Rivista "IBC" XIII, 2005, 1

territorio e beni architettonici-ambientali / linguaggi, progetti e realizzazioni, leggi e politiche

Studiando le origini dialettali e le etimologie dei nomi con cui chiamiamo i nostri luoghi, si ricostruiscono le tracce di vicende antiche. Partono, con questo obiettivo, nuovi progetti di ricerca sulla toponomastica regionale.
In una parola, le nostre radici

Francesco Benozzo
[collaboratore dell'IBC]
Sergio Mussi
[collaboratore dell'IBC]
Giulia Petracco Sicardi
[professore emerito di Glottologia all'Università di Genova]
Andrea Pritoni
[collaboratore dell'IBC]
Andrea Scala
[collaboratore dell'IBC]
Massimo Tozzi Fontana
[IBC]

Studiando le origini dialettali e le etimologie dei nomi con cui chiamiamo i nostri luoghi, si ricostruiscono le tracce di vicende antiche. Partono, con questo obiettivo, nuovi progetti di ricerca sulla toponomastica regionale.

 

In una parola, le nostre radici

Francesco Benozzo, Sergio Mussi, Giulia Petracco Sicardi, Andrea Pritoni, Andrea Scala, Massimo Tozzi Fontana

 

Tra le aree di interesse e i temi di ricerca che la legge regionale 45 del 1994 "Tutela e valorizzazione dei dialetti dell'Emilia-Romagna" menziona esplicitamente, un posto di rilievo è occupato dalla toponomastica regionale. Grazie al rifinanziamento della legge, dopo alcuni anni di "operoso silenzio" è stato dunque possibile per l'Istituto per i beni artistici, culturali e naturali della Regione Emilia-Romagna (IBC) riprendere le attività in modo sistematico, sia incoraggiando alcune iniziative "spontanee" (e l'aggettivo indica semplicemente che non si tratta di proposte dell'IBC, ma di iniziative nate e maturate in ambiti diversi e sostenute dalle amministrazioni provinciali), sia attivandone di proprie.

Il tema della toponomastica suscita l'interesse di molti, come alcune recenti iniziative dimostrano: penso ad esempio alla mostra "Per strada: appunti di toponomastica forlivese", che sottolinea intelligentemente gli stretti rapporti tra vicende storiche maggiori o minori e l'alternarsi delle denominazioni dei diversi luoghi della città. D'altro canto le riunioni che nei mesi scorsi si sono svolte presso l'IBC, tanto con i rappresentanti degli assessorati alla cultura delle province, quanto con i docenti delle università della regione, hanno permesso di confermare la comune volontà di acquisire conoscenze in questo campo, che gode del privilegio di affacciarsi su una ampia serie di altre tematiche. Attraverso la toponomastica infatti è inevitabile accostarsi alla storia dei piccoli e grandi spostamenti di popolazione nel corso del tempo, aprendo spiragli significativi sulle attività che nei vari luoghi si praticavano o che si praticano tuttora; può accadere di registrare le metamorfosi dei fatti naturali, di constatare presenze botaniche o faunistiche del passato, che non hanno lasciato all'osservatore contemporaneo altre tracce all'infuori dei toponimi.

Ancora, e qui sta lo specifico interesse della legge di tutela e valorizzazione dei dialetti, attraverso tali studi è data l'opportunità di valutare, dei nomi dei luoghi, le radici dialettali e le origini spesso straordinariamente complicate e magari oggetto di involontari depistaggi - che spesso fanno sorridere - causati da cattive trascrizioni o da errori interpretativi. Ma l'esame delle fonti scritte non basta: l'indagine sul campo è fondamentale per dare il giusto peso alle fonti orali, che svolgono un ruolo determinante nel mettere in luce la toponomastica non codificata, tramandata oralmente attraverso il dialetto.

Insomma, concordando nel ritenere che una adeguata conoscenza delle vicende della toponomastica apra la strada a prospettive nuove o ancora inesplorate, abbiamo incoraggiato o promosso direttamente iniziative conoscitive di diverso segno nella cornice geografica e nell'approfondimento (a una maggiore estensione dell'area considerata corrisponde un maggior grado di approfondimento e viceversa).

