Rivista "IBC" XXI, 2013, 1
Dossier: Ospitiamo la cultura
musei e beni culturali, territorio e beni architettonici-ambientali, biblioteche e archivi, dossier /
Nel 2012, a Rimini, per la quattordicesima edizione di "Antico/Presente. Festival del Mondo antico", il tema individuato è stato "Hospes-Hostis: i volti dell'ospite", un argomento dalle più svariate chiavi di lettura, perché, muovendo da una parola che ha la stessa radice, si giunge a significati e concezioni opposti: l'ospite diviene il nemico, l'ospitalità trascolora in ostilità. Un'ambivalenza delle situazioni e degli stati d'animo, un capovolgimento totale di sentimenti e rapporti su cui si possono articolare i percorsi più svariati, dalla letteratura alla storia, dalla filosofia alla psicoanalisi, dalla sociologia alla religione.
L'Istituto per i beni culturali della Regione Emilia-Romagna (IBC) è da sempre parte di questo progetto riminese, oramai radicato sul territorio. Nel 2007 aveva commissionato a Peppino Ortoleva, docente di Teoria e storia dei media all'Università di Torino, un'indagine per verificare che tipo di partecipazione suscitasse il festival, quali fossero le sue ricadute sul territorio e le potenzialità ancora inespresse.1 L'anno scorso, durante i tre giorni di incontri e dibattiti - che richiamano artisti e studiosi di differenti discipline, e comprendono una sezione dedicata ai bambini: "Piccolo mondo antico" - l'Istituto ha proposto una tavola rotonda dal titolo "Ospitiamo la cultura" per trattare il tema del patrimonio culturale quale risorsa e opportunità di incontro e di conoscenza, ma anche di sviluppo e di crescita economica.
A Rimini l'ospitalità, la buona ospitalità, è alla base di un turismo prevalentemente balneare, nonostante la poliversa realtà storico-artistica che la connota e che si sta accreditando di anno in anno, grazie al sistematico impegno di chi opera nelle istituzioni pubbliche. Ci è sembrato opportuno proporre in questo contesto alcune riflessioni sul tema complessivo del turismo culturale, mettendole in relazione concreta con esempi di azioni realizzate sul territorio regionale.
La finalità era quella di offrire delle esemplificazioni che, in qualche misura, ribadissero un messaggio che sta alla base stessa del lavoro quotidianamente svolto da chi opera nello straordinario e contraddittorio universo dei beni culturali. Creare eventi e potenziare luoghi di aggregazione nel segno della conoscenza, della ricerca scientifica, di un'educazione sistematica, è un modo per vivere meglio la propria realtà, ma anche per riflettere sui possibili nuovi modelli di sviluppo che proprio un tempo di crisi e di recessione richiede.
Si tratta di un percorso che può coniugarsi con una prospettiva di economia etica, attenta ai valori, improntata a quella di cui da sempre parla uno studioso come Amartya Sen. Non bastano gli slogan efficaci e le parole d'ordine. Certamente mantengono viva l'attenzione iniziative come il "Manifesto" del "Sole 24 Ore" e i tanti dibattiti dove si ascoltano esperti e c'è un pubblico qualificato. Forse troppo, forse è la trasversalità che manca!
Guardando stuoli di turisti muniti di macchine e cineprese digitali, infatti, succede di avere la sensazione che la maggiore opportunità di viaggiare, di andare in vacanza, non corrisponda sempre alla capacità di gustare un paesaggio fisico e umano. La vertigine creata dalla bellezza sembra essere meno frequente e si riduce sempre più a una reminiscenza letteraria.
Restando nell'orizzonte regionale, si avverte poca curiosità per le storie urbane e per le loro a volte spericolate mutazioni, per il profumo della costa, per un crinale o una via d'acqua. Luoghi e percorsi sorprendenti si snodano lungo la Via Emilia, lungo le valli o risalendo gli Appennini, mete tanto vicine e mai esplorate, anche nella pigra convinzione che ci si può sempre andare.
È possibile in questa stagione così globalizzata avere una discreta conoscenza, magari, dei musei dell'Austria o di quelli della Catalogna, ma ciò non implica che si siano visti i quadri di Guido Reni o di Guercino che si trovano nei musei o nelle basiliche delle nostre città. Degli stessi autori è probabile che si siano apprezzate, piuttosto, le opere conservate nelle collezioni inglesi.
