Rivista "IBC" XX, 2012, 4
musei e beni culturali / didattica, mostre e rassegne
"Animali del mondo preistorico! Queste parole" - scriveva il paleontologo austriaco Othenio Abel - "destano in molti l'immagine di fossili ammucchiati nei musei geologici, quali documenti immobili della storia terrestre; in altri invece suscitano il ricordo di mostri favolosi, sempre pronti ad azzuffarsi, finché qualche vicenda catastrofica non li annienta, come cantò Scheffel nella sua poesia sugli Ittiosauri".
Per lungo tempo le somiglianze e le dissomiglianze anatomiche dei fossili più arcaici non hanno, in realtà, stimolato alcuno spirito di osservazione da parte dei più eminenti scienziati e studiosi appartenenti a un passato (geologicamente!) recente, tanto che Giovanni Scheuchzer, medico e illustre professore di Zurigo, con credibile e indiscussa autorità - l'Illuminismo, evidentemente, era ancora lontano - poteva descrivere lo scheletro di una gigantesca salamandra fossile miocenica come quello di un "desolato peccatore annegato durante il diluvio universale".
I dinosauri, e più in generale, le creature preistoriche, popolano da sempre l'immaginario collettivo e con il loro aspetto, incredibilmente bizzarro se paragonato a quello degli animali attuali, suscitano ancora oggi una curiosità e una meraviglia inesauribili in un pubblico di ogni età ed estrazione sociale e culturale.
Grazie a continue e sorprendenti scoperte, all'affinamento sempre maggiore delle tecniche di studio, all'entusiasmo che anima i loro sforzi, i paleontologi lavorano da ben più di un secolo per ricostruire in maniera attendibile l'aspetto e il modo di vita degli animali che hanno dominato la Terra in un passato così lontano da non essere concepibile per l'uomo. A partire dalle ossa pietrificate imprigionate nella roccia, essi cercano di regalare a tutti il proprio sogno: riportare in vita, per ora solo metaforicamente, gli antichi abitatori del pianeta.
Proprio da questa idea nasce "Dinosauri in carne e ossa", una mostra-evento che esprime l'eccellenza nazionale in un ambito della scienza rimasto appannaggio, almeno in prevalenza, della cultura anglosassone. In un periodo in cui la ricerca scientifica soffre del quadro economico generale e di una scarsità di attenzione verso gli importanti risultati prodotti, questa iniziativa ha raccolto sotto un'unica bandiera ricercatori con un'esperienza diretta nello studio dei fossili, artisti riconosciuti a livello internazionale e artigiani esperti nel campo delle ricostruzioni, ugualmente animati da una passione inesauribile, peraltro condivisa con moltissimi fan.
Partner ideali e fondamentali per la realizzazione e la crescita del progetto sono stati l'Associazione paleontologica parmense italiana (APPI), che cura gli aspetti organizzativi, gestionali ed espositivi, e la ditta veneta Geomodel, composta di abili artigiani della scultura iperrealista tridimensionale, capaci di portare a nuova vita (ovvero "in carne e ossa") forme ancestrali e spettacolari di animali estinti.
Fatto abbastanza raro, la mostra è stata ideata e curata, nei minimi particolari e in tutte le fasi della sua realizzazione, da paleontologi professionisti, attivi nella comunità internazionale di appartenenza. Le ricostruzioni delle creature preistoriche sono pertanto basate sui dati scientifici più aggiornati, vagliati criticamente e interpretati senza mai perdere di vista la realtà oggettiva della documentazione fossile che, già di per sé, è abbastanza spettacolare da superare ogni nostra immaginazione.
Anche il taglio scelto rappresenta una novità nel panorama delle esposizioni a tema preistorico: in questo caso il visitatore non è solo un osservatore esterno, ma viene accompagnato "dietro le quinte", tra gli addetti ai lavori, a scoprire i segreti del making of dei modelli iperrealistici dislocati lungo il percorso. Allo stesso tempo, è guidato a conoscere il mestiere del paleontologo e di tanti altri professionisti che hanno generalmente scarsa visibilità: sono gli artisti, un termine con il quale possiamo designare illustratori, scultori, maestri degli effetti speciali, esperti di modellazione computerizzata, delle tecniche del 3D e del virtuale. Insomma tutti coloro che, con grande creatività e versatilità, aiutano i paleontologi a raccontare mondi perduti, traducendo in forma concreta e immediatamente accessibile a tutti i risultati delle loro ricerche.
L'evento pilota è maturato nella primavera del 2011 con il primo allestimento all'Urban Center di Piacenza. Il grande favore del pubblico l'ha convertito in un'iniziativa itinerante e l'ha trasformato in un vero e proprio brand, tutto italiano, che si sta affermando sempre più come una garanzia di qualità di prodotti e servizi nel settore delle scienze preistoriche. In ogni nuova edizione la mostra si arricchisce di nuovi contenuti e differisce in maniera maggiore o minore dalle edizioni precedenti, mentre resta rigorosamente costante il format, una formula sperimentata con successo e ormai consolidata.
L'edizione bolognese del 2012 ha trovato una location d'eccezione nel contesto del Museo della preistoria "Luigi Donini" di San Lazzaro di Savena, dove si rendeva possibile centrare appieno uno tra i principali obiettivi che animano il progetto, ossia l'integrazione con la realtà locale: fossili rinvenuti nel territorio, conoscenza e promozione dei beni della comunità, realtà istituzionali e associative del posto che operano nel campo della divulgazione scientifica, sinergie logistiche e culturali. A sottolineare l'intensità della collaborazione e la complementarietà tra "Dinosauri in carne e ossa" e il Museo "Donini" l'edizione è stata presentata con un nuovo nome, ispirato ai contenuti di entrambe le esposizioni: "Dai Dinosauri ai Giganti dell'Era Glaciale".
