Rivista "IBC" XVIII, 2010, 1

Dossier: MAP for ID - Musei come luoghi di dialogo tra culture

musei e beni culturali, dossier /

I progetti dei musei dell'Emilia-Romagna

Antonella Salvi
[IBC]

In un territorio vasto come l'Emilia-Romagna, dove nell'ultimo decennio si è registrata un'elevata percentuale di immigrazione e dove peraltro stentano a decollare consistenti politiche locali di integrazione dei nuovi cittadini, gli effetti prodotti dal progetto europeo "MAP for ID - Museums as Places for Intercultural Dialogue" assumono un'importanza particolare, sia per le sensibilità collettive sollecitate, sia per i sorprendenti risultati di dialogo interculturale raggiunti attraverso i progetti pilota realizzati dai musei partecipanti. Risultati che confermano il nuovo ruolo assegnabile al museo: un possibile spazio pubblico aperto alle relazioni tra culture, un'occasione di incontro e di collaborazione per condividere e costruire significati, proprio a partire da un patrimonio museale che diviene comune.

Come si dice nell'introduzione a questo dossier, l'Istituto per i beni culturali della Regione Emilia-Romagna (IBC) ha segnato con "MAP for ID" un punto di arrivo, e di nuova partenza, in un itinerario intrapreso da tempo, in linea con l'attuale dibattito internazionale: una continua ricerca di nuovi approcci per stimolare e diversificare l'azione dei musei. Ai musei, infatti, spetta oggi il compito di "rigenerarsi", affrontando, da una parte, il rigoroso processo per il raggiungimento degli standard di funzionamento, dall'altra un percorso inedito e creativo per sperimentare nuove forme di interpretazione delle collezioni e degli spazi, nuove modalità di inclusione, di coinvolgimento e di partecipazione attiva dei differenti pubblici. Una sfida certo non semplice da affrontare e, per questo, è stato estremamente interessante seguire i musei nello sviluppo dei primi tentativi di educazione al patrimonio in chiave interculturale.

L'individuazione di buone pratiche a livello europeo e la redazione di linee guida si sono rivelate due fasi fondamentali per orientare lo sviluppo dei progetti pilota da parte dei musei. In Emilia-Romagna, attraverso il sito web dell'IBC (www.ibc.regione.emilia-romagna.it), il bando di invito ha raggiunto gli oltre 400 musei regionali e ha ricevuto una risposta sorprendente come numero e qualità di proposte: segno evidente di un cambiamento in atto. Dovevano essere 5 e alla fine sono stati 7 i progetti pilota selezionati e sostenuti: nella varietà dei musei proponenti e di orientamento progettuale, dimostrano l'esistenza di una rete di sperimentazione del dialogo interculturale, declinato in forme diverse e originali, tutte strettamente collegate al tessuto sociale e culturale di riferimento.

Nel corso degli 8 mesi in cui si è concentrata l'attività - durante i quali non sono mancati momenti di criticità, legati prevalentemente a resistenze e difficoltà di coinvolgimento di alcune figure di riferimento - hanno preso avvio progetti nuovi a partecipazione allargata, dove ognuno (operatori museali, insegnanti, mediatori, associazioni, cittadini e comunità di immigrati, ovvero nuovi cittadini) si è assunto una parte di responsabilità per lavorare alla realizzazione di attività all'interno e al di fuori del museo, e nella costruzione di un rapporto vero. E se in ultima analisi il dialogo interculturale è dialogo tra individui che entrano in relazione, non è esagerato dire che "MAP for ID", tramite i progetti pilota, ne ha coinvolti diverse centinaia nell'arco di un periodo relativamente breve.

Questo dialogo si è sviluppato a diversi livelli. Innanzitutto all'interno del gruppo di progetto, che ha visto la partecipazione di istituzioni molto diverse per tipologia, finalità, dimensioni e contesti culturali in cui operano. Ma anche tra i musei che hanno dato vita ai progetti e le comunità di riferimento: in molti casi questo rapporto non era mai stato avviato in modo così articolato, e ha richiesto momenti preliminari di ricerca e mappatura dei potenziali interlocutori, generando aperture a pubblici nuovi e realtà sconosciute. Infine c'è il dialogo che ha coinvolto in modo attivo e appassionato i singoli partecipanti ai progetti: persone che per settimane o mesi hanno preso parte a incontri e laboratori, prodotto pièce teatrali, video e cortometraggi, tracciato mappe "geoemotive", ideato allestimenti e percorsi di visita, e soprattutto accettato di mettersi in gioco, portando allo scoperto aspetti intimi e talvolta problematici della propria storia personale.

Nel sito dedicato al progetto sono ampiamente documentati i processi e i risultati dei progetti pilota dei musei emiliano-romagnoli (www.mapforid.it). Ma un'ultima considerazione, emersa alla conferenza finale di Madrid nell'ottobre 2009, merita di essere evidenziata: una volta che si entra nel "processo" sperimentando un'azione di educazione al patrimonio museale in chiave interculturale, comunque venga intesa e interpretata, non è più possibile tornare indietro. Occorre dunque evitare l'episodicità: se l'esperienza maturata rimane un tentativo isolato, c'è il rischio di annullare gli effetti di inclusione conseguiti e di infrangere aspettative ormai molto alte. I risultati conseguiti sono significativi oltre ogni previsione, ma il vero punto di partenza è proprio l'impegno a proseguire, stimolando e sostenendo l'azione dei musei in questa direzione. Ed è per questo che a Bertinoro, dal 21 al 24 ottobre 2010, è previsto un nuovo momento di dialogo, confronto e condivisione degli sviluppi, un incontro aperto a tutte le istituzioni museali e non solo a quelle dei paesi partner. "'MAP for ID' one year later": e la sfida continua...