Proprio per restare su Rimini, sono tanti coloro che da anni frequentano la sua spiaggia, ma non hanno mai messo piede al Tempio Malatestiano, con buona pace di Sigismondo e di Leon Battista Alberti! Poi, però, ci pensa un grande graphic designer come Leonardo Sonnoli a portare in tour a Rimini, dove ha scelto di vivere, studenti e professori inglesi e americani, perché osservino le lettere incise sull'Arco di Augusto, sul Ponte di Tiberio e, in pieno Rinascimento, sull'epidermide del Tempio, per giungere infine, tenendo presente quei caratteri che in gergo tipografico si definiscono "capitale quadrata", alla cartellonistica della pubblicità, alle insegne dei locali e degli stabilimenti balneari. A queste persone Sonnoli spiega l'evoluzione del tratto, dell'alfabeto; e come il segno interpreta il suo tempo e si riscrive, si rielabora. Dall'antichità al postmoderno la linea è continua e lo si scopre proprio mettendo in relazione, contestualizzando le esperienze.
C'è un effettivo bisogno di educazione al patrimonio; e in questo senso il 2012 è stato un anno in cui, almeno sulle pagine dei giornali e sui siti web, l'attenzione scritta nei confronti dell'importanza di salvaguardare e valorizzare il patrimonio ha sempre avuto firme e voci autorevoli. Di fatto, però, in tempi di spending review, è proprio il tema delle risorse economiche a essere prepotentemente attuale: lo scorso 6 marzo, sulle pagine della "Repubblica", Dario Pappalardo tracciava un quadro preoccupante della situazione economica della maggior parte dei musei di arte contemporanea: c'è una drastica riduzione di budget, diviene difficoltoso organizzare mostre e attività didattiche, è indispensabile creare sinergie, ottimizzare la gestione dei servizi.2 In questo senso il Comune di Bologna si è già mosso con la creazione dell'Istituzione Bologna Musei; si tratta di una struttura di coordinamento che, pur nell'autonomia dei tredici istituti che ne fanno parte, razionalizza l'impiego delle risorse.
Come scriveva già parecchio tempo fa Salvatore Settis, "dovremmo giocare 'contesto' e 'museo' sullo stesso tavolo, quello di un'Italia in cui il patrimonio nel suo insieme è assai più grande della somma delle sue parti. Manca però un ingrediente: un'idea dell'Italia, un progetto per la sua cultura".3 E tali riflessioni restano sinistramente attuali.
Gli interventi della giornata riminese che qui si propongono, e che l'IBC presenterà al pubblico in occasione dell'edizione 2013 del "Festival del Mondo antico", costituiscono uno spaccato regionale confortante. A fronte di finanziamenti pubblici azzerati e di risorse private in continua contrazione, i progetti e le esperienze di cui si è parlato esprimono la consapevolezza che di crescita culturale non si può fare a meno.
Una convinzione che emergeva nelle parole introduttive dell'assessore regionale alla cultura, Massimo Mezzetti, ed era ribadita dalle osservazioni di Massimo Pulini, assessore alla cultura del Comune di Rimini. Sebbene fosse trascorso meno di un mese dal terremoto che ha colpito soprattutto la parte occidentale del territorio regionale, pur nell'emergenza di interventi da destinare a chi aveva perso tutto o quasi, c'era grande apprensione anche per gli ingenti danni subìti dal patrimonio storico-artistico. Per le biblioteche e per i musei inaccessibili si esprimeva la convinzione che la ripresa non avrebbe potuto prescindere anche dal ripristino e dalla fruizione di quegli spazi e di quei luoghi.
"Museums as meeting places" ben si attaglia come auspicio, non solo come slogan, alle esperienze che in queste pagine ci racconta Massimo Negri, riferendo del progetto "Genus Bononiae. Musei nella città", che inanella in un unico percorso il nuovo Museo della storia di Bologna con altri palazzi e strade, ritrovando un linguaggio comune.
