Rivista "IBC" XVIII, 2010, 1

musei e beni culturali / mostre e rassegne, storie e personaggi

A cento anni esatti dal Nobel, Bologna ha ripercorso la storia di Guglielmo Marconi, il padre planetario della comunicazione via etere.
Un secolo senza fili

Barbara Valotti
[Fondazione 'Guglielmo Marconi']

Nel corso del 2009 sono state molte le iniziative coordinate dal Comitato nazionale per le celebrazioni del centenario del premio Nobel a Guglielmo Marconi: attraverso rievocazioni, pubblicazioni, mostre itineranti, convegni, studi, conferenze, spettacoli, prodotti divulgativi, si è inteso ricordare sia la grande stagione storica tra Ottocento e Novecento, che vide Marconi tra i protagonisti assoluti dell’innovazione tecnologica e scientifica, sia il perdurare e addirittura il fruttificare della sua invenzione e delle applicazioni a cui lo stesso inventore bolognese, in molti casi, diede avvio (www.marconicentenarionobel.it).

A un secolo esatto dalla premiazione di Stoccolma, il 10 dicembre 2009, a Bologna, presso la sala d’Ercole di palazzo d’Accursio, grazie al fondamentale supporto della Regione Emilia-Romagna (in particolare dell’Assessorato alla cultura) e con la preziosa collaborazione dell’Istituto per i beni culturali (IBC), è stata inaugurata la mostra “Guglielmo Marconi Premio Nobel 1909-2009”. La curatela scientifica della mostra è stata coordinata dalla Fondazione “Guglielmo Marconi”, che si è avvalsa di collaborazioni prestigiose, tra le quali va sottolineata quella del Museo nazionale della scienza e della tecnologia “Leonardo da Vinci” di Milano.

L’esposizione, che ha chiuso i battenti il 10 gennaio 2010, ha proposto una sintesi dei punti emersi dall’approfondimento e dal recente dibattito storico-scientifico intorno a Marconi. A cominciare dalla sezione introduttiva, collocata nel cortile di palazzo d’Accursio, in cui un’installazione rammentava simbolicamente La conquista della distanza perseguita da Marconi tra il 1895 e il 1901, quando riuscì infine a trasmettere senza fili un segnale da una sponda all’altra dell’Oceano Atlantico: fu il successo più clamoroso della sua carriera e lo ottenne a soli 27 anni, gettando così le solide fondamenta per un vastissimo sviluppo delle radiocomunicazioni, la cui attualità costituisce, a un secolo di distanza e nell’epoca del wireless, una straordinaria eredità. La tenacia di quel lavoro, sempre guidato da intuizione, grande determinazione e forte senso pratico, è stata riassunta nella prima sezione della mostra, che dedicava un omaggio al “Marconi cosmopolita”, antesignano della globalizzazione non solo per lo spirito e per gli effetti della sua opera scientifica ma anche per il dinamismo con cui seppe accompagnarla, viaggiando instancabilmente per oltre quarant’anni e facendo tappa in numerose località di tutti i continenti.

La sezione dedicata a “Quel misterioso 1895” ricostruiva invece l’ambiente e le condizioni in cui, a Villa Griffone – la principale residenza della famiglia, situata a Pontecchio, sulle prime colline bolognesi – il giovane inventore cominciò a sperimentare, fino a mettere a punto il prototipo del suo sistema di telegrafia senza fili. Di grande impatto sui visitatori è stata la possibilità di “mettere mano” su documenti e manoscritti (tra cui i primi quaderni di laboratorio di Marconi) contenuti in uno schermo: grazie alla tecnologia impiegata, la documentazione poteva essere “sfogliata”, quasi come fosse di carta.

Sempre in riferimento ai primi anni dell’avventura radiotelegrafica, un’ulteriore sezione presentava “Un dialogo possibile” tra Guglielmo Marconi e il padre Giuseppe, sottolineando il ruolo non secondario di quest’ultimo, il cui sostegno, insieme alla fiducia e alla determinazione della madre, risultò decisivo per i primi, difficili passi del giovane Marconi nel mondo imprenditoriale e finanziario. Oltre a un’ampia scelta del carteggio tra padre e figlio, la sezione presentava una particolare animazione in cui due busti in gesso (Giuseppe e Guglielmo) prendevano vita e si scambiavano una serie di battute, come se fossero personaggi in carne e ossa.

