Rivista "IBC" XVIII, 2010, 4
territorio e beni architettonici-ambientali / mostre e rassegne, progetti e realizzazioni
Alla XII Mostra internazionale di architettura della Biennale di Venezia (29 agosto - 21 novembre 2010), nell'ambito dell'esposizione "AILATI. Riflessi dal futuro", curata da Luca Molinari per il Padiglione Italia, all'interno della sezione "Abitare sotto i 1000 euro al mq" sono state selezionate fra le altre anche due opere realizzate in Emilia-Romagna: le residenze della "Fornace del Bersaglio" a Faenza (Ravenna), dello studio "Cristofani & Lelli Architetti Associati" (www.lellieassociatiarchitettura.it), e le residenze "CasaLogica" ad Altedo di Malalbergo (Bologna), di "diverserighestudio" (www.diverserighestudio.it). Abbiamo chiesto agli autori di raccontare per la nostra rivista i loro interventi.
Insieme nel paesaggio
Com'è abitata un'architettura a costo contenuto che propone un nuovo modo di vivere? Da questa domanda è nato l'interesse di Luca Molinari, curatore del Padiglione Italia alla Biennale di Venezia, per le residenze della "Fornace del Bersaglio".1 Dopo essere entrato nelle case abitate, aver parlato con le persone che le vivono e aver visto l'insieme dell'intervento, ha deciso di inserirle nella selezione delle 43 opere realizzate. Di questa attenzione verso l'abitare delle residenze e non solo verso l'opera costruita bisogna dar merito a Molinari. Nella maggior parte dei casi, infatti, le scelte della sezione "Laboratorio Italia" sono opere di architettura viste, oltre al valore dell'"oggetto" in sé, proprio come proposte di abitare di qualità. Non è una scelta scontata, in un momento in cui l'attenzione alla novità architettonica è invece concentrata sull'invenzione (o sulla "trovata") della singola opera. Significa una direzione precisa, verso scelte di qualità nelle relazioni con il contesto e verso nuove proposte di vita urbana legate alla contemporaneità. Le domande che pongono i gruppi di opere selezionate nel Padiglione Italia sono espressione di questo atteggiamento.
"È possibile costruire qualità a 1000 euro al metro quadro?". Le residenze della "Fornace del Bersaglio" sono edifici a costo contenuto, un pezzetto di città "ordinaria", dove il valore aggiunto è il paesaggio circostante e le idee nuove per viverlo sono costruite con materiali e tecniche semplici. Il committente è una cooperativa di abitazione. Due argomenti di ricerca si intrecciano in questa realizzazione: il recupero di un'area industriale dismessa e una proposta di abitare collettivo in campagna.
L'area si trova sulle prime colline dell'Appennino, vicino a Faenza, nel sito di una fornace di laterizi di inizio Novecento dismessa nel dopoguerra. La Fornace era costituita da due forni Hoffmann, vari edifici per la preparazione dell'argilla e un'area esterna, perfettamente piana, utilizzata per essiccare i mattoncini trasportati su binari, con una torre piezometrica che conteneva un serbatoio d'acqua. Il sito della fornace è scavato direttamente in una cava d'argilla e questo spiega la particolare posizione dell'area industriale. Ora l'intera area è vincolata dalla Soprintendenza e l'intervento prevede il recupero della fornace e delle sue pertinenze, prima attraverso la costruzione delle residenze, poi con il restauro dei manufatti della fornace a uso museale. La zona destinata alla costruzione delle 34 residenze è stata individuata dalla Soprintendenza e dall'Ufficio tecnico comunale e si trova lontano dai manufatti dei forni Hoffmann, in modo da valorizzare gli edifici oggetto di restauro.2
Il progetto urbano intreccia pubblico e privato, determinando in questo modo sinergie reciproche. Gli edifici della vecchia fornace sono dedicati prevalentemente a funzioni pubbliche: espositive, laboratori e spazi per giovani artisti, a cui vanno aggiunte altre piccole residenze. Intorno troviamo gli spazi pubblici principali, il verde, una piazzetta in cotto, vari percorsi ciclopedonali e parcheggi inerbiti. Tutti i dettagli sono minimi, a favore dello spirito campestre. A distanza, l'area residenziale vera e propria si configura come un giardino alberato molto silenzioso e discreto nei confronti della fornace. Per questo motivo le abitazioni sono basse e creano un tessuto omogeneo senza eccezioni. Tutte le case sono dominate dall'unico manufatto preesistente: la torre piezometrica. Le residenze si presentano come un giardino abitato sotto un unico tipo di albero: un acero campestre, con la chioma che assume una colorazione gialla per tutta la durata dell'autunno. Inoltre tutta l'area, fornace e residenze, è circondata da un perimetro di grandissime acacie, che creano l'effetto di un'ampia stanza a cielo aperto in mezzo al paesaggio agrario.
