Rivista "IBC" XI, 2003, 4

musei e beni culturali / progetti e realizzazioni

Dopo tre anni di intensi lavori di ampliamento il Comune bolognese di San Lazzaro di Savena ha inaugurato il nuovo Museo di archeologia dedicato a Luigi Donini.
Nella Galleria degli Antenati

Adriana Soldini
[collaboratrice dell'IBC]

Un organismo vivente che si estende fra la vallata del Savena e quelle del sistema Zena-Idice, con il cuore posto nei Gessi Bolognesi. Qui, ben venticinque lustri fa, sono stati compiuti i primi pionieristici passi verso la conoscenza e la salvaguardia di tutte le complesse trame - geologiche, antropiche, naturalistiche - che caratterizzano la porzione orientale del territorio bolognese. Qui si sono concentrati infatti, sin dal secondo Ottocento, gli interessi di diversi cultori delle scienze naturali e preistoriche, come Giovanni Capellini, Giovanni Gozzadini, Edoardo Brizio, Francesco Orsoni, sino a giungere con Fernando Malavolti, Piero Leonardi e Luigi Fantini nell'immediato dopoguerra, inserendo così di diritto la preistoria locale nel contesto della paletnologia italiana. La cospicua eredità di questa tradizione di studi è stata successivamente raccolta dai giovani membri dell'Unione speleologica bolognese, di cui faceva parte anche Luigi Donini, brillante naturalista morto eroicamente durante un tentativo di salvataggio di alcuni suoi colleghi. A lui è dedicato il nuovo Museo della preistoria inaugurato il 20 settembre 2003 a San Lazzaro di Savena.

Come un forziere, il museo racchiude e presenta secondo un percorso logico e integrato il vasto patrimonio informativo che si collega con l'irripetibile varietà del paesaggio circostante: morfologie carsiche, microambienti floristici, giacimenti fossiliferi, depositi preistorici. L'incremento costante nel tempo del patrimonio e la necessità di offrire servizi adeguati alle esigenze odierne del pubblico hanno convinto l'Amministrazione sanlazzarese a porre mano a un impegnativo progetto di adeguamento strutturale e di aggiornamento espositivo, che ha preso significativamente forma con l'inizio del nuovo millennio.

Valido detentore delle più aggiornate conoscenze sul rapporto uomo/ambiente nel lungo periodo che precede la storia, il museo si è così trovato al centro di una rivoluzionaria trasformazione, che ha portato a una profonda opera di ristrutturazione della sede e a un altrettanto importante intervento di rivisitazione e arricchimento dei contenuti culturali e scientifici, con lo scopo di creare un centro espositivo di valenza regionale, e di sancire in modo definitivo il suo ruolo di museo altamente specializzato, dalla fisionomia fortemente caratterizzata. Per l'innovatività dei suoi contenuti, l'iniziativa ha ottenuto adesioni e contributi da numerose istituzioni come la Soprintendenza archeologica dell'Emilia-Romagna, la Provincia di Bologna, la Fondazione Cassa di risparmio in Bologna. Fra essi, un ruolo primario è stato svolto dall'Istituto per i beni culturali (IBC) della Regione Emilia-Romagna con i suoi molteplici apporti tecnici e scientifici, a garanzia di un futuro di qualità.

Lo scorso 20 settembre, agli occhi stupefatti delle centinaia di presenti all'inaugurazione, è apparsa una creazione assolutamente inedita nel panorama museale, non solo regionale ma anche nazionale. Il nuovo allestimento fa infatti ampio ricorso alle moderne tecnologie e utilizza tecniche proprie dell'ambiente teatrale/cinematografico, adottando strategie comunicative e metodologie innovative. Il percorso museale, distribuito su due livelli, costituisce una sorta di spirale temporale costellata di isole espositive, rispettivamente dedicate a tre grandi tematiche che ne rappresentano il filo conduttore: l'Origine dell'uomo, gli Ambienti scomparsi, la scoperta della Civiltà villanoviana, che proprio a San Lazzaro di Savena e nella figura di Giovanni Gozzadini ebbe i suoi protagonisti. A queste isole si alternano, senza soluzione di continuità, aree di riposo o di approfondimento. Una reception con funzioni anche di book-shoop, zone-sosta provviste di divani, punti informativi interattivi e una saletta di lettura specializzata, che può trasformarsi all'occorrenza in laboratorio didattico, completano così il corredo dei servizi offerti al pubblico.

