale di Venezia. L' edificio deve "rappresentare" e accogliere l'identità artistica dei tre paesi scandinavi, Norvegia, Finlandia e Svezia. Fehn crea un'aula unica in cui lo spazio è fluido, incentrato su tre componenti fondamentali: il dialogo fra l'interno e l'esterno, modulando la parete principale del Padiglione come una superficie trasparente in cui prevale l'apertura, il rendere visibile ciò che è dentro e ciò che è fuori, in continuità l'uno con l'altro; l'utilizzo della luce come strumento per modellare lo sp azio fisico, attraverso la parete in vetro, il colore bianco dei materiali e la creazione di una copertura che filtra la luce e la diffonde; l'osmosi dell'architettura con l'elemento naturale preesistente alla struttura: tre alberi crescono dentro il padiglione, i loro tronchi tagliano come tre segni scuri l'aria della sala, uscendo fuori dal tetto, collegando il cielo con il cemento, l'interno con l'aria.

Un albero che sfonda il tetto, anche se in maniera elegante, è un controsenso, per l'albero e per il tetto. È come dormire nel letto al contrario o fare i biscotti sul pavimento invece che sul tavolo. Fehn, con la sua costruzione, sa raccontare molto del luogo da cui proviene, delle sue luci, delle sue presenze. Si può cercare di raccontare un paese attraverso un edificio? Lo si può fare attraverso delle immagini? La forza iconica di alcuni stereotipi indica che sicuramente questo è possibi le: la Svezia entra quotidianamente nelle nostre case attraverso i mobili di una marca che supplisce le necessità di arredamento a prezzi contenuti; la Svezia è ancora renne e salmoni, gelo e inverno. Ma ci possono essere anche altre visioni, che tocc ano nodi più profondi della relazione fra un artista e il suo paese, che vorremmo qui affrontare guardando il panorama dell'illustrazione svedese contemporanea attraverso otto autrici diverse, artiste affermate e giovani disegnatrici all'inizio della loro carriera.

La direzione di ricerca però non è quella di come si determini nell'illustrazione contemporanea un tasso di "svedesità": l'accesso amplissimo a stimoli e immagini (quindi immaginari) molto lontani e che si interconnettono è di certo un dato del la contemporaneità, in cui la Svezia e la sua comunità artistica si ritrovano perfettamente. Il web permette la creazione di archivi virtuali a cui chiunque può attingere e su queste piattaforme cresce anche un prolifico confronto artistico, come acca de per esempio a Camilla Engman, che redige dal 2007 un blog con cui dialoga con la comunità internazionale (non solo di illustratori); l'input che questo può apportare alla dinamica creativa e all'inventiva sono fondamentali nell'elaborazione della s ua poetica. E così per molti altri che guardano al mondo con i piedi sul suolo svedese.

Il Nord tuttavia sembra segnare alcuni solchi che gli autori percorrono a modo loro, riflettendo una cultura "civile" (il ruolo fondamentale dei bambini nella società, il riconoscimento della necessità di un accesso culturale per tutti, l'impor tanza della lettura e delle storie, l'attenzione verso le questioni di genere) ma anche un sentimento più ampio, nutrito dalla percezione dello spazio, dalla relazione peculiare con la luce, dalla confidenza e prossimità con la natura. Questi ingredie nti, trascritti per storie e immagini, ci spostano completamente come lettori: nell'universo di figure che incontreremo, tutto porta con sé la traccia di una sana "sovversione". Ci viene proposto un altro angolo di visione, sottosopra, rispetto alle n ostre regole e alla modalità di vedere. È tonificante, come quando arriva il vento da Nord.

Eva Lindström e la sua opera, in cui si intrecciano tutti gli elementi sopra accennati, costituiscono la chiave di volta di questo discorso. È una delle più prolifiche autrici svedesi contemporanee: dalla fine degli anni Ottanta a oggi ha al su o attivo oltre venti titoli, che restano ancora - e purtroppo - per la maggior parte confinati al mondo scandinavo, nonostante la straordinarietà del suo segno e la lucidità della sua voce narrativa. Eva Lindström scrive e illustra le sue storie. Il p rimo incontro con un suo libro genera un duplice effetto, di stupore e straniamento. Le immagini hanno una superficie luminosa che fa l'effetto di un sasso che rotola in un fiume, qualcosa che appare troppo velocemente e poi sfugge. Eppure tutto è già lì.