Il secondo argomento di ricerca è il modo di abitare questo luogo specifico: un'isola industriale nel paesaggio agricolo. Il committente aveva interesse per piccole residenze a costo contenuto. D'altro canto non ci sono tipologie consolidate di residenze collettive in campagna. La nostra proposta somiglia a un condominio orizzontale di piccoli appartamenti con giardino. Le 34 case sono a patio, distribuite su un unico livello, ciascuna con due patii: uno comprende il pergolato per le auto, mentre l'altro è un giardino. Le abitazioni sono di piccole dimensioni, variano dal bilocale all'appartamento con tre camere da letto, con configurazioni sempre diverse ma raggruppabili in 5 tipi. Lasciando il mattone a vista per la fornace, i materiali sono semplici e naturali, muratura portante intonacata a calce impastata con inerti grossolani, solai in legno, intonachino, tetto giardino, marciapiedi in doghe di legno e altre piccole costruzioni sempre in legno. Allo stesso modo sono semplici anche le tecniche e le forme. Nessuna forzatura. Ciascuna residenza ha due posti auto, un portico, due patii e un piccolo annesso per gli attrezzi. Tutte le aperture private, porte e finestre, sono ricavate su pareti di intonachino colorato di tonalità diverse di verde-grigio e affacciano sulle piccole corti.
L'aggregazione della case a patio configura una struttura urbana compatta, dove i percorsi carrabili e pedonali sono vuoti fra i recinti murari di diversa dimensione, oppure sono rivolti verso l'esterno, come punto di contatto e di mediazione fra la campagna e il costruito. L'intenzione è di proporre un modo di abitare in campagna in un unico piano orizzontale, dove ciascuno ha diversi rapporti con il paesaggio naturale esterno: molto privato nei patii, in comune nelle aree verdi dello spazio pubblico che attraversa tutta l'area, e infine libero nella percezione del paesaggio agrario circostante. Le altezze di tutti gli elementi sottolineano questi contenuti. Il giardino di aceri è il livello più alto, seguono i portici in legno, poi, più sotto, i volumi delle case fino ai muri delle stesse, che hanno diverse altezze a seconda della privacy che devono assicurare.
I due interni presentati alla Biennale di Venezia seguono la semplicità e l'artigianalità dell'insieme. L'omogeneità diffusa valorizza la luce naturale contrapposta nelle zone giorno e ne sottolinea il fondamentale rapporto con l'esterno. Materiali espliciti costruiscono l'arredo su misura, apparentemente senza disegno, ma in realtà molto calibrati, sia nei dettagli, sia nei colori. Pareti in intonachino di colori neutri, pavimenti in legno industriale, soffitti in legno mordenzato bianco, mobili in multistrato cerato, pietre, resine e tesserine vetrose colorate nei bagni. Le luci artificiali sono sempre molto sobrie. Tutto eseguito con bravissimi artigiani locali. Di nuovo nessuna forzatura.
Il risultato è un modo collettivo di abitare in campagna, dove ogni casa ha una propria privacy anche nel proprio spazio all'aperto; contemporaneamente, il rapporto con il paesaggio rurale circostante è anche prerogativa dell'insieme delle residenze, che si propongono nel paesaggio come un'isola costruita immersa nel verde.
