Rivista "IBC" XIX, 2011, 2
musei e beni culturali / pubblicazioni, storie e personaggi
Francis Haskell, nelle sue miliari considerazioni sull'evolversi della storia del gusto e del collezionismo da essa determinato, considerava cruciali e drammatici i "capricci" di tale gusto in campo artistico, tanto che "siffatti mutamenti, se da un lato sembrano configurarsi come l'estrinsecazione di una scelta strettamente personale, di fatto possono essere predisposti da circostanze esterne estranee alla nostra stessa volontà" (F. Haskell, Riscoperte nell'arte. Aspetti del gusto, della moda e del collezionismo, Milano, Edizioni Comunità, 1990, p. 17). Questo doppio registro, solo in apparenza contradditorio, sottende la filigrana del libro di Mario Diacono Iconography and Archetypes, pensato e scritto in inglese e dedicato alla memoria del grande collezionista Achille Maramotti, di cui Diacono orientava le scelte artistiche. Scelte che hanno dato corpo all'esposizione della Collezione Maramotti di Reggio Emilia, e tuttora proseguite dal figlio Luigi.
In questo volume il critico ha desiderato raccogliere i testi che hanno valorizzato gli artisti da lui presentati nelle mostre delle sue gallerie di Boston e New York, in un arco di tempo compreso tra il 1985 e il 1994: Georg Baselitz, Ross Bleckner, Richmond Burton, Bruno Ceccobelli, Sandro Chia, Francesco Clemente, Enzo Cucchi, Nicola De Maria, Moira Dryer, Eric Fischl, Günther Förg, Peter Halley, Roni Horn, Alex Katz, Annette Lemieux, Sherrie Levine, Gerhard Merz, Matt Mullican, Mimmo Paladino, Claudio Parmiggiani, Piero Pizzi Cannella, Sigmar Polke, Lucio Pozzi, David Salle, Julian Schnabel, Ray Smith, Philip Taaffe, Rosemarie Trockel, Meyer Vaisman, Michael Van Ofen, Terry Winters.
Si tratta di scritti indipendenti tra loro: il filo conduttore è da ricercare nella scelta dell'autore di esporre le opere di questi artisti e poi legarli successivamente insieme in questo libro, per evidenziare, come in una sorta di continuum, il dialogo ininterrotto tra gli artisti e il critico, tra il gallerista e il collezionista, tra il collezionista e il museo, tra il museo e il pubblico. Tante opere citate in questo libro, infatti, sono fruibili nella sede espositiva della Collezione, perché acquistate dal collezionista emiliano, che aveva particolare interesse e predilezione per il linguaggio pittorico contemporaneo.
Nella prefazione, il poliedrico intellettuale - critico d'arte, gallerista, poeta - indica un implicito viatico di lettura al tomo ponderoso sottolineando la scelta di privilegiare "la forma della pittura" che, proprio nell'arco di tempo considerato, è stata la tecnica, il linguaggio elettivo dell'arte postmoderna. Dopo le stagioni delle avanguardie concettuali, la pittura veniva rifondata con nuove proprietà lessicali che, attingendo ad archetipi del passato, del quotidiano, o dell'esotico, hanno creato nuove iconografie; e nuove proprietà strutturali che, nel ripensato rapporto di forme con lo spazio e con la fotografia che ritorna ancella della pittura, affermano il gigantismo monumentale della pittura di questo decennio, attraversato da varie correnti: dal neoespressionismo americano e tedesco, alla transavanguardia italiana, alla nuova scuola romana, alle varie sfumature poetiche dell'astrazione.
Lo stile umanistico di Diacono è, per certi aspetti, affine a quello di Emilio Villa, di cui l'autore era intrinseco. In entrambi la citazione attinta da letterati, critici, o poeti, diventa il lampo folgorante che illumina con immediatezza le peculiarità insite nell'arte del pittore. Un'arte soggetta alla penetrazione del suo sguardo lucido e colto, che la scandaglia nell'approfondimento monografico e la restituisce, al contempo, alla complessità unitaria del tempo a cui essa appartiene.
M. Diacono, Iconography and Archetypes. The Form of Painting 1985-1994, Cinisello Balsamo (Milano), Silvana Editoriale, 2010, 488 pagine, 35,00 euro.
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