Due gallerie all’interno della mostra presentavano, in un caso, personaggi legati alla vita di Marconi, o perché di lui collaboratori e affini o perché a lui contrapposti e ostili (Rosa, Righi, Lodge, Jameson Davis, Tesla, Preece, Popov, Kemp, Fleming, Slaby, Braun, Solari), nell’altro, alcuni degli strumenti che hanno fatto la storia della radiotelegrafia, apparati forniti gentilmente dalle collezioni “Bigazzi” e “Cremona” e dal Museo “Leonardo da Vinci” di Milano.

La sezione centrale della mostra esponeva “I frutti delle radiocomunicazioni”: una sorta di albero assai ramificato, alle cui radici stanno i nomi di Maxwell ed Hertz e il cui tronco è costituito dalla telegrafia senza fili marconiana, riproduceva i variegati effetti e le trasformazioni del wireless nel corso dell’ultimo secolo, con il moltiplicarsi di una tecnologia divenuta, oggi, vitale per tutto il pianeta e per le esplorazioni dello spazio. Cinque diramazioni erano dedicate allo scambio, alla diffusione e alla raccolta delle informazioni, al controllo dell’ambiente e alla navigazione: alcuni schermi proponevano filmati e immagini che hanno suscitato grande interesse nei visitatori, certo poco sorpresi dalle testimonianze in cui si metteva in luce l’uso del telefonino, della radio e della televisione, più stupiti di poter apprezzare l’utilizzo di diverse applicazioni radio nei giochi più moderni, nelle previsioni del tempo, in campo astronomico e anche nello sport.

Altra sezione fondamentale era quella dedicata al mare, introdotta da un pannello e da un apparato sugli esperimenti del 1897 a La Spezia (che segnarono l’avvio della collaborazione tra Marconi e la Marina Italiana) e approfondita con la suggestiva vicenda del transatlantico Republic: il salvataggio di oltre 1500 persone, nel gennaio del 1909, contribuì probabilmente ad attrarre su Marconi la definitiva attenzione dell’Accademia di Svezia. Una riproduzione fedele, con materiali d’epoca, della cabina radio del Republic era affiancata da un breve video, proiettato su grande schermo, in cui un attore, impersonando il marconista Jack Binns, raccontava la disavventura del transatlantico. Completava la sezione uno schermo interattivo che consentiva al visitatore di tradurre (e stampare) il proprio nome in Morse, il codice delle radiocomunicazioni navali.

Il tema degli sviluppi industriali di un’invenzione, che ha trovato in Marconi uno dei primi interpreti moderni, accomunava due sezioni: “Tecnologia e Imprenditoria” e “Marconi Company”. Oggetti e immagini d’epoca documentavano la diffusione impetuosa e progressiva della tecnologia wireless e il passaggio dall’artigianato dei primi dispositivi alle produzioni in serie. Due detectors, rivelatori di onde elettromagnetiche, erano gli strumenti interattivi che dimostravano al visitatore differenti modalità di ricezione, entrambe risalenti agli esordi della telegrafia senza fili. L’ultima sezione era riservata al premio: una serie di “Sportelli Nobel”, con sovrascritti gli anni dal 1901 al 2009, costituiva una sorta di gigantesco armadio a muro, in cui il visitatore poteva liberamente aprire alcuni sportelli e leggere informazioni su Alfred Nobel, sulla storia del premio e sui vincitori italiani. Aprendo lo sportello “1909”, si accedeva a uno schermo interattivo in cui era illustrata la vicenda dell’assegnazione del Nobel per la Fisica a Guglielmo Marconi.