[Gabriele Lelli]
Contro l'indifferenza
Da alcuni anni "diverserighestudio" sperimenta nuovi modelli abitativi nello sprawl emiliano-romagnolo.3 L'architettura italiana è attraversata intanto da una crisi strutturale in cui, allo spietato consumo del territorio, si è affiancata un'urbanistica che si disinteressa del contesto paesaggistico e ripete modelli abitativi arcaici; ne risultano luoghi identici gli uni agli altri e matrici ripetute "n" volte sulla realtà, dove al termine "migrato" corrisponde la parola "isolamento". L'isolamento relazionale attuale si contrappone all'isolato urbano moderno proiettando sul terreno le immagini istituzionali e traducendo le pessime politiche deurbanistiche. Diviene dunque fondamentale il linguaggio: il significato politico dell'eccesso di matrici abitative dovrebbe produrre un nuovo nome che le renda significanti, esplicitandone i limiti: "cimiteri residenziali".
L'obiettivo dichiarato da Luca Molinari, curatore del Padiglione Italia alla XII Mostra internazionale di architettura della Biennale di Venezia, è stato documentare questi ultimi decenni attraverso una narrazione corale che indicasse una possibile via d'uscita. Una lettura di questo tipo riconosce in ogni opera di qualità una forma di resistenza consapevole a questa situazione drammatica, sollecitando il ruolo civile dell'architettura e dettando una possibile agenda di temi su cui è urgente lavorare.4 Nella sezione centrale della mostra, intitolata "Laboratorio Italia", è stato affrontato anche il tema "Abitare sotto i 1000 euro al mq", nell'ambito del quale è stato presentato il progetto di residenza collettiva denominato "CasaLogica".5
"CasaLogica" fa parte di una ricerca che ha portato alla realizzazione di diverse opere sul territorio bolognese, preoccupandosi di socialità urbana. L'architettura non cambia la società, in quanto gerarchicamente è conseguente ad altre forme di potere, ma i suoi spazi possono accelerare i processi di cambiamento: soprattutto un'architettura che abolisca il concetto di confine, consapevole che, nonostante la società produca spazio, ne rimarrà sempre prigioniera.6 Occorre tradire il bordo, oltrepassarlo, abbatterne il significato che equipara proprietà privata a identità. Perché la paura dell'identità diventa tripudio dell'omologazione, immagine senza contenuto, facilità del banale.
Essendo l'architettura un indice di forza e un'attività prodotta da esseri vivi, come può continuare a essere concepita come se tale vita fosse fissata agli anni Ottanta? "CasaLogica" è una tipologia edilizia in cui la forma volumetrica è la naturale conseguenza dell'evoluzione degli stili di vita presenti in una società contemporanea in continuo movimento. La sua caratteristica peculiare è la capacità di ospitare differenti nuclei familiari: dalla coppia di anziani al single, dalla tradizionale famiglia cattolica agli studenti, dal disabile all'emigrato. Assomiglia più a un ibrido che a un "tipo", perché le unità al suo interno non si svelano: ogni famiglia si riconosce con l'intero edificio, permettendo così di esaltare la dimensione collettiva a scapito di quella individuale.