L'intento del progetto, promosso congiuntamente dal Comune di San Lazzaro di Savena e dall'IBC è infatti quello di avvicinare maggiormente il pubblico al tema inusuale, ma oggi molto apprezzato, della preistoria, per portare a conoscenza di tutti, con un linguaggio in grado di coniugare la correttezza scientifica delle informazioni all'efficacia didattica, fenomeni ed eventi del passato più remoto. In questa prospettiva si è ritenuto indispensabile affiancare alla più tradizionale comunicazione primaria e ai suoi sussidi abituali (didascalie, pannelli, poster), la possibilità di effettuare una visita del museo integralmente supportata da accompagnamento sonoro con duplice canale di utenza. Una linea sonora, pilotata da lettori DVD attivati in ciclo continuo e composta da microdiffusori posizionati in punti-chiave dell'itinerario museale, diffonde nell'ambiente - e quindi a portata di tutti i visitatori - i contenuti fondamentali per la comprensione degli eventi culturali, geologici, ambientali che caratterizzano l'area bolognese in età antica. Anche il vetrinaggio risulta particolarmente curato. Le teche poste a immediato contatto con le grandi rievocazioni scenografiche sono pensate esclusivamente per valorizzare i reperti naturalistici e per conferire il massimo risalto alle testimonianze archeologiche custodite nel museo. Analoga funzione è demandata al sistema di illuminazione, che può alternare luce diffusa e luce puntuale di accento.

Al piano terra, nel salone dedicato all'Ambiente, è stata illustrata l'evoluzione paleoecologica del distretto bolognese, mettendo in evidenza le peculiarità naturali che lo connotano in modo significativo, con particolare attenzione alla formazione dei Gessi. Domina la scena e suscita un forte impatto emotivo il settore degli animali estinti dell'ultimo periodo glaciale, rinvenuti numerosi nei giacimenti dell'area dei Gessi: il Bisonte delle steppe, il gigantesco cervide dalle grandi corna chiamato Megacero e la Iena delle caverne. È possibile toccare con mano e confrontare fra loro le grandi ricostruzioni scheletriche con quelle appositamente modellate in dimensioni reali da un prestigioso artefice nel campo delle realizzazioni scientifiche. Qui è presente anche l'installazione scenografica più complessa sotto il profilo tecnico e dimensionale: la ricostruzione a grandezza naturale di una grotta. Inesauribile fonte di sensazioni forti e contrastanti, con le loro tenebre e il loro silenzio, gli ambienti ipogei spesso danno luogo a varie suggestioni. Poi il senso della meraviglia prevale, osservando da vicino i diversi aspetti che rendono uniche le cavità dei Gessi: dalla roccia stessa con il suo scintillio, alle fantastiche forme cristalline, dalle infinite creazioni nate dallo sposalizio di acqua e gesso, ai piccoli esseri viventi che abitano l'oscurità, proposte con un linguaggio scultoreo iperrealistico e rese familiari da un sofisticato sistema didascalico sonoro sincronizzato con gli effetti luminosi.

L'uomo si interroga da sempre sulle sue origini, sul cammino che ha dovuto affrontare per divenire ciò che oggi è. Il museo presenta questa tematica di grande attualità in modo davvero inatteso, proponendo nel salone del primo piano grandi scenografie che proiettano il visitatore in momenti e luoghi distanti nello spazio e nel tempo. Nell'imponente Galleria degli Antenati, in un ambiente di savana sono inserite le figure a grandezza naturale dei nostri più antichi progenitori, che all'aspetto ancora scimmiesco uniscono già la capacità di stare eretti e di camminare stabilmente da bipedi come solo l'uomo sa fare. Sono l'Australopiteco, il Parantropo e il primo ominide appartenente al nostro genere, l'Homo habilis.

Sulla lunga strada dell'evoluzione umana si può sostare davanti a una scena che sembra un'istantanea fotografica scattata duecentomila anni fa, durante la penultima Era Glaciale. Proprio ai primi processi di frequentazione antropica del Pedeappennino bolognese è dedicata questa grande isola dioramica che tratteggia un momento di vita di un gruppo di cacciatori paleolitici. Ne è protagonista una famiglia appartenente alla specie Erectus, la prima a lasciare la culla africana per colonizzare l'Antico continente e l'Asia. Un giovane cacciatore e un anziano vengono effigiati, con una fisionomia ancora così diversa dalla nostra, nell'atto di scuoiare la carcassa di un grande rinoceronte abbattuto, mentre in un riparo improvvisato una madre si prende cura del suo lattante.

Attorno a questa ricostruzione tridimensionale, vero perno dell'intera narrazione museale, se ne dipanano altre tre dei nostri primordiali antenati, anch'esse a grandezza naturale, uniche per ora nel panorama museografico italiano per qualità e grado di verosimiglianza fisionomico-anatomica. La materializzazione del progressivo sviluppo delle facoltà psichiche e intellettuali da parte dell'uomo viene incontro ai visitatori sotto forma di una scena di guarigione ove un vecchio neandertaliano cura una bimba ferita. Osservandola è facile intuire come, dalla comparsa di questa specie in poi, le conquiste tecniche e culturali si accompagnino alla nascita di una vera e propria spiritualità. Con la figura di un pescatore, che restituisce l'aspetto esteriore di un ultimo rappresentante dei popoli di cacciatori-raccoglitori del Mesolitico, si svelano le modalità di sussistenza affermatesi dopo la fine dell'ultima Era Glaciale. L'esordio dell'Età dei Metalli viene invece fatto rivivere attraverso la riproduzione di un arciere vissuto nella stessa epoca della mummia di Similaun, anche grazie all'aiuto del suo complesso corredo strumentale composto da innumerevoli oggetti d'uso quotidiano: punteruoli, aghi, pugnaletti, ornamenti in osso e sofisticati armamenti.