"CITY TELLING"


Il MAMbo - Museo d'arte moderna di Bologna ha come missione la promozione e l'incontro con i linguaggi artistici contemporanei. Possiede una vasta collezione composta da opere del XX secolo fino al presente avanzato. Il Dipartimento educativo propone attività rivolte a bambini, giovani e adulti, organizza conferenze e incontri di approccio all'arte contemporanea, gestisce corsi di formazione e tirocini, e propone progetti sul territorio.

Il progetto "City Telling" nasce dalla collaborazione dei dipartimenti educativi del MAMbo e della Fondazione Sandretto Re Rebaudengo di Torino. L'intento è stato sviluppare un progetto interculturale fondato sulla condivisione di valori, metodi e buone pratiche, che partisse dal museo per dare avvio a un percorso di scoperta e analisi del territorio, e per giungere alla realizzazione di elaborati che ne raccontino l'identità percepita e vissuta, "mappe geo-emotive" che indagano il rapporto tra soggetto e territorio, tra identità privata e spazio pubblico.


Obiettivi

Il progetto puntava a:

· favorire l'accesso ai luoghi della cultura;

· promuovere l'incontro con l'arte per potenziare le capacità dei giovani partecipanti nell'orientarsi in maniera critica nel mondo delle comunicazioni e nella realtà circostante;

· favorire il contatto tra persone con diversi background culturali, producendo esperienze nuove e condivise;

· sviluppare le potenzialità del Museo come luogo di dialogo e promuovere un impegno più attivo nei confronti di tutti i cittadini, utilizzando il patrimonio artistico come fonte di scambio interculturale.


Destinatari

Giovani italiani e migranti tra i 16 e i 23 anni, appartenenti ai gruppi giovanili "Katun" e "Katun Party" del Quartiere San Donato di Bologna.


Fasi

La fase preliminare è stata dedicata alla comunicazione del progetto sul territorio. Sono stati effettuati diversi incontri con gli operatori attivi nel quartiere periferico di San Donato (Servizio minori e famiglie Poliambulatorio Pilastro, Cooperativa "Attività Sociali"), con gli educatori dei gruppi giovanili "Katun" e "Katun Party", e con i potenziali destinatari.

Una volta individuati i partecipanti, sono state svolte visite e laboratori al Museo per favorire l'approccio ai linguaggi dell'arte contemporanea, considerati come pretesto iniziale per un percorso educativo in cui lo sguardo rinnovato e la creatività personale sono fondamentali. Sono state inoltre effettuate "passeggiate" nel quartiere, durante le quali i partecipanti hanno individuato i luoghi per loro significativi (scuole, impianti sportivi, giardini, installazioni urbane, punti d'incontro...), mettendo in comune suggestioni e storie personali, e raccogliendole in un diario di viaggio, fatto di contributi fotografici, sonori e video.

L'ultima fase del progetto prevede la realizzazione di un supporto multimediale realizzato in collaborazione con la Fondazione Sandretto Re Rebaudengo e il Museo nazionale del cinema di Torino. La piattaforma, che contiene i contributi raccolti nel corso del progetto, è stata progettata tramite Google Earth: l'interfaccia visualizza i luoghi mappati, è accessibile a tutti i partecipanti al progetto, e può essere utilizzata per presentare i risultati del percorso e condividere buone pratiche con altri gruppi di lavoro e istituzioni culturali.


Esiti

I destinatari del progetto hanno fatto un'esperienza nuova e si sono avvicinati ai linguaggi dell'arte contemporanea. Il Museo, inizialmente percepito come un luogo alieno, è stato riconsiderato sotto una nuova luce, tanto che i ragazzi hanno deciso di tornarvi per collaborare alla realizzazione della mappa. Da parte sua, il Museo ha compiuto un primo, importante passo nell'affrontare percorsi interdisciplinari e interculturali all'interno dei propri spazi e sul territorio, con un target di pubblico difficilmente raggiungibile per età ed estrazione sociale. Le competenze interculturali del personale educativo si sono arricchite grazie al confronto con gli operatori del quartiere e allo scambio di punti di vista, metodologie operative e priorità differenti.

Per quanto riguarda le criticità, nelle prime fasi di "City Telling" il Museo (alla prima esperienza con questo target di pubblico) ha incontrato delle difficoltà nell'adeguare la propria metodologia educativa a quella adottata all'interno dei gruppi giovanili; questo fattore ha avuto peraltro dei risvolti positivi in termini di continuo monitoraggio del progetto, di volta in volta adattato alle esigenze e ai tempi dei partecipanti. Da sottolineare, ancora una volta, la diffidenza iniziale verso il Museo da parte dei ragazzi.

Tra le azioni a cui prestare attenzione in analoghi progetti, si consiglia di:

· prevedere tempi lunghi per la realizzazione, in modo da consentire una maggiore conoscenza del contesto culturale di riferimento e dell'utenza specifica a cui il museo si vuole rivolgere, nonché lo sviluppo delle relazioni interpersonali tra i partecipanti;

· considerare l'importanza di occasioni d'incontro mirate all'inserimento degli educatori esterni all'interno del gruppo di ragazzi coinvolti;

· prevedere in tutte le fasi del progetto momenti in cui le istituzioni, gli educatori e i partecipanti coinvolti possano conoscersi reciprocamente, per stabilire un linguaggio e un sentire comuni, e instaurare un rapporto di fiducia reciproca.


