Rivista "IBC" XXI, 2013, 1

Dossier: Ospitiamo la cultura

musei e beni culturali, territorio e beni architettonici-ambientali, biblioteche e archivi, dossier /

Il viaggio attraverso la rete

Annunziata Berrino
[ricercatrice di Storia contemporanea all'Università di Napoli - Federico II]

Viaggi, una delle applicazioni di Windows 8, il sistema operativo che Microsoft ha lanciato a fine 2012, è senza dubbio una forma di celebrazione del turismo nella rete: propone centinaia e centinaia di destinazioni, da New York a Roma a Parigi, esplorabili in video e in immagini fotografiche panoramiche a 360 gradi di straordinaria suggestione. Ogni località presenta i suoi servizi al turismo: la descrizione dei luoghi da visitare, un sistema di ricerca dell'hotel, nel quale le strutture sono anch'esse rappresentate da immagini panoramiche, e ancora un sistema di ricerca dei voli, di notizie di attualità, di informazioni sulla ristorazione, sui trasporti, sui prezzi e su quant'altro può essere utile sia al momento della scelta del viaggio, sia mentre si è in viaggio.

E al turismo rimanda - anche se non direttamente - l'altrettanto recente sito World Wonders Project: letteralmente un progetto sulle meraviglie del mondo (www.google.com/intl/it/culturalinstitute/worldwonders/).1 "Dalle aree archeologiche di Pompei al Memoriale della Pace di Hiroshima, il World Wonders Project di Google mira a far rivivere le meraviglie del mondo antico e di quello moderno", così recita l'headline del sito, frutto della collaborazione tra Mountain View, United Nations Educational Scientific and Cultural Organization (UNESCO), World Monument Fund e Getty Images. E qui diventa un gioco da ragazzi passeggiare tra le strade dell'antica Pompei, restando comodamente a casa, oppure misurarsi con la grandiosità di Castel del Monte, lanciando uno sguardo sullo spettacolare paesaggio collinare pugliese.

L'ultima arrivata è WikiVoyage, prodotto della Wikimedia Foundation, un sito che, sullo stile di Wikipedia, si candida a diventare un punto di riferimento per il turismo globale (www.wikivoyage.org). Il 15 gennaio 2012 è stata lanciata ufficialmente la nuova versione, che mira a fornire informazioni dettagliate su mete turistiche internazionali e consigli pratici per chi è in viaggio.2 Il primo sito della serie risale al 2006 e fu tedesco; l'anno dopo aprì il sito italiano, ma Wikimedia ha dovuto risolvere delle questioni legali per poter lanciare la nuova versione del portale nel settembre del 2012. È dunque un sito non-profit e senza pubblicità, che ha l'ambizione di diventare "una guida turistica mondiale aggiornabile, affidabile e dal contenuto libero".

Dinanzi alla forza di una comunicazione così semplice, ricca, efficace e diretta, e soprattutto così facilmente disponibile, è doveroso chiedersi se e come la straordinaria accelerazione dello scambio di dati e informazioni, resa possibile dalla tecnologia di Internet, stia incidendo sull'evoluzione dell'immaginario turistico e della pratica turistica, e se il primato storico italiano, giocato su un immaginario antico, straordinariamente stratificato, di cultura e paesaggio, reggerà al realismo della rete. Disservizi e difficoltà si addensano infatti nei forum delle communities di siti come Frommer's Travel Guide, nel quale, per esempio, resta incomprensibile agli utenti perché sia così difficile raggiungere Paestum da Sorrento con i mezzi pubblici, visto che le due località distano meno di 90 chilometri.

In ogni caso, l'Italia, inutile dirlo, nelle apps e nei siti dedicati al turismo è molto presente. Per questo motivo, se mai ancora volessimo alzare le spalle e far finta di nulla, e continuare, come si fa ormai da due secoli, a dare poco valore al turismo e al ruolo dell'Italia nel turismo, ecco che la cultura mondiale lancia un nuovo appello, che stavolta non circola solo negli ambienti ristretti dei colti e di quelli che frequentano le biblioteche, ma sugli schermi di tutti - ma proprio tutti - i milioni di computer e devices esistenti e collegati a Internet.

Certamente il mondo individua in Italia un concentrato di meraviglie straordinario - Firenze e il centro antico di Napoli, Venezia, le Dolomiti, i trulli di Alberobello e la villa Adriana a Tivoli - ma la riproduzione realistica dell'iconografia dei luoghi, associata ai contributi verbali (in entrambi i casi i contenuti spesso sono inseriti direttamente dagli utenti) finiscono anche per denunciare contesti ambientali incoerenti per il turismo - ci si chiede perché Sorrento sia venduta come destinazione balneare - e criticità di servizi che sono incomprensibili, come le transenne che sbarrano la visita a certe insule del sito archeologico di Pompei.

Tuttavia sarebbe ingenuo pensare che la comunicazione sempre più avanzata possa operare come forma di denuncia, e dunque funzionare da stimolo a una più attenta tutela e gestione del patrimonio ambientale e culturale. Tant'è vero che le reazioni più forti pervenute dal mondo del turismo nazionale nei confronti della rete sono state solo quelle di risentimento verso i network capaci di monitorare e denunciare le criticità dei servizi privati come hotel e ristoranti, e non certo dei servizi pubblici.

