Rivista "IBC" XVIII, 2010, 4

territorio e beni architettonici-ambientali / progetti e realizzazioni, pubblicazioni, storie e personaggi

G. Gresleri, G. Gresleri, Kenzo Tange e l'utopia di Bologna, Bologna, Bononia University Press, 2010.
L'utopia di Tange

Piero Orlandi
[IBC]

Un convegno svoltosi a Bologna il 22 ottobre 2010 all'Oratorio di San Filippo Neri, e un libro edito per l'occasione, ricordano i quarant'anni del piano per Bologna Nord dell'architetto giapponese Kenzo Tange, approvato dal Consiglio comunale il 23 aprile del 1970. L'idea dello sviluppo urbano lungo la direttrice per Ferrara si affaccia per la prima volta nel piano regolatore generale che la città si dà nel 1955, dopo un decennio in cui in sostanza l'unica attività edilizia è la ricostruzione postbellica. Con l'avvio, agli inizi degli anni Sessanta, della pianificazione intercomunale attraverso un apposito ufficio, il disegno dell'espansione verso nord prende un senso più compiuto e inquadrato in una dimensione comprensoriale. Armando Sarti assume le funzioni di assessore all'Urbanistica e affida incarichi a progettisti come Carlo Aymonino e Pier Luigi Giordani per il centro direzionale, e Leonardo Benevolo e Ludovico Quaroni per il centro storico.

Leonardo Ricci, già assistente di Giovanni Michelucci e docente alla Facoltà di architettura di Firenze propone di invitare Tange a tenere una comunicazione in occasione del convegno che celebra la conclusione dell'attività di docenza dello stesso Michelucci all'Università di Bologna. Così il 13 novembre del 1966 inizia l'avventura bolognese di Tange, che costituirà uno dei vertici della cultura urbanistica non solo locale e non solo di quel periodo. La visione dell'architetto giapponese - supportato, oltre che dai suoi collaboratori, da un gruppo di intellettuali bolognesi tra cui spiccano Giorgio Trebbi, Giuliano e Glauco Gresleri, Francesco Scolozzi e molti altri - si proietta nel futuro, immaginando la città nel 1984, con una previsione di realizzazione di tre lustri. Questa vicenda ricca e complessa si basa su molti presupposti d'eccezione, tra i quali spicca la capacità di collaborazione tra l'Amministrazione comunale e la curia, che si realizza su impulso del sindaco Guido Fanti e grazie alla presenza in città di un arcivescovo come Giacomo Lercaro, giunto a Bologna nel 1952 e dimissionario agli inizi del 1968, in seguito a un'omelia di Capodanno giudicata dal Vaticano troppo antiamericana e pacifista.

Il piano per Bologna Nord, quasi subito dopo l'approvazione, perderà però i suoi sostenitori politici: Guido Fanti si dimette il 29 luglio del 1970 per diventare il primo presidente della neonata Regione Emilia-Romagna, Armando Sarti lascia l'assessorato all'Urbanistica. Del "piano Tange" verrà realizzato negli anni successivi solo il Fiera District, e con molte varianti. Quegli anni vedono concretizzarsi nella città un'urbanistica che non confligge con l'architettura ma anzi ne è necessaria integrazione, e che si apre a un dialogo intenso con le preesistenze storiche. Una città nuova nasce e inizia a svilupparsi vicino a quella antica, in alternativa all'espansione priva di progetto: una forma urbis contemporanea a due passi da quella storica, senza timori reverenziali, senza conflitti. Una nuova cultura della città, come allora si pensava, si diceva, si scriveva, che a quarant'anni di distanza lascia non pochi rimpianti e resta un modello di qualità urbana.


G. Gresleri, G. Gresleri, Kenzo Tange e l'utopia di Bologna, Bologna, Bononia University Press, 2010, 224 pagine, 40,00 euro.

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