Istituzione proponente

· MAMbo - Museo d'arte moderna di Bologna (www.mambo-bologna.org).


Referenti

· Cristina Francucci: consulenza scientifica, Dipartimento educativo del MAMbo (cristina.francucci@comune.bologna);

· Anna Caratini: coordinamento generale, Dipartimento educativo del MAMbo (anna.caratini@comune.bologna.it);

· Ilaria Del Gaudio: educatrice, Dipartimento educativo del MAMbo (mamboedu@comune.bologna.it)

· Daniele Campagnoli: operatore video.


"STORIE PLURALI"


La storia del Museo "Ettore Guatelli" (Ozzano Taro, Parma) si intreccia con la storia personale del suo autore, nato nel 1921 e divenuto maestro elementare nei primi anni del dopoguerra. Il Museo racconta le condizioni di vita dei lavoratori tramite la poesia degli oggetti disposti scenograficamente alle pareti: utensili della cultura contadina, ma anche oggetti di uso quotidiano, scatole, giocattoli, scarpe, ceramiche eccetera.

Interessato agli oggetti in quanto testimonianza della storia dell'uomo, Guatelli era soprattutto affascinato dalle storie che essi portano con sé e che sono in grado di narrare, storie che egli trascriveva e che sono tuttora conservate presso la Fondazione Museo che porta il suo nome. Il progetto "Storie plurali" si ispira dunque alla filosofia del fondatore della raccolta nel voler raccogliere esperienze e storie delle partecipanti legate agli oggetti del Museo, sviluppandole attraverso le modalità del laboratorio teatrale.

"Clio '92" - un'associazione di insegnanti e ricercatori sulla didattica della storia, impegnata nella ricerca e nella formazione nell'ambito dell'educazione al patrimonio culturale - ha partecipato alle attività di progettazione e monitoraggio.


Obiettivi

Il progetto mirava a:

· promuovere dinamiche interculturali all'interno di un territorio che presenta difficoltà nell'attivare politiche di alfabetizzazione, attraverso l'apertura del Museo a un pubblico "non abituale";

· educare adulti migranti, situati al di fuori di un contesto di istruzione formale, a conoscere, interpretare e concettualizzare elementi materiali e immateriali che assumono valenza patrimoniale, sia in riferimento alla cultura di provenienza, sia a quella del contesto di residenza;

· sollecitare le destinatarie (donne migranti e native) ad assumere consapevolezza della propria e altrui identità culturale in un'ottica inclusiva e ad adottare conseguenti comportamenti responsabili nel contesto civico verso altri individui e verso i beni patrimoniali;

· formare le destinatarie ad agire nei rispettivi contesti di lavoro come mediatrici del patrimonio del Museo in chiave interculturale.


Destinatarie

Donne migranti e native (insegnanti e non) in età compresa tra i 18 e i 60 anni, individuate al di fuori dei contesti di formazione attraverso il coinvolgimento di soggetti politici, culturali, formativi e del mondo del lavoro quali intermediari tra il Museo e le donne coinvolte.


Fasi

Tramite contatti con associazioni locali e con il supporto delle due amministrazioni comunali limitrofe di Collecchio e Fornovo, sono state individuate 10 donne, tra cui due italiane, che hanno lavorato assieme nell'arco di cinque mesi con incontri settimanali della durata di tre ore ciascuno.

La maggior parte degli incontri si è svolta presso il Museo "Guatelli" per contestualizzare il laboratorio e le tematiche dell'interculturalità, recuperare i saperi e le conoscenze legate alla dimensione domestica e del lavoro, e individuare gli oggetti e le storie che da questi provengono, e che hanno rappresentato il fulcro del laboratorio attraverso le modalità del teatro.

Attraverso il confronto delle diverse esperienze di cui le destinatarie sono state le principali interpreti, le storie hanno proposto la loro personale interpretazione della collezione, anche attraverso la restituzione di nuovi racconti legati ai rispettivi contesti di provenienza. Le modalità del teatro hanno permesso una forte interazione tra le persone coinvolte nelle fasi operative, attraverso la condivisione di gesti e narrazioni a partire dalle sollecitazioni degli allestimenti del Museo.

A conclusione del percorso si è svolta una rappresentazione teatrale curata da Festina Lente Teatro in collaborazione con l'Associazione "Vagamonde", Storie plurali: di mano in mano, nella quale le donne hanno dato vita alle loro storie tramite il linguaggio verbale e gestuale. Lo spettacolo, che prevede un forte coinvolgimento del pubblico, ha avuto molto successo e ha già dato luogo a numerose repliche.


Esiti

Tra gli esiti positivi del progetto, l'incontro e la messa in relazione di persone provenienti da realtà differenti ha contribuito a una nuova apertura al contesto territoriale di riferimento, non solo per il Museo ma anche e soprattutto per le donne migranti.

Il progetto ha inoltre favorito l'attivazione di un rapporto con soggetti e realtà fino ad allora estranei alla vita del Museo (amministrazioni comunali di Collecchio e Fornovo, Camera del lavoro, Forum Solidarietà, Festina Lente Teatro, Associazione "Vagamonde", Associazione "Le Giraffe"), grazie ai quali sono state avviate collaborazioni per progetti futuri.

In prospettiva, il Museo è intenzionato a proseguire il lavoro con le donne coinvolte, in modo che possano assumere il ruolo di mediatrici culturali delle collezioni ed essere impiegate nella conduzione di visite guidate in chiave interculturale, rivolte alla comunità locale (non solo di origine immigrata, ma anche autoctona).