Gli appunti dei collaboratori dell'IBC attualmente impegnati in questi progetti, qui presentati, danno un'idea dello stato dell'arte attuale. Benozzo e Pritoni svolgono una ricerca commissionata direttamente dall'IBC e coordinata scientificamente da Fabio Foresti dell'Università di Bologna; Mussi e Scala sono impegnati in progetti sostenuti rispettivamente dalle Province di Parma e di Piacenza in stretto contatto con i docenti universitari di Parma (Giuseppe Petrolini) e di Genova (Giulia Petracco Sicardi, che introduce gli appunti di Mussi). Confidiamo che la qualità del loro lavoro sia eguagliata da coloro che in futuro si aggregheranno al gruppo.

[Massimo Tozzi Fontana]

 

ATER - Archivio toponomastico emiliano e romagnolo

In un volume recente sulla toponomastica storica della Liguria, Rita Caprini ha affermato che lo studio dei nomi di luogo rappresenta sia per lo studioso che per il profano un'attrazione quasi ipnotica, la stessa che ci spinge a cercare l'origine del nostro nome o cognome, dal momento che i nomi propri circondano e circoscrivono la nostra vita, ci pongono costantemente delle domande mute e costituiscono una sfida cui è difficile sottrarsi. Forse proprio come conseguenza di questa implicita forza attrattiva dell'oggetto, gli studi toponomastici hanno conosciuto una proliferazione talvolta incontrollata, spesso caratterizzata da un vistoso dilettantismo e, anche nei casi migliori, dall'assenza di metodologie unitarie. Per far fronte a questo tipo di problemi e per colmare le gravi carenze presenti in questo tipo di studi, l'IBC ha avviato una ricerca sistematica e a vasto raggio sulla toponomastica emiliana e romagnola.

La ricerca, concepita come pluriennale, è finalizzata alla conoscenza e all'evidenziazione di una componente centrale della cultura storica del territorio emiliano e romagnolo, rappresentata appunto dal patrimonio dei nomi di luogo. La toponomastica maggiore (comuni, frazioni, località, case sparse, corsi d'acqua, rilievi montuosi, passi appenninici ecc.), unitamente a quella minore (boschi, terreni, fondi, pascoli, fosse, sorgenti, fontane ecc.) esprimono un paesaggio e una cultura, intesa in senso antropologico, riflessi, e qualificano con la loro presenza e sopravvivenza le peculiarità salienti dell'intero territorio regionale, misurandone la partecipazione a vicende di lungo periodo e costituendo un'unità antropica di grande valore e significato documentario.


La ricerca prevede la seguente articolazione:

1. Compilazione di una Bibliografia toponomastica del territorio emiliano e romagnolo, acquisizione "fisica" dei relativi materiali (articoli, saggi, monografie, tesi di laurea ecc.). Appena iniziati i lavori di ricerca sulla toponomastica emiliano-romagnola si è infatti sentita come urgente la creazione di una bibliografia ragionata e aggiornata. In un settore di studi che è, per sua stessa natura, contiguo da un lato alla cultura accademica e dall'altro all'erudizione locale, è necessario capire approfonditamente di quante e quali fonti possiamo disporre. Si è partiti dalle bibliografie dialettali dell'Emilia Romagna, sia da quella curata a suo tempo da Fabio Foresti per l'IBC,1 sia quelle presenti nelle biblioteche, e si è poi proceduto a integrarle sia in merito al numero dei testi citati sia all'ampiezza delle note su ciascun testo.

Attualmente sono stati repertoriati 218 testi dei quali è stata compiuta una rilettura integrale, in modo da schedare, oltre alle coordinate bibliografiche, anche i criteri di ricerca degli autori, i criteri di trascrizione fonetica e la presenza o meno di una trascrizione dialettale dei toponimi, fornendo così un'analisi dell'attendibilità scientifica delle opere. Sono state schedate anche opere di carattere generale, utili proprio per stabilire, anche in ambito regionale, dei criteri omogenei di lavoro. In ultimo si sono evidenziati tutti i toponimi maggiori, gli oronimi e gli idronimi presenti nei testi, al fine di offrire uno strumento assai utile sia per il procedere di questa ricerca sia per coloro che si dedicheranno a studi toponomastici in ambito regionale. Questo lavoro bibliografico rappresenta un tassello indispensabile per la creazione di un autentico fondo toponomastico, che è certamente uno degli obiettivi più urgenti dell'intera ricerca.

