Rivista "IBC" XVIII, 2010, 4
musei e beni culturali, territorio e beni architettonici-ambientali, biblioteche e archivi / linguaggi, didattica, pubblicazioni
Di buone antologie letterarie, spesso coordinate da italianisti di prestigio, il mercato editoriale offre un'ampia scelta a insegnanti e studenti. Ma la nuova Letteratura italiana ideata e coordinata da Ezio Raimondi, per l'originalità dell'impostazione e l'impronta inconfondibile che egli le ha impresso, si colloca subito in una posizione altra, sin dal titolo. Leggere, come io l'intendo..., una frase di Vittorio Alfieri spezzata da tre punti di sospensione, che invitano il lettore ad aprire materialmente il libro, trovandone così, nel frontespizio, il completamento: vuol dire profondamente pensare.
Al di là della connessione tutta raimondiana tra leggere e pensare, questo gesto iniziale sollecitato al lettore, a cui si chiede di cooperare per capire, diviene la cifra dell'intera operazione editoriale e, meglio, culturale: chi si accosta a questa letteratura, ai suoi testi antologizzati, alle analisi di cui sono corredati, non può porsi in attitudine passiva, nell'atteggiamento di chi riceve il già dato, il preconfezionato, ma deve mettersi in gioco in prima persona, deve ricercare, con la ricchezza degli strumenti forniti, e possibilmente scoprire, senso e significato in ciò che legge.
Naturalmente, come sempre, è fondamentale il ruolo di mediazione dell'insegnante, destinatario primo, insieme con lo studente, di questo percorso tra memoria e tradizione, passato e presente, al centro del quale è posto il nesso tra parola e lettura. La parola scritta, con la sua energia di pensiero che dalle elementari all'università (e non è un caso che sia stato proprio questo il cammino di Raimondi) spetta al maestro trasmettere: facendola vibrare anche fonicamente, battendo con la forza della voce sui suoi accenti e suscitando così un'emozione, un'interrogazione, un dubbio.
Ma allo studente avvezzo al linguaggio depauperato della comunicazione odierna occorre restituire una nuova e antica confidenza con la lingua, perché possa davvero apprezzare la potenza della parola letteraria. Per questo (ed è una novità metodologica di qualche rilievo) le analisi dei testi vertono sul tessuto verbale, sulle Parole del testo, attraverso le quali si può penetrare nella complessa trama semantica dell'opera, nell'ineludibile connessione tra significante e significato, tra suono e senso. Per questo, inoltre, la rubrica La parola oltre il testo propone una riflessione linguistica che, partendo dall'uso corrente del vocabolo apparentemente più familiare, ne illumina la vita molteplice, la polisemia, le differenti accezioni, le valenze etimologiche e le connotazioni: così, parole comuni come "salute, gentile, cortesia" (solo per fare qualche esempio) svelano una ricchezza di significati che lo studente solitamente non sospetta e che si pensa lo lasceranno sorpreso e forse affascinato.
Insegnare letteratura nell'epoca di Internet e di Facebook, delle e-mail e degli SMS, proporre la lettura al tempo dell'I-pod, significa infatti, più che nel passato, scommettere su un'altra comunicazione, su una parola diversa, attraverso la quale imparare poi a interrogare il mondo, sé stessi e gli altri; significa scommettere che l'incontro con la parola letteraria possa essere, anche per i giovani lettori di oggi, un'occasione decisiva, capace di sottrarli al grigiore di una comunicazione indifferenziata, per proporre, di contro, un linguaggio potenziato, che si accampi con la sua forza intrinseca e la sua energia di immaginazione. Allora, forse, in una sorta di agnizione, potranno comprendere che quel testo apparentemente così lontano nel tempo parla di loro, parla anche di loro.
Questa è stata la scommessa raimondiana nell'ideare e strutturare Leggere, come io l'intendo..., e questa è la scommessa di coloro che, come chi scrive, hanno partecipato a questo progetto: quasi tutta gente di scuola, insegnanti sul campo che, lontano dalle astrattezze di certa accademia, conoscono bene la fatica e la bellezza, la sfida ardua e appassionata di proporre, entrando in classe ogni mattina, Dante e Leopardi, Petrarca e Foscolo, Machiavelli e Manzoni, Pirandello e Montale, nella convinzione e nella speranza di far intuire che la letteratura non è un mondo di belle fole irrimediabilmente "anticate" o "isterilite" e tanto meno un lusso edonistico e gratuito, ma qualcosa di terribilmente serio, che parla della vita e della morte, dell'amore e del dolore, dell'umano e del non umano, dell'uomo e di Dio. Ed è esattamente per questo che leggere vuol dire profondamente pensare.
E. Raimondi, G. M. Anselmi, L. Chines, G. Fenocchio, P. Ferratini, C. Varotti, Leggere, come io l'intendo... Letteratura italiana, Milano, Edizioni scolastiche Bruno Mondadori, 2009-2010, 6 volumi (con paginazioni e prezzi differenti).
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