Istituzioni proponenti

· Fondazione Museo "Ettore Guatelli" (www.museoguatelli.it);

· Associazione "Clio '92" (www.clio92.it).

Con la collaborazione di: Comune di Collecchio (Assessorato alla cultura), Comune di Fornovo, Comune di Sala Baganza, Provincia di Parma, Fondazione Monte di Parma, Forum Solidarietà, Festina Lente Teatro, Associazione "Le Giraffe", Associazione "Vagamonde".


Referenti

· Mario Turci: direttore del Museo "Ettore Guatelli" (direttore@museoguatelli.it);

· Jessica Anelli: conservatrice del Museo "Ettore Guatelli" (info@museoguatelli.it);

· Adriana Bortolotti, Mario Calidoni, Silvia Mascheroni e Ivo Mattozzi: Associazione "Clio '92" (info@clio92.it).


"MOTHERS"


I Musei civici di Reggio Emilia nascono e si sviluppano a partire dalla fine del XVIII secolo con l'intento di documentare la preistoria, l'archeologia, la storia naturale, le espressioni artistiche della provincia reggiana, e costituiscono oggi il principale polo museale di riferimento territoriale. I Musei coniugano il fine istituzionale della ricerca scientifica con la divulgazione e la valorizzazione del patrimonio presso i pubblici più diversi. Un'attenzione particolare viene dedicata al pubblico dei "nuovi cittadini" reggiani.


Obiettivi

Il progetto "Mothers" puntava a:

· connotare fortemente i Musei dal punto di vista "civico", in modo che i "nuovi cittadini" vi si riconoscessero e lo sentissero patrimonio condiviso di una comunità multietnica;

· creare una piattaforma identitaria comune, mettendo i nuovi cittadini nelle condizioni di rispecchiarsi nelle testimonianze di un passato locale.


Destinatarie

Donne adulte di diverse nazionalità: madri e non, professioniste e artiste contattate direttamente dai curatori o tramite i partner del progetto. In totale: circa 40 partecipanti.


Fasi

Per raggiungere gli obiettivi è stato scelto un tema "generativo", universalmente sentito e ben rappresentato nelle diverse collezioni dei Musei civici, quale è quello della madre come dispensatrice di vita. Il corpo della madre, luogo di passaggio tra il nulla e l'essere, incarna infatti, fin dai tempi più remoti, il mistero della nascita e il principio della vita, tanto da suscitare nell'uomo il primo senso del divino e da essere elevato a culto.

Per la realizzazione di "Mothers", e in particolare per l'individuazione delle destinatarie, i Musei hanno collaborato con diverse istituzioni e realtà cittadine, tra cui l'Assessorato comunale alla sicurezza e coesione sociale, l'Azienda sanitaria locale e le mediatrici culturali delle diverse comunità immigrate presenti sul territorio.

Nella fase iniziale del progetto sono state individuate alcune opere delle collezioni museali relative al tema della maternità (dalla preistoria alla contemporaneità), considerate innanzitutto come il frutto dell'ingegno umano, piuttosto che come la pura espressione di una cultura localistica.

Gli oggetti prescelti sono stati illustrati alle partecipanti nel corso di una prima visita ai Musei; da questo e da successivi sopralluoghi sono nate riflessioni e racconti legati all'esperienza dell'essere madre: interviste, narrazioni, immagini fisse e in movimento che sono andate a comporre un video in cui le voci contemporanee delle donne entrano in risonanza con le opere del museo, testimoni di un sentire universale.

I Musei hanno promosso un coinvolgimento attivo delle partecipanti nel progetto, accogliendone le istanze e i suggerimenti per meglio strutturare il lavoro, e invitandole a esprimersi nella loro lingua, affinché, in una situazione facilitata dall'intervento delle mediatrici culturali, riuscissero a trasferire appieno la loro profonda esperienza.

Il video è stato presentato in diverse occasioni pubbliche e anche all'interno di una mostra temporanea, nella quale sono stati esposti gli oggetti che hanno stimolato e guidato le riflessioni del gruppo di progetto sulla maternità.


Esiti

Tra i risultati raggiunti:

· il progetto ha reso i Musei familiari a persone che, per la maggior parte, non ne conoscevano nemmeno l'esistenza;

· i Musei hanno sviluppato un quadro più preciso della situazione multietnica cittadina e consolidato alcune modalità operative per raggiungere le comunità migranti;

· con "Mothers", i Musei hanno avuto l'opportunità di "comunicarsi" in maniera diversa e più coinvolgente;

· il progetto ha posto l'accento sui rapporti umani ancora prima che su quelli professionali, favorendo l'arricchimento e la crescita personale di tutti gli attori coinvolti;

· il video prodotto nell'ambito del progetto rappresenta un allestimento permanente all'interno del nuovo ordinamento delle collezioni.

Tra le criticità si segnala:

· la mancata condivisione delle finalità del progetto da parte di alcuni addetti ai lavori.

Nel futuro si auspica che, grazie a questo diverso modo di educare al patrimonio, possa nascere un nuovo pubblico che rispecchi la realtà multiculturale della città, e che il museo se ne faccia interprete e portavoce.


Istituzione proponente

· Musei civici di Reggio Emilia (musei.comune.re.it).


Referenti

· Roberto Macellari: funzionario Reti e servizi culturali del Comune di Reggio Emilia (roberto.macellari@municipio.re.it).