2. Costituzione di un Archivio toponomastico emiliano e romagnolo (ATER), relativo ai toponimi dei comuni, agli idronimi, agli oronimi e ai passi principali dell'intera area regionale, con l'indicazione del nome ufficiale, dell'ubicazione nelle carte dell'Istituto geografico militare (IGM) e nella Carta tecnica regionale (CTR), del nome dialettale, del patronimico, dell'etimo, della tipologia etimologica, della tipologia semantica, del nome antico e dei dati linguistici interpretati e valutati.

3. Realizzazione di un Repertorio toponomastico regionale di base, articolato per province, limitato al territorio di Bologna e relativo agli oltre 50 comuni, alle loro frazioni, località, case sparse, ai corsi d'acqua e ai rilievi, tratti dalle tavolette IGM (1:25.000), dalla CTR e dalle fonti Istat, con l'indicazione del nome ufficiale, dell'ubicazione cartografica, del nome dialettale, della tipologia etimologica e della tipologia semantica (da far confluire nell'ATER, una volta completate le valutazioni etimologiche e quelle dei dati storici disponibili).

4. Compilazione di una sezione avanzata del Repertorio toponomastico regionale, articolato per province, relativo al territorio bolognese dell'Alta valle del Reno (per esempio, Vergato) e della Bassa pianura (per esempio, Budrio), comprensiva di tutta la rete della toponomastica maggiore e minore delle aree in questione, tratta da carte in scala ridotta, da mappe catastali, da ricerche storiche e linguistiche (da far confluire nell'ATER, una volta completate le valutazioni etimologiche e quelle storiche).

5. Realizzazione di un Repertorio toponomastico di base, articolato per province, delimitato al territorio di Modena e relativo ai suoi comuni, frazioni, località, case sparse, corsi d'acqua, rilievi, tratti dalle tavolette IGM (1:25.000), dalla CTR e dalle fonti Istat, con l'indicazione del nome ufficiale, dell'ubicazione cartografica, del nome dialettale, della tipologia etimologica e della tipologia semantica (da far confluire nell'ATER, una volta completate le valutazioni etimologiche e storiche).

6. Effettuazione di una serie di inchieste sul campo, a diretto contatto con fonti orali, nelle aree comunali di San Cesario sul Panaro e di Fanano (Modena), prese a campione, per recuperare la documentazione dell'intera rete toponomastica maggiore e minore, ormai in via di degrado e di completa scomparsa. Questo punto rappresenta uno degli aspetti più innovativi dell'inchiesta. Sono infatti ancora tutti da studiare, e non soltanto in Emilia e Romagna, i toponimi orali, spesso ignorati dalle fonti ufficiali e, in molti casi, indizi di strati remoti o remotissimi della vita del territorio. In questi primi mesi di inchiesta, ad esempio, si sono già evidenziate, nell'area della montagna modenese, emergenze linguistiche - assenti nelle fonti IGM, CTR e Istat - che sembrano risalire alla protostoria celtica ed etrusca dell'area in questione.

Così il microtoponimo Tablina, luogo deputato all'essiccazione delle castagne, la cui etimologia sembra legata a un tipo di costruzione etrusca noto alle fonti latine come Tablinum; Cremé, zona prativa, sembra risalire a una base celtica *kremu- "aglio selvatico"; e l'idronimo Stöc' è verosimilmente connesso al celtico *steuc- "ansa di un fiume". Mentre le due attestazioni di origine celtica, pure rilevantissime, vanno ad arricchire un repertorio documentario gallico già esteso e in qualche modo noto alla linguistica romanza, il reperto etrusco si inserisce in una lista di per sé esigua e fino ad ora considerata marginale (per l'area frignanese in questione, erano noti soltanto i casi di: Rossenna, dalla base etrusca *rasna; Chianca, dall'etrusco *clana "fiume stagnante"; Miceneo, Scotenna, Todena, caratterizzati dal suffisso etrusco -ena; Cogorno, Lerna, Maserno, caratterizzati dal formante etrusco -rn-).

