Rivista "IBC" XVIII, 2010, 2
musei e beni culturali / pubblicazioni
Bella la Guida al Museo Civico Archeologico di Bologna che Cristiana Morigi Govi ha realizzato, nel momento in cui ne lasciava la direzione, insieme alle funzionarie con cui ha condiviso notevoli imprese. La guida, assai piacevole da leggere e in grado di stimolare alla visita un pubblico diversificato, può essere accolta, da coloro che conoscono la direttrice e frequentano il museo, non solo come un prezioso strumento didattico per il visitatore ma anche come una riflessione e un bilancio di un'attività davvero ragguardevole al servizio della comunità. Della città.
Dentro queste pagine, nel racconto delle collezioni, della loro formazione, del riallestimento che è stato realizzato, si può rintracciare, pur nella totale assenza di autoreferenzialità, l'energia colta e appassionata, l'attenzione alle nuove istanze didattiche e comunicative, il rigore della ricerca e la volontà di coinvolgere il pubblico di ogni età, di rendere il museo luogo di aggregazione, patrimonio comune in cui riconoscersi. Cristiana Morigi Govi ha interpretato il suo ruolo con queste finalità e in questo clima sono cresciuti il museo e i suoi funzionari.
Quando parliamo del Civico di Bologna portiamo l'attenzione su uno dei più prestigiosi musei archeologici d'Italia. La sua formazione è interessante per leggere la cultura e le istanze di una città nei primi decenni dell'Unità d'Italia. È un paradigma del clima intellettuale; è la possibilità di conoscere una stagione di grande fervore scientifico in quella che è la sede della più antica università e dell'Accademia delle Scienze fondata da Marsili, dove gli scavi di Gozzadini stavano restituendo oggetti di raffinata fattura, ma soprattutto una città di rango.
Nel 1881, pochi anni prima della celebrazione dell'ottavo centenario dell'Alma Mater Studiorum, le raccolte universitarie e le grandi collezioni private (si pensi a quella di Pelagio Palagi) trovarono a palazzo Galvani, l'antico "Ospedale della Morte", la loro nuova sede. In quel momento la storia di Bologna si delineò attraverso materiali e oggetti che, dall'età preistorica, giungevano fino a quella medioevale e moderna. Ma la componente archeologica diveniva sempre più consistente grazie alle campagne di scavo che caratterizzarono gli ultimi decenni dell'Ottocento e gli esordi del nuovo secolo.
Nel 1985 il museo è divenuto sede solamente del patrimonio archeologico, una documentazione straordinaria per gli studiosi, un'emozione per chi lo visita. Qui si ritrova Felsina, la capitale dei principi etruschi della valle padana, assai prima di essere Bononia, una delle più importanti colonie di Roma sul tracciato della via Aemilia. Il lapidario romano racconta, attraverso le stele funerarie, le componenti sociali e i rapporti della città con gli imperatori. Le raccolte numismatiche parlano di economia e di potere.
Nell'impossibilità di soffermarsi su tutte le collezioni, si deve però segnalare quella egizia, una delle più significative in Europa. Segno di quanto le passioni private abbiano incrementato il patrimonio anche pubblico, ma nel nome del bello e di un egoistico piacere: sappiamo che si sono formate in una temperie assai poco attenta ai contesti e al legame tra oggetti e territorio, ma per il patrimonio archeologico questo rischio c'è sempre. Ancora un apprezzamento per questa meditata ma non faticosa guida: il glossario, così che tutti possano capire, anche se non hanno frequentato i corsi di storia dell'arte antica o quelli di archeologia.
Guida al Museo Civico Archeologico di Bologna, a cura di C. Morigi Govi, Bologna, Editrice Compositori, 2009, 232 pagine, 20,00 euro.
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