· Giada Pellegrini (giada.pellegrini@municipio.re.it)

· Georgia Cantoni (georgia.cantoni@municipio.re.it)


"L'INTERCULTURA COME RITRATTO DI UNA CITTÀ"


Il Museo civico di Mirandola (Modena) raccoglie e conserva la storia della città dalla fondazione alla fine del XIX secolo. Recentemente collocato presso il ritrovato castello dei Pico, è diviso in sezioni dedicate a un tema specifico, dalla ritrattistica alla numismatica, passando per le committenze religiose e l'archeologia. Uno spazio speciale è stato di recente dedicato alla creazione di un'aula didattica che, in linea con le più moderne tendenze museologiche, permette ai più giovani di avvicinarsi al museo in modo dinamico e innovativo. La sezione didattica è stata inaugurata con il progetto "L'intercultura come Ritratto di una Città".


Obiettivi

Il progetto mirava a:

· ritrovare negli oggetti museali radici storiche e spirituali appartenenti alla totalità del genere umano;

· promuovere nei giovani un'adesione critica e consapevole ai modelli, ai valori e ai simboli della cultura di appartenenza;

· conoscere altre culture in maniera critica e consapevole;

· eliminare preconcetti e stereotipi, contrastando l'insorgere di tendenze xenofobe e razziste in età preadolescenziale;

· favorire il lavoro di gruppo "mediante l'accettazione delle differenze", generando nei partecipanti un desiderio di scambio, una predisposizione a conoscere e a collaborare;

· promuovere nei destinatari la capacità di "esportare" in altri contesti il modello comportamentale promosso dal progetto.


Destinatari

Studenti di scuola secondaria di primo grado e loro insegnanti (5 classi per un totale di 131 ragazzi). Le classi sono state selezionate dagli stessi insegnanti, a seguito di un incontro con l'amministrazione in cui è stato presentato il progetto, in base ai bisogni e agli obiettivi formativi di ciascun gruppo.


Fasi

La realizzazione si è articolata in diversi momenti:

· La visita al Museo, alle collezioni e all'edificio: ai ragazzi, accompagnati dagli insegnanti, è stato offerto un percorso di visita al museo inteso come specchio dell'evoluzione e della vita della comunità. In particolare, ci si è soffermati sulla quadreria dei Pico e ai ritratti in essa conservati.

· Gli approfondimenti in aula didattica, con l'individuazione dei temi su cui focalizzare il lavoro: a partire dai ritratti della quadreria sono stato scelti temi quali la rappresentazione, l'identità, l'appartenenza, il viaggio inteso come percorso per la costruzione del sé, la metamorfosi, la famiglia e la sua evoluzione nel tempo, i diversi tipi di famiglia, gli stereotipi. Il tema della famiglia, in particolare, si è prestato a molte riflessioni: il fatto che non vi siano più famiglie importanti come quella dei Pico, bensì tante diverse tipologie di famiglia tutte ugualmente rappresentative della nostra epoca; il fatto che queste famiglie abbiano diverse tradizioni, culture, religioni e feste; le modalità di convivenza nello stesso territorio; la variabilità nei modi di vedere e di vivere questo territorio, in rapporto alla molteplicità delle prospettive...

· Le attività laboratoriali per la costruzione di opere individuali e collettive legate ai temi prescelti: ogni ragazzo ha illustrato individualmente e visivamente i concetti di unione e di collaborazione; l'elaborato collettivo, invece, ha avuto come oggetto la rappresentazione della città di Mirandola oggi e il modo in cui viene vissuta e percepita dai suoi abitanti. Questi elaborati, sia individuali che collettivi, sono stati esposti in una mostra aperta alla cittadinanza.


Esiti

I principali benefici per i destinatari del progetto sono stati:

· una maggiore capacità di raccontare e raccontarsi, imparando nel contempo ad ascoltare gli altri e a comprendere i percorsi di viaggio che ognuno di noi mette in atto per divenire quello che è;

· una maggiore abitudine al dialogo e allo scambio;

· una maggiore capacità di comprensione del diverso e di problematizzazione del proprio punto di vista;

· una possibilità di vedere e indagare il patrimonio sotto una nuova luce;

· un'occasione di avvicinamento alla storia locale anche per chi viene da lontano.

Dal punto di vista del Museo, il progetto ha favorito un ripensamento della funzione sociale del patrimonio e la sua rielaborazione in chiave multietnica, e un miglioramento nella capacità dello staff di confrontarsi con altri attori impegnati sul fronte dell'immigrazione e dell'integrazione.


Istituzione proponente

· Museo civico di Mirandola.


Referenti

· Giampaolo Ziroldi: dirigente del Settore sport cultura e tempo libero del Comune di Mirandola (giampaolo.ziroldi@comune.mirandola.mo.it);

· Gianna Pozzetti: responsabile del Museo (gianna.pozzetti@comune.mirandola.mo.it);

· Giulia Marchetti: esperta esterna in Scienze dell'educazione e didattica museale (giuliam78@libero.it).