Il fotografo Luigi Ghirri, parlando di cosa sia il suo mestiere, parla di "dare luce alle cose" attraverso "una informazione omogenea per cui si vede tutto quello che c'è da vedere nell'inquadratura, pur sapendo che nella realtà, e dunque nella rappresentazione ci sono valori di altro tipo". E ancora: "la stranezza, il mistero, la diversità, il piccolo scarto li trovo più all'interno di una ripresa normale che non inseguendo la diversità a tutti i costi". Anche la Lindström usa la luce (e i l colore) per dare forma alle immagini e accade esattamente ciò che descrive Ghirri: tutto sembra essere in primo piano, anche quando l'autrice gioca con alternanze cromatiche e profondità diverse. Tutto è nitido e chiaro.

Leggendo la Lindström viene spontaneo pensare alla prosa di Tove Jansson, la scrittrice-disegnatrice finlandese ma di lingua svedese, creatrice dei Mumin; si ritrova la stessa qualità esatta e cristallina della parola-immagine, si percepisce la capacità di tenere insieme una visione del reale e una costante apertura verso l'incongruo. Perché quest'ultimo è un elemento della realtà, tanto da non poter più essere definito tale; nelle immagini della Lindström tutto è perfettamente combaciante, anche quando gli alberi hanno i piedi e si spostano nel bosco; sono piccoli piedi, si intravedono appena, ma bastano alle betulle e ai pini per decidere di andarsene in vacanza al lago: "'Arrivederci' dicono e volano via".

Nella realtà sotto e sopra, dentro e fuori coesistono simbioticamente, a volte si scambiano di posto e chi in quel mondo vive lo percepisce come un normale andamento del quotidiano. Semplicemente le cose avvengono senza gerarchie di importanza e stupore: nelle storie della Lindström sapere come si cuociono i bastoncini di pesce è fondamentale (forse vitale) come trovare un riparo per la notte e non dormire all'addiaccio; è assolutamente comune che una pecora, stanca di essere invisibile in un gregge, possa decidere di scappare e andare a vivere con un furetto che nasconde noci nei cappelli. Si aprono squarci su possibilità che il lettore non avrebbe mai intuito in altri contesti. Tuttavia non si tratta di altrovi fantastici. Il mondo de lla Lindström è qui e adesso. È profondamente presente, come ci ricordano i suoi personaggi. Appaiono surreali ma sono semplicemente e umanamente affaccendati nel loro quotidiano, fatto di gite in macchina senza meta, di scalinate di condomini, di per sone che imparano dai gufi a volare. In questo rivelano la nostra debolezza a uscire dal seminato. C'è tanto spazio in Svezia dove andare a cercare.


Là dove sono i bambini

L'infanzia in effetti sembra risiedere in Svezia; nell'isola dei gabbiani, a Stoccolma alloJunibachen, il poggio di giugno, sull'isola di Djurgårde, l'unico parco giochi a tema in cui la letteratura e la lettura sono il motore reale d el divertimento, nei boschi dove si fa scuola.

Tutto è profondamente pensato nella direzione di una infanzia che non si attraversa per arrivare a essere grandi, ma che si vive, a cui si lascia il tempo di esplodere e fiorire; è interessante ciò che è adesso e non ciò che sarà; per quello ci sarà un altro tempo ancora. Non solo dal punto di vista letterario, ma anche da quello formale legislativo. Il diritto alla cultura fin dalla tenera età è infatti sancito con investimenti economici effettivi (forse per questo il regno scandinavo è ot tavo nella classifica globale dell'indice di sviluppo umano), attraverso la reale costruzione di un territorio di estremo rispetto. Perché quando si è piccoli - Pippi Calzelunghe, la bambina svedese per antonomasia, continua a urlarcelo con voce argen tina dal 1945 - si è soprattutto liberi; di fare esperienza del mondo, di impararlo attraverso una ricerca quotidiana nelle sue pieghe, di guardarlo, pensarlo, leggerlo, ognuno per come lo si vede. Cambia completamente la posizione sociale che all'inf anzia è assegnata: la tutela e la presa in cura coincidono proprio con l'attenzione a una libertà fisica e di movimento, e soprattutto di pensiero.

[...]


Nota

(1) I. Tontardini, Nuove dall'isola dei gabbiani, in Sottosopra. Voci contemporanee dell'illustrazione svedese, a cura di Hamelin Associazione Culturale, Bologna, Istituto per i beni artistici culturali e naturali della Regione Emilia-Romagna - Editrice Compositori, 2013 ("Immagini e documenti"), pp. 17-21.

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