Insieme a "Isolati Liquidi" e a "Tra_Fratta",7 "CasaLogica" dipinge l'eterogeneità familiare contemporanea esaltandone le virtù, contrapponendosi alla visione dell'intolleranza alle differenze che si manifesta esclusivamente con l'immagine del manager solitario. Ammette l'esistenza di altro. Essendo l'architettura un fenomeno sociale, essa deve tendere a dominare, dove il dominio è inteso come influenza leggibile rispetto ai cambiamenti. Se l'architettura non riesce, grazie alla sua sensibilità, a condizionare, significa che ha perso la sua personalità, che è stata dominata, che non ha accelerato nessun cambiamento, che è immobile dinnanzi alla vita, che è morta.8 Lo spazio diventa significante se è capace di portare provocazioni. Se il lavoro dell'architetto viene accettato, egli deve muoversi verso dove non lo è. Seguire il punto di vista della maggioranza ha prodotto gli ultimi vent'anni di residenze cimiteriali; quella è una strada ovvia. Vi sono poi persone affaccendate che già se ne occupano.9
Nei progetti qui citati troviamo un contatto tra l'uomo e l'ambiente costruito, spazi realmente vivi che coinvolgono anche fisicamente, opere realizzate all'interno di un mercato i cui input non possono essere condivisi da un'architettura che deve preoccuparsi di favorire l'utente finale. È fondamentale analizzare questi conflitti per tramutarli in una soluzione che vada oltre il problema, ossia trasformare l'elemento di conflitto in punto di forza per la progettazione. E occorre farlo con la committenza privata, che dal 1990 al 2010 ha prodotto l'80% delle abitazioni in cui l'attuale generazione evolverà con le proprie contraddizioni. È questo il luogo in cui oggi nasce il progetto urbano: sensibilizzare i soggetti attuatori significa diffondere cultura architettonica, in un paese in cui non esiste un quotidiano che settimanalmente si interessi ai luoghi in cui viviamo.
Nella sezione veneziana intitolata "Italia 2050" Luca Molinari propone anche una visione del futuro: "L'architettura, se oggi non cambierà seriamente rotta, apparirà come una pratica anacronistica legata ai millenni passati". L'architetto deve quindi assumersi la responsabilità di avere un ruolo educativo e la sua attività deve essere intesa come processo creativo antecedente, non solo come arte del costruire. Se vengono analizzate e coordinate tutte le componenti necessarie per un buon progetto (quella sociale, quella politica, quella urbanistica e quella estetica), si possono realizzare eccellenti edifici con budget limitato, pensando al mercato come condizione indispensabile, ma non unica.
[Simone Gheduzzi]
Note
(1) Il progetto generale è dello studio "Cristofani & Lelli Architetti Associati" (Davide Cristofani, Gabriele Lelli, Roberta Bandini, Andrea Luccaroni e Valentina Mazzotti), sciolto nel 2008, mentre i progetti d'interni sono proseguiti con lo studio "Lelli e Associati architettura", composto da Gabriele Lelli, Roberta Bandini e Andrea Luccaroni.
(2) Per il significato delle fornaci nel paesaggio emiliano-romagnolo si veda: A. Nicoli, La casa rossa, "IBC Informazioni", I, 1985, 4, pp. 64-67 (ora nel volume: Ma questa è un'altra storia. Voci, vicende e territori della cultura in Emilia-Romagna (1978-2008), a cura di V. Cicala e V. Ferorelli, Bologna, Bononia University Press - Istituto per i beni artistici culturali e naturali della Regione Emilia-Romagna, 2008, pp. 51-55).
(3) "diverserighestudio" è uno studio di architettura fondato nel 2003 a Bologna da Simone Gheduzzi, Nicola Rimondi e Gabriele Sorichetti.
(4) L. Molinari, Ailati. Riflessi dal futuro, Milano, Skira, 2010.
(5) "CasaLogica", trasformazione urbana attraverso un progetto unitario e un nuovo edificio residenziale, è stato realizzato da "diverserighestudio" ad Altedo di Malalbergo (Bologna) nel 2009.
(6) Bernard Tschumi, Architecture and Disjunction, Cambridge (Massachussetts, USA), The MIT Press, 1995.
(7) "Isolati Liquidi" è un progetto unitario di sei isolati residenziali inseriti in parco privato esistente, realizzato da "diverserighestudio" a San Vincenzo di Galliera (Bologna) nel 2007. "Tra_Fratta", piano urbanistico attuativo di iniziativa pubblica, è in corso di realizzazione a Fratta Terme (Forlì-Cesena) su progetto di "diverserighestudio" e "Matteo Sacchetti Architetto".
(8) F. Pessoa, Pagine di estetica. Il gioco delle facoltà critiche in arte e in letteratura, a cura di M. Petrelli, Macerata, Quodlibet, 2006.
(9) H. U. Obrist, Marina Abramovic & Gregory Chaitin, in Id., Interviste. Volume 1, Milano, Edizioni Charta, 2003.
Azioni sul documento