Lo stesso accade con l'esperienza che propone Gianfranco Brunelli, il quale, negli straordinari spazi del San Domenico di Forlì, coniuga le grandi mostre con l'identità del territorio e delle sue istituzioni culturali; mentre Alberto Cassani scandisce i passaggi di un ambizioso progetto per fare di Ravenna la capitale europea della cultura per il 2019. Sottese a queste realtà in progress, le considerazioni di chi studia i fenomeni della storia del turismo, come fa Annunziata Berrino.
A questo scenario di riflessioni era necessario abbinare immagini altrettanto eloquenti e significative della realtà in cui viviamo. Il luogo in cui si è svolto l'incontro e l'attenzione a date e anniversari significativi per la storia, in particolare quella della regione, hanno portato l'attenzione sul repertorio fotografico che Matteo Sauli ha dedicato ad alcune strade della costa, in particolare quello che propone l'attualità della Via Emilia.4 Nel 2013 si compiono i 2200 anni dalla nascita di questa strada; correva l'anno 187 avanti Cristo quando il console da cui prese il nome, Marco Emilio Lepido, la fece tracciare partendo da Rimini per giungere a Piacenza, e la prossima edizione del Festival, dal 21 al 23 giugno, sarà dedicata a questa ricorrenza.
Una strada, una regione, da sempre in un crescendo di eventi, di finalità, di suggestioni. Tutto è successo e continua a succedere su questo percorso non sempre riconoscibile, in una ballata perenne che non è solo letteratura e musica, ma soprattutto fatica e determinazione. Anche brutture paesaggistiche, cemento mal utilizzato, abbandono degradante. Le nette fotografie di Sauli si compenetrano in un libro edito nel 2012 e fatto per accomodarsi bene in un'ampia tasca o in una piccola borsa, con i caratteri della scrittura misurata e profonda, tersa e reale, di Vittorio Ferorelli.5 Nei brevi racconti, come nelle immagini, si mostra ciò che oggi è la Statale 9. Con sensibilità e ironia differente, lo sguardo dello scrittore si ferma anche sulle stesse cose che l'altro fotografa, ma poi i racconti, i resti di questa storia millenaria, possono essere proficuamente diversi.
I fasti dei 2200 anni di una delle più importanti consolari d'Italia si celebra anche così, sottolineando la distanza, non solo cronologica, dalla sua primaria funzione, in quella temperie di eventi e progetti alla cui pregnanza si arrendevano anche i Monty Python del film Brian di Nazareth ammettendo che in fondo, poi, i Romani cosa mai avevano fatto? Le strade, i ponti, gli acquedotti...
Note
(1) Si veda in proposito il dossier: Dentro l'evento. Anatomia di una manifestazione culturale, a cura di V. Cicala e V. Ferorelli, "IBC", XVI, 2008, 2/3, pp. 57-80.
(2) D. Pappalardo, Musei in default, "la Repubblica", 6 marzo 2013, pp. 54-55.
(3) S. Settis, Perché i nostri capolavori meritano un progetto, "la Repubblica", 22 agosto 2011, pp. 25-27.
(4) Matteo Sauli, nato nel 1982, si è formato affiancando i fotografi professionisti Daniele Casadio ed Ettore Malanca e frequentando l'Accademia di belle arti. Dal 2004, anno della sua prima esposizione, ha realizzato diversi progetti fotografici, tra cui quello condotto sulla Strada Romea ("SS309"), quello sul backstage della mostra sul pittore rinascimentale Garofalo al Castello Estense di Ferrara, e la partecipazione alla campagna di rilevamento "Ritornando in Appennino". Per questi ultimi due progetti ha collaborato con l'Istituto per i beni culturali della Regione Emilia-Romagna, che nel 2008 ha dedicato alle sue immagini il fascicolo 2/3 della rivista "IBC". Nel 2011 la Fondazione FORMA per la fotografia gli ha assegnato il primo premio nel concorso "Eccezionalità dell'ordinario" in memoria dello scrittore Giuseppe Pontiggia.
(5) V. Ferorelli, M. Sauli, Al bordo della strada. Diario di viaggio sulla Statale 9 - Via Emilia, Bologna, Bononia University Press, 2012; si veda la recensione: E. Pirazzoli, La dorsale d'Emilia, "I Martedì", 306, 2012, p. 64. Questo libro può essere considerato anche un omaggio a un grande della fotografia, Nino Migliori, e al suo straordinario volume fotografico: Crossroads. Via Emilia, Bologna, Damiani Editore, 2006.
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