Rivista "IBC" XVIII, 2010, 1
Dossier: MAP for ID - Musei come luoghi di dialogo tra culture
musei e beni culturali, dossier /
Il progetto "Animali in cielo e in terra. Alla scoperta dei miti e delle leggende africane sugli animali del Cielo e della Terra" è stato ideato e realizzato dal Museo di storia naturale dell'Università di Parma e dall'Associazione culturale "Googol". Il Museo universitario risale alla seconda metà del Settecento e presenta ancora, volutamente, l'antico modo ottocentesco di esporre le collezioni, destinato a un pubblico colto. Questa, che potrebbe sembrare ed è considerata dai più una limitazione, è in realtà una ricchezza, poiché impone una forte interazione con il visitatore, che viene coinvolto in un discorso più ampio di quello strettamente connesso alle caratteristiche degli animali esposti. "Googol" è un'associazione culturale tutta al femminile, che da oltre dieci anni si propone di diffondere la cultura scientifica rivolgendosi a persone di tutte le età, con particolare attenzione ai bambini, utilizzando metodi fortemente interattivi, incluso il gioco. "Googol" si occupa anche di astronomia e, possedendo un planetario mobile, può portare il cielo ovunque. E lo ha portato anche al Museo.
È nata, così, una felice collaborazione, che ha suggerito una nuova lettura degli animali presenti nelle collezioni, collegandoli alle costellazioni zoomorfe con cui da sempre gli uomini hanno popolato il cielo, e ai miti e alle leggende che le circondano. "MAP for ID" ha portato un ulteriore arricchimento, stimolando la ricerca di un dialogo con i cittadini africani di Parma, per renderli protagonisti di una rilettura delle collezioni africane del Museo (frutto di una cultura eurocentrica) attraverso il ruolo che viene attribuito agli animali e alle costellazioni nelle leggende e nelle fiabe delle loro terre. Tutto ha avuto inizio il 21 ottobre 2008, quando l'Università, con l'aiuto di esperti di narrazione e di scienziati africani, ha presentato il progetto alla città. L'astronomo sudafricano Thebe Medupe ha introdotto il tema del cielo africano; Paola Ferretti, insegnante narratrice presso il Laboratorio teatrale "Gianni Rodari" di Reggio Emilia, ha interpretato I doni del Re Leone di Nelson Mandela; Cleophas Adrien Dioma, educatore e poeta, ha raccontato il suo arrivo a Parma dal Burkina Faso e le sue difficoltà di inserimento fra i cittadini; Vittorio Parisi, naturalista e direttore storico del Museo, ha presentato gli animali delle collezioni africane qui conservate, connettendoli alle costellazioni attraverso la descrizione dei loro comportamenti.
Il difficile è venuto dopo, quando si è cercato il coinvolgimento dei cittadini africani di Parma per una reciproca conoscenza e per la raccolta di esperienze personali intorno al tema del progetto. Abbandonata ben presto l'impostazione basata su un contatto formale attraverso le associazioni di comunità africane sul territorio (impostazione difficilmente praticabile, sia per i tempi ristretti che per la scarsa incisività), si è preferito un contatto personalizzato, nella certezza che un coinvolgimento diretto avrebbe meglio motivato le persone a partecipare al progetto, lasciando dietro di sé una traccia più duratura. La nostra grande fortuna è stato l'aiuto di Cleophas Adrien Dioma (per tutti "Cleo"), ideatore e direttore artistico dell'"Ottobre Africano", con cui da anni regala alla città un mese intensissimo di incontri, di arte e cultura: è lui che ci ha presentato persone stupende come Mohamadi Sana, Madi Ouandaogo del Burkina Faso, e Sanogo Soualio, griot della Costa d'Avorio. Altra grande fortuna è stata poter contare sulla sensibilità e sull'apertura mentale del gruppo di amici del corso di lingua araba da me frequentato, condotto da Khaled Qatam: amici che ci hanno permesso di avvicinare e conoscere Kinfe Yeayat-Lij e Dawid dall'Etiopia, Fall Papa Ngalgou dal Senegal, Bertrand Guy dal Camerun.
Tutte queste persone hanno capito cosa si voleva realizzare, hanno accettato con generosità di aiutarci, hanno visitato il Museo per rendersi conto di una realtà che non conoscevano, ci hanno accolto in casa loro, ci hanno regalato del tempo non facile da ritagliare nei duri impegni di lavoro e hanno recuperato nella loro memoria, a volte anche con fatica, ricordi di un'infanzia lontana. Il risultato è stato sorprendente: nelle quattro giornate conclusive al Museo (20-23 aprile 2009) gli amici africani si sono trasformati da visitatori, guidati da noi, in narratori in grado di gestire l'incontro con il pubblico convenuto, affascinando grandi e piccoli con l'autorevolezza della loro presenza e con la forza delle loro favole, ma anche con il racconto delle tradizioni dei loro paesi d'origine, in un confronto di esperienze veramente magico.
Non c'era stato il tempo per stabilire una regia dell'evento, fino all'ultimo non si era nemmeno tanto sicuri che gli amici africani sarebbero venuti come promesso: poi, eccoli arrivare con il colore dei loro abiti tradizionali indossati per noi, con la luminosità del loro sorriso, con il loro impegno a far conoscere almeno in parte la loro terra. "Facciamo un giro in Africa!", questo l'invito rivolto da Madi Ouandaogo ai bambini per stimolarli a girare fra le bacheche e scegliere gli animali preferiti: lui, poi, avrebbe risposto alla loro curiosità raccontando la favola che ha per protagonista quell'animale, e richiamandone altre. L'avvicendamento con gli altri narratori è stato spontaneo, così come la narrazione musicale del griot Sanogo Soualio con la sua kora.
In queste pagine e nelle pubblicazioni ufficiali è stato dato volutamente risalto alla partecipazione degli amici africani, ma non vorrei che si dimenticassero gli altri artefici della riuscita del progetto: in particolare, Lara Albanese ed Emanuela Colombi di "Googol", il personale del Museo, Nicola Franchini che ha curato in ogni sua fase la visibilità di questa esperienza e Federica Bottazzi, della Biblioteca comunale "Cesare Pavese", che ha contribuito con entusiasmo al progetto realizzando una bibliografia ragionata per guidare il lettore nel complesso mondo delle favole e dei racconti africani e non solo. Mi piace concludere con le parole con cui Mohamadi Sana ha commentato la sua esperienza personale: "In Africa, dove sono nato, tutte le sere ci troviamo nel cortile di casa, alla luce della luna, per ascoltare dai nostri padri, nonni o zie i racconti delle bellissime avventure degli animali della terra e del cielo. Questa carissima iniziativa del Museo di Parma ha permesso, a tutti coloro che hanno partecipato a questi giorni di scambio tra le culture, di viaggiare nell'universo animale, facendo vivere con loro l'intelligenza della lepre, la potenza del leone, l'altezza della giraffa, la grandezza dell'elefante, la velocità della tigre, la libertà dell'aquila... In breve, gli animali sono diversi, ma utili uno per l'altro".
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