Penetrando all'interno di una capanna dell'Età del Ferro, ricostruita in dimensioni reali, con il suo spaccato di vita quotidiana e le sue suppellettili, si lascia idealmente la preistoria per passare nella storia. Motivo di grande prestigio per il museo deriva dall'esposizione di una serie di sepolture, frutto di scavi recenti eseguiti in una porzione rimasta inesplorata della grande necropoli delle Caselle, che permise allo scopritore Giovanni Gozzadini di far conoscere al mondo la cultura villanoviana. I ricchi corredi funerari esposti consentono al visitatore di avvicinarsi a questa straordinaria civiltà e conoscere da vicino le importanti manifestazioni legate al culto dei morti.

Gli operatori del museo hanno già provveduto a elaborare una sapiente riprogettazione e il consolidamento dei servizi didattici, che sono un supporto permanente all'opera di valorizzazione e di promozione del patrimonio museale, di cui la nuova museologia ha finalmente identificato il ruolo cardine. Ora i servizi educativi sono giustamente considerati un'interfaccia operativa in grado non solo di correlare e armonizzare le varie componenti interne, rendendole fra loro perfettamente interagenti, ma anche di aprire il museo al mondo esterno. Un mondo dall'aspetto molteplice, così come le sue esigenze: la vasta tipologia degli utenti, il territorio circostante, di cui i beni sono diretta espressione, le altre realtà culturali pubbliche e private che con il museo possono cooperare a diversi livelli di competenza e con cui è stata ritenuta indispensabile la ricerca costante di collaborazione. Per questo motivo si è scelto di far espletare i servizi didattici da operatori professionalizzati con know-how formativo radicato nell'ambito delle scienze paletnologiche, paleontologiche, pre-protostoriche, naturalistiche, e con capacità comunicative adeguate alle esigenze attuali.

Alle tradizionali attività guidate intramuseali si è deciso di affiancare altre forme di approccio didattico e turistico: l'organizzazione di esperienze cognitive di archeologia sperimentale, la creazione di itinerari storici e archeologici permanenti collegati alle iniziative ecoturistiche, la messa a punto di proposte di animazione in occasione di festività, fiere, congressi e, più in generale, il perseguimento di una politica tesa alla promozione e all'assistenza dell'escursionismo culturale. Un'ulteriore proposta educativa che si realizza nel museo per la prima volta sono le attività laboratoriali programmate, volte ad assicurare un collegamento permanente con gli organi della scuola e con la prassi dell'istruzione; in particolare si vogliono sollecitare e sviluppare gli aspetti emozionali, creativi e tattili attraverso attività individuali e collettive di manipolazione, brain storming, liberazione dell'espressione artistica, prendendo naturalmente spunto dai temi e dalle suggestioni del passato.

Le attività didattiche sono poi integrate da una serie di iniziative speciali rivolte al pubblico adulto principalmente nel campo dell'organizzazione di visite a tema, conferenze, eventi culturali, che hanno luogo negli spazi del museo in orari speciali (festivi, serali, giorni estivi) per favorire la divulgazione culturale e l'uso intelligente del tempo libero attraverso modalità di "intrattenimento educativo". Si tratta di eventi che promuovono un "uso" non occasionale, ma permanente, del museo, realizzati in cooperazione sinergica con altre istituzioni culturali analoghe o attraverso collaborazioni esterne. Le iniziative di questo tipo sono finalizzate ad attirare o rinnovare l'attenzione verso il museo e verso le tematiche del patrimonio culturale da parte di coloro che ne sono i "naturali" eredi e fruitori.

Ma molto ancora sta per essere ideato: la continuità di progettazione è necessaria se si vuole che il museo non sia più quel vecchio e polveroso luogo solo per addetti ai lavori, ma un'entità vivace che interagisce attivamente e in modo proficuo con la società odierna. Seguendo le orme del trend attuale, oggi il Museo "Luigi Donini", forte della faticosa conquista raggiunta col suo aggiornamento, sta superando i confini del proprio ambito territoriale per porsi come una convincente realtà europea.

 

Azioni sul documento

Elenco delle riviste

    Istituto per i beni artistici culturali e naturali della Regione Emilia-Romagna - Cod. fiscale 800 812 90 373

    Via Galliera 21, 40121 Bologna - tel. +39 051 527 66 00 - fax +39 051 232 599 - direzioneibc@postacert.regione.emilia-romagna.it

    Informativa utilizzo dei cookie

    Regione Emilia-Romagna (CF 800.625.903.79) - Viale Aldo Moro 52, 40127 Bologna - Centralino: 051.5271
    Ufficio Relazioni con il Pubblico: Numero Verde URP: 800 66.22.00, urp@regione.emilia-romagna.it, urp@postacert.regione.emilia-romagna.it