Oltre che nelle numerose ricostruzioni di enormi o piccoli sauridi vissuti nel Triassico, Giurassico e Cretacico, l'iniziativa promossa dall'Assessorato alla qualità socioculturale del Comune di San Lazzaro di Savena, in collaborazione con l'Istituto per i beni culturali della Regione Emilia-Romagna (IBC), ha il suo punto di forza, come detto, nella stretta interconnessione con le raccolte paleontologiche e paletnologiche del museo e con i percorsi espositivi da questi proposti sul tema dell'evoluzione umana e sul paleohabitat dell'ultimo Glaciale. Un periodo, quest'ultimo, che viene rivisitato all'interno del Preistopark, la struttura dedicata alle grandi faune estinte vissute in questa lunga e difficile fase geologica e realizzata pochi anni orsono con il sostegno tecnico-scientifico dello stesso IBC.
Aperta dal mese di agosto nella verde cornice del Parco della Resistenza e nelle pertinenze esterne del museo, la mostra rappresenta dunque un chiaro, quanto infrequente, esempio di interazione e contatto tra due diversi modelli espositivi, temporaneo e permanente, che solo in casi eccezionali si sono mostrati tra loro compatibili e ben integrati.
Nella sua originalità, l'evento, costituisce un significativo esempio di collaborazione concreta tra pubblico e privato in un settore particolarmente toccato dalle difficoltà congiunturali, quello della cultura scientifica e delle istituzioni museali. Per un fenomeno già peraltro noto e storicizzato, le stesse difficoltà che frenano economia, ricerca e investimento sono in grado di generare nuove e inaspettate forme di creatività, di sinergia e di "movimento imprenditoriale", impensabili sino ad alcuni anni fa.
Il risultato è sotto gli occhi di tutti. La convergenza verso un comune e dichiarato obiettivo - far sì che settori di ricerca e discipline scientifiche, in questo caso la paleontologia, siano accessibili al grande pubblico stimolando il desiderio di sapere, di conoscere, di "toccare con mano" (in altre parole, divertendo) - ha reso possibile la creazione di un inedito itinerario trasversale, quasi labirintico, tra museo e mostra. Un itinerario dominato, è il caso di dirlo, dalle ricostruzioni tridimensionali di Dinosauria e Mammalia estinti, ovvero forme di vita straordinarie disperse in ere geologiche lontanissime.
Gareggiano così tra loro per forma, colore e peso visivo, sotto gli occhi di un pubblico stupito, il giurassico Diplodocus longus, sauropode dal lunghissimo collo, con il cretacico Spinosaurus aegyptiacus, vero gioiello della mostra. Quest'ultimo a sua volta si confronta, per diversità e antichità, con i resti fossili e le ricostruzioni delle faune locali dell'ultimo periodo Glaciale, tra le quali dominano le sagome, meno imponenti ma altrettanto suggestive e apprezzate, dei quaternari Mammuthus primigenius, Coelodonta antiquitatis, Panthera leo e Ursus spelaeus. Il contatto tra mondi biologici diversi e lontani, nel tempo e nello spazio geografico, obbliga il visitatore a un'attenta valutazione culturale dei vari percorsi espositivi proposti, ora diacronici ora sincronici, e questi percorsi sono affidati a una ricca e ben illustrata serie di pannelli didattici in grado di formare vere e proprie isole monotematiche tra loro complementari.
In questo racconto figurato del mondo preistorico, affidato in gran parte al magico linguaggio delle arti visive, non potevano mancare l'uomo e le sue origini. Questa sezione, profondamente incardinata nel tessuto permanente del museo, permette di inserire nel grande affresco dell'evoluzione del nostro pianeta il suo principale protagonista, svelando anche in questo caso, attraverso una decina di sculture a grandezza naturale di grande suggestione, il nostro progressivo processo di trasformazione fisica e culturale. Entrando nelle sale museali, il visitatore viene così invitato ad avvicinarsi a modelli veristici, scenari ambientali e tranches de vie dei nostri più lontani progenitori, dall'Australopithecus afarensis all'Homo sapiens, compiendo così un incredibile viaggio a ritroso nel tempo che ha inizio oltre duecento milioni di anni fa e arriva sino al momento dell'affermazione dell'Uomo moderno.
Per avvicinare ancora di più il pubblico alla paleontologia e alla paleoarte, ai visitatori viene offerta una serie di eventi correlati, realizzati sia nell'ambito della mostra, sia sul territorio limitrofo. Il ricco carnet di iniziative speciali rivolte ai visitatori in particolari giornate (conferenze a tema, percorsi didattici, laboratori per l'infanzia, mostre collaterali), oltre a porre l'accento sull'intensità della collaborazione e sulla complementarietà raggiunta tra il progetto "Dinosauri in carne e ossa" e il Museo della preistoria, hanno generato altri interessanti fenomeni, come la valorizzazione dei beni paleontologici locali e il coinvolgimento in diversi ambiti organizzativi e promozionali delle realtà istituzionali e associative del territorio che operano nel campo della divulgazione scientifica e culturale.
Il riscontro più immediato del successo deriva dalla grande partecipazione di un pubblico ampio e variegato. Le venticinquemila presenze registrate sino a ora e un "tutto esaurito" nell'agenda delle prenotazioni dimostrano l'importanza, economica oltre che didattica, del turismo scolastico e del microturismo del fine settimana, due leve che possono interagire significativamente con le attività di servizio attive sul territorio: ristorazione, bar, negozi, supermercati, mezzi di trasporto pubblico locale.
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