Nell’insieme, quindi, la mostra ha proposto insieme storia e scienza, riflessione e interazione, coinvolgendo il visitatore a livello emozionale senza tuttavia sacrificarne l’attenzione critica, tenendosi volutamente lontano dagli stereotipi che riguardano Marconi e da quella “mitologia” che accompagna spesso il racconto delle grandi imprese scientifiche. L’allestimento è stato progettato ed elaborato da ZonaUno (progetto architettonico: Tobia Repossi; art direction: Andrea Carbone; grafica: Andrea Magni) e realizzato da Archè. La gestione e l’organizzazione della mostra hanno potuto contare sulla collaborazione del Comune di Bologna, che oltre alla sala d’Ercole ha messo a disposizione la zona centrale di Sala Borsa, presso cui è stato allestita una postazione fortemente simbolica su Marconi e il wireless: un grande globo terrestre e una grande antenna (dispositivo simbolo dei sistemi radio) erano collocati su una pedana che, oltre a richiamare l’attenzione sulla mostra, presentava indicazioni sui luoghi marconiani presenti sul territorio bolognese e sulle realtà museali impegnate nella ricerca storico-scientifica.

L’ottima ricezione da parte dei visitatori, e in particolare dei bambini (a cui sono stati dedicati due pomeriggi, il 26 dicembre e il 6 gennaio), ha confortato i curatori e i produttori della mostra, e li ha confermati nell’intento di preparare un kit didattico per portare a domicilio, nelle scuole del territorio regionale, un consistente assaggio di quel ricco patrimonio storico e scientifico che Guglielmo Marconi, come ha testimoniato la mostra, rappresenta non solo per Bologna e per l’Italia ma per il mondo. La progettazione di un kit contenente una serie di proposte laboratoriali sul tema della comunicazione è attualmente in corso e si avvale della collaborazione tra la Fondazione “Guglielmo Marconi” (forte di competenze scientifiche ed esperienza museale) e il Museo del patrimonio industriale di Bologna: il prodotto finale, che sarà presentato agli operatori scolastici in primavera, costituirà una fondamentale occasione per far proseguire il lavoro svolto, non confinandolo così al limite temporale dell’apertura della mostra. Fortemente sostenuto dalla Regione, il kit didattico offrirà un contributo per interessare i ragazzi alle materie scientifiche e promuovere riflessioni e approfondimenti sull’innovazione tecnologica.

A conclusione del Centenario e in parallelo alla mostra, è stato redatto il volume Guglielmo Marconi. Un Nobel senza fili (Bononia University Press), che per scelta ben precisa, pur presentando alcuni dei contenuti utilizzati per la progettazione e la realizzazione della mostra, non ne costituisce il catalogo. La scelta editoriale ha puntato su un volume che vivesse ben oltre l’occasione espositiva e potesse diventare “il” volume del Centenario: dopo le prefazioni di Pier Ugo Calzolari (presidente del Comitato nazionale) e di Ezio Raimondi (presidente dell’IBC) e una breve cronologia marconiana, nel volume sono presenti saggi inediti che affrontano tematiche scientifiche e diversi approfondimenti storici, tra i quali va sottolineata la sezione “Marconi a Stoccolma” che, oltre a riportare i retroscena dell’assegnazione del Nobel, contiene i tre documenti fondamentali dell’avvenimento (il discorso di presentazione del presidente della Reale Accademia delle Scienze svedese, il discorso di accettazione di Marconi e la sua Nobel Lecture), pubblicati per la prima volta in versione originale, in lingua inglese, con la traduzione a fianco.

L’intera serie di iniziative ha avuto, tra gli obiettivi principali, l’intento di restituire alla figura dell’inventore bolognese quella “nobiltà” che proprio il premio Nobel gli attribuì nel 1909, sottolineando la straordinaria eredità scientifica della sua lunga carriera. Marconi, che da giovanissimo fu il pioniere del wireless e ne divenne poi il simbolo vivente, è infatti colui che, materialmente e non solo idealmente, mise a punto, sviluppò e contribuì a diffondere la tecnologia che più di tutte connota, a livello globale, l’inizio del terzo millennio. E ciò conferma, una volta di più, quanto il genio emiliano fosse proiettato nel futuro.

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