"CHOOSE THE PIECE"


Il Museo civico archeologico etnologico di Modena, fondato nel 1871, documenta lo sviluppo storico del territorio e della città dal Paleolitico al Medioevo. Le motivazioni che lo hanno portato a ideare e realizzare il progetto "Choose the Piece. Il 'museo della città' come luogo di dialogo interculturale" si possono riassumere in questi termini:

· la volontà di ridefinire il proprio ruolo sociale come luogo di incontro e di scambio tra cittadini portatori di culture diverse, "nella convinzione che un'apertura verso un pubblico 'nuovo' non possa limitarsi a una semplice 'trasmissione di contenuti', ma implichi piuttosto un coinvolgimento a partire da un'idea condivisa di 'patrimonio' come bene che una comunità nel suo complesso è chiamata a tutelare e valorizzare";

· il desiderio di promuovere un impegno più attivo nei confronti dei "nuovi cittadini", ponendo le basi affinché il museo possa garantir loro non soltanto l'ingresso, ma una reale accoglienza e un'opportunità di incontro;

· lo stimolo a "mettersi in gioco" e a valorizzare le competenze del proprio personale anche in relazione a un pubblico "diverso".


Obiettivi

Il progetto mirava a:

· sviluppare le potenzialità del museo come luogo di incontro e di dialogo interculturale;

· sensibilizzare i cittadini migranti nei confronti del patrimonio culturale cittadino;

· sollecitare il coinvolgimento dei modenesi nell'accoglienza dei cittadini di origine immigrata e nella condivisione di comuni obiettivi;

· sviluppare le competenze dello staff in relazione a pubblici diversi e alle dinamiche del dialogo interculturale;

· condividere attraverso la discussione, il confronto e lo scambio la conoscenza "di un patrimonio culturale che risulta arricchito anche attraverso molteplici visioni trasversali" (piuttosto che trasmettere competenze di carattere esclusivamente storico-archeologico).


Destinatari

60 studenti stranieri (adolescenti/adulti) del CTP - Centro territoriale permanente di Modena.


Fasi

La realizzazione del progetto ha preso avvio da alcune azioni preliminari:

· contatti con gli attori del territorio impegnati nello sviluppo di politiche di integrazione;

· raccolta dei dati e individuazione dei gruppi di migranti maggiormente rappresentati sul territorio e dei loro referenti;

· contatti con i referenti del CTP, individuazione dei mediatori e delle quattro classi destinatarie del progetto (in questa scelta ha avuto un ruolo determinante sia una precedente esperienza di collaborazione con il CTP, sia la considerazione che il coinvolgimento di migranti attraverso altri canali, per esempio le associazioni, avrebbe richiesto tempi significativamente più lunghi);

· individuazione di reperti significativi ai fini della conoscenza della città.

Ogni partecipante è stato invitato ad "adottare" un oggetto del museo, scelto fra una trentina di pezzi rappresentativi della storia di Modena fra il Paleolitico e il Medioevo. La scelta (preceduta da un inquadramento sui principali periodi storici rappresentati nel Museo) è avvenuta attraverso riflessioni accompagnate dagli insegnanti e dagli operatori museali, che hanno fatto leva su gusti personali, ricordi, interessi specifici, affinità con oggetti legati ai diversi luoghi di origine.

Gli studenti sono stati invitati a scrivere le motivazioni che li hanno guidati nella scelta, accompagnandole con una breve nota autobiografica; questi elaborati sono stati successivamente esposti al personale del museo, che ha approfondito con gli studenti il lavoro svolto.

Con l'attestato che sancisce l'adozione simbolica dell'oggetto ogni partecipante viene coinvolto in un ruolo di tutela del reperto scelto e si impegna a diffonderne la conoscenza.

Le adozioni sono state documentate dagli scatti di un fotografo professionista, che ha ritratto ciascun partecipante insieme all'oggetto adottato. Tutte le immagini, accompagnate dalla didascalia del reperto e dalla storia del migrante che lo ha adottato, sono state riunite in un'Agenda multiculturale 2010.


Esiti

Il progetto ha avvicinato i destinatari alla storia locale attraverso il coinvolgimento attivo e la partecipazione diretta (l'adozione dei reperti museali). Questo coinvolgimento è stato il presupposto per un ulteriore, importante risultato: alcuni degli studenti sono infatti ritornati a visitare il Museo al di fuori del contesto del progetto, talvolta insieme ai propri familiari.

Attraverso la distribuzione dell'agenda multiculturale è stata divulgata un'immagine dei cittadini migranti collegata alla vita culturale della città. Più problematica si è rivelata la stesura delle brevi note biografiche degli studenti, a causa di una comprensibile riservatezza e, in qualche caso, di una limitata conoscenza della lingua italiana.

Quanto all'impatto del progetto a livello istituzionale, si segnalano questi risultati:

· presa di coscienza delle comunità migranti sul territorio;

· individuazione di nuove modalità di accoglienza e mediazione;

· conoscenza e approfondimento delle tematiche interculturali attraverso gli incontri formativi organizzati congiuntamente dall'Istituto per i beni culturali della Regione Emilia-Romagna e dall'International Council of Museums - Italia;

· consolidamento dei rapporti tra Museo e Centro territoriale permanente;

· possibilità di ampliare il pubblico del museo;

· individuazione dei reperti che presentano maggiori caratteri di trasversalità tra diverse culture.


Istituzione proponente

· Museo civico archeologico etnologico di Modena (www.comune.modena.it/museoarcheologico).


Referenti

· Ilaria Pulini: direttrice del Museo (ilaria.pulini@comune.modena.it);

· Cristiana Zanasi: responsabile dei Servizi educativi del Museo (cristiana.zanasi@comune.modena.it).


"INTERCULTURARTE"


Il Centro Zaffiria è Polo specialistico della Provincia di Rimini, agenzia culturale del CET (il Centro educativo territoriale dei comuni di Bellaria, Santarcangelo, Verucchio, Poggio Berni e Torriana) e banca dati nazionale nell'ambito dell'educazione ai mass media. Realizza laboratori di educazione ai mass media, corsi per docenti e momenti di formazione per i genitori. Fa parte di una rete europea denominata "Media4me", che riunisce partner da altri dieci paesi europei.

