Rivista "IBC" XX, 2012, 4

biblioteche e archivi / linguaggi, progetti e realizzazioni, storie e personaggi

Un archivio per ricordare la voce di Stefano Tassinari, scrittore e animatore instancabile della scena culturale emiliano-romagnola.
La voce di Tas

Piero Di Domenico
[giornalista e critico cinematografico]

La scrittura come impegno militante e costante, da esercitare declinata nelle modalità più svariate, meglio se evitando sentieri già battuti da altri mille e mille volte. Ma con la generosità di chi è pronto a mettersi a disposizione di un progetto più ampio, collettivo, in cui la somma finale è sempre qualcosa di diverso dalla semplice addizione degli addendi coinvolti. Anche quando i progetti incontrano sordità dalle istituzioni o non seguono i disegni sperati, come nel caso della "Casa delle Letterature", inseguita a Bologna per anni e ipotizzata inizialmente in Sala Borsa, sulle fondamenta della nascita dell'Associazione scrittori bolognesi. È stato così che Stefano Tassinari, scomparso l'8 maggio 2012 dopo una lunga malattia affrontata senza mai arrestarsi, ha svolto un ruolo preziosissimo, portando in tutta l'Italia i suoi libri, le sue rassegne e i suoi progetti, l'ultimo dei quali il semestrale di letteratura sociale "Nuova Rivista Letteraria", tenacemente difeso anche dopo la brusca rottura con il precedente editore.

Alla base dell'instancabile fervore che ha sempre animato l'attività di "Tas", come veniva chiamato lo scrittore (nato a Ferrara nel 1955), c'era la commistione, mai venuta meno, tra la passione per una scrittura impastata di memoria storica e di impegno civile e il richiamo irresistibile dell'impegno politico, anche questo diversificato negli anni successivi alle esperienze giovanili con Democrazia Proletaria. In mezzo c'era stato anche il giornalismo, quello televisivo con "Rete 7" a Bologna, che poi aveva ceduto il passo a un ininterrotto lavorìo culturale che qualche suo amico ha definito "corsaro" e che ha arricchito come linfa vitale la città di Bologna e tutta l'Emilia-Romagna. O forse sarebbe più corretto parlare dell'area metropolitana di Bologna, pensando alla tenacia con cui ha portato avanti negli anni la rassegna "La parola immaginata" all'ITC Teatro di San Lazzaro.

L'insistente azione di agitatore culturale, vissuta da Tassinari senza paura alcuna di divenire "scomodo" e di rifuggire l'ovvio, è sempre rimasta intimamente connessa con la volontà di scartare il luogo comune o la soluzione più comoda e con l'ostinazione di rimettere continuamente in circolo temi e pensieri che trovavano le proprie radici in epoche lontane, quasi coperte da un dito di polvere, pronta però a evaporare al primo soffio deciso. I readings in lungo e in largo, le letture-spettacolo di "Raccontando", il ritorno agli anni Settanta con "Ritagli del tempo", le letture di "Ad alta voce", i programmi radiofonici che esaltavano la sua passione musicale e l'inimitabile voce recitativa, calda e partecipante, sono state solo alcune tappe di un romanzo densissimo di capitoli.

Ai soli distanti, Assalti al cielo, L'ora del ritorno, I segni sulla pelle, L'amore degli insorti e Il vento contro, sono i titoli delle sue opere, sino all'ultima raccolta di racconti brevi D'altri tempi. Come teneva a precisare con puntigliosa lucidità: "Io ho sempre creduto nella 'funzione sociale' della letteratura e ho cercato, quindi, di agire di conseguenza. Ciò non significa, da parte mia, respingere automaticamente tutti quei romanzi o libri di racconti che non rientrano in una determinata categoria, ma semplicemente aver compiuto una scelta di campo, nella convinzione che - specie in questa fase storica - sia importante utilizzare la letteratura per creare o riaprire conflitti, per 'leggere' in un altro modo alcuni grandi eventi cosiddetti 'epocali', o per approfondire quelle contraddizioni della Storia in grado di avere almeno un riverbero sul presente e sul futuro. [...] Credo che opporsi alla riscrittura della Storia e della memoria sia il minimo che si debba chiedere a uno scrittore convinto di non dover 'chiudere le proprie finestre sul mondo', ma, al contrario, di doverle tenere sempre aperte, anche quando il paesaggio è orribile".

La voce di Stefano, quella leggibile in forma scritta ma anche quella disseminata in registrazioni digitali o in vecchie cassette, continua però a parlarci, anche all'interno di "paesaggi orribili". E continuerà a farlo ancora a lungo, visto il progetto di costruire un archivio audiovisivo a lui intitolato, disponibile anche in rete, che dia conto del suo lavoro sulla voce e su come impostava il rapporto tra voce e corpo, voce e immagini, voce e azione civile (www.stefanotassinari.it).

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