Si aggiunga che anche tra i toponimi attestati nelle fonti ufficiali esistono casi che l'ATER sta riconsiderando dal punto di vista dell'etimologia, e che vanno ad affrescare un quadro di civiltà prelatina ben più esteso di quello fino ad ora sospettato: è ad esempio il caso di Cima Tauffi (nel comune di Fanano), fino ad ora mai studiato, che si può mettere in connessione con la radice etrusca *tauf- "rilievo montuoso".


I materiali toponomastici, tutti informatizzati, saranno presentati in ordine alfabetico con il loro intero corredo documentario (nome ufficiale, ubicazione, nome dialettale ecc.) e impostati anche nella forma di lemmi. La ricerca, ideata e coordinata da Fabio Foresti, è affidata ad Andrea Pritoni, relativamente ai punti da 1 a 4, e a Francesco Benozzo, relativamente ai punti 5 e 6.

[Francesco Benozzo, Andrea Pritoni]

 

Una ricerca su toponomastica e dialetti della Val Tidone e Val Tidoncello (Piacenza)

Durante l'anno 2004 ho condotto una serie di ricerche linguistiche in Val Tidone e Val Tidoncello, con l'obbiettivo precipuo di raccogliere sul campo dati essenziali, e in un certo senso preliminari a ulteriori ricerche. L'area considerata infatti si caratterizza per l'assenza di studi scientifici, di natura non cursoria, sui dialetti e sulle stratificazioni linguistiche rilevabili a livello toponomastico. Ponendomi come apripista su un terreno mal noto sotto il profilo dialettale (l'Atlante Italo-Svizzero. Sprach und Sachatlas Italiens und der Südschweitz, AIS, e l'Atlante linguistico italiano, ALI, non contengono punti in Val Tidone e Val Tidoncello) ho ritenuto prioritario delineare la fonetica storica dei dialetti delle valli esplorate nei vari contesti geolinguistici pertinenti.

In primo luogo ho costruito un questionario atto a verificare lo sviluppo fonetico dei dialetti dell'area studiata dal latino volgare a oggi.2 Il questionario elaborato è stato poi somministrato a vari informatori, in dettaglio: Giuseppe Rossi (nato nel 1937) agricoltore e allevatore (Molino Follo, alle porte di Borgonovo); Rodolfo Penna (nato nel 1927) viticoltore (Case Magnani); Luisa Dallanoce (nata nel 1929) agricoltore e viticoltore (Sala Mandelli); Gino Bollati (nato nel 1927) macellaio (Poggio Bianco, alle porte di Pianello); Renato Dallavalle detto Sandro (nato nel 1932) viticoltore (Case Pisani, alle porte di Roccapulzana); Alessandro Fulgosi (nato nel 1927) falegname (Trebecco); Romano Ferri (nato nel 1937) autista e agricoltore (Busseto di Pecorara); Teodolinda Pozzi (nata nel 1925) agricoltore e donna di servizio (Cicogni).

I risultati del questionario sono stati cartografati grazie al programma File Maker 6.0; il risultato finale consta di una trattazione della fonetica storica di un area che va dalla bassa Val Tidone (Borgonovo) fino agli ultimi insediamenti della testata della Val Tidoncello (Cicogni), corredata da 70 carte linguistiche. L'esame comparativo della fonetica dei dialetti considerati permette di evidenziare vari fatti precedentemente ignoti: il carattere conservativo dei dialetti di Cicogni, Busseto e Vicobarone, la presenza a Cicogni di elementi forse non alieni da influssi bobbiesi, la presenza di divergenze tra Val Tidone e Tidoncello, via via più marcate nella parte bassa della Val Tidone, assai influenzata, soprattutto nel fondovalle, dal prestigio delle parlate di pianura, ecc.