"Interculturarte. Progetto di mediazione interculturale tra museo, scuola e territorio" nasce dalla volontà del Centro Zaffiria di contribuire a trasformare i musei dell'Emilia-Romagna - in questo caso il Museo degli sguardi di Rimini, partner del progetto - in luoghi di dialogo e integrazione, "offrendo una buona prassi su come renderli accoglienti, accessibili a persone che non hanno sufficienti strumenti od opportunità per conoscerli, e considerando le opere del museo come 'oggetti strumentali' capaci di sollecitare scambi con gli altri".


Obiettivi

Il progetto si prefiggeva di:

· far maturare negli studenti "la consapevolezza che esiste un patrimonio culturale che permette di avere nuovi sguardi sul mondo e su sé stessi";

· avvicinare soprattutto i ragazzi di origine immigrata ai musei del territorio;

· incoraggiare approfondimento e discussione sui temi legati all'immigrazione a partire da luoghi meno usuali e da modalità accattivanti;

· favorire una mentalità più aperta e una maggiore conoscenza delle culture extraeuropee;

· offrire visibilità ai giovani stranieri attraverso la forma artistica.


Destinatari

Studenti italiani e stranieri di scuola secondaria di primo grado (3 classi con elevata presenza di stranieri, per un totale di 71 partecipanti). I gruppi-classe sono stati scelti all'interno di un istituto scolastico ubicato nel centro storico di Rimini, sempre più vissuto e frequentato da famiglie immigrate le cui opportunità di partecipare a eventi culturali promossi da istituzioni pubbliche sono assai limitate.


Fasi

Nella fase preliminare, le collezioni del Museo degli sguardi sono state prese in esame al fine di individuare gli oggetti più stimolanti (in particolare le maschere) per un percorso coinvolgente e vicino agli interessi e ai vissuti dei ragazzi.

Le attività successive si sono svolte per gruppi-classe:

· Laboratori presso il museo, per scoprire e reinterpretare le maschere prescelte: si è cercato di rendere la visita al museo quanto più possibile attiva e partecipata, attraverso la scelta di una maschera che avesse particolarmente colpito i singoli partecipanti, e il riconoscimento degli oggetti esposti attraverso giochi opportunamente creati; sono stati inoltre predisposti materiali didattici che sono ora a disposizione degli educatori del museo e riutilizzabili in altre occasioni.

· Laboratori sulle nuove tecnologie realizzati dal Centro Zaffiria, finalizzati a comprendere come i giovani usano oggi le maschere per comunicare tra loro alla luce dei vecchi e nuovi mezzi di comunicazione.

· Laboratori artistici, per rimettere in discussione il ruolo delle maschere nel passato e nel presente attraverso l'arte contemporanea: sotto la guida di un artista italiano e di un artista argentino, i ragazzi e le ragazze coinvolti sono stati stimolati a ripensare la comunicazione attraverso l'arte e a creare la propria maschera con l'utilizzo di materiali di uso comune in ogni casa (bottiglie in plastica, flaconi dello shampoo, barattoli dello yogurt, bicchieri e posate in plastica, tappi...). La scelta dei materiali per l'assemblaggio delle maschere è stata decretata dai tempi stretti a disposizione per la realizzazione, dal basso costo e dalla facilità di reperimento, ma anche dalle caratteristiche plastiche di adattamento al viso.

· Allestimento presso il museo di una mostra con le opere dei partecipanti e i materiali video prodotti, e momento pubblico di condivisione del lavoro svolto.


Esiti

Il progetto ha avuto ricadute positive sui partecipanti in termini di:

· valorizzazione ed empowerment dal punto di vista creativo (con risultati particolarmente positivi per gli studenti in difficoltà e a rischio di dispersione scolastica);

· possibilità di vivere il museo non come fruitori, ma come ideatori di un percorso espositivo aperto alla città;

· gratificazione per la qualità delle opere realizzate e della mostra finale.

Dal punto di vista delle istituzioni partner, i risultati più significativi sono:

· il consolidamento del rapporto di collaborazione tra il Centro Zaffiria e il Museo degli sguardi;

· una capacità di rispondere in modo più completo ai bisogni di accesso alla cultura e di promozione del protagonismo giovanile;

· una maggiore conoscenza della portata interculturale delle collezioni del Museo, che apre la possibilità a nuovi progetti (la maschera non è stata solo qualcosa da guardare nelle bacheche chiuse, ma anche e soprattutto un oggetto da rinegoziare, attribuendogli nuovi e più attuali significati).

Sul fronte delle criticità vanno segnalati:

· il numero di partecipanti superiore al previsto, che ha imposto all'équipe di progetto di privilegiare il lavoro in piccolo gruppo rispetto a quello individuale;

· le difficoltà di coinvolgimento delle famiglie.


Istituzioni proponenti

· Centro Zaffiria (www.zaffiria.it);

· Museo degli sguardi, Rimini (www.museicomunalirimini.it/musei/museo_sguardi/).


Referenti

· Alessandra Falconi: direttrice del Centro Zaffiria (zaffiria@comune.bellaria-igea-marina.rn.it);

· Maurizio Biordi: direttore del Museo degli sguardi (maurizio.biordi@comune.rimini.it).