Bisogna allora riflettere su come la forza della comunicazione di Internet stia sempre più accorciando il passo tra realtà e immaginario, e in questo processo l'Italia ha molto da temere, perché l'immaginario turistico italiano, specie quello legato al suo patrimonio paesaggistico e artistico, è molto denso e stratificato storicamente e proprio questa densità e antichità lo hanno in molti casi mitizzato, e dunque collocato in posizione molto distante dalla realtà. Questo per dire che probabilmente il realismo alimentato dalla comunicazione turistica in Internet dovrebbe sollecitare un'azione di adeguamento della destinazione Italia all'immaginario a essa associato. Uno sforzo di non poco conto.

Eppure sembra che tutto spinga verso questa necessità. Riflettiamo per un momento sui siti UNESCO. Notiamo che la geografia dei patrimoni dell'umanità in Italia e nel mondo combacia in tanti punti con la geografia del turismo. La graduatoria, che registra i paesi che hanno al loro interno il più alto numero di emergenze riconosciute di assoluto valore, rimanda direttamente a quella formulata per numero di arrivi turistici. Guardiamo ai cinque paesi che dominano le due classifiche. Nella graduatoria UNESCO la sequenza vede l'Italia al primo posto, seguita da Spagna, Cina, Francia e Germania. Nella graduatoria per arrivi turistici troviamo invece in testa la Francia, seguita da Stati Uniti, Cina, Spagna e Italia. Pur cambiando la combinazione, è chiaro dunque che ben quattro paesi su cinque vantano sia il maggior numero di siti riconosciuti, sia il più alto numero di arrivi turistici.

Tuttavia sembra che il rapporto tra turismo e siti UNESCO sia forse dato troppo per scontato, anche se ovviamente nulla legittima a considerare sic et simpliciter la lista dei patrimoni dell'umanità come un elenco di destinazioni turistiche. In ogni caso la dialettica del binomio UNESCO-turismo funziona: ciò vuol dire che l'Italia, ritenuta com'è come massima detentrice di patrimonio culturale mondiale, è caricata di aspettative eccezionali. È quindi necessario che, da una parte, le politiche turistiche italiane tengano in ancora maggiore conto la straordinaria concentrazione di valore presente nel paese e che, dall'altra, nella gestione dei siti si debba compiere uno sforzo di comprensione della complessità del fenomeno turistico e di monitoraggio di quanto viene comunicato in rete.

Queste considerazioni ci portano ad altre riflessioni: la prima è che in tutta evidenza la lista UNESCO recepisce il percorso compiuto dalla società occidentale moderna nella maturazione della mappa dei luoghi capaci di offrire alimento alla formazione della propria identità. Da due secoli, uomini e donne delle aree più avanzate d'Europa e dell'Occidente cercano nella cultura classica, nelle testimonianze più alte raggiunte dall'arte e dall'architettura, il fondamento, le ragioni, l'ispirazione e il senso della propria epopea moderna. In questa ricerca l'Italia è risultata la meta più ambita, in quanto autrice e detentrice delle più alte espressioni della cultura classica: dalla Magna Grecia all'impero romano, alla cristianità. Non solo: l'Italia ha ribadito la sua centralità quando la ricerca della classicità si è combinata con l'elaborazione della sensibilità dell'Occidente moderno. È ancora nella penisola italiana che protoromantici e romantici hanno individuato paesaggi sublimi e combinazioni struggenti di natura e cultura, sui quali hanno elaborato le categorie della sensibilità che per tanti aspetti ancora oggi esprimiamo.

D'altra parte sono proprio il viaggio classico, il viaggio scientifico e quello romantico a porre i fondamenti di quello straordinario fenomeno che è il turismo. La geografia dei siti UNESCO in Italia è allora ricchissima, e contiene i fondamenti della modernità in Occidente, ovvero i riferimenti, gli spazi, i manufatti su cui la società occidentale ha elaborato la sua più recente identità, di cui oggi siamo eredi. E di qui un'altra considerazione: va da sé che Venezia, il Cenacolo di Leonardo, il centro storico di Firenze, la Villa Adriana di Tivoli, il centro storico di Napoli, la Reggia vanvitelliana di Caserta, Castel del Monte o Siracusa riescono a essere attraenti ed evocativi solo per un immaginario turistico sensibile alla cultura occidentale.

In altre parole i templi di Paestum riescono a sollecitare un viaggio internazionale o magari intercontinentale solo se sono significativi nella formazione culturale dei potenziali turisti, se dunque costoro sono sensibili alla filosofia, alla storia o all'architettura della Grecia antica e delle sue colonie mediterranee. E questo significa che i siti patrimonio dell'umanità collocati in Italia, vale a dire nel bacino euromediterraneo, hanno forza attrattiva turistica solo se l'Occidente riesce a proporre la propria cultura, le proprie categorie di comprensione del mondo. Una sfida importante, in un momento in cui il turismo, già avviato verso un'evoluzione che lo sta trasponendo da una dimensione internazionale a una mondiale, sta costruendo un'informazione in rete che, a dispetto del virtuale, sembra piuttosto orientarsi sempre di più verso la registrazione fedele della realtà.


Note

(1) Tutti i siti web citati in questo articolo sono stati consultati nel gennaio 2013.

(2) F. Tortora, Il viaggio condiviso: WikiVoyage, "Corriere della Sera", 16 gennaio 2013.

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