All'esame della fonetica storica, ho affiancato due ricerche di carattere più monografico: una sulla toponomastica del comune di Pianello Val Tidone e un'altra sul lessico della vinificazione a Cicogni. La ricerca sulla toponomastica del comune di Pianello è consistita innanzitutto nello spoglio delle carte IGM (foglio 179, sezioni III e IV) e nel rilievo sul campo delle forme dialettali dei toponimi, nonché nella ricerca delle più antiche attestazioni dei medesimi su fonti medievali e moderne, in parte inedite. Di ogni toponimo è stata poi fornita una interpretazione etimologica. Quest'ultima analisi ha permesso di rilevare come la toponomastica studiata si presenti di origine romanza nella quasi totalità dei casi, ma come non manchino tracce, ad esempio negli agiotoponimi, di elementi culturali germanici. Da rilevare anche il numero discretamente alto di prediali, variamente suffissati (-ano, -ago, -asko).

La ricerca sul lessico della vinificazione a Cicogni si è mossa essenzialmente lungo la linea già indicata a suo tempo da Luigi Heilmann,3 e ha avuto come obbiettivo la raccolta del lessico specialistico connesso con i lavori della viticoltura, della vendemmia e del trasporto dell'uva alla cantina, in un'area decisamente conservativa, sotto il profilo dialettale e culturale, come quella di Cicogni (Val Tidoncello). La ricerca ha mostrato come il lessico in esame presenti un basso grado di specializzazione e una sostanziale immunità dalle innovazioni terminologiche che il grande sviluppo della viticoltura in Val Tidone ha irradiato anche nelle aree circostanti. Alcuni arcaismi lessicali e una buona nozione della scelta del legno più adatto per la costruzione degli attrezzi utili al viticoltore sono stati alcuni dei contributi più apprezzabili forniti dalla preziosa informatrice Teodolinda Pozzi.

[Andrea Scala]

 

Atlante toponomastico della provincia di Parma

La toponomastica è una fonte molto importante per la storia di un territorio. Ma non tutti i toponimi sono documentati da fonti scritte medievali. Una parte è trasmessa per tradizione orale, attraverso la parlata dialettale. Raccogliere questi toponimi serve anche a stabilirne con esattezza la posizione e i confini, a restituire la sintassi con cui vengono usati, a raccogliere notizie di tradizione popolare sull'utilizzo del sito oggi e in passato, e infine a correggere l'italianizzazione, spesso fuorviante, che ne è stata fatta sulle carte topografiche. La raccolta di tutti i toponimi dalla tradizione dialettale e dalle fonti catastali (in particolare i catasti cinquecenteschi) diventa ora più urgente, dato il progressivo deteriorarsi del dialetto e l'abbandono delle campagne. Questo lavoro sulla toponomastica di Berceto e delle sue frazioni è particolarmente rilevante in quanto sul territorio è storicamente documentata la presenza di un'abbazia in epoca tardoantica.

Purtroppo, mentre abbiamo notizie precise sulla sua fondazione, dai documenti storici sappiamo ben poco sulla storia dell'Abbazia di Berceto durante l'alto e il basso medioevo. Lo studio della toponomastica può portare luce sull'organizzazione agricola del territorio, sullo sfruttamento delle risorse naturali, sulla conformazione delle strade. In particolare interessa approfondire la conoscenza delle varie frazioni e il loro rapporto con l'area centrale per stabilire se, come e quanto l'Abbazia abbia provveduto allo sfruttamento agricolo, pastorale, forestale e minerario delle risorse, in modo più o meno diretto. La pubblicazione dei dati della ricerca è prevista a fascicoli. Nel primo verrà illustrato il territorio del capoluogo e delle frazioni. In futuro si pensa di estendere la ricerca ai comuni di Borgo Val di Taro e Valmozzola, particolarmente importanti per la ricostruzione del territorio veleiate.

[Giulia Petracco Sicardi]

 

L'idea di un progetto finalizzato alla realizzazione di un atlante toponomastico della provincia di Parma si è fatta strada, mentre procedevamo nello studio sull'Abbazia liutprandea di Berceto (costruita in epoca tardoantica ad opera del re longobardo), a causa della scarsità di materiale documentale. Infatti, da ricerche condotte presso gli archivi diocesani e di Stato di Parma, non si sono ottenute le risposte necessarie a provarne l'esistenza. Sappiamo però che la notizia della fondazione si trova nella Historia Langobardorum scritta dallo storico Paolo Varnefridi detto Diacono (capitolo 58 del VI libro), e recita così: "In summa quoque Bardonis Alpe monasterium quod Bercetum dicitur aedificavit". La notizia, riportata da una fonte considerata attendibile e seria in tutto il mondo accademico, ci è sembrata sufficiente a giustificare l'inizio di uno studio.