"ANIMALI IN CIELO E IN TERRA"


Il Museo di storia naturale dell'Università di Parma, istituito nel 1766, comprende una ricca collezione di animali africani dall'Eritrea e dal Congo. Accanto all'attività ostensiva e didattica, svolge ricerche di zoologia ambientale, biologia del comportamento e museologia naturalistica. Dall'ottobre 2001 il museo è divenuto Sezione del Dipartimento di biologia evolutiva e funzionale.

"Googol" è un'associazione culturale per la divulgazione scientifica fondata nel 1998. Inizialmente facente capo al Dipartimento di fisica dell'Università di Parma, può oggi contare su competenze diversificate (biologia, geologia, filosofia, scienza degli alimenti, matematica, astronomia, arte e comunicazione). Tra le sue attività: mostre scientifiche interattive, conferenze, corsi di formazione, progetti nelle scuole.


Obiettivi

Il progetto "Animali in cielo e in terra. Alla scoperta dei miti e delle leggende africane sugli animali del Cielo e della Terra" si proponeva di:

· rendere i cittadini africani di Parma protagonisti di una rilettura delle collezioni museali e del cielo stellato attraverso un confronto, costruito insieme, fra le cosmologie africana ed europea;

· esplorare nuove forme di contatto e dialogo con le comunità africane attraverso leggende e fiabe delle loro terre d'origine e la scoperta di un patrimonio orale presente nel vissuto delle persone che hanno messo nuove radici a Parma;

· formare "narratori" africani sensibili ai progetti del Museo e di "Googol";

· illustrare temi di astronomia, ecologia, evoluzione biologica e comportamento animale per accostare la cittadinanza, e soprattutto i giovani, alla conoscenza e al rispetto della natura e degli altri.


Destinatari

Cittadini adulti delle comunità africane presenti sul territorio. Nella fase conclusiva del progetto: scolaresche di ogni ordine e grado, famiglie, cittadini di diverse culture, pubblico generico.


Fasi

· Presentazione del progetto alla città: organizzazione, presso l'Aula Magna dell'Università, di una giornata con esperti di narrazione e scienziati africani (due incontri rivolti alle scuole e uno serale aperto alla cittadinanza). Tra i relatori, l'astronomo sudafricano Thebe Medupe e il poeta Cleophas Adrien Dioma, che vive a Parma e che ha illustrato, con sue poesie, le difficoltà di inserimento vissute da immigrato.

· Nei mesi successivi è iniziata la difficile fase di coinvolgimento dei destinatari. L'impostazione iniziale, basata su un contatto formale con le associazioni di comunità africane del territorio, si è rivelata difficilmente realizzabile. I partner hanno pertanto privilegiato l'attivazione di contatti personali mediante l'intervento di "facilitatori esterni" (tra cui lo stesso Dioma, ideatore della manifestazione "Ottobre Africano" a Parma).

· Hanno collaborato attivamente al progetto una decina di individui provenienti da Burkina Faso, Senegal, Costa d'Avorio, Etiopia e Camerun. Dagli incontri con i destinatari sono emersi, stimolati anche da numerose visite al museo, ricordi che hanno portato alla raccolta e alla trascrizione di fiabe e leggende in un opuscolo da distribuire alle scuole e al pubblico degli eventi conclusivi, insieme alla bibliografia ragionata per ragazzi Sulle tracce di... (a cura dell'Istituzione Biblioteche del Comune di Parma).

· Quattro giornate conclusive al museo, dove è stato allestito il Planetario mobile di "Googol": gli incontri, aperti alle scolaresche e alla cittadinanza, sono stati brillantemente gestiti dai narratori africani, divenuti, per l'occasione, vere e proprie guide che hanno affascinato il pubblico con il racconto di miti e tradizioni dei loro paesi d'origine.


Esiti

Tra i risultati più significativi:

· la valorizzazione delle conoscenze e delle esperienze dei partecipanti africani (alcuni dei quali insegnanti o artisti), con una straordinaria ricaduta anche sul pubblico e un indubbio arricchimento delle competenze del personale del museo;

· la motivazione e la formazione di cittadini di origine africana, che potranno diventare veri e propri "mediatori" del museo;

· la possibilità, per il museo, di raggiungere un pubblico più ampio e di far rivivere le proprie collezioni attraverso nuove chiavi di lettura;

· la messa in discussione del punto di vista di ciascuno attraverso l'osservazione del cielo da diverse parti del mondo e la riflessione su uguaglianze e differenze dei punti di vista.

Sul fronte delle criticità si segnalano i tempi lunghi di progettazione e predisposizione degli incontri e dei materiali, dovuti alla relazione individuale con le tante persone che hanno collaborato al progetto.

Dal punto di vista dei partner, la relazione tra persone e istituzioni promossa dal progetto "ha arricchito tutti, ma dovrebbe trovare uno spazio permanente per consentire all'esperienza di non restare sporadica" (per esempio, attraverso corsi per mediatori, sulla falsariga delle esperienze del Centro studi africani Torino e della Galleria d'arte moderna e contemporanea di Bergamo).


Istituzioni proponenti

· Museo di storia naturale dell'Università di Parma (museodistorianaturale.unipr.it/; www.biol.unipr.it/index.rvt?func=sezioni&sez_id=6);

· Associazione culturale "Googol" (www.googol.it).


Referenti

· Maria Grazia Mezzadri: direttore scientifico del Museo di storia naturale dell'Università di Parma (mariagrazia.mezzadri@unipr.it);

· Lara Albanese: responsabile dell'Associazione culturale "Googol" (laralbanese@googol.it).

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