Rivista "IBC" XVIII, 2010, 2

musei e beni culturali / pubblicazioni, storie e personaggi

"Dall'Italia noi siamo partiti". Storie e speranze di emigrati emiliano-romagnoli in Brasile e dei loro discendenti che vivono a Salto e Itu (San Paolo), a cura di P. Zavatti, Cesena, Società editrice "Il Ponte Vecchio", 2010.
Verso la Mèrica

Gina Pietrantonio
[Ufficio per le relazioni con il pubblico della Regione Emilia-Romagna]

Alla riunione della Consulta degli emiliano-romagnoli nel mondo, tenutasi a Riccione (Rimini) l'11 febbraio 2010, Pierantonio Zavatti, ha presentato la pubblicazione "Dall'Italia noi siamo partiti". Il libro, che prende il titolo dal primo verso di Mèrica, Mèrica, antica canzone di emigrazione, racconta le storie di varie famiglie di emiliano-romagnoli emigrati in Brasile per "fare l'America". Vicende ricostruite attraverso testimonianze dirette o lasciate al ricordo delle nuove generazioni, spesso poetiche o dolorose, che testimoniano il faticoso inserimento in terre lontane. Storie di lavoro, d'impegno, di grandi speranze ma anche di realizzazione di sogni e di vite migliori, come è accaduto alla famiglia di Amauri Chaves Arfelli, attuale presidente dell'associazione degli emiliano-romagnoli a Salto e Itu (nello Stato di San Paolo).

Il viaggio della famiglia Arfelli iniziò nel novembre del 1889 dal porto di Genova, per concludersi a Santos. A bordo del vapore, il Colombo, si trovavano 117 famiglie italiane, tra cui Antonio Arfelli, di 42 anni, la sua sposa Filomena Bondi, di 40, e i loro sette figli, di età compresa tra gli 1 e i 17 anni. Venivano da Meldola (Forlì-Cesena) e insieme a loro c'erano altre famiglie della nostra regione: i Berti di Bologna, i Paggi di Lugo, i Benotti di Forlì e molti ferraresi. L'obiettivo, per tutti, era lavorare in una fazenda de café per creare un futuro ai loro figli. La famiglia Arfelli non ha accumulato in Brasile grandi fortune, ma cercando di migliorare la propria situazione, con il proprio lavoro e i propri ideali, ha dato anche un contributo al Paese in cui è emigrata.

Oggi, Amauri Chaves Arfelli è un procuratore della Repubblica, ma anche un uomo impegnato a rafforzare le relazioni della sua città con l'Emilia-Romagna e l'Italia, continuando in senso inverso il viaggio attraverso l'oceano iniziato, il 28 ottobre 1899, da Antonio Arfelli, Filomena Bondi e i loro figli. La pubblicazione sottolinea anche il ruolo delle donne nell'immigrazione: sono loro, assai spesso, a custodire il ricordo della terra di origine, delle sue tradizioni, a mettere in moto la ricerca delle radici e della propria identità, come viene testimoniato da Cristina Tarlà Vaccari. Grazie a una borsa di studio della Regione Emilia-Romagna per un master in architettura biosostenibile presso la Facoltà di ingegneria dell'Università di Bologna, Cristina è riuscita a riannodare il filo rosso della memoria riavvicinandosi alla cultura e alle tradizioni della sua famiglia d'origine.

Il libro offre un contributo fresco e genuino, diretto proprio a ricordare, con brevi e affettuosi profili biografici e storie di vita quotidiana. Quello che viene sottolineato è il valore della memoria come custode dell'identità di ciascuno di noi e come strumento per comprendere meglio la complessità del presente, spesso votata all'oblio. "È un impegno culturale" - scrive Zavatti - "indispensabile non solo per un debito di gratitudine verso i sacrifici dimenticati di molti italiani, ma anche per tentare di capire le sofferenze e le speranze di tanti migranti dal Sud del mondo, che oggi vogliono 'fare l'Italia' ma, come i nostri avi, sono spesso costretti a dormire sul 'nudo terreno'".


"Dall'Italia noi siamo partiti". Storie e speranze di emigrati emiliano-romagnoli in Brasile e dei loro discendenti che vivono a Salto e Itu (San Paolo), a cura di P. Zavatti, Cesena, Società editrice "Il Ponte Vecchio", 2010, 271 pagine, 12,00 euro.

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