Fonti bibliografiche poco attendibili, in gran parte provenienti dall'ambiente ecclesiastico, e la quasi totale assenza di informazioni di tipo documentale, ci hanno messo nelle condizioni di proseguire la ricerca avvalendoci di discipline scientifiche che permettono di ottenere, con l'ausilio dei dati raccolti, quelle risposte che non sono arrivate dall'analisi dei suddetti documenti (Diplomatico Parmense, libri degli archivi parrocchiali, diocesani e di stato, tra l'altro scritti in epoca molto tarda). Ovviamente, una delle discipline a cui abbiamo fatto ricorso è la toponomastica, la quale permette di fare uno studio sistematico del modo in cui si è proceduto alla nominazione del territorio del comune di Berceto nelle varie epoche. Questa analisi è utile anche per elaborare una stratificazione storica dei toponimi, i quali, con un criterio di stampa a diversi colori e richiami che ne identifichino le epoche di appartenenza, potranno essere fissati sulle cartine topografiche che verranno allegate ai volumi dell'Atlante toponomastico della provincia di Parma.

Dalle fonti orali, per quanto ancora possibile, è indispensabile recuperare allo scritto la forma dialettale dei toponimi. Si rende necessario un metodo di raccolta che tenga conto della trascrizione fonetica e dell'inserimento del toponimo all'interno di un'espressione dialettale, che descriva un'azione compiuta dell'uomo (ad esempio: "Ieri sono andato a tagliare la legna nel bosco di ..., per raggiungerlo ho attraversato il canale ..., il campo di ... ecc."), che specifichi se il nome è preceduto dall'articolo, da una preposizione oppure da nessuno dei due. Questi dati - comparati con altri quali la collocazione del toponimo, il rilevamento e la descrizione dei microtoponimi che lo circondano, la sua esposizione rispetto al sole, la pendenza del terreno, la morfologia del luogo, l'altitudine rispetto al livello del mare, la destinazione d'uso (vale a dire se è un campo, un bosco, un prato oppure una zona adibita a pascolo), il nome del proprietario, il cognome, il soprannome, se prende nome da un fiume o da un ruscello ecc. - ci permetteranno di classificare il periodo in cui il toponimo si è fissato.

Tutto questo, unitamente allo studio etimologico, che prevede l'accertamento dell'origine della base, della radice, del suffisso, oltreché la derivazione di tipo linguistico, ci consentirà di classificare il nome in: toponimo, microtoponimo, macrotoponimo. Infine si potranno suddividere i toponimi per tipologia: botanico, orografico, onomastico, agiografico ecc., e assegnare loro un periodo storico di appartenenza: preromano, romano, alto e basso medioevo. Con l'utilizzo della disciplina toponomastica, insomma, si potranno effettivamente ottenere risultati sorprendenti che, applicati all'archeologia, ci permetteranno di riscrivere la storia.

Nel caso di Berceto, a tutt'oggi si è proceduto al rilevamento dei toponimi dalla cartografia IGM e di altri istituti e alla raccolta presso le fonti orali, per un totale che si aggira attorno ai 4.000 nomi. Essi sono stati inseriti in apposite schede che tuttora sono allo studio della professoressa Giulia Petracco Sicardi. In generale la cartografia, non esclusa l'IGM, in questa fase dello studio si è rivelata poco affidabile soprattutto dal punto di vista dell'italianizzazione del toponimo e in alcuni casi anche per quanto riguarda la sua giusta collocazione. Si è ritenuto allora necessario rifare la raccolta di tutti i toponimi direttamente sul luogo, presso le fonti orali e nella forma dialettale. Si è prestata la massima attenzione alla pronuncia, in modo tale che si possano applicare ad essa le regole fonetiche onde ottenerne la corretta trascrizione. Com'è risaputo i dialetti, meglio ancora gli idiomi locali, appartengono a quelle forme linguistiche di tradizione orale dette anche indigene e rispetto alle lingue letterarie - che in antichità erano per lo più parlate nei grandi centri cittadini e quindi più soggette a contaminazioni (a causa di scambi commerciali, del passaggio di popoli diversi, più o meno stanziali, o ancora degli eventi bellici, ecc.) - nell'arco dei secoli hanno subìto, per via del loro isolamento, meno alterazioni.

Il contatto con gli "informatori" ci ha permesso anche di raccogliere molti microtoponimi di tradizione orale che, attraverso lo studio etimologico, si riveleranno ancora più importanti per capire quali fossero le attività che si svolgevano sul territorio, come veniva sfruttato o che uso ne veniva fatto. Per esempio, se si praticava la pesca, la caccia, il pascolo, l'allevamento, quali attività produttive, come avveniva lo sfruttamento dei campi, se si praticava il taglio della legna, dove e in che maniera, come ci si alimentava: insomma come si viveva. Dallo studio etimologico del toponimo potremo capire anche, grazie all'uso della tecnica per ottenere la stratificazione linguistica, quali sono stati i popoli che hanno dominato il nostro territorio e in quale epoca.

Per la raccolta dei toponimi, ma soprattutto per i microtoponimi di tradizione orale, si è rivelata molto importante la fonte cinquecentesca dei Catasti farnesiani (1512-1607). Sono interessanti anche altre fonti come i Catasti di Ugolino Rossi (1353), la "tassa sul sale" (1400), "la tassa sui fuochi", quella "sulle bocche" ecc., dalle quali si possono ricavare una grande quantità di microtoponimi ormai scomparsi a causa del venir meno dell'oggetto. Con il passar del tempo questi toponimi sono scomparsi anche dalla parlata dialettale. Recuperarli, oggi, è operazione molto importante anche dal punto di vista linguistico. Questa operazione di recupero è stata possibile lavorando anche su altre fonti come quelle di provenienza ecclesiastica come il Rationem Decimarum, il Regestum vetus, le visite pastorali, i registri parrocchiali e tante altre. Naturalmente in esse si trovano anche tutti i toponimi già conosciuti, che utilizzeremo per compararli a quelli già fissati sulle nostre schede. Questo metodo ci permetterà di verificarne l'eventuale variazione avvenuta col tempo rispetto al periodo della loro attestazione.

Infine la raccolta dei toponimi, fatta presso le fonti orali e nella forma dialettale, è utilissima anche dal punto di vista linguistico perché ci permette di fare la comparazione tra i dialetti di aree geografiche diverse e di studiarne le somiglianze. Sempre nel territorio montano di Berceto, da un primo studio è risultato che nella parte pedemontana o collinare, dove c'è stato un maggiore sfruttamento del terreno ad uso agricolo da parte dei grandi feudatari, i toponimi sono numerosi, come del resto lo sono ancora di più i microtoponimi. La ragione sta in una forte parcellizzazione del territorio avvenuta soprattutto verso il XIV secolo, operazione che ha comportato la cancellazione della maggior parte della toponomastica precedente, cioè quella romana e preromana, a favore di una nuova nominazione che richiamasse la proprietà. Nella parte più a monte, invece, dove si praticava esclusivamente il pascolo, i toponimi più antichi si sono conservati perché, negli anni, non vi è stata una particolare ragione per cambiarli: in genere quel tipo d'area è sempre stata d'appartenenza regia o demaniale.

[Sergio Mussi]

 

Note

(1) F. Foresti, Bibliografia dialettale dell'Emilia-Romagna e della Repubblica di San Marino (BDER), Bologna, Istituto per i beni artistici, culturali e naturali della Regione Emilia-Romagna - Editrice Compositori, 1997.

(2) Le linee essenziali per il questionario sono state ricavate da: G. Rohlfs, Grammatica storica dell'italiano e dei suoi dialetti. Volume I. Fonetica, Torino, Einaudi, 1966; L. Zörner, Die Dialekte von Travo und Groppallo. Diachrone und synchrone Studien zum Piacentinischen, Wien, Verlag der österreichischen Akademie der Wissenschaften, 1989.

(3) L. Heilmann, La parlata di Portàlbera e la terminologia vinicola nell'Oltrepò pavese, Bologna, Zuffi, 1950, pp. 59-87.

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